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Mondadori: Le scie. Nuova serie

Sangue sulla Resistenza. Storia dell'eccidio di Porzûs

Sangue sulla Resistenza. Storia dell'eccidio di Porzûs

Tommaso Piffer

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 264

Il 7 febbraio 1945 un commando di partigiani comunisti dei GAP attaccò a tradimento un gruppo di partigiani dell'Osoppo stanziato alle malghe di Porzûs, a pochi chilometri in linea d'aria da quello che oggi è il confine italo-sloveno. Il comandante e il delegato politico dell'Osoppo vennero uccisi sul posto, insieme a una donna e a un giovane che si trovavano alle malghe. Altri quattordici partigiani furono fatti prigionieri e assassinati barbaramente nei giorni successivi. Tra le vittime, anche il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido. Fu il più grave scontro interno alla resistenza italiana, oggetto di un dibattito storiografico e politico che si è trascinato fino a oggi. Nel primo dopoguerra la magistratura accertò la responsabilità di parte degli esecutori, ma molti interrogativi rimasero senza risposta. Chi aveva ordinato ai GAP di attaccare il presidio osovano? Era stato il Partito comunista italiano? Oppure il comando della divisione Garibaldi Natisone, che era entrato in rotta di collisione con gli osovani sull'appartenenza della zona di confine alla Jugoslavia socialista? O era stato il IX Corpo sloveno, che non aveva mai fatto mistero di non tollerare nella zona contesa formazioni partigiane che non fossero sotto il suo controllo? Oppure era stata una iniziativa personale dei gappisti? Attraverso un imponente e accurato lavoro di archivio, che incrocia per la prima volta documenti inediti italiani e sloveni, Tommaso Piffer getta nuova luce su uno degli episodi più controversi della storia della resistenza italiana, dando un nome e un volto ai mandanti dell'eccidio e mostrando come i fatti di Porzûs non siano soltanto una storia di frontiera, ma uno «straordinario crocevia di tutta la storia del Novecento europeo».
23,00

L'invenzione di un continente. L'Europa dalla Lega di Delo alla Prussia di Bismarck

Franco Cardini, Sergio Valzania

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 216

E se oggi, anziché tentare di ricostruire l'Europa, la si dovesse reinventare? Per farlo è importante sapere quante volte, nel corso della storia, questo progetto è stato immaginato e rimodellato. Sapere dove e quando nasce l'idea di un continente unito da un destino comune. L'Europa, una delle aree più ricche e culturalmente vivaci del mondo, fatica a parlare con una voce sola, ad agire come soggetto autonomo in un mondo globale e competitivo. Eppure, l'idea di unità europea ha una storia lunga, complessa e costellata di tentativi, sogni e fallimenti. Franco Cardini e Sergio Valzania ripercorrono con rigore e chiarezza i momenti cruciali in cui si è cercato di arrivare a una coesione politica e culturale del continente. Si parte dalla Lega di Delo e dall'eredità della Grecia classica, si attraversano la stagione aurea dell'impero romano, la renovatio imperii di Carlo Magno e la visione universalistica di Carlo V, fino ad arrivare al progetto napoleonico e all'unificazione tedesca guidata da Bismarck. Ogni tentativo rivela tensioni, potenzialità, ma anche limiti e contraddizioni: differenze linguistiche, religiose e geopolitiche che hanno reso l'unità un obiettivo sempre sfuggente. Questo libro non racconta semplicemente ciò che è stato, ma interroga il presente attraverso il passato. I percorsi iniziati e interrotti, le ambizioni incompiute, le visioni sfumate nel tempo: tutto contribuisce a delineare i contorni di una possibilità ancora viva, di un'Europa che va reinventata come patria di cittadini liberi, e non solo come spazio condiviso. Un'indagine lucida che, animata da una forte passione civile, permette di comprendere come il sogno europeo si sia formato, e perché oggi più che mai valga la pena di tornare a interrogarlo.
21,00

Il segreto del cigno. La rivoluzione silenziosa della principessa di Galles

Paola Calvetti

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 228

Sguardo fermo, sorriso calibrato, grazia innata e bellezza regale: Catherine Middleton incarna l'ideale di perfezione che la monarchia britannica tenta ostinatamente di preservare. Ma dietro l'apparenza algida e l'indecifrabile riservatezza, si cela molto di più di una moderna Cenerentola: c'è una donna che ha fatto della discrezione un'arte e del silenzio uno strumento di potere. Elegante e misteriosa, la commoner che dal 29 aprile 2011 ha deciso di unire il proprio destino a quello di William, futuro sovrano d'Inghilterra, è diventata il membro più carismatico e amato della famiglia reale. Eppure per molti rimane un enigma, sempre in bilico tra la donna che è e quella che il suo ruolo le impone di essere. Paola Calvetti, con il suo sguardo appassionato e attento ai dettagli, ripercorre la vita della principessa di Galles scavando sotto la superficie dei gesti pubblici, dove la favola incontra la strategia, e il romanticismo convive con la disciplina ferrea di una futura regina. Dall'incontro con William al fastoso matrimonio, dalla nascita dei tre figli alle tante occasioni in cui ha concretizzato il suo impegno a favore dei bambini e delle persone che soffrono di disagi psichici, dal burrascoso rapporto con i cognati Harry e Meghan fino al toccante annuncio della malattia. Un gesto, quest'ultimo, che non solo ha cancellato d'un colpo i pettegolezzi, ma ha anche messo in luce il suo coraggio e la sua umanità, avvicinandola ancor di più alla gente comune. Il ritratto, disegnato con grazia e intensità, svela il profilo di una donna che si prepara a entrare nella Storia con la maestosa eleganza di un cigno, le cui zampe, sotto la superficie dell'acqua, si muovono rapide e senza sosta. Una principessa carismatica, determinata a dare una nuova impronta al futuro della monarchia.
20,00

I giganti silenziosi. Il Medioevo in dieci alberi

I giganti silenziosi. Il Medioevo in dieci alberi

Paolo Grillo

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 240

L'immagine oggi più diffusa - e al tempo stesso più stereotipata - dell'alto Medioevo racconta di «un mondo di foreste buie e popolate da cinghiali e da qualche barbaro, tra le quali si ergevano mesti i ruderi monumentali di un mondo che fu». Ma questa rappresentazione, come molte altre, non corrisponde per niente alla realtà. Il Medioevo, infatti, è ben diverso e più complesso di come la storiografia e la letteratura, soprattutto quella cavalleresca, l'hanno spesso dipinto. Attraverso dieci alberi che hanno rivestito un ruolo di primo piano nella vita sociale ed economica dell'epoca, Paolo Grillo ripercorre quei secoli restituendo all'elemento vegetale la giusta importanza quale inedita chiave di lettura per comprendere meglio tutto il mondo dell'Europa medievale. Il risultato è un ritratto originale e affascinante, che riesce a «far udire la voce degli alberi, far sì che siano essi stessi a parlarci della loro vita, attraverso i loro tronchi e i segni che il tempo e gli esseri umani vi hanno lasciato». Dall'olmo, sotto le cui fronde si tenevano le assemblee dei comuni urbani e rurali, al castagno, detto anche «albero del pane»; dall'ulivo e dalla palma, due simboli centrali della religione cristiana e islamica, fino alla quercia che, oltre alle ghiande per il nutrimento di uomini e animali, forniva il legname per la costruzione delle imponenti cattedrali di tutta Europa: ogni albero rivela un pezzo di storia e racconta in un modo nuovo la complessa convivenza tra uomini e piante. Gli alberi medievali escono finalmente dall'astrattezza di mosaici, editti, affreschi e trattati dell'epoca, per restituire una vivida immagine dell'Età di Mezzo, sottolineando il ruolo fondamentale della presenza vegetale che, in un clima che cambia, è bene ricordare anche oggi.
22,00

La scommessa di Costantino. Come il Concilio di Nicea ha cambiato la storia

La scommessa di Costantino. Come il Concilio di Nicea ha cambiato la storia

Giovanni Maria Vian, Gian Guido Vecchi

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 180

Ci sono luoghi e date che hanno segnato svolte epocali che più o meno tutti ricordano. Eppure, non sono in molti a conoscere il nome di Nicea, sebbene nella primavera del 325 questa piccola città dell'Asia Minore - oggi in Turchia, a pochi chilometri da Istanbul - sia stata teatro di un evento che cambiò per sempre la storia del cristianesimo: il primo concilio ecumenico. Convocati dall'imperatore Costantino, oltre duecentocinquanta vescovi provenienti da diverse parti dell'impero si riunirono per rispondere a una questione centrale: chi è veramente Cristo? Il sovrano, che aveva posto fine all'ultima grande persecuzione contro i cristiani, sperava così di riuscire a pacificare le chiese. Si accorse ben presto che l'obiettivo era difficilmente raggiungibile, ma le conseguenze di quella sua iniziativa furono capitali: il dibattito acceso e cruciale di quelle settimane, infatti, avrebbe definito la fede e le basi teologiche su cui si fondano ancora oggi le diverse confessioni cristiane. Il Credo, formulato in quell'occasione, rimane fondamentale, così come le decisioni prese sulla data della Pasqua. In questo libro, Gian Guido Vecchi e Giovanni Maria Vian ricostruiscono con rigore storico e chiarezza narrativa quei giorni di fervente discussione, in cui la teologia, la politica e l'autorità imperiale si intrecciarono in un confronto destinato a lasciare un'impronta indelebile. Nicea non fu solo il primo di una lunga serie di concili che avrebbero scandito la storia della chiesa fino al Vaticano II, ma divenne il modello - seppure idealizzato - di ogni successiva assemblea ecclesiastica. A distanza di millesettecento anni, il concilio di Nicea si conferma uno spartiacque nella storia del cristianesimo e della civiltà occidentale. Questo libro non è solo la cronaca di un evento storico decisivo, ma anche un'analisi profonda del rapporto tra imperatore e chiesa, tra fede e potere, una tensione che ancora oggi influisce sulle dinamiche religiose e politiche globali.
20,00

Le radici del mondo. Eva, le donne e la Bibbia

Le radici del mondo. Eva, le donne e la Bibbia

Adriana Valerio

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 216

La Bibbia, o meglio la sua interpretazione, ha esercitato un'influenza profonda sulla storia delle donne in Occidente. Per lungo tempo, infatti, il testo sacro è stato utilizzato per definire l'identità maschile e femminile, confinando le donne in rigidi ruoli stabiliti da modelli gerarchici e patriarcali. Ruoli di presunta inferiorità e subalternità che tuttavia le innumerevoli figure femminili presenti nella Sacra Scrittura - da Sara a Maria, da Ester alla Maddalena - così come gli studi biblici degli ultimi decenni sembrano smentire. In questo saggio affascinante e sapiente, la storica e teologa Adriana Valerio condivide il frutto di oltre quarant'anni di lavoro proponendo una rilettura delle figure femminili della Bibbia che supera le interpretazioni tradizionali. Andando oltre la semplice lettura del testo, smaschera i pregiudizi storici e indaga il complesso rapporto tra il sacro e le questioni di genere, con particolare riferimento alla reinterpretazione del mito di Eva. Perché proprio Eva? Perché «la prima donna è un archetipo dalle mille sfaccettature e dai tanti significati». Perciò i temi che emergono in queste pagine non appartengono al passato né sono confinati a curiosità storico-accademiche, ma interrogano profondamente l'attualità: l'essere in relazione, il generare vita, la cura del creato, l'impegno per la pace, l'essere stranieri, l'esercizio del dubbio, il dolore della maternità e tanto altro ancora. Ecco quindi che il mito di Eva, al pari delle vicende delle tante figure femminili che popolano il testo biblico, ha una straordinaria eco nel presente e al tempo stesso è un invito a guardare al futuro, un futuro inedito «che va atteso e costruito», e «scuote perché ci richiama nel profondo del nostro essere: alle radici del mondo e della nostra storia». Un'analisi unica del testo sacro che saprà sorprendere e stimolare nuove riflessioni.
21,00

Un mosaico di silenzi. Pio XII e la questione ebraica

Un mosaico di silenzi. Pio XII e la questione ebraica

Giovanni Coco

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2025

pagine: 396

«L'immagine migliore per descrivere il silenzio di Pio XII sembra quella di un mosaico di silenzi, una figura i cui contorni appaiono frammentati e deformati se guardata troppo da vicino, mentre assume la sua forma complessiva solo se osservata a distanza.» Durante la Seconda guerra mondiale Pio XII si espresse solo una volta in pubblico usando il concetto di «sterminio» per alludere alla sorte degli ebrei, nel 1943, quando parlò di «costrizioni sterminatrici». Eppure è certo che fosse al corrente delle atrocità naziste: con il recupero e il riordino dell'archivio personale di papa Pacelli, Giovanni Coco ha fatto emergere infatti le tracce di quella che doveva essere una lunga e ricca corrispondenza con il gesuita tedesco Lothar König, convinto antinazista, che aveva aderito alla Resistenza contro il regime. Nelle sue lettere a padre Robert Leiber, segretario personale del papa, König faceva un chiaro riferimento ad Auschwitz. Ma i «silenzi» di Pio XII erano cominciati già nei primi giorni della guerra: il 2 settembre 1939, il papa aveva espresso all'ambasciatore polacco «tutta la sua simpatia» per la «cattolica» Polonia invasa, però alle richieste del diplomatico di rendere pubbliche quelle parole sulla stampa internazionale, fu risposto che il pontefice preferiva un comunicato sull'«Osservatore Romano». Sarebbe stata questa la linea seguita dal pontificato di Pio XII: nella lunga tradizione vaticana il «principio del silenzio» era uno strumento ben consolidato nelle mani della diplomazia pontificia per preservare la «perfetta imparzialità» della Santa Sede. E il timore che una parola del papa sui crimini nazisti provocasse ritorsioni sui cattolici tedeschi condizionò in maniera decisiva le scelte del Vaticano. È innegabile, però, che nei riguardi del popolo ebraico si manifestò un atteggiamento più refrattario, una resistenza che, come scrive l'autore, «può essere compresa solo se analizzata all'interno delle secolari, complesse e difficilissime relazioni tra mondo ebraico e Chiesa cattolica». Come in un dietro le quinte, Giovanni Coco, archivista e ricercatore all'Archivio Apostolico Vaticano, ricostruisce questo mosaico attraverso le lettere personali e alla Segreteria di Stato della Santa Sede, i documenti diplomatici, le minute dei discorsi del pontefice, più volte corrette e ricorrette dalla mano dello stesso Pio XII, e gli articoli apparsi sull'«Osservatore Romano», nel tentativo di mettere in luce le ragioni per non intervenire, di volta in volta motivate dagli eventi in corso e da una prudente scelta diplomatica, mentre sullo sfondo emerge il timido inizio della lenta ma progressiva evoluzione della Chiesa riguardo alla questione ebraica
25,00

Russia. Storia di un impero eurasiatico

Russia. Storia di un impero eurasiatico

Aldo Ferrari

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 372

La storia russa viene spesso vista come un processo altalenante di attrazione e repulsione nei confronti prima dell'Europa e poi in generale dell'Occidente, in cui momenti di grande apertura si sono alternati ad altri di chiusura più o meno completa. La storia della Russia non dovrebbe però essere letta come quella di una periferia europea, ma inquadrata all'interno di dinamiche autonome. Se infatti la prima Russia, la Rus' di Kiev, creata nella seconda metà del IX secolo dalle genti scandinave, slave e ugro-finniche, era decisamente aperta agli influssi europei, il periodo successivo - a partire dal «giogo mongolo» sino alla seconda metà del XVII secolo - è stato caratterizzato da un parziale allontanamento dall'evoluzione storica europea. È allora che la Russia, osserva Aldo Ferrari, «matura in maniera definitiva la sua particolare conformazione geografica, politica e culturale, divenendo un mondo diverso rispetto all'Europa, inserito in prospettive e orizzonti propri, particolari». Un mondo determinato non soltanto dalla sua dimensione slava e dai contatti con i paesi europei e l'Impero bizantino, ma anche dai rapporti con i popoli nomadi delle steppe e, più tardi, dalla competizione con gli altri imperi eurasiatici (ottomano, persiano e cinese). Nel corso dell'Ottocento e sino alla rivoluzione del '17, infatti, l'Impero russo ha completato la sua grande espansione territoriale, con la conquista di tutta l'Eurasia settentrionale. Questa dimensione eurasiatica perdura fino ai giorni nostri, sotto la guida di Putin, quando nel paese è tornato a consolidarsi un sistema incentrato sullo statalismo e sull'accentramento del potere nelle mani del presidente, riprendendo in un contesto politico del tutto nuovo la tradizione autocratica risalente almeno a Ivan IV, il Terribile. In un accurato e appassionante volume, Ferrari ricostruisce la storia della grande potenza russa attraverso gli elementi che ne hanno forgiato l'identità, ponendo particolare attenzione all'aspetto autocratico della sfera politica, frutto non solo dell'eredità bizantina, ma anche di quella mongola; alla natura multietnica del paese, tanto nell'epoca zarista quanto in quella sovietica; e infine alla politica neo-imperiale della Russia odierna e alla sua collaborazione con la Cina all'interno del progetto di una Grande Eurasia in opposizione all'egemonia occidentale.
23,00

Giovanni. Il discepolo che Gesù amava

Giovanni. Il discepolo che Gesù amava

Giulio Busi

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 156

Il Vangelo di Giovanni è il più colto dei Vangeli ma anche il meno affidabile dal punto di vista storico. È questa un'opinione antica, diffusa, tenace. Ed è però un'opinione profondamente falsa.
20,00

Il mito dei Borbone. Il Regno delle Due Sicilie tra realtà e invenzione

Il mito dei Borbone. Il Regno delle Due Sicilie tra realtà e invenzione

Andrea Mammone

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 192

Negli ultimi anni, la memoria collettiva dell'Unità d'Italia è stata messa in discussione e si sono moltiplicate le controstorie sul Risorgimento, in particolare da parte del movimento neoborbonico. Una rilettura della storia che vede nella spedizione garibaldina e nell'annessione del Regno delle Due Sicilie una vera e propria conquista coloniale da parte di un potere straniero, con tutte le conseguenze di violenza e subordinazione. I neoborbonici sostengono che i sabaudi avrebbero depredato il Meridione, impoverendolo a vantaggio del Settentrione, causando arretratezza culturale ed emigrazione di massa e lasciandolo in una condizione di inferiorità economica e sociale. Secondo questa fantasiosa interpretazione del passato, il più grande complesso siderurgico della Calabria sarebbe stato volutamente lasciato decadere per favorire l'industria settentrionale; le riserve auree dei Borbone e il sistema bancario del regno sarebbero stati depredati per riempire le casse sabaude. Una visione che considera i briganti come eroi resistenti, l'assedio di Gaeta come un evento da mitizzare, promuove giornate del ricordo per le vittime borboniche ma dimentica i tantissimi patrioti meridionali che si sono battuti per un'Italia unita. Attraverso un'appassionata e documentata analisi, lo storico Andrea Mammone esamina le numerose narrazioni antirisorgimentali e ne mette in luce le distorsioni, dissezionando il mito che le accompagna, raccontando le contraddizioni e la realtà del Regno delle due Sicilie e ripercorrendo i fatti ignorati dalla galassia revisionista. Partendo dal presupposto che il fenomeno del neoborbonismo è indissolubilmente legato alle attuali condizioni economiche e politiche. Perché l'abbandono del Sud è reale, e alimenta «il fascino di una narrazione che, in linea con le tendenze populiste odierne, e sfruttando alcune paure e malumori popolari, spinge al vittimismo e scarica le responsabilità su un nemico (immaginario o reale), offrendo soluzioni facili a problemi complessi».
20,00

Il fronte segreto. Gli Alleati, la Resistenza europea e le origini della Guerra Fredda 1939-1945

Il fronte segreto. Gli Alleati, la Resistenza europea e le origini della Guerra Fredda 1939-1945

Tommaso Piffer

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 420

Durante la seconda guerra mondiale, mentre infuriava la battaglia tra gli Alleati e la Germania nazista, alle spalle del fronte si combatteva un altro conflitto altrettanto cruciale: quello per il futuro dell'Europa. Un conflitto fatto di operazioni speciali, guerriglia partigiana e intelligence. Un fronte segreto che vide inglesi, americani e sovietici sostenere, finanziare e tentare di dirigere i movimenti di resistenza che contendevano ai nazifascisti il controllo dell'Europa occupata. Per raggiungere i propri obiettivi gli inglesi crearono lo Special Operations Executive (SOE) e gli americani l'Office of Strategic Services (OSS). Mentre l'Unione Sovietica, che inizialmente aveva collaborato con la Germania di Hitler nella repressione della resistenza, dopo l'invasione tedesca del 1941 divenne il quartier generale politico, morale e in certi casi militare di uno degli attori fondamentali della resistenza antinazista: i partiti comunisti europei. Per Londra, Washington e Mosca la sfida però non era solo militare, ma anche politica. I boschi e le montagne dove i partigiani combatterono diventarono, per gli Alleati, i campi di battaglia di una guerra per procura per forgiare l'Europa che sarebbe sorta dalle ceneri del conflitto. Eppure, questa pagina di storia finora è stata raccontata per lo più in un'ottica di tipo nazionale, mai come una storia europea. Il ricco e ben documentato volume di Tommaso Piffer integra per la prima volta in un'unica narrazione la storia dei tre Alleati e quella dei movimenti partigiani europei, con particolare attenzione agli aspetti delle relazioni politiche e all'allestimento delle operazioni segrete sul campo, fornendo una finestra preziosa attraverso la quale guardare in modo diverso al conflitto mondiale nella sua interezza. Un'inedita lettura che getta nuova luce sull'impatto che quelle dinamiche ebbero sulle divisioni politiche e ideologiche del dopoguerra e sulle origini della guerra fredda.
28,00

Matteotti e Mussolini. Vite parallele. Dal socialismo al delitto politico

Matteotti e Mussolini. Vite parallele. Dal socialismo al delitto politico

Mimmo Franzinelli

Libro: Libro rilegato

editore: Mondadori

anno edizione: 2024

pagine: 480

A un secolo dal delitto Matteotti, il ricordo del deputato socialista rischia di rimanere confinato alle terribili modalità della sua morte, che hanno fatto di lui un'icona del martirio. A ciò si è aggiunta l'evocazione di una poco convincente pista affaristica sulle ragioni dell'omicidio, che in realtà fu la risposta di Mussolini all'intollerabile sfida di quel tenace e inflessibile avversario che in Parlamento lo contrastava efficacemente. È dunque rimasto trascurato e poco conosciuto il vero Matteotti: il politico animato da un intransigente progetto riformista, il coerente assertore di una lungimirante visione internazionalista, il leader che si espone anche per i tanti compagni defilatisi quando la lotta diviene senza risparmio di colpi. Questo libro, frutto di una lunga ricerca su documentazione d'epoca, ricostruisce fin nei dettagli la figura di Giacomo Matteotti nella dimensione famigliare, nell'affermazione sulla scena nazionale quale implacabile oppositore dell'illegalismo fascista e – prima ancora – del massimalismo socialista. Ma non solo. In parallelo, quasi in un gioco di specchi, il volume illustra i significativi intrecci personali e politici con l'itinerario di Benito Mussolini, dall'iniziale collocazione in area socialista e dalle comuni pulsioni antimilitariste, e poi nelle diversificazioni dinanzi alla Grande Guerra, con una contrapposizione costante e irreversibile sino al tragico epilogo. La ricostruzione di Franzinelli va ben oltre l'arco temporale della vita di Matteotti: segue infatti le tracce degli assassini, approfondisce personalità e ruolo di esecutori e complici, individua i solerti depistatori ed esamina la (momentanea) disgregazione del blocco mussoliniano provocata dallo sdegno per il delitto, spiega le modalità di superamento della più grave crisi politica del Ventennio, svela le mistificazioni del processo alla «Ceka del Viminale» e porta alla luce il persistente legame tra il duce e il gruppo criminale cui commissionò l'eliminazione di quel suo nemico giurato. Un testo documentato e avvincente, che si leva al di sopra dei cliché sulla tragica fine del deputato socialista e dal quale emergono le variegate sfaccettature della personalità di Giacomo Matteotti, un politico che guardava all'avvenire e il cui insegnamento conserva aspetti di persistente attualità.
25,00

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