Chi saprà dire chi sono, chi saprà raccontare, raccontarmi, la mia unicità? Mentre la filosofia, fin dai tempi di Platone, punta all’universale astratto, la narrazione – incarnata esemplarmente dalla figura femminile di Sheherazade, tessitrice di racconti – si volge al particolare di una storia unica e irripetibile. L’arte delicata della narrazione dona a ogni essere il proprio disegno unitario, la propria “cicogna” – per dirla con Karen Blixen – all’interno di uno spazio che è sempre intersoggettivo, relazionale, esposto allo sguardo e al racconto dell’altro. Il pronome della biografia è il tu. Attraverso le testimonianze di narratori e narratrici, poemi e miti antichi, e richiamando anche le pratiche femministe dei gruppi di autocoscienza, Adriana Cavarero traccia le linee di una “filosofia della narrazione” che, affidata alle donne e all’amore per la vita, si propone come cura per un pensiero maschile da sempre votato all’astratta definizione e alla morte.
Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione
Titolo | Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione |
Autore | Adriana Cavarero |
Collana | Frangenti |
Editore | Castelvecchi |
Formato |
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Pagine | 192 |
Pubblicazione | 03/2022 |
ISBN | 9788832906950 |
€17,50
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