Le ragioni politiche o archipolitiche che conducono Heidegger a disprezzare il pensiero "liberale" che rivendica Rousseau come, in qualche maniera, suo eroe fondatore, sono più che dubbie. Però esse mettono l'accento, per lo meno in parte, su ciò che nell'interpretazione classica di Rousseau rimane notoriamente insufficiente, per quanto, in effetti, si consideri Rousseau a partire da ciò che lui stesso chiama, dall'inizio o quasi, il suo "sistema"; per quanto si veda questo sistema culminare, al di là del progetto pedagogico o della professione di fede etico-metafisica, nella teoria politica del Contratto sociale (o si alteri, è lo stesso, ma producendo una possibilità del tutto nuova per la Letteratura, nel progetto autobiografico o romanzesco); per quanto, infatti, non si metta in questione con sufficiente rigore ciò che c'è d'abissalmente problematico nel concetto roussoiano di "natura" (e, corrispettivamente, in quello di "esistenza"), ci si espone a disconoscere, a livelli diversi, ciò che costituisce l'originalità assoluta del pensiero di Rousseau e che è, esattamente, il suo pensiero dell'origine.
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Poetica della storia. Rousseau, Heidegger e il teatro dell'origine
Titolo | Poetica della storia. Rousseau, Heidegger e il teatro dell'origine |
Autore | Philippe Lacoue-Labarthe |
Curatore | E. Raimondi (cur.) |
Collana | Tessitori contemporanei |
Editore | Lanfranchi |
Formato |
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Pagine | 138 |
Pubblicazione | 01/2003 |
ISBN | 9788836300730 |
€15,00
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