Edizioni ETS: Testi e studi di cultura classica
Fragilità di Adone. Parole, immagini e corpi di un mito
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2018
pagine: 224
Lussureggiante e composita, la tradizione adonia si presenta come un caleidoscopio di immagini del giovinetto fenicio in cui si riflettono la sua origine misteriosa e la sua fisionomia inafferrabile. Comune a tutte le visioni di Adone, anche nei contesti più diversi, è però il nesso che lega la suprema bellezza alla fragilità, il culmine dell'appagamento alla precarietà: la bellezza di Adone è connotata fin dall'inizio come una bellezza transitoria, che si dispiega con la massima congruenza, fino a farsi suo correlato simbolico, nella condizione di essere-per-la-morte. L'indagine sulla fragilità di Adone mostra peraltro che un aspetto pur così stabile e ubiquitario ha finito per veicolare, nel tempo, significati anche molto diversi: al di là dell'ovvia connotazione moralistica, la fragilità di Adone rimanda, nella sua accezione più generica, alla natura effimera e caduca dell'uomo in quanto tale; con implicazioni ideologiche ben diverse, però, il mito di Adone esplora soprattutto i rischi di una maschilità costruita come deficitaria, che oppone all'ideale di virilità eroica un'eccellenza precaria fondata su valori antisociali come la bellezza e l'amore. Eppure fragilità non significa necessariamente debolezza, o soltanto debolezza: fragilità è sia sgretolamento dell'io che resistenza passiva, refrattarietà, e dunque salvifica sottrazione a modelli normanti e oppressivi. Fragilità è anche strumento di creazione, e fonte di una bellezza più suggestiva e più preziosa. Con un rovesciamento in cui si rispecchiano trasformazioni salienti della cultura occidentale, se dapprima Adone era bello ma fragile, egli si fa via via sempre più bello - perché fragile. Questo libro nasce da un convegno tenutosi a Pisa tra la Scuola Normale Superiore e l'Università di Pisa, e concepito come occasione di volgere a vantaggio del dibattito la pluralità degli orizzonti disciplinari coinvolti. Gli studi in esso raccolti testimoniano di un dialogo fruttuosamente instaurato tra storia delle religioni e storia della letteratura, tra storia dell'arte e storia della danza e del teatro, tra antropologia culturale e teorie di genere e queer.
Il commento di Pomponio Leto all'Appendix Vergiliana
Nicola Lanzarone
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2018
pagine: 184
Pomponio Leto, il celebre umanista che fu professore di latino nello Studium Vrbis nella seconda metà del Quattrocento, dedicò un'intensa attività didattica ed esegetica alle opere di Virgilio, non solo a Bucoliche, Georgiche ed Eneide, ma anche ai componimenti (oggi ritenuti generalmente spurii) che furono poi raccolti sotto il titolo di Appendix Vergiliana. Proprio il commento del Leto a questi poemetti viene qui pubblicato per la prima volta in una edizione critica, che, per una parte non piccola di tali annotazioni, costituisce anche l'editio princeps. Si tratta di una testimonianza significativa dello studio dei classici nel XV secolo e di un passaggio importante della plurisecolare esegesi virgiliana, che lascerà un'ampia traccia nei successivi commenti a Virgilio e allo Pseudo-Virgilio.
Leggere Orazio nella scuola tardo-antica. Gli «Scholia vetustiora» al quarto libro delle Odi
Concetta Longobardi
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2017
pagine: 172
Il presente lavoro considera gli "Scholia vetustiora" contenuti nel "Paris. Lat. 7900A", preziosa testimonianza di miscellanea scolastica e base dell'edizione Keller del cosiddetto ps.Acrone, in relazione al "libro" di cui fa parte, come testimonianza quindi di pratiche esegetiche che rimandano ai commentari della tarda antichità. L'obiettivo è quello di presentare la redazione più antica del corpus come prodotto di una scuola che si può definire serviana - una scuola senza spazio e diacronica in cui si commentano gli autori alla luce del testo serviano - e analogamente di valutarne caratteristiche e specificità esegetiche, considerando esemplificativamente gli scolii al IV libro delle Odi in rapporto alla fortuna di Orazio nell'antichità e alle pratiche di una scuola che ha le sue radici in quell'epoca di tesaurizzazione del sapere classico che fu la tarda antichità.
Iacopo D'Angelo traduttore di Plutarco. «De Alexandri fortuna aut virtute» e «De fortuna romanorum»
Giancarlo Abbamonte, Fabio Stock
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2017
pagine: 402
Iacopo d'Angelo da Scarperia (1360?-1410/11) fu un pioniere della riscoperta del greco in occidente. Allievo di Coluccio Salutati, imparò il greco a Costantinopoli nel 1395-1396 e lo perfezionò negli anni successivi a Firenze, alla scuola di Manuele Crisolora. Si dedicò poi alla traduzione in latino delle opere di Plutarco, l'autore greco che appassionava il primo umanesimo con le sue biografie dei protagonisti della storia greca e romana. Dopo aver tradotto alcune delle "Vitae parallelae", fra il 1405 e il 1409 Iacopo portò a termine la traduzione dei due "Moralia" dedicati da Plutarco al tema della fortuna e del suo ruolo nelle vicende storiche: il trattato "De Alexandre fortuna aut virtute", diviso in due orazioni, e il "De fortuna Romanorum". Furono queste le prime traduzioni umanistiche di opere appartenenti ai "Moralia", dedicate al cardinale Pietro Filargis, divenuto poi papa con il nome di Alessandro V (14094410). Nell'epistola prefatoria Iacopo presenta queste versioni come risposta all'interrogativo su chi fosse stato il maggiore condottiero dell'antichità, Alessandro Magno o Giulio Cesare, e forte dell'autorità di Plutarco, l'umanista assegna il primato al greco Alessandro, con un giudizio che non sarà condiviso dall'umanesimo successivo. Viene proposta in questo volume l'"editio princeps" delle due traduzioni: per le sue caratteristiche essa fornisce una testimonianza rilevante delle prime esperienze di traduzione umanistica. Nella nota critica è ricostruita la tradizione manoscritta del testo delle traduzioni, mentre le due appendici propongono rispettivamente un profilo della biografia e dell'opera di Iacopo d'Angelo, e una ricostruzione del manoscritto greco utilizzato dall'umanista per realizzare le sue traduzioni.
«Pauca de barbarismo collecta de multis». Studio ed edizione critica
Tommaso Mari
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2017
pagine: 152
L'opera conosciuta come “Pauca de barbarismo colletta de multis” è una compilazione grammaticale latina di età carolingia che attinge alla dottrina di numerosi grammatici tardoantichi su “uitia et uirtutes orationis”. Nel presente volume, che ne è l’”editio princeps”, l'autore descrive la tradizione manoscritta dell'opera, analizza le sue fonti grammaticali e letterarie e ne esamina la lingua, per poi delinearne una contestualizzazione storico-culturale. L'edizione è corredata da un ricco apparato critico che include puntuali raffronti con il testo e la tradizione manoscritta delle fonti della compilazione. Concludono il volume gli indici dei passi citati. Questo libro è pensato in primo luogo per gli studiosi della tradizione grammaticale latina tardoantica ed altomedievale, ma si rivolge anche a chi studia la fortuna dei classici latini nel medioevo.
Dall'Oriente a Roma. Cibele, Iside e Serapide nell'opera di Varrone
Alessandra Rolle
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2017
pagine: 260
Nel periodo tormentato della fine della repubblica e dell'inizio del principato tre divinità di origine orientale, la frigia Cibele e gli egizi Iside e Serapide, sono presenti a Roma con specifici luoghi di culto e appaiono animare in modo significativo il dibattito religioso, intellettuale e anche politico. Questo libro si propone di analizzare le modalità di rappresentazione di queste divinità da parte di Varrone, che è per noi la più ricca fonte letteraria romana su di loro e sui loro culti a Roma nel I secolo a.C. L'opera di Varrone è costituita da un insieme di testi molto vario e articolato, pervenuto per larga parte in condizioni gravemente frammentarie. I riferimenti a Cibele, Iside e Serapide percorrono l'ampio arco dei suoi scritti, dalle giovanili “Saturae Menippeae” al tardo “De vita sua”. Dall'analisi sistematica di tutti i luoghi varroniani in cui si può riconoscere un riferimento a queste divinità emerge un giudizio articolato e complesso, a volte ambiguo. L'avversione nei confronti di credenze e riti che rischiavano di alterare aspetti essenziali dell'identità romana non può esentarsi da una riflessione sull'opportunità di concedere una parziale comprensione e legittimazione a credenze che stavano avendo un'ampia presa popolare, esercitando un inquietante fascino. Questi diversi e contrastanti orientamenti erano presumibilmente condivisi dall'élite intellettuale e politica del tempo, di cui Varrone è rappresentante di grande prestigio.
La filologia classica e umanistica di Remigio Sabbadini
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2016
pagine: 300
Remigio Sabbadini (Sarego, 23 novembre 1850 - Pisa, 7 febbraio 1934) è stato il fondatore della filologia umanistica in Italia, ma anche editore di Virgilio e studioso di autori classici. I saggi contenuti in questo volume delineano la sua biografia ed esaminano alcuni dei suoi contributi filologici e letterari. Paola Tomè, Domenico Losappio e Roberto Norbedo ricostruiscono la sua carriera di docente liceale ed universitario, offrendo uno sguardo inedito sulla storia dell'Italia unitaria fra Ottocento e Novecento. Aspetti specifici della sua eredità culturale sono esplorati da Lucia Gualdo Rosa e Matteo Venier. Sabbadini fu anche autore di composizioni poetiche, proposte ed analizzate nel volume da Giovanni Salviati. Gli altri saggi sono dedicati a capitoli specifici della sua attività di studioso: il saggio sull'umanista Antonio Mancinelli (Mariangela Giudice), la storia del ciceronianismo (Martin McLaughlin), l'Umanesimo fiorentino (Paolo Viti), gli studi serviani di Guarino Veronese (Giuseppe Ramires), l'edizione di Virgilio (Fabio Stok). Lo stile delle "briciole umanistiche" di Sabbadini è riproposto dal saggio di Manlio Pastore Stocchi.
Morire da donna. Ritratti esemplari di «bonae feminae» nella «laudatio funebris» romana
Cristina Pepe
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2016
pagine: 248
La convinzione, radicata nella mentalità romana, che la donna dovesse condurre una vita appartata all'ombra dell'uomo e che il suo nome dovesse rimanere chiuso tra le mura del focolare domestico, subiva un vero e proprio rovesciamento nel momento della morte. Il funerale femminile, alla stregua di quello maschile, culminava con un'orazione volta a celebrare l'operato e le virtù della defunta. Uno sguardo sulla documentazione antica consente di cogliere il significato e la portata di questo costume, radicato sia nella Roma repubblicana che in quella imperiale. Alle solenni laudationes funebres pronunciate nello scenario grandioso del Foro e alla presenza dell'intera comunità di cittadini romani, si affiancavano quelle tenute in un contesto più intimo, al cospetto di parenti e amici della defunta, nei pressi della tomba o della pira. Le fonti letterarie ed epigrafiche, benché spesso frammentarie, ci restituiscono ritratti femminili che riflettono il modello tradizionale della matrona: ottime mogli, madri esemplari, giudiziose amministratrici del patrimonio, modeste sia nella parola che nell'abbigliamento, pudiche, devote, donne - insomma - dotate di ogni qualità morale e domestica e, come tali, degne dell'ammirazione privata e collettiva.
Letture e lettori di Lucano. Atti del Convegno internazionale di studi (Fisciano, 27-29 marzo 2012)
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2015
pagine: 406
L'intento del Convegno era di affiancare all'analisi originale di singoli passi o aspetti del poema lucaneo quella di alcuni esempi di ripresa o ricezione del Bellum Ciuile, nella convinzione che questo duplice percorso di ricerca sia oggi uno dei più fecondi per dar conto della perenne vitalità degli studi sul Mondo Classico. L'ampiezza del ventaglio delle tematiche affrontate costituisce un significativo specimen dell'attuale momento della ricerca lucanea, sia per la varia provenienza geografica dei partecipanti, sia per la molteplicità degli approcci critici qui testimoniati. Oggi, infatti, non si può dire che esistano, nell'ambito degli studi su Lucano, filoni d'indagine privilegiati rispetto ad altri, ma stiamo attraversando una fase caratterizzata dalla coesistenza di più centri di interesse, per cui si registra un fiorire di ricerche di varia natura, che vanno dal commento alla monografia, dalla raccolta di note alla messa a punto di singole tematiche ed aspetti del Bellum Ciuile. Il volume, curato da Paolo Esposito (Salerno) e Christine Walde (Mainz), contiene saggi di: Thomas Baier (Würzburg), Elettra Camperlingo (Salerno), Giulia Caramico (Salerno), Lucio Ceccarelli (L'Aquila), Lee Fratantuono (Delaware, Ohio), Marco Fucecchi (Udine), Daniela Galli (New York), Nicola Lanzarone (Salerno), Charmaine Lee (Salerno), Yanick Maes (Gent), Maria Chiara Scappaticcio (Napoli), Christian Stoffel (Mainz), Fabio Stok (Roma), Ferdinand Stürner (Würzburg), Eleonora Tola (Buenos Aires).
De Gestis Herwardi. Le gesta di Ervardo
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2013
pagine: 420
Il "De Gestis Herwardi" (inizio XII secolo), di cui si offre un'aggiornata edizione e la prima traduzione italiana, può essere annoverato tra le più straordinarie saghe del Medioevo. La biografia di Ervardo (noto come Hereward the Wake), infatti, intreccia le vicende storiche degli Anglosassoni all'indomani delle battaglia di Hastings (1066) con il complesso immaginario mitico dell'Inghilterra medioevale. L'eroe si pone come il simbolo del riscatto anglosassone contro Guglielmo il Conquistatore, ma la sua vicenda storica, nelle pagine del De Gestis, si fonde con svariate tradizioni leggendarie, a creare un originale compendio della letteratura medievale. Si va dal romanzo cavalleresco all'epos, dalla saga nordica alla cronaca monastica, dalla fiaba al racconto folklorico. Si possono riscontrare legami sia con le avventure di Tristano, sia con il "Matter of England", ma in particolare la storia dell'eroe pare essere la prima testimonianza del cosiddetto "Ciclo della foresta" che confluirà in seguito nel mito di Robin Hood. L'opera nella sua prima parte narra l'esilio del protagonista voluto dal padre, i suoi viaggi in Northumbria, Cornovaglia, Irlanda e Fiandre secondo un canovaccio epico-romanzesco che s'inserisce palesemente nel solco della tradizione iniziatica dell'eroe germanico. Dopo tali prove Ervardo torna in un'Inghilterra ormai soggiogata dai Normanni e qui trova il fratello assassinato crudelmente e le proprietà di famiglia saccheggiate.
«Totus scientia plenus». Percorsi dell'esegesi virgiliana antica
Fabio Stock
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2013
pagine: 452
Virgilio, come ha scritto Thomas S. Eliot, è il "classico" per eccellenza della cultura europea. La sua ininterrotta fortuna dura da oltre duemila anni: introdotto nell'insegnamento scolastico dal grammatico Cecilio Epirota, Virgilio venne letto, chiosato e commentato, nei secoli successivi, da numerosi grammatici ed eruditi. Di questa copiosa attività esegetica ci sono rimasti due commenti tardoantichi, quello di Servio e quello di Tiberio Donato. I saggi contenuti in questo volume esplorano vari aspetti di questa tradizione esegetica: problemi testuali, il metodo e la cultura dei commentatori, le loro finalità, i successivi rifacimenti. Per l'intera cultura tardoantica Virgilio fu "totus scientia plenus", come lo definisce Servio: maestro di sapienza, esperto in tutte le discipline. Questa immagine tardoantica accompagnerà l'autore dell'Eneide nel corso del Medioevo ed ancora Dante sceglierà Virgilio come guida e dotto accompagnatore nei gironi dell'Inferno.