«Questa casta o classe – che sarà meglio detto – vero pandemonio del secolo; personificazione della follia che sta fuori dai manicomi; serbatoio del disordine, della imprevidenza, dello spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini stabiliti; – io l’ho chiamata appunto la Scapigliatura.» Il romanzo si sviluppa entro un breve arco di tempo e raggiunge l’acme nei quattro giorni dell’abortita rivolta milanese del 3-6 febbraio 1853, di matrice mazziniana. Due trame vi si intrecciano essenzialmente: una politico-sociale sull’onda degli ideali di rivoluzione inneggianti alla rivolta, all’opposizione all’Austria, e impregnata di volontarismo generoso e di utopie ribellistiche; e un’altra, più propriamente «narrativa», che riecheggia persino il romanzo noir dell’epoca, ma non tralascia gli spunti umoristici, il «colore locale», certe caratteristiche tipiche del romanzo d’appendice. Entrambe ruotano intorno a Emilio, personaggio un po’ foscoliano, ma che ha qualcosa anche dei protagonisti di Eugène Sue, e che è il portavoce disperato e deluso di una generazione che, dopo di lui, si chiamerà per sempre degli scapigliati.
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La Scapigliatura e il 6 febbraio
Titolo | La Scapigliatura e il 6 febbraio |
Autore | Cletto Arrighi |
Curatore | Roberto Fedi |
Argomento | Narrativa Narrativa classica (prima del 1945) |
Collana | I classici GUM |
Editore | Mursia |
Formato |
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Pagine | 250 |
Pubblicazione | 05/2018 |
ISBN | 9788842559634 |
€15,00
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