Libri di Edoardo Zanchini
Vista mare. La trasformazione dei paesaggi costieri italiani
Edoardo Zanchini, Michele Manigrasso
Libro
editore: Edizioni Ambiente
anno edizione: 2018
pagine: 392
Il clima cambia le città. Strategie di adattamento e mitigazione nella pianificazione urbanistica
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2015
pagine: 416
I cambiamenti climatici sono stati in questi ultimi anni al centro dell'attenzione scientifica e mediatica per il crescente impatto di fenomeni meteorologici estremi in diverse aree del globo e per l'evidenza empirica dei danni economici, sociali e ambientali provocati dal riscaldamento globale. Le aree urbane sono la parte del Pianeta dove si pagheranno i costi sociali maggiori del global warming e dunque appare sempre più urgente assumere la questione dell'adattamento ai cambiamenti climatici nella pianificazione territoriale e urbanistica. In diverse città europee e statunitensi sono stati elaborati nuovi strumenti di piano e progetti che evidenziano un cambio culturale e di impostazione profondo per l'urbanistica che abbiamo conosciuto negli ultimi due secoli. Il volume nasce nell'ambito delle attività dell'Osservatorio Città-Clima costituito da Legambiente e dall'Università Iuav di Venezia, con l'apporto di numerosi ricercatori di diverse università italiane, centri di ricerca internazionali, reti e associazioni di città, con l'obiettivo di iniziare a rispondere ad alcune domande: come si devono preparare le città per comprendere i cambiamenti climatici in atto? Quali strategie è necessario mettere in campo negli strumenti di pianificazione e gestione delle città e del territorio? Come cambia la cultura del progetto urbanistico in uno scenario di adattamento e di processi complessi che riguardano le aree urbane, gli ecosistemi, le infrastrutture?
La sinistra e la città. Dalle lotte contro il sacco urbanistico ai patti col partito del cemento
Roberto Della Seta, Edoardo Zanchini
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2013
pagine: XII-97
La città e la possibilità di governarne lo sviluppo per il bene comune sono temi fondativi della sinistra. Basta riandare alla Manchester descritta da Engels o alle lotte di inizio Novecento per i diritti elementari e i bisogni primari del proletariato urbano, da cui presero l'avvio partiti e sindacati di sinistra e la stessa urbanistica moderna. Da qui, la riflessione dei due autori arriva a esplorare un paradosso italiano. Vi è stato un tempo, nel dopoguerra, in cui la sinistra - non solo quella comunista - rifiutava l'etichetta di riformista, ma nei fatti metteva in campo, sulla città, visioni e azioni squisitamente riformiste. Erano gli anni delle lotte contro il sacco urbanistico di Roma, Napoli, Palermo e contro i comitati d'affari incistati nella politica; e gli anni di alleanze per l'epoca decisamente inedite. Ed ecco il paradosso. Mentre oggi la sinistra rivendica con orgoglio la propria natura riformista, ha quasi smarrito la tensione di allora: distante com'è dalla riflessione attualissima sull'urgenza di un freno al consumo di suolo; troppo legata, in alcuni, a pregiudizi ideologici - la mitizzazione dell'esproprio, la demonizzazione dei pri-vati - e troppo vicina, in tanti altri, a quel "partito del cemento" trasversale che spesso detta legge sul futuro delle città ed è fonte di inquinamento affaristico della politica. Ma la sinistra può permettersi di tradire la città? O non rischia così di condannare se stessa?