Il pròbleme che l’immagine del cinema moderno pone è lo stesso di fronte a cui si trova la filosofia della differenza del grande libro del 1968, "Differenza e ripetizione": uscire dalla tutela del Tutto-Uno, sottrarsi al percorso verticale e gerarchico della rappresentazione, produrre un differente rapporto tra “io, pensare, essere”. La filosofia deve pensare con i propri strumenti, i concetti, un essere che è un terreno di differenze senza gerarchia, un io che esce dai canoni del soggetto trascendentale, un mondo che non è un tutto-uno e che il pensiero non è più in grado di pensare nemmeno come il proprio orizzonte. L’arte (il cinema come arte) affronta lo stesso problema: la frattura del tempo narrativo tradizionale, la singolarità non integrabile in un intero, l’interstizio reso visibile, la dissociazione tra il visivo e il sonoro. Allora, che cosa può pensare il pensiero nelle sue differenti forme? In che cosa consiste la sua potenza, se non può pretendere l’onnipotenza e se l’idea del tutto non può nemmeno più essere il suo orizzonte?
Deleuze. Il non-tutto in immagine
| Titolo | Deleuze. Il non-tutto in immagine |
| Autore | Fulvio Carmagnola |
| Argomento | Scienze umane Filosofia |
| Collana | OT. Orbis tertius |
| Editore | Mimesis |
| Formato |
Libro: Libro in brossura |
| Pagine | 70 |
| Pubblicazione | 02/2022 |
| ISBN | 9788857583198 |
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