Libri di Stefan Vieths
L'idea della città. Tre casi di studio. Firenze, Bologna, Bergamo
Libro: Libro in brossura
editore: Il Poligrafo
anno edizione: 2025
pagine: 252
La discussione attuale sulla città è determinata dalla progettazione di una delle più estese trasformazioni dell’ambiente costruito dopo la Seconda guerra mondiale. Una discussione che ruota intorno ai temi di resilienza e sostenibilità e che spesso si limita a trattare aspetti funzionali e organizzativi. La portata delle trasformazioni in atto, però, richiede strategie di carattere complesso e inclusivo finalizzate a garantire la modifica coerente del patrimonio costruito e la salvaguardia del suo valore particolare. Strategie che devono confrontarsi con la città esistente intesa come forma urbana, come concreta forma costruita che emerge nell’interrelazione di Körper und Raum, “corpo e spazio”, generando un sistema di luoghi dal carattere specifico. Questo confronto richiede una comprensione precisa della complessa Stadtgestalt nella quale si costituisce non solo la città come luogo fisico, ma anche la rappresentazione della civiltà urbana e la sua storia. Per avvicinarsi alla questione dell’essenza della Stadtgestalt, il presente volume indaga i fondamenti concettuali della comprensione dell’idea di città, per poi prendere in esame tre casi di studio: Firenze, Bologna e Bergamo.
La Wohnstadt Hamburg di Schumacher
Stefan Vieths
Libro: Libro in brossura
editore: LetteraVentidue
anno edizione: 2023
pagine: 128
Sin dal 1904, Schumacher ha una chiara idea del significato della Großstadt nel presente. La Großstadt non è solo un organismo funzionale-produttivo, ma è il luogo della società moderna in senso ampio: è la sua struttura fisica-funzionale, il suo ambiente sociale e culturale e infine la sua rappresentazione. In questa logica la Großstadt come Raumkunstwerk deve generare lo spazio abitabile per la nuova Großstadtkultur - questo è il "compito architettonico delle città".
Fra luogo dell'abitare e oggetto museale. Strategie per la cura delle città storiche
Libro: Libro in brossura
editore: Il Poligrafo
anno edizione: 2023
pagine: 160
La continuità d'uso delle città storiche diventa una delle problematiche principali per chi oggi si occupa di recupero e valorizzazione, specialmente rispetto alla riscoperta di una dimensione più umana nel rapporto con l'ambiente costruito e con i luoghi della socialità e della cultura. Le strategie di cura e manutenzione delle città entrano però spesso in conflitto con le esigenze del quotidiano, creano luoghi esclusivi di residenza di alto profilo economico e trasformano i centri storici in musei a cielo aperto. Come affrontare questo conflitto e da quali scelte, urbanistiche e strategiche, è conseguita la situazione attuale è il tema di un confronto tra diverse esperienze significative: dalla città di Bergamo, divisa in due dalla situazione orografica, ma soprattutto dalla fortezza costruita dalla Repubblica di Venezia nella seconda metà del Cinquecento, a Venezia stessa, separata dal suo territorio dalla Laguna e in qualche modo ripiegata su sé stessa, a custodia di innumerevoli tesori; da Genova, ancora testimone di un glorioso passato e in perenne trasformazione, fino a Berlino, dove un complesso progetto di rinnovamento intende dare nuova vita ai tesori della "Museumsinsel".
L'idea della città intorno al 1980
Stefan Vieths
Libro
editore: Maggioli Editore
anno edizione: 2023
pagine: 122
Questo volume presenta una serie di studi che indagano la discussione sulla città all’inizio degli anni’80. Sono gli anni della preparazione dell’IBA di Berlino del 1984/1987, nei quali, dopo un periodo di feroce critica alla città del Movimento moderno, si prepara l’affermazione di una nuova idea della forma urbana: una città come spazio abitabile con forti legami con la sua storia e in un equilibrio dinamico tra trasformazione e permanenza. Emergono questioni che riguardano aspetti fondamentali della città (la tipologia edilizia, lo spazio urbano) ma anche aspetti più legati alla realtà attuale, come la frammentarietà dell’esistente, la presenza di fatti urbani complessi e la contraddittorietà del contesto morfologico, che trovano risposte in una serie di pubblicazioni e progetti fondamentali, per esempio di Aldo Rossi, Colin Rowe e O.M. Ungers. Questo discorso ampio e variegato sulla costruzione del luogo urbano – oscurato negli ultimi anni dalla vicenda postmoderna avviata dalla Strada Novissima alla Biennale del 1980 – mostra oggi di avere il potenziale di diventare un punto di riferimento nella discussione attuale sulla città che riguarda in fondo – dietro le parole chiave di resilienza e di sostenibilità – la progettazione di una delle più estese trasformazioni dell’ambiente costruito dopo la seconda guerra mondiale.
O.M. Ungers: luoghi urbani
Stefan Vieths
Libro
editore: Maggioli Editore
anno edizione: 2021
pagine: 170
All’inizio degli anni '80 del '900 – dopo un lungo periodo di lavoro principalmente teorico in un ambito accademico – Oswald Mathias Ungers (1926-2007) riceve una serie di importanti incarichi professionali per la progettazione di diversi edifici pubblici. Nella successiva costruzione di questi progetti – tutti in contesti morfologici dal carattere esplicitamente urbano – nascono opere che sono caratterizzate da una forte autonomia formale e da un rifermento specifico al luogo e la sua storia. Sono realizzazioni che segnano l'inizio di un nuovo capitolo nel lavoro complesso di O.M. Ungers, una nuova fase della sua ricerca morfologica. Questa ricerca ha avuto il suo punto di partenza negli anni '50, con le prime case, risultato di un approccio progettuale centrato sui fenomeni di base dell’architettura. Successivamente, intorno al 1965 una serie di progetti programmatici approfondiscono il piano concettuale del progetto architettonico. Gli anni ’70, invece, sono stati segnati dallo sviluppo sperimentale di strategie e di elementi di base della forma urbana. Emergono studi come The Urban Villa o The Urban Block o il progetto per la Friedrichstadt Berlin, che conclude questo ciclo. Le realizzazioni intorno al 1980 estendono e completano questo lavoro sperimentale: l’ampio compendio di concetti della forma architettonica tra trasformazione e immaginazione sviluppati negli anni '60 e '70 viene adesso messo a confronto con la realtà della città contemporanea e le sue necessità concrete. Si tratta quindi di un momento di verifica dell’approccio concettuale all’architettura di Ungers ma anche di un momento di approfondimento nel quale la forma viene sviluppata fino alla sua materializzazione fisica nel dettaglio costruttivo. Il Deutsches Architekturmuseum a Frankfurt, la Badische Landesbibliothek a Karlsruhe e la Messe Frankfurt mostrano una grande varietà di strategie progettuali, tra assimilazione modesta – come nel caso della Landesbibliothek, con il suo riferimento preciso al genius loci di Karlsruhe – e il riassetto completo di una grande area centrale della città nel caso della Messe Frankfurt, proponendo una città nella città con una forte identità urbana. I diversi progetti hanno però tutti in comune la capacità di costruire un luogo urbano inteso come un luogo nel senso ampio, includendo anche la sua dimensione spirituale, sociale e storica. Sono realizzazioni che, partendo da un approccio tematico, mirano a una continuazione della forma urbana, intesa come forma costruita, come complesso insieme di spazi urbani e volumi architettonici e danno una interpretazione precisa al programma concreto e al contesto morfologico.
O.M. Ungers: progetti programmatici. Ediz. italiana e tedesca
Stefan Vieths
Libro
editore: Maggioli Editore
anno edizione: 2019
pagine: 140
Confusione e noia: questi sono i termini con i quali Sigfried Giedion nel 1964 definisce nell’introduzione della riedizione di Space, Time and Architecture lo stato dell’architettura all’inizio degli anni’60. Questa affermazione drastica, pubblicata in uno dei testi principali sull’architettura del Novecento, riflette una grave situazione di stallo nello sviluppo del Movimento moderno: dopo i grandi successi della ricostruzione postbellica in Europa guidata dai CIAM – la istituzione principale organizzata intorno a protagonisti come Le Corbusier, Walter Gropius e lo stesso Sigfried Giedion – l’architettura moderna si trova in questi anni in una profonda crisi. Questo momento di cynicism and pessimism definisce il contesto storico per una serie di progetti di concorso che Oswald Mathias Ungers propone intorno al 1965. Sono progetti dal carattere fortemente programmatico che indagano in modo preciso e consapevole la natura concettuale della forma architettonica; la forma come rappresentazione di un’idea. In modo paradigmatico vengono qui sviluppati concetti morfologici di base, temi come la trasformazione o l’assemblaggio. Sono progetti che, presentati in questo momento di transizione, propongono un nuovo modo di intendere l’architettura. Con la loro attenzione per il luogo e la storia e con la loro poesia razionale, basata su principi come la molteplicità e la metamorfosi, sottolineano – contro le logiche della standardizzazione schematica e del funzionalismo riduttivo di quegli anni – l’autonomia dell’architettura e il significato della forma, annunciando in questo modo questioni centrali nel discorso sull’architettura degli anni seguenti, questioni che appaiono in modo esemplare nei testi chiave di Robert Venturi e Aldo Rossi del 1966, Complexity and Contradiction in Architecture e L’architettura della città.
O.M. Ungers. Prime case. Ungers Archiv fur Architekturwissenschaft, Archivi storici Politecnico di Milano. Ediz. italiana e inglese
Stefan Vieths
Libro: Libro in brossura
editore: Maggioli Editore
anno edizione: 2015
pagine: 126
La mostra "O. M. Ungers. Prime case" presenta tre opere che hanno avuto un ruolo chiave nella fase iniziale del lavoro di Oswald Mathias Ungers (1926-2007). Sono case che - in un momento di crisi del Movimento moderno riflettono la ricerca di un nuovo modo di intendere la forma architettonica, una ricerca con la quale Ungers diventa un protagonista importante nel dibattito sull'architettura dei seguenti decenni.
Forme composite
Stefan Vieths
Libro
editore: Maggioli Editore
anno edizione: 2012
pagine: 118
Stefan Vieths (Amburgo, 1963) insegna Composizione architettonica presso le Scuole di Architettura del Politecnico di Milano. Il volume indaga il concetto di Forma Composita: una forma architettonica costituita da elementi diversi, anche opposti; edifici isolati, isolati urbani, grandi forme urbane. Nella città, le Forme Composite sono luoghi complessi e nello stesso tempo concreti, spazi urbani determinati in cui è possibile riconoscere le trasformazioni e con esse la storia della città, la sua identità specifica. In questo modo anche ciò che appare casuale e frammentario può essere interpretato dal progetto come potenziale della trasformazione, entrando in questo modo a far parte di una composizione urbana.
O.M. Ungers: Erste häuser
Stefan Vieths
Libro
editore: Maggioli Editore
anno edizione: 2016
pagine: 128
The exhibition O.M. Ungers- Prime Case shows three key works in the early production of Oswald Mathias Ungers (1926-2007). These houses show – in a negative moment for the Modern movement – a new way of intending architectural form, a research through which Ungers has become one of the protagonists of the architectural debate in the following decades. This is true mostly in Italy where, in 1960, Aldo Rossi published a long article on Ungers' works in Casabella, showing a sort of Wahlverwandschaft - an affinity- between the German artist and a group of young architects close to Ernesto N. Rogers. Beyond their meaning in the debate at the beginning of the 1960s these houses show a central aspect of Ungers' work: the research – continuous for more than 50 years – on architectural form itself, that means the laws of its formation and transformation and its basic phenomena: Körper und Raum (solid and space). It is a morphological research, as Goethe would say, where the architectural form is considered as a unified whole, a Gestalt, a concept with a specific order that is able to give a complete interpretation of program and place. Die Ausstellung O.M. Ungers – Erste Häuser zeigt drei Werke, die im Frühwerk von Oswald Mathias Ungers (1926 – 2007) eine Schlüsselrolle einnehmen. Es sind äuser, die in einem Moment der Krise der Moderne die Suche nach einem neuen Verständnis der architektonischen Form reflektieren und die Ungers zu einem Protagonisten der Architekturdiskussion der folgenden Jahrzehnte machen. Dies gilt insbesondere für Italien, wo Aldo Rossi bereits 1960 einen ausführlichen Artikel über das Werk des deutschen Architekten veröffentlicht, in dem sich eine Art Wahlverwandtschaft andeutet zwischen einer Gruppe junger Architekten um Ernesto N. Rogers und Ungers. Jenseits ihrer historischen Bedeutung in der Debatte Anfang der sechziger Jahre dokumentiert sich in diesen Häusern jedoch auch ein grundlegender Aspekt des gesamten Werkes von Ungers: die Auseinandersetzung mit der Form an sich, d.h. mit den Regeln ihrer Formation und Transformation und mit ihren grundsätzlichen Manifestationen: Körper und Raum. Es handelt sich um eine Auseinandersetzung, die sich nahezu ohne Unterbrechung über mehr als fünfzig Jahre entwickelt und die ihrem Charakter nach eine morphologische Forschung darstellt, in der die architektonische Form als einheitliches Ganzes, als Gestalt, betrachtet wird, bestimmt von einer übergeordneten Idee, artikuliert durch eine präzise Ordnung und in der Lage, das Wesen der Bauaufgabe und des Ortes umfassend zu veranschaulichen. Stefan Vieths (Hamburg 1963) lehrt Composizione architettonica an der Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni des Politecnico di Milano