Studium: La dialettica
Dualitas. Figure del dubbio e dell'errore in filosofia
Giuseppe D'Acunto
Libro: Copertina morbida
editore: Studium
anno edizione: 2012
pagine: 72
Machiavelli e Francesco Bacone. L'accesso alla modernità
Glauro Moretti Masino
Libro
editore: Studium
anno edizione: 2011
pagine: 192
Il volume ripercorre la riflessione di Francesco Bacone sull'uomo, sulla morale, sulla politica e sulla storia cercando di chiarire la complessa ed originale elaborazione dei temi che egli assimilò dagli scritti più significativi del Rinascimento italiano ed europeo. La ricerca dimostra come tali scritti e, in particolare, le opere di Machiavelli, abbiano emancipato il Londinese dall'astrattismo e lo abbiano orientato ad una percezione realistica e concreta dei fatti, incentrata sulla necessità di guardare alla "realtà effettuale" delle cose per enuclearvi i limiti e le insufficienze e per escogitare le modalità con le quali sostituire alla "vergogna dell'ignoranza" le risorse e i benefici di un sapere "pragmatico" e "utile", forgiato sui bisogni dell'uomo e sui risultati di un'osservazione attenta e priva sia delle distorsioni personali che delle imposture. Dalla ricerca emerge così un inedito profilo di Bacone e l'architettura complessa di idee e di soluzioni con cui egli si apriva al "moderno" e ne alimentava l'esuberante vitalità, in un rapporto dialettico di dare e di avere con le fonti rinascimentali che resta uno degli aspetti più stimolanti delle sue opere e un fatto indubbiamente nuovo nel panorama culturale del Seicento.
Analisi riflessiva. Una prima introduzione all'investigazione fenomenologica
Lester Embree
Libro: Copertina morbida
editore: Studium
anno edizione: 2011
pagine: 168
La fenomenologia, teorizzata da Husserl alla fine dell'Ottocento, rappresenta una corrente fondamentale nella filosofia contemporanea. Nel corso dei decenni si è progressivamente diffusa in tutti i continenti, influenzando discipline non filosofiche. Il volume propone un'introduzione alla fenomenologia intesa come analisi riflessiva. Essa viene affrontata non in senso storico, attraverso la presentazione di temi o autori appartenenti a questo filone teoretico, ma come metodo applicabile a qualsiasi ambito di esperienza, sia diretta che indiretta. L'autore distingue due stili filosofici: l'argomentazione, prevalente nella filosofia analitica contemporanea, e l'analisi riflessiva che, a suo giudizio, è propria della fenomenologia. Scopo di questo lavoro è familiarizzare con il metodo fenomenologico e quindi migliorare le proprie abilità riflessive e teoretiche.
I fondamentalismi nell'era della globalizzazione
Ignazio Sanna
Libro: Copertina morbida
editore: Studium
anno edizione: 2011
pagine: 264
Il fenomeno della globalizzazione è ormai un dato con cui le società civili e le comunità religiose devono fare i conti. L'economia, l'arte, lo sport, la politica, la religione, vivono o subiscono i condizionamenti di questa forma particolare di interdipendenza. Il presente volume intende esaminare i fondamentalismi alla luce del fenomeno della globalizzazione, la quale, in varie forme, provoca e condiziona la nascita di rivendicazioni socioreligiose. Il testo si divide in due parti. La prima riporta i saggi che prendono in esame soggetti, processi, contraddizioni vecchie e nuove della globalizzazione e delinea il quadro della globalizzazione, con i suoi inevitabili riflessi sociali e culturali e le pesanti ricadute sul mondo dell'economia, della politica, dei diritti e della comunicazione. Nella seconda parte si passa ad esaminare il problema particolare dei fondamentalismi, che hanno acuito le rivendicazioni identitarie e sono ragione di continui conflitti e tensioni internazionali.
Logos-sofia. La metafisica e l'estetica di Vladimir Solov'ëv
Daniele Serretti
Libro: Libro in brossura
editore: Studium
anno edizione: 2010
pagine: 168
Viene qui presentata una rilettura delle questioni cruciali della metafisica del “Platone russo” e sottolineata la centralità del “mitologema sofiologico”, considerato nelle sue implicazioni gnostiche ed esoteriche, con una messa a fuoco di tematiche poco note al lettore occidentale, quali l’impersonalismo, il misticismo, l’elemento medianico-spiritico alla base della scrittura delle sue opere. Elementi questi che non attenuano per nulla il grande merito da parte del filosofo- poeta di esser stato antesignano del dialogo tra Occidente cattolico e Oriente ortodosso, ma che permettono una considerazione più realistica e più prossima al libero spirito di indagine di Solov’ëv, che nella sua tensione all’affrancamento dal “dogmatismo”, fiducioso nelle potenzialità della ragione, perviene all’elaborazione di un sistema teosofico autonomo rispetto alla tradizione e all’autorità della Chiesa (sia ortodossa che cattolica). La seconda parte del volume è dedicata alla concezione estetica di Solov’ëv, e in particolare alla sua ascendenza e al suo influsso sui poeti simbolisti (Blok, Belyj, V. Ivanov). Si è parlato, a proposito dell’estetica soloveviana, di “utopismo”; certamente si può dire che egli abbia sovrinnalzato il fine dell’arte, pur essendo essa per lui un mezzo, mai un fine. Sovrinnalzando quel fine Solov’ëv ha eliminato l’arte come fine; sovrinnalzando la realtà, l’ha oscurata, mostrandone la vera luce nella prospettiva della trascendenza. Ciò nondimeno, egli non è riuscito a sfuggire al miraggio dell’illusorietà del reale, testimone in questo della crisi di fin de siècle, ma anche punto di riferimento imprescindibile di tutta la storia del pensiero e dell’arte russa del Novecento.
John Henry Newman e l'abito mentale filosofico. Retorica e persona negli «Scritti dublinesi»
Angelo Bottone
Libro: Copertina morbida
editore: Studium
anno edizione: 2010
pagine: 206
Le riflessioni formulate da John Henry Newman durante la sua permanenza a Dublino (1851-1859) sono qui considerate per la prima volta nella loro totalità e nel loro pieno significato, nel tentativo di dimostrare come la loro unità non sia solo meramente cronologica ma anche concettuale. L'analisi dei volumi, degli articoli e dei sermoni, oltre a ricostruire lo sfondo storico e le ragioni che portarono alla decisione di erigere una Università cattolica in Irlanda, consente un'originale comparazione del pensiero di Newman con quello di tre autorevoli figure discusse negli Scritti Dublinesi: Aristotele, Cicerone e Locke; l.influenza del primo viene presentata in una nuova luce e accostata alla retorica ciceroniana e all.utilitarismo di Locke e dei suoi seguaci. Vengono inoltre analizzate le differenti dimensioni della persona umana che si evincono dagli Scritti, il concetto di unità della conoscenza e di abito mentale filosofico, offrendo così un'ampia considerazione critica sulla relazione tra moralità e sapere, sulla difesa della conoscenza liberale, sulla dimensione artistica e morale dell'essere umano, in opposizione a tendenze dell'etica moderna quali l'utilitarismo, il deontologismo e il sentimentalismo. Non manca un'interessante riflessione sull'attualità delle questioni sollevate dagli Scritti Dublinesi con riferimento all'inquieto evolversi del mondo universitario e ad alcuni grandi autori del pensiero contemporaneo.
Politica e trascendenza. Saggio su Pascal
Roberto Gatti
Libro: Copertina morbida
editore: Studium
anno edizione: 2010
pagine: 256
Il libro costituisce uno studio sistematico sulla componente politico-giuridica del pensiero pascaliano. L'interpretazione non ricalca i percorsi tradizionali della letteratura sull'autore dei Pensieri, ma tenta una strada diversa e nuova, la cui direzione consiste nel situare la riflessione politica di Pascal entro il contesto della politica moderna e nel valutare la portata di tale riflessione sullo sfondo del progressivo delinearsi di quella che è stata definita la «macchina politica della modernità». Ne emerge la figura di un Pascal allo stesso tempo debitore e critico delle categorie del moderno e in cui l'apertura alla dimensione della trascendenza nel senso cristiano-cattolico consente di misurare i limiti del processo di secolarizzazione che investe la prassi e il pensiero politici in quello scorcio storico-culturale decisivo che è il Seicento. Pascal è messo in dialogo - oltre che con i maggiori rappresentanti di Port-Royal (Arnauld, Nicole, Domat) - con altri autori, tra i quali Machiavelli, Hobbes, Spinoza, Locke, Rousseau, Marx, che rappresentano punti di orientamento non eludibili se si intende vagliare, dal punto di vista teoretico, il nesso tra religione, storia e politica, tema che rappresenta uno dei fili conduttori del lavoro. È stato ovviamente necessario condurre a fondo l.esame dei temi più noti del pensiero pascaliano (il divertissement, le dinamiche dell'amor proprio, la vanità del mondo, la funzione della «figura»).
L'inconscio della creazione
Raffaele Menarini, Federica Marra
Libro
editore: Studium
anno edizione: 2010
pagine: 312
Scienze naturali e scienze dello spirito corrono lungo un continuum espresso dal pensare intorno ai fenomeni e si differenziano secondo un criterio di metodo che trova la sua specificità nelle modalità di osservazione e di rilevazione dei fenomeni stessi e nel modo in cui questi vengono definiti. Psicologia, etimologicamente, significa "scienza dell'anima" e quindi la sua portata e la sua estensione variano a seconda di ciò che si fa intendere con il termine "psichico". La realtà psichica, infatti, può essere indagata anch'essa a partire dalla metodologia che può riferirsi alle scienze della natura e, in quanto tale, diventa scienza specifica del comportamento. La psicologia filosofica ricerca i principi ultimi dell'attività psichica e del rapporto tra mente ed anima. Le due metodologie sono di fatto complementari, poiché lo studio del comportamento non esclude i principi che muovono il comportamento medesimo. Il volume procede nella ricerca di un inconscio definito dall?unico archetipo che consenta all'uomo di adempiere al compito di tendere verso un?eccellenza dell'umano. Tale archetipo è quello dell'imago Dei, relazione profonda tra un Io e un Tu. Il pensiero di grandi studiosi del Novecento, come Edda Ducci, Edith Stein, Wolfgang Pauli e Leonardo Ancona accompagnano le basi ontologiche di tale impostazione, sostenendone la matrice cristiana, filosofica e scientifica. Infine, la Genesi e l?Apocalisse sanciscono la presenza dell'imago Dei nel suo richiamo che fonda la finalità specifica dell'essere creato, che è il conoscere e il contemplare. L?inconscio della creazione parteciperebbe all'imago Dei intesa come "prospettiva di perfezione" del Selbst nel suo passaggio da Adamo a Cristo. Detto in altri termini, l?imago Dei è l?archetipo dell'uomo interiore, Adamo è l?archetipo dell'uomo esteriore. La finalità dell'uomo esteriore è quella di attivare un senso profondo d?inferiorità e d?infamia, nascosto dietro un?onnipotenza dilagante. L?uomo interiore è colui che risponde al trascendente, che unisce l?anima all'intelligenza evitando il peccato anche se può essere lecito peccare. In noi, possiamo dire, vivono entrambi gli uomini, quello esteriore e quello interiore, e a seconda di quanto guardiamo il primo lasciamo crescere il secondo. La prospettiva ermeneutica del libro vuole indicare la strada da seguire per la risoluzione di ogni controversia relativa al binomio creazionismo-evoluzionismo.
Apologia dell'ego. Per una fenomenologia dell'identità
Renato Cristin
Libro: Copertina morbida
editore: Studium
anno edizione: 2009
pagine: 272
La filosofia ha ancora un ruolo nello spazio pubblico europeo e occidentale? Come si articola oggi il rapporto fra riflessione filosofica e istituzioni? Quale influsso ha la filosofia nelle scelte istituzionali, nella determinazione delle tendenze culturali e nella formazione delle correnti d'opinione? Partendo da queste domande e curvandole su un caso cruciale, cioè la progressiva scomparsa della figura dell«io» dalla scena principale in cui filosofia, cultura, sfera pubblica e azione istituzionale si incontrano, questo libro sviluppa un'articolata teoria fenomenologica dell'ego nella forma di riflessioni intorno alla coscienza e all'identità, e alla loro funzione nel percorso gnoseologico e nel destino storico dell'Occidente. Da alcuni decenni, nella filosofia e nell'orientamento culturale si è imposta una tendenza alla demolizione del concetto di «io» con le due principali nozioni che storicamente gli sono collegate: ragione e identità. La conseguenza è stata una profonda eradicazione della «prima persona» dal discorso filosofico e dalla coscienza collettiva, dalla sensibilità culturale e dalla percezione politica. Se la causa principale di questa emarginazione consiste in un'interpretazione che traccia un'equivalenza ovvero una relazione reciproca fra la filosofia della soggettività, le idee sociopolitiche del liberalismo e le tesi socioeconomiche del liberismo, allora è chiaro che una difesa delle ultime due sfere non risulterà efficace finché non implicherà la ripresa della prima, così come una rivalutazione della prima comporta chiaramente un giudizio positivo sulle altre due. Così, eliminando gli equivoci sulle possibili incrostazioni di ciò che Husserl chiamerebbe per un verso ingenuità naturalistica e per un altro arroganza positivistica, questa consapevole - critica e disincantata - apologia dellego vuole riproporre all'attenzione dell'attuale riflessione culturale occidentale, di quest'epoca e di quest'area cioè che sta perdendo il suo baricentro e, quindi, la sua prospettiva identitaria, un problema non più eludibile dal pensiero contemporaneo e una soluzione non più liquidabile con la sofistica decostruzionista e postmodernista. Il tema dell'io e dell'identità soggettiva, sia individuale sia collettiva, è infatti una questione di tale rilevanza, che intorno ad essa si gioca una partita cruciale, filosofica e politica. Mostrare gli scopi ideologici e le retoriche strumentali di questa esclusione dell«io» e del connesso rifiuto dell'identità, e contrapporvi una teoria dellidentità soggettiva è un compito urgente, possibile sulla base del metodo e del pensiero fenomenologico. Ed è anche la finalità di questo libro, che presenta una teoria unitaria dellidentità elaborata nel quadro metodologico e concettuale del pensiero husserliano.
L'uomo e la filosofia
Peter Wust
Libro: Libro in brossura
editore: Studium
anno edizione: 2009
pagine: 112
"L'uomo e la filosofia", opera postuma di Petr Wust, sembra essere il più significativo contributo dell'itinerario teoretico del pensatore di Colonia. Ad essa non si può muovere quell'accusa di fideismo che era stata, invece, rivolta al testo più noto "Incertezza e rischio". Il progresso della nuova prospettiva consiste nella scoperta della reflexio e della devotio. Lungi dall'opporsi l'un l'altra esse, nella speculazione del filosofo tedesco, si "co-appartengono", generando una permanente e vitale dialettica.
Dignità umana e dibattito bioetico
Ignazio Sanna
Libro: Copertina morbida
editore: Studium
anno edizione: 2009
pagine: 254
Nell'orizzonte della questione antropologica, il volume si confronta con il fenomeno che costituisce una delle grandi sfide contemporanee: la rivoluzione biotecnologica, che sta modificando i modi del pensare e dell'agire e, quindi, del vivere. Di fronte a questo fenomeno il cristiano non può non porsi la domanda su fin dove la ricerca scientifica che sfocia in una nuova cultura sia autorizzata a violare i confini della natura umana, ignorando il principio fondamentale per il quale se tutto è permesso all'uso della scienza per l'uomo, non tutto è permesso all'uso dell'uomo per la scienza. La sfida della rivoluzione biotecnologica, infatti, è la componente culturale dell'identità umana, la quale deve rapportarsi sempre alla componente naturale della medesima. Tale rapporto oggi è diventato molto problematico, perché la stessa natura umana è stata "culturalizzata", nel senso che viene "ripensata", rivoluzionata, trasformata. Gli interventi sono raccolti attorno a tre plessi: la dignità della persona, il suo fondamento e il dibattito bioetico da esso suscitato; i problemi specifici legati al fine vita; infine la fondazione della legge naturale.
Ágnes Heller: costruire il bene. Una teoria politica della giustizia
Giovanna Costanzo
Libro: Copertina morbida
editore: Studium
anno edizione: 2007
pagine: 236
L'interesse antropologico e la tensione etica che nutrono il pensiero di Ágnes Heller, filosofa ungherese vivente, formatasi alla "Scuola di Budapest" con G. Lukàcs e il marito F. Fehér, rendono di notevole interesse e di straordinaria attualità il suo percorso intellettuale, che questo studio si propone di ripercorrere sino alle sue ultime formulazioni, presentando per la prima volta in Italia l'evoluzione complessiva di questo pensiero. La vocazione all'analisi della realtà socio-politica del Novecento, degli eventi devastanti dei totalitarismi sia di destra e che di sinistra, colti negli effetti più distruttivi, come la Shoah e i gulag, si tramuta nella ricerca delle conseguenze del loro fallimento, nel momento in cui hanno svuotato la sfera politica di ogni tensione verso l'uomo, colto nella concretezza e nella caducità dei suoi bisogni e desideri. Se l'attenzione alla "vita quotidiana" e alla sfera dei "bisogni" diventa il fulcro dei suoi interessi, ciò non significa dotare di una svolta pragmatica e materialistica il suo pensare, bensì rilanciare l'antico spazio politico dell'agorà, inteso come ambito pubblico riempito dall'impegno collettivo e dalla pratica della giustizia, in cui trova espressione il carattere originario della vita umana. È questa riscoperta del nucleo etico, della tensione che dovrebbe informare ogni relazione umana e politica verso un essere per l'altro, e non semplicemente un essere con l'altro, che consente alla filosofa di tracciare una visione della società oltre l'individualismo e la dispersione etica attuale, per una rivalutazione della specificità dell'agire umano, finalisticamente orientato - alla maniera aristotelica - verso la "vita buona".