Iperborea
Cose spiegate bene. Corpi speciali
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2025
pagine: 272
Che relazione strana abbiamo con i nostri corpi, no? Ci viviamo dentro, anzi, siamo i nostri corpi. Eppure ne ignoriamo tantissime cose, funzionamenti, efficienze, stranezze: pensiamo di governarli e invece spesso ne siamo governati; citiamo il «corpo» in alternativa complementare alla «mente», e però la distinzione è spesso sfuggente e quello che siamo è sia l’una che l’altra cosa. E poi ci imbarazzano, i corpi, ci costruiamo intorno tabù, e ignoranze. Ci sono storie e spiegazioni che riguardano i nostri corpi, in questo numero di COSE Spiegate bene: i capelli, le strette di mano, le malattie, le cose artificiali che ci impiantiamo dentro, o cose di cui si parla solo con reticenza o goffaggine, la posizione in cui fare pipì, la morte, o la spiegazione – per chi non le ha – di cosa sono le mestruazioni. Ma ci sono cose da sapere anche sul dolore fisico, sul riconoscimento facciale, sui tatuaggi, e su altri argomenti a volte eterni e a volte attuali, in cambiamento, intorno ai nostri corpi. Con testi di Marta Cavo, Vittorio Lingiardi, Beatrice Mautino, Alessandra Pellegrini De Luca e della redazione del Post. A cura del Post e di Nicola Sofri. Illustrazioni di Carol Rollo.
Copenaghen. The passenger. Per esploratori del mondo
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2025
pagine: 192
Copenaghen è forse la città che più si avvicina a una visione utopica del futuro. In quale altro luogo è possibile immaginare passeggini incustoditi in ordinate file fuori dai caffè con dentro bambini che dormono tranquilli? Nelle acque un tempo nocive del porto gli abitanti fanno il bagno mentre lungo le piste ciclabili sopraelevate sfrecciano le biciclette. Dall’alto della CopenHill, l’inceneritore che è anche una pista da sci, si vedono pale eoliche a perdita d’occhio. Ricchi turisti affollano sofisticati ristoranti che servono prodotti locali e stagionali. La città, collegata alla Svezia in una regione economica transnazionale completamente integrata, è un modello di innovazione urbana, dove la qualità della vita e l’attenzione all’ambiente sembrano essere priorità indiscusse. The Passenger va a esplorare questo futuro possibile, con storie che cercano di far toccare con mano l’astratto concetto di vivibilità, guardando la città con gli occhi di chi ci vive: chi sta cercando casa, chi sta per diventare genitore, chi preferisce starne lontano e chi la conosceva quando non era ancora la versione migliore di se stessa. Sono i bambini a farla da padroni, in una città-parco giochi che sembra aver deciso che lo storico luna park di Tivoli non era più sufficiente: il segreto danese della felicità potrebbe essere l’idea di fare tutto il possibile perché l’infanzia sia felice. Come si può immaginare, tuttavia, non è tutto rose, fiori e vini naturali. L’ambizioso obiettivo di raggiungere il net zero entro il 2025 è stato posticipato e anche a Copenaghen l’ambiente a volte viene sacrificato per rispondere a problemi più immediati come la carenza di nuove case: il più grosso progetto urbanistico della storia danese, un quartiere in costruzione su un’isola artificiale, è osteggiato dagli ambientalisti, mentre un immenso parco cittadino rischia di essere privatizzato. D’altronde, bisogna far quadrare i conti del tanto invidiato welfare e questo porta a fare dei compromessi: per proteggere il loro piccolo paradiso socialdemocratico, i danesi hanno raggiunto un consenso su chi ne deve essere escluso, e cioè gli immigrati «non occidentali» (nella dubbia definizione dell’ufficio statistiche). Insomma, da Copenaghen l’utopia può sembrare più vicina, ma di mezzo c’è sempre la realtà.
Tre isole. Storie di mare, esilio e dissidenza
William Atkins
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2025
pagine: 336
Era il 2016 e William Atkins veniva scosso da due immagini gemelle, distanti migliaia di chilometri: i cumuli di salvagenti lasciati dai rifugiati sulle spiagge greche, visti in televisione, e gli ammassi di zaini abbandonati dai migranti sudamericani nel deserto dell’Arizona, visti di persona. Da qui nasce il viaggio di Tre isole: l’esigenza di trovare un altrove in cui stare meglio, che è alla base di tutte le migrazioni della storia, sembra ancora oggi animare il mondo. Ma cosa succede quando la migrazione è forzata, quando un Impero ha la facoltà di rimuovere personaggi scomodi e confinarli oltremare? Atkins racconta la nostalgia di tre esuli, tre ribelli sconfitti dalla storia del XIX secolo: Louise Michel, amica di Hugo, anarchica a capo della Comune di Parigi; Dinuzulu, figlio dell’ultimo re zulu riconosciuto dai coloni britannici; l’ebreo ucraino Lev Šternberg, dissidente antizarista, padre dell’etnografia russa. Atkins li segue nella terra del confino: in Nuova Caledonia, isola divisa tra identità tribale e dipendenza dalla Francia. Poi a Sant’Elena, esilio di Dinuzulu, scoglio disperso nell’Atlantico che oggi sembra un «ospizio a tema impero» in cui andare a caccia di farfalle e riscoprire un passato di schiavitù. Infine, come Šternberg, viaggia in nave nell’Estremo Oriente russo fino a Sachalin, arricchita oggi dal petrolio, ma come un tempo brutale e inospitale, soprattutto con gli indigeni nivchi. Un viaggio tra presente e passato per capire lo sradicamento di tre condannati alla nostalgia e la verità che sta al centro dell’esperienza dell’esilio e delle sue contraddizioni – libertà e prigionia, lontananza e vicinanza, imperialismo e ribellione.
La mia vita come la vostra
Jan Grue
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2025
pagine: 240
Jan Grue è appena diventato padre quando ritira dalla casa dei suoi genitori un intero scaffale di cartelle cliniche. Contengono la sua infanzia narrata dall’esterno, dai medici che gli hanno diagnosticato all’età di tre anni una patologia neuromuscolare e che da allora lo descrivono come un corpo difettoso con un futuro cupo e limitato. Un quadro molto diverso dalla percezione che Grue ha sempre avuto di se stesso e dalla vita che ha vissuto studiando ad Amsterdam e a San Pietroburgo, per poi specializzarsi nell’inclusiva Berkeley e diventare accademico a Oslo, trovare l’amore e avere un figlio. Questo libro è la ricerca di una lingua nuova che possa raccontare la sua storia e cosa significhi vivere in un corpo vulnerabile cercando di «imporre la propria volontà al mondo». È un confronto aperto, schietto e intimo con la propria fragilità e i propri desideri, contro gli stigmi sociali e le istituzioni che ai disabili sanno fornire solo sostegni strumentali, braccia o gambe surrogate per un surrogato di vita, un’esistenza pallida in una realtà rassegnata e senza sogni. È un memoir dirompente nella sua stessa forma ibrida, che intreccia liberamente ricordi poetici e riflessioni fulminanti, attingendo all’arte e al pensiero filosofico, alle intuizioni di Michel Foucault, Jorge Luis Borges, Joan Didion, alle visioni di Wim Wenders, ai versi di Mark O’Brien. Raccontando se stesso, Jan Grue scrive una penetrante meditazione sull’essere umano e ci porta a guardarci dentro, a riconsiderare i nostri limiti, le nostre insicurezze, e le risorse che ciascuno ha nel proprio «viaggio verso l’ignoto».
Il messaggero. Vita di Muhammad il Profeta
Kader Abdolah
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2025
pagine: 320
C’era una volta un popolo che viveva in una terra desertica intorno alla Mecca, era diviso, governato da leggi tribali e venerava idoli di pietra, cui sacrificava le sue figlie femmine. Un popolo di seminomadi poveri e ignoranti, schiacciato tra grandi imperi – Bisanzio, la Persia, l’Egitto. Tutte civiltà avanzate, ognuna con un suo profeta, che si chiamasse Mosè, Gesù o Zarathustra, e un suo Libro, e soprattutto ognuna con un unico dio. In quella terra inospitale viveva un mercante scaltro, membro di un clan illustre. Era analfabeta, ma visionario e determinato, e dotato di una curiosità e una fantasia inesauribili. Era un poeta. Il suo nome era Muhammad. Soffriva per l’arretratezza del suo popolo, che sognava di vedere prospero e libero. Voleva migliorare la condizione delle donne, voleva che i libri e le idee circolassero liberamente, che il mondo li trattasse con rispetto. Tutti deridevano il suo messaggio rivoluzionario, ma una notte un dio onnipotente gli apparve e gli parlò. L’alba che ne seguì ha cambiato per sempre il mondo. Kader Abdolah è convinto che non si possa giudicare l’Islam, e quindi capire la Storia, senza conoscere il suo Profeta, il suo Libro e la terra che li ha generati.
Dubai ed Emirati Arabi Uniti. The passenger. Per esploratori del mondo
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2025
pagine: 192
Anche i più prevenuti e scettici, quelli che non ci metterebbero mai piede, sono incuriositi dall’enigma di Dubai: la città dei superlativi, l’emblema di una cattedrale nel deserto. Com’è possibile che proprio questo suolo proibitivo, quello che poco più di mezzo secolo fa era un modesto villaggio di pescatori sotto protezione britannica, sia oggi sinonimo di lusso e tecnologia, vetrina di una nazione orgogliosa? Non è semplice fare ordine tra le diverse narrazioni in circolazione – quelle propagate dal governo emiratino attraverso sofisticate e milionarie operazioni per ripulire la propria immagine, quelle degli intellettuali locali abituati a esprimersi con cautela in un contesto di libertà di parola limitata, quelle degli osservatori stranieri, a volte troppo unilaterali nelle loro condanne. Come valutare i recenti progressi di un paese che, se da un lato non rispetta gli standard occidentali in termini di diritti umani, dall’altro su temi come l’emancipazione femminile o la libertà religiosa appare come il più tollerante non solo tra le monarchie del Golfo, ma forse nell’intero mondo arabo? Può una leadership autoritaria che non ammette critiche né elezioni, essere allo stesso tempo lungimirante, pragmatica e innovativa? Sono domande scomode, che si interrogano su un modello di progresso e un processo di riforme innegabili ma sempre calate dall’alto, per concessione dei sovrani in uno stato in cui più di tre quarti dei residenti ha solo il permesso temporaneo e non il diritto a vivervi, e spesso è ancora vittima di sfruttamento. Eppure, soprattutto per una fetta di umanità che va dai paesi arabi al Subcontinente indiano, e che sogna un riscatto personale, gli Emirati sono ormai un luogo della mente, un eldorado a cui aspirare. Questo paese sempre più aperto al mondo – campione della diversificazione economica, centro finanziario, commerciale, logistico, immobiliare e turistico internazionale – è ormai una potenza regionale con la quale fare i conti. Che ci piaccia o no.
Cose spiegate bene. La sicurezza degli oggetti
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2025
pagine: 288
Saranno pure «inanimati», ma le nostre vite sono fatte di relazioni intime, quotidiane, spesso indispensabili, con oggetti, strumenti, prodotti, arnesi di ogni genere, che abbiano la versatilità del coltellino svizzero o la strettissima funzione del carrello della spesa (non così stretta, poi: ci mettiamo anche i bambini). Oggetti che a volte viviamo solo per il loro uso pratico oppure con cui costruiamo rapporti che coinvolgono emozioni e persino sentimenti; del cui aspetto e storia ci curiamo poco oppure che chiamiamo «di design», dimenticando che ogni cosa ha un design e che quelli più riusciti sono il risultato di attenzioni alle funzioni o lunghissimi tempi di studio, sperimentazione o uso. La loro storia è un pezzo della storia del genere umano e il rapporto con gli oggetti descrive popoli e individui: tra i quali c’è chi seleziona oggetti accuratamente, chi ne accumula in modo compulsivo, chi studia come eliminarli, e chi dà loro un nome proprio. Fra le tante storie e spiegazioni contenute in questo numero di COSE Spiegate bene ci sono la presenza rilevante della plastica nelle cose che ci circondano, i pregi e i difetti del cartone della pizza, il bianchetto e la donna che lo inventò, il cambiamento del rapporto con la musica introdotto dal Walkman, la storia del bidet e del perché si trova solo in alcuni paesi, e anche il bancale, il vibratore, il cubo di Rubik e una breve storia delle maniglie. Un COSE sulle cose. Con testi di Roberto Alajmo, Stefania Carini, Matteo Curti, Anna Siccardi e della redazione del Post. A cura del Post e di Nicola Sofri. Illustrazioni di Klaus Kremmerz.
Il mio grande, bellissimo odio
Elisabeth Åsbrink
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2025
pagine: 480
Solitaria, eppure dominata da una necessità viscerale di vicinanza e complicità; isolata nella Svezia rurale, eppure assidua frequentatrice dei teatri di Copenaghen; donna che avrebbe preferito nascere uomo: Victoria Benedictsson è stata una delle voci più importanti dell’Ottocento svedese, autrice di romanzi, racconti e opere teatrali firmati con lo pseudonimo di Ernst Ahlgren. Sono gli anni di Strindberg, Ibsen, Ellen Key, di Georg Brandes, che iniziò i dibattiti sul sesso e il ruolo delle donne nel matrimonio e nella società scandinava: le questioni che Benedictsson vive in prima persona. Lei che sogna di diventare un’artista ma viene ostacolata dalla famiglia e poi finisce intrappolata in un matrimonio infelice, con molti figli a carico che fatica ad amare, fonte di un perenne senso di colpa. E che dopo lunghe battaglie col marito, armata solo del suo «bellissimo odio», cioè una strenua determinazione a rivendicare ciò che si merita, riuscirà a mantenersi con la sua penna e a entrare nel ristretto circolo di Brandes, il suo mito e futuro amante. Ma oltre i successi e le conquiste della pioniera, quella di Victoria Benedictsson è anche una vita di dolore, di frequenti malattie e di insicurezze, mossa da una profonda e insaziabile sete di connessione, che finirà tragicamente con il suicidio a soli trentotto anni. Scavando tra diari, lettere e scritti privati, Elisabeth Åsbrink riscopre un’intellettuale di culto a lungo dimenticata con un romanzo biografico in cui la sua lucida voce si mescola, appropriandosene, a quella potentissima della sua protagonista scrittrice.
L'uomo che non voleva piangere
Stig Dagerman
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2025
pagine: 320
Maestro del racconto realistico ma anche visionario frequentatore del fantastico, erede della grande tradizione della narrativa sociale svedese e insieme originale ammiratore di Kafka: Stig Dagerman fu tutto questo. Sperimentatore e innovatore, nei suoi romanzi alterna l'adesione alla realtà a una poetica dell'assurdo dove gli universi narrativi assumono forti connotazioni simboliche. E questa versatilità emerge anche nei suoi numerosi racconti, che furono in parte pubblicati in vita e in parte raccolti solo dopo la prematura morte dello scrittore. Racconti tra loro assai diversi, e tuttavia in ciascuno ritornano i temi che caratterizzano nel complesso la sua scrittura: il terrore senza nome e senza apparente ragione che attanaglia il protagonista dei Vagoni rossi, la topografia onirica e gli ossessivi sensi di colpa nell'Uomo di Milesia, ma anche il flusso di coscienza in cui – in Dov'è il mio maglione islandese? – il narratore costruisce con un linguaggio duro, cattivo e disperato una versione menzognera e illusoria della propria esistenza per poi, reso confuso e inerme dall'ubriachezza, smontarla e rivelare tutta la propria infelicità, il proprio bisogno d'amore. Dagerman come sperimentatore, dunque, ma il suo sperimentare non è mai fine a se stesso: è piuttosto l'incessante ricerca di mezzi espressivi che permettano di presentare in modo vivo, quasi violento, le grandi questioni dell'esperienza umana. Anzitutto il senso della sofferenza e poi la costante ricerca di un amore che è allo stesso tempo indispensabile e irraggiungibile.
Salto mortale
Arndís Thórarinsdóttir
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2024
pagine: 256
Álfur è un ambizioso ginnasta di dodici anni che vive in Islanda. I suoi sogni sono partecipare alle Olimpiadi e andare in Sud America insieme al suo migliore amico Ragnar. Ma mentre Ragnar eccelle in tutto quel che fa e sembra avere una vita perfetta, Álfur è sempre insoddisfatto di sé e timoroso del giudizio degli altri. Quando la squadra di ginnastica è invitata in Brasile e lui ha paura di non superare le selezioni per partire, a suo fratello Eiki, che ha quasi quattro anni, viene diagnosticata una forma di autismo. Álfur non può e non vuole credere ai genitori: per lui sono loro a non capire il suo adorato fratellino e a farlo sentire ingiustamente «diverso». Trovandosi di colpo solo e incompreso ad affrontare tutte le sue insicurezze e ansie di perfezione, Álfur va a cercare in segreto la misteriosa zia Harpa, ex campionessa di ginnastica artistica che dopo una clamorosa caduta alle Olimpiadi ha tagliato i ponti con il mondo ed è sparita nel nulla. Toccante, irriverente e pieno di umanità, "Salto mortale" è il racconto di una delicata sfida famigliare e del legame tenero e profondo tra due fratelli. È una storia di crescita e scoperta sulle complessità della vita, sui limiti che tutti abbiamo, e sui salti mortali che non possono sempre riuscire perfettamente, ma da cui possiamo imparare a rialzarci. Età di lettura: da 10 anni.
Londra. The passenger. Per esploratori del mondo
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2024
pagine: 192
Londra città aperta. È la sua forza e la sua maledizione. Aperta e cosmopolita, con una popolazione multietnica che la connette ai quattro angoli del pianeta; aperta agli affari e all’Europa, come insistono i suoi sindaci pre e post Brexit; e aperta ai flussi della finanza globale e agli investimenti immobiliari di miliardari felici di parcheggiare i loro soldi in una grande metropoli di lingua inglese, dove lo stato di diritto e leggi clementi garantiscono loro anonimato e sicurezza – per non parlare del glamour. E così le case più esclusive della città finiscono in mano a superricchi stranieri, i «solo» ricchi si accontentano di un gradino più basso, subentrando ai benestanti e spingendo sempre più in fuori tutti gli altri, in una reazione a catena che inasprisce una drammatica crisi abitativa dovuta alla carenza di alloggi: da decenni Londra attira nuovi abitanti, ma non costruisce le case per ospitarli. Il caro-affitti strangola non solo la popolazione a basso reddito, ma anche tutto quello che rendeva la città una vera capitale: gallerie, teatri, locali, ristoranti. E poi ci sono gli choc esterni, il triplice colpo di crisi finanziaria, Brexit e pandemia che avrebbe abbattuto qualsiasi città, ma che per Londra, centro di scambi e commerci, punto di incontro dell’umanità, è stato un affronto personale, ad civitatem. Eppure Londra sopravvive e, in angoli inaspettati della sua vastità, lontano dal richiamo turistico di Buckingham palace, fiorisce: nelle comunità sudasiatiche a due passi da Heathrow, dove seconde, terze generazioni creano generi musicali che diventano globali; nei campi di calcio della Londra Sud nigeriana, dove crescono i talenti della nazionale inglese; nelle gallerie che nascono in zone periferiche, dove artisti un tempo poco considerati vengono riscoperti e rivalutati; nei ristoranti fuori dai confini porosi del centro, dove mescolanze e combinazioni inedite vengono testate prima di diventare nuove tendenze. E nell’eterna girandola di quartieri che si atrofizzano di gentrificazione (una parola, se non un fenomeno, inventata a Londra e per Londra) e altri che diventano insospettabili centri di creatività, Londra espinge e accoglie, cambia e si trasforma. E, fedele a se stessa, rimane aperta.
Thailandia. The passenger. Per esploratori del mondo
Libro: Libro in brossura
editore: Iperborea
anno edizione: 2024
pagine: 192
Per capire meglio la Thailandia occorre provare a familiarizzare con il concetto di thainess, o thailandesità, l’ideologia etnocentrica che ha accompagnato lo sviluppo della nazione thailandese moderna per tutto il XX secolo e la cui eco è tutt’altro che svanita. Anzi, a ben vedere, le cause di molte delle fratture che agitano la società contemporanea, alcune più evidenti altre sottotraccia, possono essere ricondotte alla volontà di creare una cultura egemone in un paese multietnico, imposizione che spesso ha preso la forma di una thaificazione forzata e violenta. Da nord – dove persiste il pregiudizio verso il popolo isan – a sud – dove le spinte separatiste delle province a maggioranza malese e musulmana vengono represse da draconiane leggi speciali – lo scontro tra centro (Bangkok) e periferia è una ferita mai sanata. Non solo in termini geografici, ma anche gerarchici, di centralizzazione del potere, come per esempio nella sfera religiosa, dove lo stato cerca, spesso invano, di addomesticare le correnti non ufficiali del buddhismo. Anche dietro le recenti manifestazioni di piazza e i tanti colpi di scena (e di stato) si celano dinamiche simili: la contrapposizione tra chi è ai margini della società, o appartiene a una classe emergente ma ancora senza voce, e l’élite nobiliare e imprenditoriale conservatrice vicina ai centri del potere. Se vuole emanciparsi dal ruolo limitante di ambita meta turistica, far valere il proprio peso economico, proiettare il suo soft power nel mondo, la Thailandia deve prendere esempio dal coraggio e dallo spirito critico di questa nuova generazione che ha a cuore la libertà e i diritti civili. Forse, in fondo, è proprio la prepotenza a essere una caratteristica poco thailandese, in una società che ha anche un volto solare all’insegna dell’armonia, della gentilezza, dell’accoglienza di minoranze e rifugiati, della (relativa) tolleranza verso la comunità LGBTQ+. Per quanto ci si sforzi di imporre un’unica cultura, etnia e religione, la vera forza thai sembra essere invece il sincretismo, la metabolizzazione.