Libri di S. Sullam
Finzioni politiche
Joan Didion
Libro: Copertina rigida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2020
pagine: 304
Nel 1988 Joan Didion vola a Los Angeles e inizia a seguire la campagna presidenziale da una costa all'altra dell'America, raccogliendo le sue osservazioni sulle pagine della "New York Review of Books". A spingerla, la convinzione che la politica americana sia una grande fucina di narrazioni posticce e il desiderio di smascherarle. Nei suoi reportage, confluiti in "Finzioni politiche", Joan Didion viviseziona come un bisturi la politica estera degli Stati Uniti, il ruolo dei media nella costruzione del consenso, le campagne elettorali giocate sull'annullamento delle differenze fra i partiti in corsa. Un viaggio attraverso un'America sfuggente e ingannevole, tra i volti bifronti dei candidati e le astuzie dei campaign managers, tra crimini di guerra e insabbiamenti, scandali e impeachment, colpi bassi e moralismo da talk show. A tenere le ¬fila del racconto è la voce cruda e intensa di Joan Didion, il suo sguardo aguzzo e vivido che trapassa gli angoli oscuri e grotteschi della politica americana e ci indica le cancrene da cui tuttora stenta a guarire.
Occupy! Teoria e pratica del movimento contro l'oligarchia finanziaria
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2012
pagine: 281
Li hanno scherniti e derisi. Li hanno picchiati e arrestati. Hanno distrutto le loro tende e i loro libri. Ma non hanno perso la determinazione, non hanno mollato. Una volta ancora hanno giurato fedeltà al movimento, consci di rappresentare la grande maggioranza colpita dalla crisi. Dal 17 settembre 2011, Occupy Wall Street si oppone alla speculazione finanziaria e alle disparità sociali emerse con la Grande recessione. In poche settimane, con base a Zuccotti Park, il movimento si autodisciplina, si organizza in gruppi di lavoro, comunica tramite Twitter e YouTube, si diffonde come un virus democratico da New York a Boston, da Oakland ad Atlanta, da Los Angeles a Seattle, con lo stesso impeto che ha mosso gli indignados in Europa e i giovani della Primavera araba. Fino a conquistare la copertina di protagonista dell'anno di Time. Assemblee, marce, raduni, accampamenti sono gli strumenti di lotta contro le grandi banche JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, accusate di avere allargato a dismisura la forbice tra ricchi e poveri. "Occupy!" raccoglie le voci di chi partecipa attivamente, di chi simpatizza, di chi guarda e passa, di chi cerca soltanto una tenda e un po' di cibo. Sono studenti, operai, giornalisti, disoccupati, bancari "fuoriusciti". E intellettuali di fama internazionale.
Il tallone di ferro
Jack London
Libro: Copertina morbida
editore: Mondadori
anno edizione: 2020
pagine: 288
California, anno 419 della Fratellanza dell'Uomo, XXVI secolo dell'era volgare. Lo storico Anthony Meredith ritrova nascosto nel tronco di una quercia il Manoscritto che Avis, moglie e compagna del rivoluzionario Ernest Everhard, ha lasciato incompiuto nel 1932, prima di essere giustiziata dai Mercenari dell'Oligarchia. Nelle pagine scrupolosamente annotate da Meredith si narrano «gli anni turbolenti compresi fra il 1912 e il 1932», quando Stati Uniti, Canada, Messico e Cuba sono schiacciati sotto il "tallone di ferro" di una dittatura protofascista e un manipolo di coraggiosi rivoluzionari tenta, invano, di rovesciarla. Il momento culminante è la carneficina della Comune di Chicago (episodio in cui confluiscono le suggestioni della rivoluzione russa del 1905 e del terremoto di San Francisco del 1906). Sopravvissuta alla prigione e al massacro, protetta da una nuova identità, Avis rievoca gli astratti furori di Everhard e la violenza perfettamente orchestrata dell'Oligarchia in maniera vivida, con una totale adesione sentimentale che - chiosa Meredith - «restituisce la percezione in diretta di quell'epoca terribile». Capostipite dei grandi romanzi del Novecento utopico-distopici, "Il tallone di ferro" (1908) anticipa gli orrori dei totalitarismi che di lì a poco avrebbero segnato la storia mondiale, e se da un lato svela tutta l'ambiguità poetica del sogno socialista di Jack London, dall'altro è una lettura di notevole forza icastica, tuttora capace di lasciare senza fiato. Postfazione di Cinzia Scarpino.
Soldaten. Combattere uccidere morire. Le intercettazioni dei militari tedeschi prigionieri degli Alleati
Sönke Neitzel, Harald Welzer
Libro: Copertina morbida
editore: Garzanti
anno edizione: 2013
pagine: 460
Nel corso della seconda guerra mondiale, gli inglesi e gli americani intercettarono sistematicamente le conversazioni di migliaia di prigionieri tedeschi. Registrarono su vinile i passi più interessanti e redassero copie a stampa riempiendo oltre 150 mila pagine di verbali. Questi verbali sono rimasti custoditi per decenni negli archivi di stato a Londra e a Washington e sono stati scoperti e presi in esame per la prima volta da uno storico, Sönke Neitzel, e da uno psicologo, Harald Welzer, solo a partire dalla fine degli anni Novanta. È una documentazione unica nel suo genere, sia per la qualità dei contenuti sia per l'enorme quantità di materiale, e offre una chiave di lettura inedita e sconvolgente della guerra, dei suoi orrori e dell'animo di chi è chiamato a combatterla. Senza sapere di essere ascoltati, soldati e ufficiali della Wehrmacht parlano liberamente e fanno a gara tra loro per dimostrare di essere stati più brutali e spietati degli altri. Rivelano segreti militari e dettagli tattici, discutono di armi e operazioni militari, ma esprimono anche la loro opinione su Hitler, sui nemici, sulla guerra, sulle SS, sullo sterminio degli ebrei. Soprattutto, manifestano senza inibizioni i loro sentimenti durante le azioni e il piacere che provavano nelle uccisioni più crudeli. "Soldaten" ci restituisce per la prima volta con questa ampiezza, profondità e forza l'immagine della guerra così come è stata vissuta da chi combatteva.
Il Verri. Volume Vol. 56
Libro: Libro in brossura
editore: edizioni del verri
anno edizione: 2014
pagine: 184
Dossier Freud. L'invenzione della leggenda psicoanalitica
Mikkel Borch-Jacobsen, Sonu Shamdasani
Libro: Copertina morbida
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2015
pagine: 309
I trionfi, si sa, non sono accidentali. E che la psicoanalisi freudiana abbia trionfato nel Novecento è fuori di dubbio. È riuscita a spodestare paradigmi epistemici rivali, ha rivoluzionato metodi di cura, ha eretto potenti istituzioni a baluardo del proprio sapere, ha pervaso capillarmente la cultura di un'epoca. Ma fu vera gloria? Se lo chiedono Mikkel Borch-Jacobsen e Sonu Shamdasani in un saggio fremente come una requisitoria e dettagliato come un faldone giudiziario. Porsi la domanda è il primo passo per istruire il procedimento d'accusa. Imputata principale, la macchina mitopoietica che ha edificato la leggenda freudiana. A giudizio di Borch-Jacobsen e Shamdasani l'impresa, orchestrata dallo stesso padre fondatore, non avrebbe assunto quell'imponenza senza la concertazione tra eredi di Freud e generazioni di allievi, attenti a presidiare il presente ostacolando l'accesso alle carte del passato, e abili nel riformattare dottrine e nel patologizzare il dissenso. Attraverso un minuzioso apparato di controllo, la compagine freudiana avrebbe dunque fatto quadrato attorno al lascito di Freud, fino a secretarne gli archivi. Le singole mosse vengono qui ricostruite con rigore documentale: l'"eroica" autocanonizzazione di Freud tra i grandi della scienza; l'avocazione alla psicoanalisi degli eventi psichici, la delegittimazione degli avversari; la politica di indisponibilità delle fonti, che ne ha trasformato la custodia in archiviazione tombale.
Nel paese del Re pescatore
Joan Didion
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 258
Un'ereditiera californiana viene rapita dall'Esercito di liberazione simbionese, diventa l'amante di uno dei terroristi e terrorista lei stessa, poi sposa la sua guardia del corpo e va a vivere con figli e cani in una casa finto-spagnola iper-blindata. Una banchiera d'affari di Manhattan mentre fa jogging a Central Park viene aggredita da sei adolescenti neri e ispanici, stuprata, torturata con dei rami e ridotta in fin di vita. E lui, il Re pescatore, il presidente nello Studio Ovale, Ronald Reagan, il custode del Graal ignaro del mistero della comunione, fa cadere l'ostia nel calice del vino consacrato e la lascia lì a galleggiare. Joan Didion compie un'altra incursione sul palcoscenico degli Stati Uniti e, spaziando da Los Angeles a Washington a New York, racconta una geografia impazzita, personaggi grotteschi, un affresco bizzarro, paradossale e psichedelico dell'America contemporanea: è un viaggio coast-to-coast in cui a ogni tappa l'autrice svela le narrazioni mitiche che sfuggono all'occhio dei comuni osservatori, decostruisce le fantasie dei media e affronta senza remore ogni verità, anche la più brutale. Ne risulta un infuocato reportage in prosa lirica, un amalgama abbacinante di scetticismo e compassione; l'ennesima prova della capacità di Joan Didion di catturare lo spirito del tempo. "Nel paese del Re pescatore" è un'opera in cui i lettori di Joan Didion ritrovano i tratti distintivi dei suoi romanzi e memoir: lo sguardo limpido come acqua artica, l'intelligenza tra le più raffinate e insieme corrosive, lo stile denso e terso, l'inconfondibile eleganza, il piacere letterario unito alla scabrosità giornalistica, la capacità di cogliere un dettaglio e trasformarlo in emblema.
A Sud e a Ovest. Pagine da un diario
Joan Didion
Libro: Copertina rigida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2019
pagine: 119
«A New Orleans, in giugno, l'aria è greve di sesso e morte, morte non violenta ma per decadimento, per eccessiva maturazione, per marciume, morte per annegamento, per una febbre dalla causa sconosciuta. È un luogo fisicamente oscuro, oscuro come il negativo di una fotografia, come una radiografia: l'atmosfera assorbe la luce, non la riflette mai, la risucchia e risplende in oggetti casuali con una luminescenza morbosa. Le cripte fuori terra dominano alcune vedute. Nella liquidità ipnotica dell'atmosfera tutti i movimenti rallentano come in una coreografia, tutti per strada si muovono come sospesi in un'emulsione precaria, e la differenza tra vivi e morti risulta puramente formale. Un pomeriggio, su St. Charles Avenue, ho visto una donna morire, cadere riversa sul volante della propria automobile. "Morta" sentenziò un'anziana signora accanto a me sul marciapiede, a pochi metri dal punto in cui il veicolo si era schiantato contro un albero. Dopo l'arrivo dell'ambulanza e della polizia seguii l'anziana signora nella luce acquatica del garage dell'Hotel Pontchartain, fino dentro il bar. Era sembrata una cosa seria, quella morte, eppure era irrilevante, come se fosse avvenuta in una città precolombiana, in cui la morte faceva parte delle cose e aveva poca importanza sul lungo termine. Era un fatalismo che avrei imparato a riconoscere come la nota endemica delle tonalità particolari che assumeva la vita a New Orleans. Le banane sarebbero marcite e avrebbero ospitato tarantole. Il tempo sarebbe cambiato, e in peggio. I bambini avrebbero preso la febbre e sarebbero morti, le liti domestiche sarebbero finite in accoltellarnenti, la costruzione delle autostrade avrebbe portato con sé corruzione e crepe nell'asfalto, dalle quali sarebbero spuntate le erbacce. Gli affari di stato sarebbero ruotati attorno a passioni e gelosie, a New Orleans come a Port-au-Prince, e tutti gli uomini del re si sarebbero ribellati al re stesso.» Prefazione di Nathaniel Rich.
U.S.A. La trilogia: Il 42° parallelo-Millenovecentodiciannove-Un mucchio di quattrini
John Dos Passos
Libro: Copertina rigida
editore: Mondadori
anno edizione: 2019
pagine: 970
La trilogia "U.S.A." ("Il 42° parallelo", "Millenovecentodiciannove" e "Un mucchio di quattrini") racconta i primi trent'anni del XX secolo americano e rappresenta la più importante e longeva matrice del "grande romanzo americano". John Dos Passos coniuga l'estro formale e avanguardistico degli anni Venti con lo scavo storico, culturale e linguistico nelle radici nazionali della Grande Depressione; mette a nudo i costi inflitti al tessuto sociale e psicologico del paese da una modernizzazione senza uguali; e traccia la parabola del fallimento di una democrazia che ha tradito i propri ideali di uguaglianza, libertà, giustizia, opportunità, sacrificandoli al "mucchio di quattrini". Alla geografia del Paese da costa a costa, allo scandaglio della società in tutti i suoi strati si intreccia la ricostruzione storica che, affiancando cronache minute e quotidiane dei personaggi di fantasia a eventi ufficiali delle biografie di personaggi emblematici, tratteggia i grandi fenomeni politici e di pensiero del trentennio. Per comporre un "tableau" così complesso, Dos Passos sperimenta diverse modalità narrative: le vicende di dodici personaggi inventati; le brevi biografie di ventisette americani famosi; cine-giornali che interrompono le narrazioni con slogan pubblicitari, testi di canzoni popolari e titoli dei giornali; e vertiginosi squarci di riprese fotografiche o cinematografiche, passaggi joyciani in cui l'autore registra la propria vita sensoriale, vere e proprie incursioni nella soggettività. Il risultato è una vera enciclopedia del continente americano, capace di misurarsi con il respiro epico di una nazione-mondo e con i suoi miti fondativi.
Ho dormito nella camera di Hitler. Viaggio di un ebreo americano alla scoperta della Germania
Tuvia Tenenbom
Libro: Copertina morbida
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2016
pagine: 293
Sfrontato, sarcastico, impertinente, fustigatore corrosivo del politicamente corretto, del buonismo ad ogni costo, dei luoghi comuni di cui pare nutrirsi un paese alacremente impegnato a tacere sul passato... questo è Tuvia Tenenbom. Un provocatore stupefatto che percorre la Germania dei nostri giorni rovistando imperterrito nelle coscienze delle persone che incontra: giornalisti d'assalto e alti dirigenti, imam fondamentalisti e rabbini solitari, predicatori e taumaturghi, studenti e albergatori, radicali di sinistra, neonazisti, ambientalisti, gente comune, e così via. Partecipe e febbrile, Tenenbom entra ed esce di soppiatto dalle situazioni più disparate, registra e commenta tutto ciò che vede, scrivendo con vigore muscolare e caustico umorismo le sue impressioni. Le testimonianze, le storie che si intrecciano in queste pagine, e la voce che le racconta, basterebbero a fare di questo reportage un'esperienza unica su un paese di inquietante complessità. Il minimo che si può dire di questo libro è che leggerlo è molto più che viaggiare in quell'inestricabile groviglio di risentimento che ancora si annida nel cuore dell'Europa. Nessuno come Tenenbom lo ha fatto con tale brillante ironia.
L'inverno che Helen O'Mara smise di sognare
Lisa Moore
Libro: Copertina morbida
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2011
pagine: 274
La notte di san Valentino del 1982, una "tempesta perfetta" provoca l'affondamento di una piattaforma petrolifera al largo di Terranova. A bordo ci sono 84 membri dell'equipaggio, reclutati nelle cittadine della costa, giovani, poveri e inconsapevoli o incuranti del rischio. La storia narrata da Lisa Moore è quella di chi rimane. Helen O'Mara è una delle vedove, ha tre figli piccolissimi e ne aspetta un quarto. Helen è costretta a continuare a vivere, per essere insieme madre e padre, ma una parte di lei, quella innamorata di Cal, il marito morto, resterà congelata nella lunga notte d'inverno che ha cambiato la sua vita. Il lutto assume via via le forme del dolore, della ribellione, del rimpianto, del ricordo, del sogno, ma sembra non finire mai. Ogni pausa dall'impegno di cura, ogni sguardo che Helen alza verso la finestra dal lavoro di cucito che ha scelto per tirare avanti, le riporta alla mente un episodio della vita con Cal; ogni notte è affollata di sogni che si confondono con gli ingannevoli richiami del dormiveglia. Solo più di vent'anni dopo, quando John, l'unico figlio maschio, che non a caso ha scelto di lavorare come esperto di sistemi di sicurezza per le piattaforme petrolifere, telefona per annunciarle che diventerà padre, Helen si sveglia dal lungo, ostinato, torpore del desiderio. Il disgelo assumerà la forma concreta di Barry, un attraente quanto riservato artigiano che la saggia e attenta sorella Louise le ha mandato per sistemare la casa.
Soldaten. Combattere uccidere morire. Le intercettazioni dei militari tedeschi prigionieri degli Alleati
Sönke Neitzel, Harald Welzer
Libro: Copertina rigida
editore: Garzanti
anno edizione: 2012
pagine: 460
Nel corso della seconda guerra mondiale, gli inglesi e gli americani intercettarono sistematicamente le conversazioni di migliaia di prigionieri tedeschi. Registrarono su vinile i passi più interessanti e redassero copie a stampa riempiendo oltre 150 mila pagine di verbali. Questi verbali sono rimasti custoditi per decenni negli archivi di stato a Londra e a Washington e sono stati scoperti e presi in esame per la prima volta da uno storico, Sönke Neitzel, e da uno psicologo, Harald Welzer, solo a partire dalla fine degli anni Novanta. È una documentazione unica nel suo genere, sia per la qualità dei contenuti sia per l'enorme quantità di materiale, e offre una chiave di lettura inedita e sconvolgente della guerra, dei suoi orrori e dell'animo di chi è chiamato a combatterla. Senza sapere di essere ascoltati, soldati e ufficiali della Wehrmacht parlano liberamente e fanno a gara tra loro per dimostrare di essere stati più brutali e spietati degli altri. Rivelano segreti militari e dettagli tattici, discutono di armi e operazioni militari, ma esprimono anche la loro opinione su Hitler, sui nemici, sulla guerra, sulle SS, sullo sterminio degli ebrei. Soprattutto, manifestano senza inibizioni i loro sentimenti durante le azioni e il piacere che provavano nelle uccisioni più crudeli. "Soldaten" ci restituisce per la prima volta con questa ampiezza, profondità e forza l'immagine della guerra così come è stata vissuta da chi combatteva.