Libri di Laura Fidaleo
L'istante
Laura Fidaleo
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Pendragon
anno edizione: 2018
pagine: 137
"Non ho paura e muoio di paura". Così, verso la fine dell'Istante, dice un io che alla perentorietà oracolare unisce una reticenza di bestia ferita, tutta intenta a schivare i fulmini della sorte. Si tratta di un io al tempo stesso chiaro ed enigmatico. Nei paragrafi in cui prende la parola, potrebbe essere quello di una narratrice che si stacca novecentescamente dalla trama uscendo dalla buca del suggeritore. Eppure ha la naturalezza sfacciata di un personaggio che scivola via tra gli altri, sebbene la storia di questi altri appaia aliena dalla sua. È una storia in molti sensi greca, che mette in scena un'agghiacciante vicenda familiare. Agghiacciante e statica: perché ha la calma terribile di uno di quei laghi che ti trascinano giù a tradimento senza lasciare tracce. Il tempo, che si srotola avanti e indietro pagina dopo pagina, sembra in realtà tutto contenuto in questo spazio immobile. È l'effetto di un montaggio in cui si giustappongono disinvoltamente le più varie tecniche narrative: racconti neri, atti unici da tragedia '900, aperture di romanzo storico-sociologico presto fatte a coriandoli dalla fissazione su dettagli irrelati che una depressione profonda impedisce di comporre in un disegno organico di senso. L'unico ritmo che tiene insieme i pezzi è appunto la percezione che tutto è già sempre avvenuto come nei miti, e che tutto - nomi, azioni, voci - ritorna come una fatalità assurda, omicida e suicida, nel trascorrere delle generazioni-copie, o se si vuole delle generazioni-parodie: da Poplia, madre degenere, a Ester, la complice di tutti, alla dolente Rosa; dal mostruoso Picador al mostruoso Ape, un "Caro Michele" crocifisso alla nascita; da un matrimonio illecito ma reale a un altro lecito ma irrealizzabile... Si può scrivere un Cocteau, un nouveau roman con pathos? Si può concepire un giallo dall'aroma oulipiano dove il gioco esclude ogni potenzialità? Lo schema a vista qui non serve all'esibizione metaletteraria, semmai all'ostensione rituale, al tentativo di placare un terrore che per l'io è quello dei lutti futuri, e che nel plot diventa l'indicibile trauma originario di stupro e incesto. In ogni caso non si esce mai dalla famiglia, dove pure non si può abitare. E qui sta il vero orrore, il doppio legame, lo stallo. L'ipnotico ripetersi delle stesse figure mitiche e futili, della stessa gestualità coatta e apotropai-ca, può infine far dimenticare che esiste la vita presente, singola, col suo peso paralizzante e le troppe possibilità che minacciano la schizofrenia. Quell'io lo sa bene: "Da bambina ho attaccato dietro la porta della mia camera un cartello: 'Devo esserci'", ci dice poco prima del sipario.
Dammi un posto tra gli agnelli
Laura Fidaleo
Libro: Libro in brossura
editore: Nottetempo
anno edizione: 2012
pagine: 137
Non solo le persone sono state bambine, ma pure le cose e il tempo. E così, in una tasca o in un ricordo, ci si porta dietro una malefatta, un piccolo scherzo, una bugia, un dispetto. Laura Fidaleo racconta di un'infanzia crudele e meravigliosa: di una bambina che non riesce a mangiare altro che prodotti scadenti, di un'altra che non ama il catechismo ma il crocifisso alla parete sì, di una famiglia attorcigliata intorno a una madre che muore, di un padre e due figlie perduti in un campo di pomodori. "Dammi un posto tra gli agnelli" è un catalogo degli oggetti, dei sentimenti e delle preghiere di una vita che sembra riservata ad altri, ma è tutta nostra, è il racconto di esitazioni e piccole nevrosi, in una scrittura così tragica da essere comica. Nove racconti di sovrannaturale quotidianità, per inaugurare la collana narrativa.it dedicata ai nuovi autori italiani.
Tu non sai volare e io ti guardo
Laura Fidaleo
Libro: Libro in brossura
editore: Il Foglio Letterario Edizioni
anno edizione: 2006
pagine: 90
"Laura Fidaleo ci consegna un testo che ci costringe a sentire le ferite dei nostri rapporti, la loro elisione, illusione, i tradimenti, ci dice che il nostro è, purtroppo, il tempo di due calamite che non riescono a incollarsi, nonostante i tanti sforzi. Ferisce un po' anche noi, che la leggiamo, ma da ogni ferita che il verso ci apre sboccia un fiore; un fiore tenuto fra i denti come le ballerine di tango, forse, ma sempre fiore, e ancora più candido, fra il sangue e il pugnale, fra il rossetto (dall'introduzione di Fabio Franzin)."