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Guido Tommasi Editore-Datanova: Cucina regionale

La cucina di Roma e del Lazio

La cucina di Roma e del Lazio

Maria Teresa Di Marco, Marie Cécile Ferré, Maurizio Maurizi

Libro: Libro rilegato

editore: Guido Tommasi Editore-Datanova

anno edizione: 2021

pagine: 240

La cucina di Roma e la cucina del Lazio si vivono accanto, si mischiano, si sommano, diverse e uguali, una sola e pure anche tante. Perché è certo che tutte le strade portano a Roma, portano genti, portano merci, tradizioni e panieri. L'erbe dei vignaroli, gli abbacchi dell'agro, l'olio della Sabina, le olive di Gaeta e poi carciofi, nocchie, pecorino e ricotta a nutrire il mercato della città che vive in eterno. Dietro Roma c'è dunque la sua terra; dentro Roma la cucina popolare che da sempre bada alla sostanza, al sapore, al prodotto. L'amatriciana rossa di sugo vuole il guanciale, la coda alla vaccinaro la pazienza, il brodo di teste di pesce e quello d'arzilla l'ingegnosa caparbietà di ottenere tutto dal niente. Ed è una magia che funziona solo qui, questo universo dove tutto sta insieme: la cultura ebraico-romanesca, il quinto quarto testaccino, la cucina dei pastori e quella degli orti. La pancia di Roma è grande e sincera, ma più stratificata e complessa che a immaginarla da fuori. Occorre calarcisi dentro, che sia al mercato o all'osteria, in cerca di sapori, di chiacchiere e profumi, di facce e di gesti.
25,00

La cucina di Napoli

La cucina di Napoli

Maria Teresa Di Marco, Lydia Capasso

Libro: Copertina rigida

editore: Guido Tommasi Editore-Datanova

anno edizione: 2019

pagine: 264

La cucina napoletana, assai più di altre tradizioni, ha in bocca la storia e lo spirito di una città che non ha uguali. Mastica la semplicità, gode dell'eccellenza dei prodotti e soprattutto esercita la creatività gioiosa che non si accontenta: a Napoli non basta mettere insieme il pranzo con la cena, ma occorre fare del cibo, come della vita, un boccone di piacere. È così che la tradizione popolare, ingegno del poco e del niente, ha corso accanto ai percorsi aristocratici della corte borbonica, segnata dall'influsso spagnolo ma soprattutto francese, in piatti sontuosi come i timballi, i sartù, o la pasticceria raffinatissima. Ma a Napoli tutto si tocca, si mischia, si confonde in un miracolo di identità e di sapore che funziona solo qui. "Mangiafoglie", ovvero di verdure e di minestre a volte elaborate e ingegnosissime (come nel caso della celebre minestra maritata), i napoletani lo sono stati per antica tradizione e non hanno smesso in fondo di esserlo quando sono diventati, assai più recentemente, "mangiamaccheroni". La pasta, e in modo diverso la pizza, è il respiro di Napoli e della sua arte: celebra le vongole anche quando se ne sono fujute, fa della frittata di maccheroni una religione di scrupolose esattezze e dello scàmmaro di magro un piatto che consola. Ma al contempo costruisce attorno alla pasta e ai suoi formati fastose architetture con crostate, timpani, timballi, lasagne e le dedica, in un atto d'amore e di pazienza, i grandi sughi di lenta cottura (ragù, bolognese, glassa e genovese). La cucina napoletana è una cucina che si arrangia meglio di qualsiasi altra, ma in nessun caso si accontenta.
25,00

La cucina di Venezia e della Laguna

La cucina di Venezia e della Laguna

Maria Teresa Di Marco, Marie Cécile Ferré

Libro: Copertina rigida

editore: Guido Tommasi Editore-Datanova

anno edizione: 2016

pagine: 256

Venezia è un miracolo. Sorregge le sue fondamenta su pali di legno, chiude se stessa sulla misura stretta delle sue calli e insieme guarda maestosa al mare, all'Oriente, all'altrove vicino e lontanissimo. La sua cucina le somiglia centellinando l'esattezza del poco nel tempo della carestia e insieme magnificando la ricchezza delle spezie, dello zucchero, della sua gloria marinara e commerciale. Quella di Venezia è una cucina di acqua e di terra, concentrata sull'equilibrio delicato e perfetto delle sue lagune e del mare poco più in là. Attinge agli orti salmastri delle sue isole, alla riviera, alle valli, per secoli strade di acqua attraversate da merci quotidiane. Eppure da sempre ha l'abitudine di sposare le cucine lontane, di farle proprie amalgamandone gli aromi, i sapori e i saperi. Così è della tradizione ebraica, talmente mescolata alla tavola veneziana da risultarne inseparabile, indistinguibile: ne sono una testimonianza viva le celebri sarde in soar, ma anche i bigoli in salsa, l'abitudine dei risi e dell'oca. Così anche delle altre culture mediterranee, la greca, la ottomana e quella balcanica celebrata ancora oggi nella festa della Salute che non rinuncia alla castradina e alla sua lunga cottura. E poi il baccalà che arriva da isole gelate e da tempi remoti, "mantecato" con un'arte che perdura il sapore e l'essenza di una città che è un mondo sospeso, unico e irripetibile come solo i sogni più ostinati sanno essere.
25,00

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