Libri di Marina Carr
Teatro: Donna e spaventapasseri-Il sogno di Cordelia-Marmo
Marina Carr
Libro: Libro rilegato
editore: Editoria & Spettacolo
anno edizione: 2011
pagine: 184
Porzia Coughlan
Marina Carr
Libro: Copertina morbida
editore: Gremese Editore
anno edizione: 2010
pagine: 123
In seguito alla morte per annegamento del fratello gemello Gabriel, Porzia Coughlan vive, come una moderna Persefone, a metà tra il regno dei vivi e quello dei morti, in un limbo terrestre dai connotati infernali dove tutti i rapporti familiari sono contaminati da un miasma transgenerazionale. Nel giorno del suo trentesimo compleanno, quindici anni dopo la scomparsa di Gabriel, perturbanti verità a lungo celate emergono facendo esplodere antichi conflitti; il passato e il rimosso della famiglia Scully fanno irruzione nel presente e il miasma torna a segnare tragicamente le vicende dei personaggi, e il perpetuo fluire del fiume Belmont. Con tratti di Antigone, Medea ed Elettra, la Porzia di Marina Carr è una moderna Erinni che rifiuta di incarnare l'ideale "angelo del focolare" e sovverte furiosamente il ruolo tradizionale di donna, figlia, sorella, moglie e madre, per andare alla ricerca, seppur a tentoni e nel buio, della parte mancante, esiliata e oscura di sé. Raccontando la "storia che si ripete" di un imperturbabile destino familiare che si perpetua di generazione in generazione e contamina tutte le diramazioni dell'albero genealogico, Marina Carr ricostruisce con estrema cura e raffinatezza l'ordito mitologico e il substrato archetipico della tragedia classica, sui quali innesta sapientemente una vicenda ambientata nel cuore dell'Irlanda rurale contemporanea. Ne risulta un nuovo, originale tessuto drammaturgico, un realismo mitico dai toni tragici e grotteschi.
Ariel
Marina Carr
Libro: Copertina morbida
editore: Gremese Editore
anno edizione: 2007
pagine: 94
Con questa riscrittura dell'"Ifigenia in Aulide" che si carica anche di echi shakespeariani, faustiani e biblici, Marina Carr offre una critica penetrante del miracolo economico irlandese, proiettando i lettori in una Emerald Isle urbanizzata e cementificata, tesa verso una dissennata corsa al profitto, in mano a politici corrotti e senza scrupoli. Al di sotto di una compiaciuta facciata di prosperità, questa secolarizzata Irlanda moderna - che riceve la propria rappresentazione simbolica dalle vicende della famiglia Fitzgerald, nel cui salotto è ambientata l'intera pièce - al tempo stesso appare come un mondo barbarico e primitivo, nel quale i destini di sangue si tramandano di generazione in generazione. Le due visioni, secolare e mitica, sempre compresenti e confliggenti in scena, trovano un loro corrispettivo anche a livello linguistico, nelle variazioni di registro e soprattutto di ritmo, nell'alternarsi di rapidi scambi dialogici a vere e proprie sequenze di monologhi che evocano, magicamente, mondi "altri" e riportano alla dimensione dello "storytelling" tipica del teatro irlandese. Nel riprodurre tali modulazioni, questa traduzione italiana del testo ricrea efficacemente il parlato colloquiale e familiare, concedendosi talvolta il ricorso a regionalismi, ma conservando intatti il potere di suggestione e la qualità poetica della scrittura originaria.