Libri di Alain Schnapp
La conquista del passato. Alle origini dell'archeologia
Alain Schnapp
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2025
pagine: 368
Il desiderio di indagare il passato è tra i sentimenti più antichi e duraturi dell’essere umano, che fin da quando ha preso coscienza di sé ha interrogato il suolo alla ricerca delle tracce di chi lo ha preceduto. Diversamente da ciò che si crede l’attività di scavo non è un’invenzione rinascimentale, ma affonda le sue radici già nei primissimi imperi mesopotamici, egizi e cinesi. Da Khaemwaset, figlio di Ramesse II, passando per Esiodo, sant’Agostino, il conte di Caylus, fino a Darwin, le testimonianze lasciate nel tempo sono state lette e interpretate nei modi più diversi. Gli antichi sovrani cercavano le vestigia dei re venuti prima al fine di legittimare il proprio potere; eruditi moderni analizzavano e classificavano i naturalia e gli artificialia ammirati nelle Wunderkammer; vi era anche chi portava avanti la ricerca sfidando le istituzioni, come Isaac La Peyrère, il cui scandaloso testo del XVII secolo teorizzava, per la prima volta dall’epoca classica, l’esistenza di una storia prima di Adamo. Con l’evoluzione della disciplina archeologica gli studiosi sono riusciti a liberarsi dal giogo dei testi sacri e della stessa pratica antiquaria, in un’ottica sempre più scientifica e universale. In questo brillante volume, supportato da una ricca selezione di fonti scritte e illustrate, Alain Schnapp traccia una vera e propria archeologia dell’archeologia, seguendo il progresso metodologico di una materia multiforme che attinge alla filosofia, alla geologia, alla paleontologia e alla storiografia per risolvere gli enigmi fondativi della storia dell’uomo. La conquista del passato, pubblicato la prima volta nel 1994, torna dopo trent’anni in una nuova edizione.
Storia universale delle rovine. Dalle origini all'età dei Lumi
Alain Schnapp
Libro: Libro rilegato
editore: Einaudi
anno edizione: 2023
pagine: 936
Come non esistono uomini senza memoria, così non ci sono società senza rovine. Questo libro si propone di chiarire il rapporto indissolubile che le diverse culture hanno intrattenuto con le rovine, nell’intreccio fra il desiderio di lasciare tracce grandiose, il culto del passato e la trasmissione della memoria. Passando da una civiltà all’altra – dagli Egizi ai Cinesi, dai Greci ai Romani, dal Rinascimento all’Illuminismo – Alain Schnapp si affida tanto alle fonti archeologiche quanto alla letteratura. Splendidamente illustrata, questa “Storia universale delle rovine” è l’opera di una vita. «Il lettore potrà avventurarsi in questo libro sapiente e magnifico assecondando le proprie curiosità, i ricordi o il desiderio di conoscenza, come se visitasse un sito archeologico o una pinacoteca... invitato a confrontarsi con la paradossale presenza di ciò che è scomparso» (Roger Chartier, «Le Monde»). L'antico Egitto affidò la memoria dei suoi sovrani a giganteschi monumenti e imponenti iscrizioni. Altre società preferirono stringere un patto con il tempo, come i popoli della Mesopotamia che, consapevoli della vulnerabilità dei loro palazzi di mattoni di fango, seppellivano nelle fondamenta le iscrizioni commemorative. I Cinesi dell'antichità e del Medioevo impressero la memoria dei re e dei personaggi illustri in iscrizioni su pietra e bronzo, le cui matrici erano custodite da scrupolosi antiquari. Altri ancora, come i Giapponesi del santuario di Ise, distruggevano per poi ricostruirle identiche, in un ciclo infinito, le loro architetture di legno e paglia. Altrove, in Scandinavia e nel mondo celtico, come in quello arabo-musulmano, sono i poeti o i bardi i responsabili del mantenimento della memoria. Greci e Romani consideravano le rovine un male necessario che bisognava imparare a interpretare per comprenderle. Il mondo medievale occidentale affronterà l'antico patrimonio con un'ammirazione venata di repulsione. Il Rinascimento intraprese invece un ritorno all'antichità diverso, considerandola un modello da imitare ma anche da superare. Infine, l'Illuminismo costruì una coscienza universale delle rovine che si è imposta come «culto moderno dei monumenti»: un dialogo con le vestigia del passato che vuole essere universale e che questo libro testimonia con straordinaria dovizia.