Neri Pozza: Biblioteca
La terra promessa
Erich Maria Remarque
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2019
pagine: 463
"La terra promessa" è l'ultimo romanzo di Erich Maria Remarque, l'opera a cui lavorò fino alla sua morte, avvenuta nel 1970, e che non ebbe perciò il tempo di terminare. Come tuttavia scrive Maurizio Serra nello scritto che accompagna questa edizione, «l'incompiutezza di quest'opera ne illumina la tormentata grandezza». Romanzo di formazione, alla stregua del "Wilhelm Meister" di Goethe che Remarque aveva sempre sul tavolino, il libro narra dell'esilio di Ludwig Sommer dalla Germania nazista e del suo impossibile approdo, negli Stati Uniti, all'autentica terra promessa. A New York, mentre i suoi compagni d'emigrazione, gli Emigranten rifugiatisi nel fatiscente hotel Rausch, sono preda di ripicche, delazioni e ambizioni frustrate, Sommer diventa un ricco e stimato mercante d'arte, capace di conquistare il cuore di Maria Fiola, un'enigmatica giovane donna dall'«eleganza severa, quasi pericolosa». La trasformazione, però, è soltanto esteriore. In quella città senza passato, fatta di pietra, cemento e asfalto, dove dall'alto non si scorgono passanti, ma soltanto semafori e file d'automobili, la vita dell'esule Sommer scorre come in un sogno in cui tutto ciò che accade, persino l'amore, è accolto sotto lo stigma dell'estraneità. Basta però una visita a Yorkville, il quartiere tedesco sull'Ottantaseiesima Strada, in compagnia di Maria Fiola, perché l'atmosfera quieta, quel miscuglio di tradizione, asettica cordialità e acritica obbedienza ridestino in Sommer il ricordo crudele del passato, dei campi di concentramento in cui i gerani fiorivano davanti alle baracche della morte e la domenica l'orchestra suonava mentre i deportati venivano frustati a sangue o impiccati lentamente. E allora riaffiora nella sua mente il pensiero che lo tormenta dalla fuga dalla Germania, l'idea che niente possa andare avanti, niente possa realmente accadere finché gli assassini non abbiano pagato con la vita gli orrendi crimini commessi. Come tutti gli eroi di Remarque, anche Ludwig Sommer si trascina così dietro «un conto da regolare con il male» (Maurizio Serra).
Storie di animali e altre persone di famiglia
Gerald Durrell
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2019
pagine: 172
«Queste storie sono vere, o, per essere rigorosamente esatti, alcune sono vere, mentre altre hanno un nocciolo di verità e un contorno di fantasia»: così Durrell in apertura a questo libro che, caratterizzato dall'inconfondibile e frequente ricorso all'ironia che pervade tutta la sua opera, narra delle sue più bizzarre avventure. Come quando, vagabondando nei boschi della regione francese del Périgord, si imbatte in Esmeralda, una singolare scrofa «pura come una vergine» che non emana, come si potrebbe supporre, l'odore caratteristico dei maiali, ma un profumo delicato e fragrante capace di evocare campi primaverili fiammeggianti di fiori. O quando, costretto dalla vanesia fidanzata Ursula, si ritrova a dividere una camera nel lussuoso albergo Claridge con l'insopportabile pappagallo Mosè, un pennuto che parla perfettamente, anche se è più sboccato di un marinaio. Bizzarre avventure, che non riguardano soltanto gli animali prediletti. Ecco, infatti, una giovane suora, al centro di una cause célèbre, che «per grazia divina» sparge il terrore tra i croupier del Casinò di Montecarlo, vincendo una mano dietro l'altra grazie alla sua fortuna prodigiosa; ecco un ex boia che, dopo aver trovato rifugio in Paraguay, ogni sera intrattiene conversazioni immaginarie con le sue vittime, riunite attorno a un tavolo per farsi beffe di lui; e, ancora, un capitano di nave scandinavo che, con impeccabile garbo, conduce undici anziane signore australiane nel loro primissimo viaggio verso l'Europa, salvo poi lasciarci le penne.
Benedetto sia il ladro
Alan Wall
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2019
pagine: 253
Nato e cresciuto negli Stati Uniti, all'età di undici anni Thomas Lynch viene spedito dalla madre e dal patrigno alla scuola Robert Southwell, in Inghilterra, come suo padre prima di lui. Del padre, che non ha mai conosciuto, Thomas sa poco e niente, se non che ha trovato la morte nell'esplosione del dirigibile Hindenburg, nel 1937. Fin dal primo giorno a Southwell, grigia scuola cattolica immersa nel gelo sferzante della brughiera, Thomas capisce che non avrà vita facile: gli inverni sono oltremodo rigidi, gli insegnanti non lesinano punizioni corporali e gli altri studenti si fanno beffe di lui e del suo accento yankee. La salvezza, per il giovane, è quella di essere preso sotto l'ala protettrice del dottor Grimshaw, il preside, un uomo dai modi spigolosi ma di grande erudizione. Con il passare del tempo, Grimshaw diventa una figura paterna per Thomas: gli apre le porte della sua casa e del suo sapere e lo introduce nella misteriosa Delaquay Society, una setta di collezionisti delle opere di Alfred Delaquay, enigmatico illustratore del XIX secolo, tanto geniale quanto oscuro e perverso. Le condizioni per appartenere alla società sono poche, ma rigorose: i libri illustrati a mano da Delaquay, spesso esistenti in una sola edizione, non possono essere venduti o barattati, ma solo scambiati con un'altra edizione della Delaquay Society. Ed è severamente proibito riprodurli. Giorno dopo giorno, con sempre maggiore intensità, Thomas viene preso da una sordida ossessione per l'opera di Delaquay, fino a trasgredire le ferree regole imposte dalla setta. La sua bravura nell'imitare le opere dell'artista, infatti, lo porterà a violare tutti i principi a cui ha aderito, gettandolo nell'ignominia e nella disgrazia, ma permettendogli di scoprire i segreti nascosti nel passato della sua famiglia.
Pseudo
Romain Gary
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2019
pagine: 175
Terza opera, dopo "Mio caro pitone" e dopo "La vita davanti a sé", firmata da Romain Gary con lo pseudonimo Émile Ajar, "Pseudo" apparve per la prima volta nel 1976, un anno dopo la vittoria al Goncourt del romanzo che ha per indimenticabile protagonista Momo, il ragazzo della banlieue di Belleville. Gary aveva già contribuito a rendere verosimile la sua beffa - aveva già vinto il Goncourt nel 1956 con "Le radici del cielo" e il regolamento del concorso non gli consentiva una seconda vittoria - convincendo Paul Pavlowitch, giovane figlio di una cugina, a impersonare Émile Ajar. Pavlowitch si immedesimò talmente nel ruolo da interpretarlo alla luce del sole, rilasciando interviste, «arrivando persino a occupare un posto da editor presso Mercure de France - la casa editrice delle opere di Ajar - e disperdendo (apparentemente) le nubi del mistero» (Sandra Petrignani). Quando qualche giornalista scoprì la sua parentela con Romain Gary, il vero autore della Vita davanti a sé non si scompose. Decise un azzardo più grande. Scrisse e pubblicò, sempre sotto l'identità di Ajar, questo libro in cui inventò uno zio violento, tirannico e manipolatore che gli somigliava: Tonton Macoute. L'azzardo venne ricompensato. Tutti i critici lo riconobbero nel personaggio di Tonton Macoute. A nessuno, però, venne in mente che Romain Gary potesse essere Émile Ajar. Alla pubblicazione dell'opera, il recensore dell'Express parlò, anzi, di «un libro vomitato frettolosamente da un giovane scrittore diventato famoso e montatosi la testa». In realtà "Pseudo", cui Gary aveva lavorato da quando aveva vent'anni, è uno straordinario libro sui meandri della creazione letteraria e, in virtù di questo, una delle opere maggiori dell'autore della "Vita davanti a sé". «Nell'andamento tumultuoso di monologhi, flussi di coscienza e stili, registri e personaggi presi dalla realtà e trasfigurati» (Riccardo Fedriga), Romain Gary appronta in queste pagine la sua «difesa Ajar», la difesa di uno pseudonimo che è, ad un tempo, la difesa della letteratura come aperta dissimulazione della realtà. Come ebbe a scrivere nel suo libro-testamento pubblicato postumo, "Vita e morte di Émile Ajar", «in Pseudo (...) ogni cosa è romanzo». Persino il suo autore.
Domani andrà meglio
Betty Smith
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2019
pagine: 313
«Dove si può trovare un luogo più freddo e solitario di una via di Brooklyn il sabato sera?» Sul finire degli anni Quaranta, Margy Shannon cammina per le vie gelide dell'estremità meridionale di Long Island, dove da un secolo e mezzo sbarcano e si accampano i migranti di mezzo mondo: irlandesi, polacchi, italiani... Non è usuale che una ragazza di diciassette anni passeggi sola per strada, in una fredda sera di gennaio. Margy, però, non è una ragazza qualsiasi, è una giovane donna indipendente. Ha lasciato la scuola a sedici anni per trovare un lavoro e avere quel gruzzolo necessario a poter immaginare la propria via nel mondo. Da qualche tempo è lettrice della corrispondenza alla Società di Spedizioni Thomson-Jonson, che ha gli uffici e i magazzini vicino ai docks di Brooklyn, a un'ora di tram da casa sua. Tuttavia a Margy non interessa l'indipendenza puramente materiale. Quello che le sta davvero a cuore è sfuggire all'opprimente Flo, sua madre, una donna fredda e severa che, con le sue continue lamentele, ha avvelenato la vita sua e di suo padre. Mr. Prentiss, il suo principale, la tratta con il garbo e il riguardo propri di un uomo colto e gentile. Quando si toglie gli occhiali prende persino un'aria giovanile che turba non poco la ragazza. Ma Margie sa che lei e Mr. Prentiss sono come due "navi che passano nella notte". Una segretaria - dice a se stessa - che sposi il datore di lavoro è un sogno romantico impossibile nella realtà. Cresciuta imparando ad accettare le cose così come sono e a trarne sempre il meglio, Margy accetta la proposta di matrimonio di Frankie Malone, un ragazzo irlandese bruno e scontroso. Certo, non prova quel palpito di cui si parla nei romanzi. Ma chi ha stabilito che sia questa la strada per la felicità? Chi può dire che con Frankie Xavier Malone, commesso ambizioso e pieno di speranze in una piccola società di Wall Street, domani non andrà meglio? Pubblicato per la prima volta nel 1947, dopo il considerevole successo di "Un albero cresce a Brooklyn", "Domani andrà meglio" è uno struggente romanzo che mostra come il desiderio di riscatto sia capace di piegare ogni condizione, per quanto misera possa essere
Jakob il bugiardo
Jurek Becker
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2019
pagine: 269
1945. In un piccolo ghetto ebraico della Polonia occupata dalle truppe naziste la vita si trascina tra infiniti stenti. Jakob Heym, proprietario di un caffè chiuso da tempo, si aggira smarrito tra le botteghe abbandonate dagli ebrei che hanno trovato riparo all'estero o non sono riusciti a scampare alla tragica sorte dei campi di sterminio. Un giorno, per non aver rispettato il coprifuoco, si ritrova negli uffici del comando dell'«amministrazione tedesca» dove, in attesa dell'ufficiale di picchetto, gli capita di ascoltare una radio. Tra fatti di scarso rilievo su un quartier generale nazista, lo speaker ad un certo punto annuncia che le truppe tedesche hanno «eroicamente» respinto «l'attacco bolscevico a venti chilometri da Bezanika». Bezanika... un paese non a due passi, ma nemmeno tanto lontano. Come comunicare agli altri una simile notizia? Dire: Rallegratevi fratelli, impazzite di gioia, i russi sono giunti a venti chilometri da Bezanika? E annunciare di aver sentito il tutto al comando nazista, col rischio di passare per una spia? Jakob Heym sceglie un'altra via, la via della menzogna, utile in circostanze in cui non esistono altre strade. «Ho una radio», dice all'amico Mischa annunciandogli la lieta novella dei russi a quattrocento chilometri dal ghetto. La notizia si diffonde in un baleno. Perfino i bambini, nel ghetto, vengono a conoscenza del grande segreto. La gente si presenta da Jakob, dal possessore di radio Heym, per apprendere ogni dettaglio della liberazione in arrivo. E Jakob fa trapelare finti bollettini di guerra, inventa avvenimenti e situazioni incoraggianti, perché la speranza rinasca e il ghetto si rianimi. Pubblicato per la prima volta nel 1968, e da allora una delle opere più imporranti sulla Shoah, oggetto anche di una fortunata trasposizione cinernarografica con Robin Williams nei panni di Heym, "Jakob il bugiardo" mostra come la letteratura, non rinunciando a nessuno dei suoi registri, persino a quello della commedia, possa restituire, più di mille saggi e trattati, il senso autentico di una delle più immani tragedie delle Storia.
La trilogia dei filosofi: La cura Schopenhauer-Le lacrime di Nietzsche-Il problema Spinoza
Irvin D. Yalom
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 1368
Il confanetto contiene i tre romanzi di Irvin D. Yalom: Le lacrime di Nietzsche, La cura Schopenhauer, Il problema Spinoza.
Shakespeare and Company
Sylvia Beach
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 282
Il 19 novembre del 1919 apre i battenti la libreria parigina più famosa al mondo: la Shakespeare and Company. Nelle vetrine fanno bella mostra di sé le opere di Chaucer, di T.S. Eliot e di Joyce mentre alle pareti sono appesi i disegni di Blake, i ritratti di Whitman e Poe e due fotografie di Oscar Wilde in brache di velluto. A dare vita a tutto questo è l'americana Sylvia Beach, un uccellino di donna che fuma come un turco e che sognava di aprire una libreria francese a New York, prima che l'amicizia con Adrienne Monnier la spingesse a dare vita a una libreria inglese a Parigi. André Maurois è uno dei primi a fare gli auguri alla neonata libreria, portando una copia del suo piccolo capolavoro appena pubblicato: "Les silences du Colonel Bramble". Ezra Pound, fuggito dall'Inghilterra con la moglie Dorothy, si offre di riparare una sedia e diventa un cliente abituale. E ovviamente non può mancare il punto di riferimento degli americani a Parigi, Gertrude Stein, con l'inseparabile Alice B. Toklas. Shakespeare and Company diventa presto una tappa imprescindibile per tutti quei pellegrini degli anni Venti che attraversano l'oceano e si stabiliscono a Parigi, creando una colonia americana sulla Rive Gauche. Ma anche per coloro che, non potendo permettersi l'acquisto di volumi importati, si accontentano di prenderli in prestito. La tessera per abbonarsi vale, per gli scrittori dalle speranze in boccio, quanto un passaporto e, benché la regola dica che non si possono ritirare più di uno o due libri alla volta, Hemingway la infrange spesso portandosene via una mezza dozzina, e Joyce ne prende delle sporte intere, riportandoli dopo anni. Ed è proprio a Joyce, e alla pubblicazione di "Ulysses", che è legato uno dei capitoli più interessanti della Shakespeare and Company. Nell'estate del 1920, quando la libreria non conta ancora un anno di vita, in Inghilterra Harriet Weaver, pioniera joyciana e direttrice della rivista YEgoist, ha già combattuto e perso la sua battaglia per l'"Ulysses". Nessuno vuole assumersi il rischio di pubblicarlo, «Al solo sentire il nome di Joyce i tipografi inglesi scappavano come il diavolo davanti all'acqua santa», temendo conseguenze penali. Solo una persona, intuendo l'alto valore letterario di quello che è destinato a diventare uno dei capolavori indiscussi del Novecento, è disposta a rischiare il tutto e per tutto per darlo alle stampe: Sylvia Beach. Testimonianza di prima mano della libreria più famosa e culturalmente più importante del mondo, "Shakespeare and Company" è un libro pieno di aneddoti e di retroscena sulla vita di celebri scrittori della Parigi degli anni Venti e Trenta. Prefazione di Livia Manera.
Addio Gary Cooper
Romain Gary
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2018
pagine: 253
Lenny è un vero vagabondo delle nevi, uno ski bum, come li chiamano. Conosce dei posti sulle Alpi dove la neve è incredibilmente luminosa e pura. Posti vuoti pieni di vita vera. Come ogni ski bum, autentici avventurieri dello spirito, fugge di continuo e ha nello sguardo l'espressione avida e inquieta di quelli che vivono soltanto per qualcosa che non c'è, che è sempre più in alto... verso le nevi perenni. Lenny è americano, uno di quegli americani che non si curano della guerra del Vietnam, tranne quando si tratta di non andarci. È alto un metro e ottantotto, è biondo e gli hanno detto più volte che assomiglia a Gary Cooper da giovane. Ha persino una foto dell'attore, che guarda spesso. I ragazzi a casa di Bug Moran - un eccentrico milionario che raccatta nel suo lussuoso chalet sbandati di ogni genere - ci scherzano su. Gary Cooper è finito, dicono. Finita la storia dell'americano che è contro i cattivi, fa trionfare la giustizia e alla fine vince sempre. Addio, America. Addio, Gary Cooper. Lenny, però, non si turba più di tanto, lui non ha la minima voglia di essere qualcuno, e ancor meno di essere qualcosa. Il suo solo problema è guadagnarsi la pagnotta, ora che la piena stagione è alle spalle. Gli skilehrer, gli istruttori di sci locali, gli rendono la vita difficile poiché detestano gli ski bum come lui che, con la loro aura di avventura e disperazione, piacciono alle donne. Così Lenny è costretto a scendere a valle, ad arrischiarsi nel cosiddetto mondo civile, dove lo attendono avventure picaresche e l'incontro fatale con Jess, la bella figlia di un diplomatico che scrive romanzi, parla correntemente cinque lingue, conosce un po' di ebraico e di swahili e ha il fisico e la sensualità di una spogliarellista del Bataclan. Pubblicato per la prima volta in inglese nel 1965 col titolo "The Ski Bum", "Addio Gary Cooper" è una delle opere di Romain Gary in cui il desiderio di assoluto e di autenticità della gioventù si misura con le miserie e i paradossi dell'epoca che, negli anni Sessanta, annunciò l'avvento della società del benessere.
Guida degli smarriti
Jean D'Ormesson
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2017
pagine: 160
Nel 1190 Moshe ben Maimon, noto come Mose Maimonide ai dotti del suo tempo, filosofo, rabbino e talmudista nella Cordova musulmana, scrisse in arabo "La guida degli smarriti" ("La guida dei perplessi", secondo un'altra traduzione del titolo). Nella città spagnola, retta dal tollerante Califfato degli Almoravidi, l'opera ebbe un'immediata fortuna e, insieme con altri trattati del talmudista, fece di Maimonide il più onorato e rispettato filosofo ebreo del Medioevo. Jean d'Ormesson ha preso in prestito il titolo del pensatore di Cordova per questo suo manualetto a uso degli smarriti della nostra epoca. Benché sia sempre possibile scovare segrete affinità tra le epoche, i quasi mille anni trascorsi dal tempo di Maimonide - e di Filippo Augusto, di san Francesco d'Assisi, dell'imperatore Federico II e di Saladino —, impediscono naturalmente qualsiasi comparazione tra le «anime smarrite» di Moshe ben Maimon e quelle odierne di Jean d'Ormesson. È tuttavia certo che oggi non siamo affatto immuni dal disorientamento. «Oggi come ieri siamo tutti degli smarriti», non fosse altro che «i motivi e il senso del nostro passaggio su questo pianeta che chiamiamo Terra ci restano del tutto oscuri». Nulla di meglio, perciò, che affidarsi alle massime e ai precetti dell'autore di "A Dio piacendo", un uomo e uno scrittore che ha attraversato le tragedie e i furori di un secolo senza rinunciare mai alla grazia e alla levità del pensiero.
Gli aquiloni
Romain Gary
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2017
pagine: 336
È un giorno d'ombra e sole degli anni Trenta quando, dopo essersi rimpinzato e assopito sotto i rami di una capanna, Ludo scorge per la prima volta Lila, una ragazzina biondissima che lo guarda severamente da sotto il cappello di paglia. Ludo vive a Cléry, in Normandia, con suo zio Ambroise, «postino rurale» tornato pacifista dalla Grande guerra e con una inusitata passione: costruire aquiloni. Non è un costruttore qualunque. Da quando la "Gazette" di Honfleur ha ironicamente scritto che gli aquiloni dell'«eccentrico postino» avrebbero reso famosa Cléry «come i pizzi hanno costituito la gloria di Valenciennes, la porcellana quella di Limoges e le caramelle alla menta quella di Cambrai», Ambroise è divenuto una celebrità. Belle dame e bei signori accorrono in auto da Parigi per assistere alle acrobazie dei suoi aquiloni, sgargianti strizzatine d'occhio che il vecchio normanno lancia in cielo. Anche Lila vive in Normandia, benché soltanto in estate. Suo padre non è, però, un «postino spostato». È Stanislas de Bronicki, esponente di una delle quattro o cinque grandi dinastie aristocratiche della Polonia, detto Stas dagli amici dei circoli di giocatori e dei campi di corse. Un finanziere che guadagna e perde fortune in Borsa con una tale rapidità che nessuno potrebbe dire con certezza se sia ricco o rovinato. L'incontro infantile con Lila diventa per Ludo una promessa d'amore che la vita deve mantenere. Il romanzo è la storia di questa promessa, o dell'ostinata fede di Ludo in quell'incontro fatale. Una fede che non viene meno nemmeno nei drammatici anni dell'invasione tedesca della Polonia, in cui Lila e la sua famiglia scompaiono, e Ludo si unisce alla Resistenza per salvare il suo villaggio dai nazisti, proteggere i suoi cari e ritrovare la ragazzina biondissima che lo guardava severamente da sotto un cappello di paglia.
Il libro degli amici
Elio Pecora
Libro: Copertina morbida
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2017
pagine: 142
Il folto gruppo di prosatori e di poeti che abitano le pagine di questo libro - da Elsa Morante ad Amelia Rosselli, da Aldo Palazzeschi ad Alberto Moravia, da Paola Masino a Paolo Volponi, da Dario Bellezza a Rodolfo Wilcock, e tanti altri fra musicisti, pittori, attori, registi, galleristi - sono gli amici di cui l'autore, fra amabile e ironico, fra malinconico e divertito, racconta le giornate e gli incontri. Fanno parte di una società che include e accoglie i «chiamati» e gli «eletti», la cui singolarità consiste soprattutto nella certezza di un'appartenenza difficile, ma instancabilmente cercata. Fra loro hanno la meglio la confidenza e gli umori, la reciproca attenzione e la non infrequente spietatezza. E non s'aggirano sulle terrazze romane inventate dal cinema e suggerite dalle cronache, ma nel recinto della familiarità e degli affetti. Siamo negli anni che vanno dalla metà dei Sessanta alla fine degli Ottanta, quando Roma va esaurendo gli entusiasmi succeduti alla Ricostruzione e resistiti alla Prima Repubblica. Sono gli anni in cui la città pullula di cinema d'essai e di teatri d'avanguardia, di librerie affollate e dove, nelle strade e nelle piazze del Centro, ancora è dato godere di vasti silenzi e di straordinarie apparizioni: De Chirico sulla porta del Caffè Greco, i Torlonia a cavallo che scendono da Villa Borghese, Fellini che traversa piazza di Spagna, Ingrid Bergmann che scivola via sui lunghi piedi. Non è assente in queste pagine il dolore: la morte di Pasolini, più tardi il suicidio della Rosselli, e un'altra Roma annientata dal rumore, ammutita da un'incompresa estraneità. Non la nostalgia né l'elogio muovono la narrazione, piuttosto il bisogno di consegnare di quel tempo ormai remoto una ancora viva memoria.