Libri di Giuseppe Attardi
Dante rockstar. L'influenza del sommo poeta nella storia della musica pop
Giuseppe Attardi
Libro: Copertina morbida
editore: Maurfix Editore
anno edizione: 2021
pagine: 175
Nel Novecento Dante è il "Top of the Pop", è il più citato dai parolieri fra i classici della letteratura italiana, perché in realtà è l'autore che ha codificato la struttura stessa della poesia-canzone d'amore, che nasce dalla sofferenza e dalle lacrime e si nutre di malinconia e nostalgia. Dante è l'autore italiano la cui influenza ha superato i confini nazionali. Se la sua presenza nel canzoniere italiano è spesso conseguenza di reminiscenze letterarie scolastiche, è più sorprendente rintracciarlo nei brani di artisti anglosassoni come Bob Dylan, Leonard Cohen, David Bowie, Kurt Cobain, Thom Yorke, Sepultura, Tangerine Dream, Coldplay. L'immaginario della Divina Commedia è stato declinato in tutte le lingue e in tutti i generi musicali: pop, rock, metal, progressive, jazz, elettronica, indie, rap. Come e perché Dante sia riuscito ad attraversare non solo Inferno, Purgatorio e Paradiso rimanendo vivo, ma anche settecento anni senza diventare un fantasma, una mummia viene spiegato da Francesco Bianconi, Vinicio Capossela, Clementino, Simone Cristicchi, John De Leo, Francesco Maria Gallo, Gianna Nannini, Derrick Green dei Sepultura, Giuliano Sangiorgi, Roberto Vecchioni.
Alfio Antico. Il dio tamburo. Storia di un pastore entrato nell’Olimpo della musica
Giuseppe Attardi
Libro: Libro in brossura
editore: Arcana
anno edizione: 2020
pagine: 175
Non è un romanzo, né una favola. Non è una biografia, nemmeno un’auto-biografia. È, forse, tutte e quattro queste cose. O, piuttosto, non è niente di tutto questo. È, soprattutto, una storia. Quella di Alfio Antico, “u picuraro” diventato il dio del tamburo. «Alfio Antico è un patrimonio dell’umanità, dovrebbe essere riconosciuto dall’Unesco», diceva Carmen Consoli. Perché il musicista lentinese non è un semplice ricercatore, né soltanto l’ultimo aedo di una cultura popolare. Alfio Antico è la “radica” di una cultura ancestrale. È anche il ta-ta-boum del “Don Raffaè” di Fabrizio De André. La sua vita sembra un romanzo verista di Verga, ma al contrario dei personaggi dello scrittore di Vizzini, Alfio non è un vinto. Un’infanzia povera, dura, di un ragazzo costretto a crescere in fretta per dare una mano alla famiglia a causa di un padre malato. L’asprezza di un’adolescenza solitaria, trascorsa sulle montagne, ad ascoltare il vento, il suono della pioggia o delle campane del suo gregge. Per rifugiarsi nello scialle della nonna che con il suo magico tamburello scacciava i mostri della solitudine e della paura. Quei tamburi sarebbero diventati i suoi burattini. Perché Alfio Antico è il Mastro Geppetto della world music. I suoi strumenti parlano. Dalle transumanze sui monti ai grandi teatri con Maurizio Scaparro e Peppe Barra; dall’Olimpo della musica con Eugenio Bennato, De André, Dalla, Branduardi, Arbore, Capossela, Carmen Consoli, Colapesce, Cesare Basile, sino alla cucina dello chef Carmelo Chiaramonte e al cinema di Pasquale Scimeca.