Lubrina Bramani Editore: Arte moderna e contemporanea
Lino Invernizzi Piero Rossoni. Sacro tempo spazio. Riconnessione tra artisti: un dialogo su sacro, tempo e spazio nel 50° anniversario dal Diploma di Maestro d'Arte alla Scuola d'Arte Andrea Fantoni di Bergamo
Piero Rossoni, Edoardo Trisciuzzi, Lino Invernizzi
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2024
pagine: 56
Tempo, spazio e mistico governano la vita di ciascuno di noi, da ancor prima che la nostra specie iniziasse a darsi un ordine sociale e a tramandare la sua storia non solo attraverso il mezzo orale. Queste tre dimensioni sono da secoli al centro degli interessi di artisti e pensatori, condensando gran parte del sentire comune e delle esperienze individuali. Meno ovvio che diventino il tema di un progetto combinato di due artisti legati da un'antica amicizia che, proprio dopo tanto tempo, riannodano i fili del loro sodalizio. A cinquant'anni di distanza dal conseguimento del diploma di Maestro d'Arte, Piero Rossoni e Lino Invernizzi si ritrovano e rendono il FantoniHub una zona franca, connessa alla realtà esterna e al contempo indipendente da essa, in cui invitano i visitatori a percorrere il sottile confine tra assoluto e relativo dei concetti di sacro, tempo e spazio. I due artisti bergamaschi pongono al centro del loro dialogo una triade remota eppure di strettissima attualità, in una fase storica in cui le innovazioni tecnologiche hanno irrimediabilmente accorciato le distanze e, di fatto, azzerato le attese.
Dove cresce il roveto. Catalogo della mostra (Bergamo, 19 settembre-27 ottobre 2024)
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2024
pagine: 76
«Dove cresce il roveto», mostra promossa dall'Associazione Longaretti in collaborazione con il Politecnico delle Arti di Bergamo, allude al limitare dei boschi, ai fossati e ai bordi delle strade; a quegli ambienti liminali dove il confine è tanto fisico e impenetrabile quanto metaforico e simbolico. Potrebbero apparire insignificanti ma la loro presenza crea zone fitte di vegetazione che cresce non controllata come anche di significato. Il roveto è l'intrico dei segni sulla carta, del luogo germinale ma marginale, del nido che avvinghia proteggendo e costringendo. È un groviglio che avvolge, compendiando, l'immaginario fatto di luoghi irraggiungibili (Cristini), con quello delle bestie che si nascondono per sfuggire alla battuta di caccia (Brambilla). È il ramificarsi del segno che si stratifica in mappe impercorribili (Bonaschi); o il sentiero impraticabile perché inghiottito dalla vegetazione (Tessaroli); come è l'intreccio che avviluppa ciò che si abbandona (Rivellini). È uno spazio archetipico dove l'animale si sente ma non si vede (Molignani); o il luogo precluso dove l'inconscio proietta e fa fermentare le proprie figure grottesche (Erba).
No fake. Dal Culture Jamming al fake
Agustín Sanchez, Lidia Veronese, Michele Bertolini
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2024
pagine: 80
Dal web 2.0 si è verificata una grande evoluzione; i linguaggi di programmazione integrati all’elementare HTML hanno generato applicazioni lato server capaci di interagire attraverso pagine dinamiche con l’utente; si è evoluto il web semantico con tutti i suoi benefici e le sue contraddizioni; si sono sviluppati i motori di ricerca che prendono in pasto metadati e identità, stringhe di dati capaci di dare al web la capacità di inferenza e dunque di intelligenza artificiale. Prendendo spunto dall’esperienza del Culture jamming, 63 studenti al primo anno dell’accademia ABA G. Carrara “Politecnico delle arti di Bergamo” senza vincoli di argomento, hanno costruito immagini lavorando in post-produzione con l’intento di dare coscienza e far riflettere sulle nostre scelte presenti e future. La difficoltà incontrata da ogni autore e il suo prodotto finale potranno essere discutibili, ma il valore insito nella difficoltà critica e riflessiva risultante dall’esporsi e trattare questi temi, oltre che il coraggio necessario per farlo, rimarranno parte indelebile del percorso personale di ciascuno. (A. Sánchez)
Annarosa Valsecchi. Partiture dell'ascolto
Claudia Santeroni, Elio Grazioli, Enrico De Pascale
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2024
pagine: 64
I segni di Annarosa Valsecchi attraversano il mio sguardo da più di 20 anni. Col passare del tempo, sono passata dalla fase in cui desideravo avere un segno come il suo, complesso, intenso ed elegante, ad un’altra fase in cui la pura osservazione ha sostituito il desiderio di emulazione, compensandolo. Eppure, oggi come allora, guardando queste carte è rimasta l’impressione che ci sia qualcosa che mi sfugga, una componente inafferrabile, paradossalmente invisibile, frusciante. Quando, sovrappensiero, disegniamo mentre siamo al telefono, esibiamo riflessi della capacità dissociativa della mente, ovvero esprimiamo l’inconscio mediante forme abbozzate, rappresentando – inconsapevolmente – lo scenario interiore. Mi piace pensare che l’artista abbia fatto di questa spontanea prassi di trasposizione la sua pratica. Le opere di Annarosa Valsecchi appaiono come espansioni su carta di codici interni, ingrandimenti di sensazioni decostruite, forse per questo inesorabilmente misteriose. (C. Santeroni)
Oscar Giaconia. Parasite soufflé
Reza Negarestani, Elio Grazioli, Andrea Zucchinali
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2023
pagine: 324
Nel corso degli anni abbiamo più volte parlato dei parallelismi tra l'artista e il criminale, e della sottile discrepanza sul come e dove si sceglie di surrogare e incubare le proprie pulsioni: entrambi necessitano di una vittima che stia immobile, se non fosse che OG compulsa soprattutto se stesso. Attenersi maniacalmente a determinate procedure, assolvere a rituali quotidiani, servirsi di specifici strumenti e materiali, possedere un modus operandi peculiare, il ritiro sociale e la coazione a ripetere sono solo alcune delle analogie possibili tra le due figure. Restano il corpo del reato, le tracce, gli inganni, i segni convenzionali, le impronte, le false piste, i sintomi, le incongruenze. Nell'immediato così come a posteriori, durante il vano e illusorio esercizio speculativo di risalire ai moventi e ai fattori stimolanti per tentare di risolvere l'enigma, l'investigatore deve osservare minuziosamente ogni cosa, anche se a prima vista priva d'interesse, avvalersi dei fatti che conosce, delle tracce che ritrova (visibili, incavate, latenti), degli indizi che raccoglie, delle inclinazioni dell'animo umano che indovina, muovendosi senza pregiudizio alcuno. Per un ricercatore è necessario conoscere a fondo le differenti categorie, conoscenza che si ottiene solo con lo studio dal vero della specie e dei luoghi dove opera, analizzandone i codici, i modi e vivendo in mezzo ad essi: l'abilità dell'autore di intendere il linguaggio determina l'efficacia degli studi, e questa abilità dipende a sua volta dall'istinto personale e dall'ampiezza di vedute che consente di contemplare un ventaglio di possibilità. Cosa è successo? Quando? Dove? Chi? Perché? Come? Il giorno 6 maggio 2023 in via degli Aurunci 44, 46, 48 a Roma, presso i locali della galleria MONITOR, è stata allestita l'operazione di OG, recidivo e abituale predatore pendolare. Non si conoscono le motivazioni che hanno indotto alla reiterazione. La messa in scena si presenta con 11 artefatti di differenti formati collocati in uno staging elaborato. Superata la porta d'accesso ci si ritrova in un ambiente il cui pavimento è completamente foderato di un materiale sintetico color carne. Tutte le pareti sono bianche eccettuata la nicchia ad arco del quadrante n. 1 che è stata dipinta di color rosa salmone. L'illuminazione nei quadranti n. 2 e n. 3 è diffusa e si avvale del sistema preesistente. Il quadrante n. 1 è provvisto di un'illuminazione dedicata che diverge da quella degli altri quadranti. È stato utilizzato un dispositivo cinematografico collocato a ridosso della parete posteriore il cui scopo è isolare i cadaveri apposti sulla parete anteriore, proiettando il fascio luminoso miratamente sulla superficie pittorica (IMAGO). La parete destra del quadrante n. 1 presenta una nicchia ad arco nel quale è stata collocata un'opera pittorica, anch'essa illuminata a spot. L'effetto complessivo dell'illuminazione del quadrante n. 1 è oscuro. Nel mezzo del quadrante n. 2 è presente una struttura di forma irregolare (epicentro). Sulla parete di destra e sulla parete anteriore è stata rispettivamente collocata un'immagine. Nel quadrante n. 3 sono state disposte 5 opere: una nella parete anteriore e 4 nella parete di sinistra… (C. Santeroni) Testi di: FELICE CIMATT, VINCENZO CUOMO, ELIO GRAZIOLI, REZA NEGARESTANI, ANDREA ZUCCHINALI. Volume trilingue: Italiano, Inglese, Francese.
Bergamo sognata
Mara Salerno, Fabio Boffelli
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2022
pagine: 44
Bergamo Sognata è un progetto grafico che unisce fotografie di Mara Salerno e illustrazioni di Fabio Boffelli, in onore alla città di Bergamo durante il periodo di lockdown, a seguito della pandemia Covid-19 nell'anno 2020-21. Il focus progettuale mira a raccontare una città immobile e il sogno di poterla animare. Una città vuota e il sogno di poterla vivere. Una città, Bergamo...Sognata. La geografia umana considera i luoghi come spazi emotivamente vissuti. Da qui la scelta di immortalare spazi esterni, simbolo della città Lombarda, ormai da mesi stranamente deserti. In contrapposizione, illustrazioni che ricordano la fatica di vivere spazi interni in modi e tempi nuovi, solamente per combattere il richiamo di abitudini e privilegi ritenuti ormai troppo scontati. I sogni sono splendidi pensieri che prendono la realtà e la sollevano nell'azzurro della fantasia. Un po' come le mongolfiere che si alzano verso il cielo. Capita poi che i sognatori si riconoscano al volo, si capiscano con una facilità estrema e diano vita a progetti che paiono impossibili, folli, immensi… Così nasce Bergamo Sognata. Mara Salerno conosce Fabio Boffelli al Salone del Mobile di Bergamo dove espone alcune sue illustrazioni. L'idea di creare qualcosa insieme nasce da uno studio d'arte che Mara sta seguendo alla Gamec. Bergamo però piomba nel lockdown della pandemia Covid 19, a Mara è permesso di immortalare la città deserta in quei giorni. Di fronte a quelle fotografie con Fabio nasce il progetto: animarle con i bambini, le persone e i colori. Il cuore del progetto prende vita, Giorgio dell'Acqua, architetto e appassionato d'arte, si aggrega e dà la propria disponibilità ad allestire una mostra. Davide Agazzi, giornalista, cerca una location poi, una sera a teatro, conosce un'amica di Mara, Stefania Maimone, sales area manager, e la mostra Bergamo Sognata piano piano lascia a terra tutti i sacchetti di sabbia per far volare la sua mongolfiera. C'è bisogno di un'associazione? Ecco Gaetano Adragna che con la sua Click Art Photo riunisce tutti noi su questa cesta legata a un pallone caldissimo che si libera nel cielo. Bergamo Sognata perché amata, sollevata dalla quotidianità del dolore per liberarla nel cielo della felicità.
Giancarlo Piccoli. Moroni sequel
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 56
«Meritava Giovan Battista Moroni un omaggio come questo in occasione del suo anniversario. Meritava un omaggio intelligente, sobrio e assolutamente contemporaneo: non capita spesso che un artista di oggi riesca ad entrare nelle fibre di un suo collega del passato come Gianriccardo Piccoli ha saputo fare con Moroni. È un omaggio che ha il sapore di una vera fratellanza capace di scavalcare i secoli. Partiamo intanto dall'idea: perché all'origine non c'è un sentimento ma un'idea. Il sentimento c'è, naturalmente ed è certamente intenso. Ma non è da lì che è scaturito questo omaggio di Piccoli a Moroni. All'inizio c'è un'idea. O meglio c'è il lavoro per portare allo scoperto l'idea che sta sotto la pelle del capolavoro di Moroni. È un'idea nella quale convergono geometria, forme, tonalità, invenzioni, luci. Tutti fattori che si compattano in quel corpo pittorico che sembra sbucato dal nulla. (...) È una Crocifissione che ha dovuto lacerare il velo della dimenticanza e che è stata sporcata dalle ingiurie e dalle ipocrisie del tempo. Riappare portando sul corpo il segno di catastrofi storiche, che però l'hanno resa ancora più necessaria. C'è un altro indizio che rivela la natura di questo esercizio di Piccoli: è il ricorso alla serialità. L'aver concepito il ciclo come una sequenza di immagini uguali, seppur con qualche variazione di note luminose e cromatiche, suona come un'implorazione. Le tele sono come i grani di un rosario contemporaneo, da parte di un uomo che ha visto correre il secolo e che ora innalza sulla tela il Crocefisso, chiedendo che da lì arrivi un'indicazione sul senso di quello che abbiamo vissuto. La serialità, con la sua ossessività assolutamente contemporanea, fa sì che questa domanda di senso si trasformi in un grido. Se c'era da rendere un omaggio a Moroni, non si poteva fare niente di più pertinente. Ora sappiamo che quel capolavoro ha davvero la forza di un archetipo capace di bucare il tempo.» (Giuseppe Frangi)
Viveka Assembergs. Passio continua. Ediz. italiana e inglese
Giuliano Zanchi, Marcella Cattaneo, Paolo Sacchini
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 80
La Via Crucis di Viveka Assembergs, frutto di un importante gesto di committenza che la lega alla memoria di Giovanni XXIII, il papa di Manzù e della Pacem in terris, prende il suo posto in questo vasto flusso di continuità, iscrivendosi in particolare nella tradizione moderna della scultura che il Novecento ha reso emblematica come sede dei valori umanistici e delle qualità plastiche, gli uni inscindibili dalle altre. Forma hominis nel tempo della decostruzione segnica delle avanguardie, la pratica scultorea, che da Rodin, da Medardo, da Giacometti, da Moore e da altri profeti della disciplina ha difeso i suoi spazi congiuntamente alle sue densità esistenziali, prova a sopravvivere anche in questa modernità «post qualsiasi cosa» come un gemito dell'uomo che non si arrende alla rimozione dei suoi tratti spirituali. Bisognerà pur confessare, pur mettendoli in mostra e trasfigurandoli nella materia, che l'uomo non si riduce ai suoi dolori e che persino attraversarli costituisce un'impresa dal sapore mai così eminentemente umano; siamo anche quello che ci tocca patire. Il resistente esercizio della scultura, soprattutto quella che ancora mantiene debiti nei confronti delle sue ascendenze novecentesche, onora questa necessità più di altre esperienze contemporanee, inclini a esibire il male nella sua banalità, inesorabile e nuda. Con la materia fra le dita e il saldatore in mano, Viveka Assembergs, completa ancora una volta il vecchio canone della Via Crucis in obbedienza a una committenza esplicita e confessante, ma senza nascondere tratti di molte passioni personali, intense e dolenti, che infiltrano le loro radiazioni in un lavoro che, alla fine e forse proprio per questo, senza inutili compiacimenti esoterici e senza vane ansie di eccentricità, parla la lingua del presente; non perché meramente attuale, ma perché eminentemente reale. La sua Via Crucis.
Lidia Patelli. Misleading impressions
Arturo Galansino
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 64
"In Misleading impressions convivono personaggi del passato e del presente a formare una costellazione di interessi e di suggestioni perfettamente chiari, forse, solo alla sua stessa autrice. Da quello che abbiamo potuto appurare il lavoro è iniziato da un ritratto di famiglia. Doveva essere il classico scatto sbagliato, fatto a uno dei suoi figli, in riva al mare, sull'isola di Pantelleria. Da un banale incidente è nato un progetto via via sempre più strutturato che ha preso di mira sculture in marmo, gessi, persone in carne e ossa, ma anche animali, vivi e impagliati. Non saprei dire se sia esistita una precisa relazione tra questi diversi mondi, tuttavia quello che appare abbastanza evidente è che Lidia Patelli ha utilizzato questa "giostra" per viaggiare in spazi temporali diversi. Non è difficile riconoscere il profilo iconico di Dante e neppure quelli della Venere di Milo o di Napoleone Bonaparte. Sul resto, devo confessare, che ho avuto la necessità di chiedere lumi. Ho quindi appreso che alcune sculture sono conservate all'Accademia Carrara di Bergamo, città dove vive l'artista. Uno è il ritratto di un benefattore del museo e l'altro fa parte della donazione di Federico Zeri, uno dei più grandi conoscitori del XX secolo. Il gatto, quasi senza orecchie, è Lotto, il suo amato Scottish fold, mentre il pappagallo impagliato, un'Ara nobilis, fa parte della collezione dell'artista." (Arturo Galansino)
Maurizio Mazzoleni. Toccare il cielo con un mito. Oratorio di San Lupo
Libro: Libro rilegato
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2021
pagine: 56
In quindici anni di attività espositiva (dal 31 ottobre 2007) l'architettura anomala e vagamente sinistra di San Lupo ha visto passare una ventina di artisti. Qualcuno di essi anche particolarmente celebrato. Altri di prestigio più circoscritto. Ma tutti seriamente impegnati sul piano di una ricerca dai valori indiscutibili. Nessuno, nemmeno i più grandi, ha preso alla leggera uno spazio che può divorare chiunque lo affronti con sufficienza. Ciascuno tuttavia gli ha fatto fronte con energie proprie e armi creative ogni volta encomiabili. L'umiltà non inibisce, socchiude le porte del possibile. Maurizio Mazzoleni immaginava da anni questa sfida, circospetto e silenzioso frequentatore degli agonismi andati in scena in questo luogo, mettendo pazientemente a punto i dettagli di una intuizione subitanea, tenuta in serbo nel tempo e divenuta volontà esplicita al momento giusto. Solo visto questo prisma finalmente innalzato si sono potute comprendere le parole, indefinite e quasi oracolari, che cercavano di farlo presagire nei prodromi della sua realizzazione. La sua impressione di saldezza e insieme di slancio danno ragione della caparbietà con cui è stato concepito fin dal principio. Il suo artefice giura di avervi immesso i suoi ricordi di infanzia, quando da bambino si arrampicava sugli alberi o su qualche colonna di chiesa, pieno di soggezione per certe altezze che fanno venire voglia di essere scalate. Spunta così questa torre di babele per San Lupo, da vecchi giochi trasformati in invenzione, sbocciata dal pavimento come un gigantesco vegetale che cerca la luce e porta con sé tracce di terra divenute segni. Del famoso mito biblico che la ispira, non sembra conservare granché, se non questa impressione di molteplicità raccolta nell'unità di una spinta ascendente, una congerie di figure che solo nel loro insieme possono apparire indiscernibili, mentre uno sguardo attento le può notare tutte uniche, nuove, irripetibili. Dalla prefazione di Giuliano Zanchi.
Pina Inferrera. Fragile, maneggiare con cura
Cristina Gilda Artese, Gabriele Rinaldi, Paola Suardi
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2020
pagine: 68
"Pina Inferrera da sempre dedica la propria indagine artistica alla Natura. Partendo da riflessioni sull'impatto della antropizzazione e dell'industrializzazione sull'ambiente e sulle conseguenze a volte disastrose ed irreversibili causate negli ecosistemi dalla diffusione dell'utilizzo delle plastiche in molti comparti industriali, la Inferrera ha voluto con diverse modalità proporre attraverso le sue creazioni degli spunti di riflessione sulla responsabilità collettiva dei danneggiamenti all'ambiente. Lo ha fatto per esempio con i riusi di scarti industriali, con l'installazione Gocce realizzata con relitti di cabine del telefono e led, con le macro installazioni dedicate al mondo animale e vegetale, quali le sue Crisalidi artificiali, o con i pomodori giganti di Natura Altera per parlare di ogm. La sua vuole essere una intelligente provocazione visiva che non rinuncia in ogni caso a creare bellezza. Anche trattando temi ostici, l'estetica di Inferrera non cede mai allo strumento di un incontrollato utilizzo del trash per provocare la riflessione ed il dibattito, lo dimostra il fatto che riesca persino ad utilizzare quelli che sono degli scarti, degli avanzi destinati alla discarica, per creare forme e strutture che sono inni estetici alle bellezze naturali. La sua ricerca negli anni, ed in particolare da quando ha iniziato a prediligere la fotografia come media espressivo principale, è sfociata in immagini sempre più rarefatte e delicate, raggiungendo in ogni caso efficacia simbolica. Proprio a dimostrazione del fatto di come non vi sia bisogno di gridare per farsi ascoltare. Inferrera racconta nei suoi paesaggi intimistici la comunione degli elementi naturali: dell'aria, della terra, dell'acqua, sui quali regna regista assoluta la luce. La rarefazione della messa a fuoco, la tecnica della sovraesposizione, il gioco dei riflessi, hanno reso nel tempo le sue opere sempre più delle mappe di codici dell'animo da decifrare, perdendo la connotazione del racconto di un luogo e di un tempo, e casomai rappresentando uno stato emotivo. Sono diventati racconti di uno stato dell'essere, di un sentire individuale, che come avviene in letteratura con la migliore poesia, si tramuta in sentimento universale. […] La materia raffigurata da Inferrera si è trasformata ed aleggia in quello stadio delicato e provvisorio dello stato di passaggio. Dell'essere per non essere. Un vegetale che è spirito e pensiero. Questa la fragilità cui allude l'Inferrera: la delicatezza dell'essere che sta mutando, che è in transizione. Nella mutazione tutti gli esseri viventi vivono un preciso momento di fragilità: abbandonano uno stato per ritrovarsi in un altro. Da lì il "maneggiare con cura", il rispettare i tempi e la condizione, per non perderne l'intima ed assoluta bellezza. Tutti gli esseri viventi, sia del mondo vegetale, sia del mondo animale, non sono mai uguali a se stessi: attimo dopo attimo mutano, si trasformano, muoiono e si rigenerano. Sopravvivono e resistono a qualcosa e si lasciano morire dinnanzi a ad una altra forza o energia. Abbandonano uno stato per ritrovarsi in un altro. Una mutazione chimica, biologica, alchemica continua ed incessabile, che è sintomo talvolta di caducità ma in molti altri casi è prova di resistenza adattiva nel tempo. Ogni opera di Fragile, maneggiare con cura rappresenta una sorta di haiku visivo: evanescente, allusivo ma incisivo". (Dalla prefazione di Cristina Gilda Artese).
Oscar Giaconia. Bhulk. U.P.D. Catalogo della mostra (Roma, 21 febbraio-26 giugno 2020). Ediz. italiana e inglese
Libro: Libro in brossura
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 2020
pagine: 72
"Dal 2016 ogni mostra personale di Oscar Giaconia è associata ad un'edizione, appositamente ideata in relazione al progetto espositivo. La ricerca editoriale è una componente integrante del tentativo di tassonomizzazione dell'inclassificabile: quello dell'artista è un lavoro smisurato ed incontinente, il che porta a delle complicazioni di molteplice natura, non solo di fruizione, ma anche d'orientamento. I cataloghi, contenitori il cui contenuto è incontenibile, strumenti di lavoro affrancati al loro impiego, grazie anche ai contributi degli autori coinvolti divengono utensili ambigui. L'apparenza da manuale tecnico, libretto d'istruzioni o ricettario confondono circa la natura ibrida della materia cui alludono, alla stregua dell'immaginario dell'artista, sottratto a sua volta all'interpretazione simbolica e alla ritenzione del riconoscimento". (Claudia Santeroni)