Libri di Simona Porro
Schegge messianiche. La narrativa militante della Jewish Renaissance statunitense degli anni Settanta e Ottanta del Novecento
Simona Porro
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2023
pagine: 88
Negli Stati Uniti del periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Ottanta si sviluppa la cosiddetta Jewish Renaissance, una reviviscenza letteraria e culturale di ampie proporzioni, definita come il "secondo atto" della jewish-american literature. La nuova schiera di scrittori si caratterizza per la volontà di riscoprire e riattualizzare – valorizzando – le proprie origini culturali, privilegiando in esse la dimensione religiosa. Nonostante l'indubbio valore all'interno della produzione coeva, queste prove letterarie sono state appena lambite, se non del tutto ignorate, dalla critica. In essa un filone particolarmente interessante è quello messianico, sviluppato da Arthur A. Cohen, Jerome Weidman e Cynthia Ozick. Al cuore della narrativa di questi autori si colloca un tentativo di ridefinizione dell'ebraismo contemporaneo in chiave militante, una sorta di "attivismo messianico", all'insegna della partecipazione e della responsabilità del singolo davanti alla crescente secolarizzazione e al diffuso antisemitismo.
Angels and monsters in the house. Essays on womanhood in 19th century America
Simona Porro
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis International
anno edizione: 2017
pagine: 103
Dalla teologia alla letteratura: il caso di Arthur A. Cohen
Simona Porro
Libro: Copertina morbida
editore: Edizioni dell'Orso
anno edizione: 2016
pagine: 148
'Negli Stati Uniti del periodo compreso tra la fine degli anni sessanta e gli anni ottanta del Novecento si assiste a una vera e propria rinascenza ebraica, non a caso definita come il "secondo atto" della Jewish-American literature. Appuntando lo sguardo sulla produzione coeva, si riscontra una nuova coorte di scrittori caratterizzata dalla volontà di riscoprire e riattualizzare, valorizzandole, le proprie origini culturali, privilegiando la dimensione religiosa. Tra questi, Arthur A. Cohen costituisce un caso particolare, essendo approdato alla letteratura dopo un'illustre carriera in campo teologico. Al cuore del suo universo teorico sussiste la convinzione che, all'indomani della Shoah, concettualizzata nei termini di "tremendum", la cultura letteraria possa e debba assolvere un ruolo determinante ai fini della sopravvivenza del popolo ebraico. Non è quindi casuale che, all'altezza degli anni sessanta, egli abbia intrapreso la strada della scrittura creativa.'
La terra promessa. L'american dream al femminile nella narrativa breve di Anzia Yezierska
Simona Porro
Libro: Copertina morbida
editore: Edizioni dell'Orso
anno edizione: 2013
pagine: 188
Questo studio appunta l'attenzione su Anzia Yezierska, la sola scrittrice ebrea immigrata a raggiungere, benché fugacemente, le vette del successo negli Stati Uniti, dov'era approdata a circa dieci anni, nel 1890. La sua figura è ammantata dell'aura fiabesca di "Sweatshop Cinderella", soprannome evocativo di una fulminea ascesa dagli squallidi latiboli del ghetto del Lower East Side newyorchese all'Olimpo degli scrittori americani coevi: carriera poi coronata, all'altezza degli anni Venti, da un faraonico contratto di collaborazione artistica con gli studi cinematografici di Hollywood. La sua parabola esistenziale, conclusasi in povertà e in un immeritato oblio, costituisce l'ironica epitome delle ombre celate dalla scintillante retorica dell'American Dream, di quello scarto tra ideale e reale che informa il nucleo narrativo delle sue opere, tutte d'impronta parzialmente autobiografica. Il presente lavoro s'incentra nel medium privilegiato della fase iniziale della sua carriera, segnatamente nelle sue raccolte di racconti: l'opera d'esordio, "Hungry Hearts" e la successiva, "Children of Loneliness".
L'ombra della shoah. Trauma, storia e memoria nei graphic memoir di Art Spiegelman
Simona Porro
Libro: Copertina morbida
editore: Edizioni dell'Orso
anno edizione: 2012
pagine: 188
"L'opera di Art Spiegelman denota una concezione dolorosamente 'continuativa' della Shoah. Una deriva inarrestabile manifestata in primo luogo nell'alveo figurale di 'Maus. A Survivor's Tale', ove la maligna costellazione di accadimenti risulta raffigurata unitamente alle sue ramificazioni traumatiche transgenerazionali: un doloroso legato mnestico trapunto di introiezioni negative, incubi, spettri e pervicaci ossessioni. La conformazione degenerativa dell'esperienza concentrazionaria emerge anche in 'In the Shadow of No Towers', dove la rappresentazione del trauma storico vissuto dall'artista l'11 settembre 2001 a Manhattan è non a caso punteggiata da riferimenti all'inconfondibile repertorio figurale di 'Maus'. L'ombra lunga e cupa della Shoah pare imprimere il proprio marchio indelebile su entrambe le opere, configurandole come ricettacoli di un'esperienza traumatica pervicacemente inalveata in una catena di ricordi luttuosi che attraversa e unisce tre generazioni."