Neri Pozza: Biblioteca
Le venti giornate di Torino. Inchiesta di fine secolo
Giorgio De Maria
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2024
pagine: 160
Le venti giornate di Torino erano iniziate a luglio, in un’estate terribilmente afosa: siccità, insonnia collettiva, cittadini che vagavano come fantasmi per le strade del centro storico, grida misteriose, statue che sembravano aver preso vita e una orribile catena di omicidi. Poi tutto era finito, all’improvviso, e nessuno aveva più voluto parlare di quella storia. Dieci anni dopo, un anonimo investigatore dilettante decide di scrivere un libro su quella vicenda. Perché l’insonnia di massa? Chi erano, e da dove venivano, le mostruose figure di cui troppe testimonianze raccontano? E soprattutto, che nesso c’era tra quanto accadde e la biblioteca aperta presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza? Una biblioteca assai strana, dove si trovavano solo gli scritti di privati cittadini, che rivelavano i propri pensieri più intimi e profondi, molto spesso terribili, e li mettevano in condivisione con altri cittadini come loro. Ben presto il protagonista si renderà conto che quella stagione crudele si è conclusa solo in apparenza, e che le forze oscure che avevano scatenato quei giorni di violenza cieca sono ancora presenti, vigili, minacciose. Pubblicato nel 1977, "Le venti giornate di Torino" è un romanzo inquietante, profetico in modo inspiegabile, principale opera di un autore che a questo libro ha legato il suo destino. Sostanzialmente ignorato dal grande pubblico ma adottato da una piccola comunità di lettori, a partire dal 2017 è stato ripubblicato in Italia e per la prima volta anche negli Stati Uniti e in Francia.
Maria Gudice. Vita folle e generosa di una pasionaria socialista
Maria Rosa Cutrufelli
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2024
pagine: 160
Maestra, sindacalista, dirigente di partito, pacifista, militante antifascista, giornalista, appassionata lettrice. Nella personalità indomita di Maria Giudice – ingiustamente nota oggi solo per essere stata la madre intransigente di Goliarda Sapienza – convivono molte anime e altrettante passioni, e a tutte si è dedicata mostrando fin da giovanissima uno spirito eclettico e in anticipo sul suo tempo. Nata nella campagna lombarda nel 1880, Maria apprende dal padre l’importanza morale dell’azione politica e dalla madre la forza straordinaria della parola scritta, due forme di pensiero e di vita che in lei saranno sempre radicate e inestricabili. Maria non si fa mai scoraggiare, in anni in cui anche solo per imparare a leggere e scrivere occorre una forza di volontà straordinaria per una bambina: fin da subito è chiara in lei l’idea della cultura come strada verso l’emancipazione, via di fuga dalla subalternità cui sono costrette le donne dall’inizio dei tempi. Attraverso istantanee folgoranti della sua storia – gli articoli per il voto alle donne, sulla condizione delle filatrici e delle bambine impiegate nelle fornaci, l’incitamento allo sciopero contro la Grande Guerra dal balcone della Camera del Lavoro di Torino, l’esilio in Svizzera, il carcere, la maternità – Maria Rosa Cutrufelli cattura il passato per restituirci un’interpretazione del presente e, come in un gioco di specchi, ci racconta di un secolo breve ma infinito. E della battaglia di una donna che è tutte le donne che prima e dopo di lei hanno lottato per affermare il proprio diritto a esistere.
Se una mattina d'estate un bambino
Roberto Cotroneo
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2024
pagine: 176
Sono passati trent’anni dalla prima edizione di questo libro. A quel tempo ero un critico letterario e lavoravo all’Espresso. L’editore mi chiese di scrivere qualcosa sui libri che mi avevano formato. Di fatto un saggio sulla letteratura. Mio figlio Francesco aveva due anni, e il suo gioco preferito era provare ad arrampicarsi sulle librerie di casa, che occupavano tutte le pareti possibili. Così ho pensato che potevo scrivere una lettera per lui, in modo che potesse poi arrampicarsi meglio, raggiungendo anche i libri più inaccessibili. E così, una mattina d’estate, ho incominciato la mia lettera in uno stabilimento balneare del Salento, pieno di bambini che gridavano, si facevano gonfiare i materassini, e costruivano castelli di sabbia. Gli stessi che troviamo nei grandi romanzi. Ho pensato: bene, ho cinque libri da raccontare, ognuno è un tema dell’esistenza. L’isola del tesoro è l’inquietudine, Il giovane Holden è la tenerezza, le poesie di T.S. Eliot sono la passione, Il soccombente di Thomas Bernhard il talento, e infine arriva Jorge Luis Borges, e spiega a tutti perché i libri sono della materia di cui è fatto l’universo. Il libro ha un bel successo, per anni resta in libreria: in Italia come in Francia, e in Germania, in Portogallo, negli Stati Uniti. In Spagna resta nella classifica dei libri più venduti per un anno. Intanto mio figlio Francesco cresce e io pubblico una nuova edizione di questo testo, aggiungendo un capitolo sulle Lezioni americane di Italo Calvino. Per chiudere il cerchio. Di tanto in tanto in questi anni mi è capitato di rileggerne delle pagine. E ogni volta mi rendono felice. C’è quasi un incanto in queste righe che oggi credo non sarei più capace di ripetere. Una fiducia verso l’infanzia, quell’infanzia capace di capire tutto, i grandi classici, i grandi poeti, e gli scrittori, per così dire, difficili. Quell’infanzia che ci insegna ed è persino capace di guidarci. Quel mondo bambino che abbiamo perso e che è assai più saggio del mondo adulto che anno dopo anno ci piace sempre meno. Dedico a tutti i lettori, adulti e bambini, questa favola leggera, eppure serissima, dove i libri si parlano tra loro e ci rendono vivi.
Rapsodia delle terre basse
Massimo Bubola
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2024
pagine: 208
Una lunga ballata, un romanzo folk-rock ambientato nella pianura veneta degli anni Cinquanta, dove musicalità e poesia, immaginazione e trama si fondono e danno vita a un’opera composta come un affresco medioevale da un rapsodo cinquantenne, un cavaliere elettrico, con l’amplificatore della sua classicità e della sua eretica gratitudine nei confronti della vita. Massimo Bubola, come un pifferaio magico, aduna una carovana di anime balzane, frutti di un albero che affonda le radici e le sue ruote nei secoli. È «una cultura delle cose riposte» a pulsare. Un alfabeto custodito sotto la cenere, che tuttavia si declina all’interno di una trama sapientemente costruita in forma epica, cioè di racconto collettivo, che tiene perennemente in bilico il lettore tra la visione poetica e la vicenda che si dipana, tra la storia degli uomini e l’incanto.
L'idiota
Fëdor Dostoevskij
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2024
pagine: 880
Due giovani uomini, seduti l’uno di fronte all’altro, con le ginocchia che si toccano, nello spazio limitato di un vagone in corsa. Uno biondo, mite, luminoso; l’altro bruno, cupo, febbricitante. Comincia così, in uno spazio ristretto e in movimento, con due personaggi che si rispecchiano l’uno nell’altro, uno dei testi più misteriosi, inattesi, davvero enigmatici della letteratura mondiale, l’«esperimento» di Dostoevskij, un’opera che disgrega i limiti del romanzo della sua epoca e si proietta in avanti a testa bassa, senza freni, verso la modernità, andando però nel contempo a prendere energia e struttura in un passato letterario antichissimo. «L’idea principale del romanzo è raffigurare un uomo positivamente bello. Al mondo non c’è nulla di più difficile» scriveva Dostoevskij. Il principe Myškin, l’«idiota», diventa dunque una sorta di simbolo vivente capace di evocare la figura di Cristo, l’unica positivamente bella per Dostoevskij, che tuttavia quasi non è nominata nel romanzo, pur pervadendolo. Il mondo in cui si muovono il protagonista, le figure comprimarie e le complesse relazioni d’amore che li intrecciano è privo di ogni salvifica bellezza, è un mondo feroce, che gronda sangue, dove chi è indifeso (Nastas’ja bambina, in balia di un adulto depravato; Aglaja giovanetta, prigioniera di convenzioni sociali che le fanno orrore; persino Rogožin, travolto da una passione priva di limiti), o chi si porta nel cuore la mitezza, la grazia, la compassione, si muove a tentoni, cercando di indovinare le regole della sopravvivenza, sempre fallendo, sino al colpo di coltello finale.
Il pozzo della solitudine
Radclyffe Hall
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2024
pagine: 592
Apparso per la prima volta in Inghilterra nel 1928, attirandosi immediate critiche e richieste di ritiro della pubblicazione per «oscenità», "Il pozzo della solitudine" è una testimonianza di quanto proverbialmente ferisca più la penna che la spada: poco dopo la sua uscita un recensore inglese lo paragonò a «una fiala di acido prussico», che a sua opinione avrebbe fatto meno danni alla gioventù rispetto alla lettura del volume. Quello che le autorità temevano era che il romanzo scatenasse «un’epidemia di omosessualità». L’opera, latamente autobiografica e presto rimossa dalla circolazione, mette infatti in scena il conflitto identitario di una donna della buona società inglese che, facendosi chiamare Stephen Gordon e intraprendendo una relazione con Mary Llewellyn, incontrata a Compiègne durante la Prima guerra mondiale, osa mostrare pubblicamente tutti gli aspetti dell’amore lesbico. Il vero scandalo del "Pozzo della solitudine" risiede nel genere delle due protagoniste nonché nell’ambiguità di Stephen, imprigionata in un corpo femminile che non sente suo. La solitudine del titolo è allora quella a cui i personaggi sono costretti: l’amore fra due donne, per quanto non sanzionato dalla legge, era comunque considerato immorale, e obbligava a una vita da invisibili. Quando l’unica cosa che Stephen, e Radclyffe Hall insieme a lei, vorrebbero rivendicare è un semplice «diritto all’esistenza». Ristampato nel Regno Unito solo nel 1954, "Il pozzo della solitudine" è dunque la storia di una donna coraggiosa alla ricerca, costante e vana, della propria felicità; il racconto di una vita che, oggi come ieri, non smette di interrogare chi legge; la «Bibbia della letteratura lesbica» (The Times).
La legge
Roger Vailland
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 224
In un paesino di una Puglia rurale non più arcaica e non ancora moderna, tutti giocano al gioco della «legge». Nelle osterie, davanti a un bicchiere di vino, la fortuna a carte indica un uomo, un padrone, che avrà il compito e il diritto di dire al resto dei presenti le verità più imbarazzanti e provocatorie, col preciso intento di umiliare e senza che nessuno possa reagire. Un gioco che ambirebbe a ribaltare l’ordine costituito, naturalmente prevaricatore, di cui è l’evidente emanazione. Perché la legge del più forte in paese vige da sempre e in ogni aspetto della vita quotidiana. Don Cesare, il signorotto del luogo, detta la propria, quella di chi vive negli agi attorniato da un corteo di donne fra cui scegliere la sua concubina. Tra queste c’è Marietta, diciassette anni, figlia e nipote di suoi servitori, bella al punto da doversi difendere dalle aggressive attenzioni dei troppi ammiratori. E poi c’è Matteo Brigante, ex sottufficiale di Marina ora ricco contrabbandiere che detta le sue regole all’intera comunità. Ma che va incontro allo scacco nell’istante in cui decide di sedurre Marietta. Sullo sfondo, il coro senza volto dei disoccupati, immobili come grandi meduse sulla piazza in attesa che qualche padrone reclami con violenza anche loro. Apparso nel 1957 e diventato un film con Marcello Mastroianni, Gina Lollobrigida e Yves Montand, La legge dipinge la miseria morale e materiale di certe società patriarcali e, al tempo stesso, la forza sovversiva delle donne, con una capacità di decifrare i meccanismi ancestrali del potere ancora oggi stupefacente.
Lucky Jim
Kingsley Amis
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 320
Jim Dixon, giovane aspirante professore di storia inglese, approda un po’ per caso in un’anonima università delle Midlands. La guerra è finita da poco, il mondo risorto dalle macerie vuole guardare avanti. E davanti al riluttante Jim si dispiega una prospettiva di carriera accademica sotto alcuni punti di vista invidiabile, a patto che lui riesca a superare un insidioso percorso a ostacoli che lo separa dall’agognato posto. La prima difficoltà è mantenere un rapporto decente col suo capo dipartimento, il lunare professor Welch; la seconda, respingere le sgradite avances della collega Margaret, ricattatoria e instabile; la terza, sopravvivere a un fine settimana estremo di canto madrigalistico proprio a casa Welch; la quarta, riuscire a preparare una conferenza sulla «Merrie England»; l’ultima, ma non per importanza, resistere a Christine, la fidanzata immensamente desiderabile del figlio di Welch, l’orrendo Bertrand, che lui strozzerebbe volentieri. Così Jim, con un umorismo non sempre volontario e una tenacia fuori dal comune, cerca di destreggiarsi fra le tribolazioni accademiche e amorose, con l’aiuto di qualche birra per calmare i nervi e la convinzione che siano «infiniti i modi in cui le cose belle sono più belle di quelle brutte». Riuscirà il nostro fortunato eroe a conservare il lavoro e a trovare il suo posto al sole? Apparso nel 1954 e salutato come il segno dell’arrivo di una nuova generazione letteraria, questo classico inglese del dopoguerra «si inscrive a pieno titolo nella tradizione britannica di Waugh, Wodehouse risalendo fino a Dickens, Fielding e alla commedia elisabettiana» (David Lodge). Al centro di questa autentica situation-comedy, ispirata al poeta e amico Philip Larkin, c’è lui, Jim Dixon, straordinario personaggio comico senza tempo, uomo alla deriva in un mondo pretenzioso e irrimediabilmente finto.
I demonî
Fëdor Dostoevskij
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2023
pagine: 912
Pubblicato per la prima volta nel 1873, I demonî, uno dei romanzi che appartengono a pieno titolo al canone della letteratura occidentale, segue di non molti anni alcune opere fondamentali di Dostoevskij quali Memorie dal sottosuolo, che risale al 1864, e L’idiota apparso nel 1869, ed è lontano dal Sosia che il grande scrittore russo diede alle stampe nel 1846, all’età di venticinque anni. Eppure senza quest’opera giovanile, I demonî e le altre opere citate sarebbero davvero impensabili. Ciò che, infatti, svela il protagonista del Sosia – il consigliere titolare Goljadkin che, dopo una notte di tregenda, si imbatte in un altro sé stesso –, la verità che attesta la sua figura, che l’uomo, cioè, è un essere doppio, costantemente capace di essere altro da ciò che è, l’unico in grado di arrivare persino alla negazione di sé stesso, è il pensiero che alimenta i grandi romanzi successivi di Dostoevskij e, in particolare, I demonî. È nota a numerose generazioni di lettori la vicenda narrata nei Demonî: il racconto dell’avvento di uomini nuovi, i demonî del titolo, privi di ogni fondamento e principio; avvento inevitabile dinanzi al quale il vecchio mondo dei cultori del libero pensiero, i «liberali» rappresentati nel romanzo dalle figure di Stepan Trofimovič e di Karmazinov, appare del tutto impotente. Alle anime belle come Trofimovič, e ai letterati prigionieri della loro fatuità come Karmazinov, la verità di Stavrogin resta, infatti, irrimediabilmente oscura. Bellissimo, ricco, fascinoso, intelligente demonio dalla «natura unicamente cerebrale e sterile» (Serena Prina), il terribile protagonista dei Demonî, che in una pagina del romanzo afferma «Di tutto si può discutere all’infinito, ma da me s’è riversata fuori soltanto negazione», annuncia l’epoca in cui tutti i princípi supremi, tutte le sostanze eterne sono miseramente naufragati e il destino del mondo è nelle mani dell’uomo come essere separato, distaccato da tutto ciò che è. In Stavrogin, questo distacco si traduce nella distruzione e nella negazione dell’esistente. In lui, piú che in qualsiasi altro terribile personaggio della letteratura occidentale, si svela il tempo della definitiva fuga degli dèi dal mondo come età del nichilismo e dell’avvento dei demonî. La presente nuova traduzione dal russo di Serena Prina comprende anche il capitolo Da Tichon, il IX e ultimo della seconda parte, che nelle intenzioni di Dostoevskij doveva costituire il perno dell’intera opera e che invece fu soppresso dalla redazione di Rússkij vèstnik, la rivista su cui apparve a puntate. L’edizione integrale del romanzo non vide mai la luce durante la vita dello scrittore.
Arco di Trionfo
Erich Maria Remarque
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2022
pagine: 512
Dietro l’Arc de Triomphe illuminato dai riflettori, un’enorme bandiera rossa, bianca e blu garrisce nel vento. Nel cielo coperto la sua ombra sbiadita e stracciata sembra un pennone a brandelli, sprofondato nelle tenebre sempre più fitte. È il 1938, e a Parigi i segni della catastrofe incombente si percepiscono ovunque, nei volti dei passanti, nei caffè, nei bordelli, nel cuore pulsante di una città che si avvia alla rovina. La Ville Lumière è l’albergo dei rifugiati di mezza Europa, spagnoli, italiani, tedeschi soprattutto. Svolgono i mestieri piú ingrati per vivere, con l’incubo sempre di essere scoperti dagli altri ospiti dell’albergo parigino, le spie dei regimi da cui sono scappati. Ravic lavora in un bordello. Cura le prostitute, ragazze che si danno al mestiere per «premunirsi contro il degrado». A volte esegue operazioni chirurgiche in un ospedale, al posto di medici francesi non in grado di farle. Ravic è infatti un bravo chirurgo tedesco sfuggito alle grinfie della Gestapo e, con l’aiuto di amici, riparato clandestinamente nella capitale francese. Trascorre le sue ore nei bordelli e nei caffè con l’animo di chi è stato privato della patria ed è alimentato soltanto dalla vendetta nei confronti del suo persecutore, Haake, l’uomo della Gestapo. Nei romanzi di Remarque le ragioni del cuore e quelle crudeli della Storia si danno sempre appuntamento, e così accade in "Arco di Trionfo". Ravic incontra Joan Madou, un’attrice dagli occhi grandi e chiari, impietriti in una cupa disperazione, una donna ferita a tal punto dalla vita da desiderare soltanto una cosa: sopravvivere. Pubblicato per la prima volta nel 1946, oggetto nel 1948 di una fortunata trasposizione cinematografica diretta da Lewis Milestone e interpretata da Charles Boyer e Ingrid Bergman, "Arco di Trionfo" è una delle opere più amate di Remarque.
La cucina in valigia
Gaia Servadio
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2022
pagine: 192
La celebre frase di Aby Warburg: «il buon dio si nasconde nel particolare» è perfetta per raccontare questo piccolo libro. Solo che qui è un susseguirsi di particolari, e attorno a questi particolari più che il buon dio c’è il mondo intero, frequentato, cercato, raccontato, alle volte persino ricreato, di Gaia Servadio. Un libro laterale, ufficialmente di ricette di cucina, dalle più semplici a quelle più bizzarre. Ma attorno alla cucina ci sono le storie, attorno al cibo c’è il racconto di una vita, c’è uno sguardo diverso. Gaia Servadio racconta i suoi viaggi, i luoghi che l’hanno colpita, le inchieste che ha condotto per giornali e televisioni, a cominciare dalla BBC. Londra, l’Italia, in particolare la Sicilia («prima dell’arrivo di Dolce & Gabbana»), la Cina, e naturalmente il Medio Oriente, ma in generale un po’ tutto il mondo. L’autrice non dà ricette sulla vita e sull’esistenza, le ricette di questo libro sono proprio vere e servono a preparare una buona cena, o un pranzo. Attraverso gli alimenti sa spargere una leggerezza che contagia il lettore. Una leggerezza di storie, incontri, eventi, che sembra dirci molto più del mondo di tanti libri e di tanti saggi seri e rigorosi. Alla fine, la lettura di queste storie ci conferma ancora una volta, come la vita sia sempre e solo una questione di stile e di misura. «Secondo alcuni la vita è un viaggio. Lo è senz’altro nel mio caso, e in valigia mi porto dietro la cucina. Non una necessità, ma una passione che ha accompagnato la mia storia».
Il sosia
Fëdor Dostoevskij
Libro: Libro in brossura
editore: Neri Pozza
anno edizione: 2022
pagine: 256
È una notte di tregenda a San Pietroburgo, una terribile notte novembrina. Il consigliere titolare Goljadkin avanza a piccoli passi rapidi e minuti. Incurante della neve, dell'aria gravida di ascessi, raffreddori e febbri, vorrebbe fuggire da sé stesso, distruggersi del tutto, ridursi in cenere. In casa di Olsufij Ivanovic, suo benefattore e padre della bella Klara, ha subìto la peggiore delle umiliazioni: è stato messo alla porta come il più spregevole degli esseri umani. Non c'è anima viva in giro, eccetto un passante che, vestito e imbacuccato come il consigliere titolare, sgambetta a passi corti lungo il marciapiede della Fontanka e sparisce poi lontano, procurando a Goljadkin una vaga inquietudine. Il consigliere titolare si affretta allora a raggiungere casa, ma, una volta messo piede nel suo appartamento, una terrificante sorpresa lo aspetta: seduto sul suo letto, il suo conoscente notturno gli fa un cenno amichevole col capo. Goljadkin si accascia al suolo in preda al terrore. L'uomo infatti non è altri che lui stesso, un altro Goljadkin, il suo sosia sotto tutti gli aspetti. Così, con questo espediente carnevalesco comincia quest'opera. Ai contemporanei seguaci della "scuola naturale", quando fu pubblicata per la prima volta nel 1846, apparve in tutto e per tutto come un racconto alla Gogol', in cui il fantastico viene piegato in chiave comico-grottesca. Sbagliavano. Il sosia è lontano dalla dimensione gogoliana della scrittura, poiché annuncia l'essenza stessa, la verità più profonda di tutta l'opera di Dostoevskij: l'idea che l'uomo è un essere fondamentalmente doppio, un vivente capace di essere costantemente altro da ciò che è, l'unico in grado di arrivare persino alla negazione di sé («Di tutto si può discutere all'infinito, ma da me s'è riversata fuori soltanto negazione» afferma Stavrogin nei Demonî). Come scrive Serena Prina nella postfazione a questa edizione, da lei curata e ritradotta dal russo, dell'uomo del sottosuolo, di Raskol'nikov, di Stavrogin, dei Karamazov, di tutti i personaggi che, nell'universo dostoevskiano, sono afflitti da «violente pulsioni contrapposte», Goljadkin rappresenta l'avanguardia, l'«ineludibile punto di partenza dell'esplorazione dei mondi interiori».