Libri di Wilhelm Jensen
Gli ebrei di Colonia
Wilhelm Jensen
Libro: Libro in brossura
editore: Robin Edizioni
anno edizione: 2020
pagine: 224
"Die Juden zu Köln", opera giovanile di Wilhelm Jensen, fu pubblicata nel 1869, a tre anni dalla battaglia di Königgrätz, più nota in Italia come Sadowa, e dall’esclusione definitiva dell’Austria dalla Mitteleuropa germanica egemonizzata dalla Prussia. Theodor Herzl, il fondatore del Sionismo, apprezzò il libro e definì Jensen “il poeta della mia giovinezza”. È una appassionata denuncia e un grido di allarme contro il risorgere dell’antisemitismo in terra tedesca, qui nelle fattezze dell’antigiudaismo cattolico. Siamo alla metà del XIV secolo. Il giovane ebreo Hellem torna, dopo sette anni di lontananza e nel momento peggiore, nella sua Colonia. Favorita dalle pessime condizioni igieniche, la peste infuria mietendo centinaia di vittime. Il male si manifesta in forme meno virulente nel Ghetto, che può contare su una sapienza medica e su una migliore pulizia. La repentina diffusione del contagio fa tuttavia nascere un diffuso sentimento di imminente Fine dei Tempi, per placare il quale serve un colpevole che viene identificato nell’ebreo, “uccisore di Nostro Signore Gesù Cristo” e “avvelenatore dei pozzi”. Di qui l’assalto al Ghetto e la distruzione pressoché totale di quella che era allora la maggiore comunità israelitica della Germania. Tra la Ghettoliteratur e il romanzo storico, ne "Gli ebrei di Colonia" gli eventi sono rivissuti anche con una coloritura fantastica e chiaroscurale, nella dimensione dei sentimenti. L’amore e la solidarietà, l’odio e la violenza determinano il comportamento dei diversi personaggi, che talvolta riescono a valicare gli steccati che la Storia ha innalzato tra di loro, nel riconoscimento di un destino comune, illuminato dalla Luce della Ragione.
«Non è vana curiosità». Carteggio Freud-Jensen (1907)
Sigmund Freud, Wilhelm Jensen
Libro
editore: Youcanprint
anno edizione: 2019
pagine: 248
Del breve scambio epistolare avvenuto nel 1907 tra Sigmund Freud e lo scrittore Wilhelm Jensen era fino ad ora disponibile in italiano solo il contributo di Jensen. La pubblicazione, in questo volume, delle lettere di Freud, insieme con quelle di Jensen in una nuova traduzione, consente di ricostruire e completare un dialogo che, con le sue poche ma intense battute, si pone all'origine delle riflessioni del padre della psicoanalisi sull'estetica, incentrate sulla novella Gradiva del prolifico poeta tedesco. Dietro tali riflessioni si cela l'uomo Freud, inspiegabilmente avvinto, in un rapporto ambivalente, a tale racconto. Il commento che accompagna il carteggio cerca, con ampio ricorso alla documentazione disponibile, di dar ragione di questa intensa fascinazione, ricostruendone la storia e gli sviluppi. Il volume riporta in appendice le copie delle tre lettere autografe di Freud.
Gradiva. Una fantasia pompeiana
Wilhelm Jensen
Libro: Copertina rigida
editore: Donzelli
anno edizione: 2013
pagine: 175
Quella di Norbert Hanold è una doppia passione: quella palese per l'archeologia e quella repressa per una donna. Come poteva un racconto così ricco di spunti sfuggire all'occhio attento del dottor Freud che, proprio mentre Jensen lo dava alle stampe, costruiva le sue teorie psicoanalitiche? Quella di Norbert, intrigantissima come ogni piccolo classico della letteratura, racconta della sua ossessione per un antico bassorilievo raffigurante una giovane donna nell'atto di incedere. Norbert subito s'invaghisce della grazia di quel passo, tanto da procurarsene un calco in gesso, che da quel momento troneggerà nel suo studio non meno che nella sua mente e nei suoi sogni. E sarà proprio un sogno a suggerirgli di mettersi in viaggio per Pompei, con la certezza che tra le rovine all'ombra del Vesuvio scoprirà la storia di quella donna, cui ha dato persino un nome: Gradiva. Abbattuto ogni steccato tra sogno e realtà, Norbert incontrerà l'agognata figura femminile sotto il sole cocente del mezzogiorno pompeiano, e proprio nell'attimo della sua resa al delirio di un incontro inspiegabile, si accorgerà che quella ragazza è fatta di carne e non di marmo... Lo scavo archeologico è sconfinato nell'inconscio, e con sapiente ironia Jensen lo conduce a un lieto fine che sorprende e diverte il lettore.