Libri di Domenico Mennillo
Nous Irons à Paris. Poesia visuale e sperimentale, arte comportamentale e ambientale, 1971-2021. Naples-Paris
Libro: Libro in brossura
editore: Terre Blu
anno edizione: 2023
pagine: 196
Curato da Domenico Mennillo, questo studio si incentra su autori e gruppi di Napoli e dell'area campana legati alle idee e alle esperienze delle avanguardie e delle neoavanguardie artistiche della città di Parigi. Uscito originariamente in Francia, sul n. 9 della rivista internazionale 591, raccoglie esperienze nate tra il 1971 e il 2021. Ciò che lo caratterizza è l'autonomia dei lavori dei gruppi e delle persone coinvolte rispetto alle ricerche degli anni '50, '60 e '70; autonomia ma al tempo stesso punto di raccolta e di rielaborazione di idee e visioni che hanno caratterizzato l'intero Novecento e che continuano a vivere attraverso il tradimento-slittamento di artisti e intellettuali che non rinunciano a confrontarsi con quelle esperienze. Il volume è inoltre arricchito dalle sezioni realizzate dal direttore della rivista 591, Jean-François Bory, una delle figure di riferimento della poesia visuale internazionale del secondo Novecento, e da Gigliola Fazzini, attraverso un excursus di autori della scena artistica nazionale e internazionale.
Alcune architetture di Napoli 2003-2013. Il teatro di Lungrabbe nelle architetture napoletane
Domenico Mennillo
Libro
editore: Fondazione Morra
anno edizione: 2014
pagine: 136
Speculum celestiale. Dialettiche del naturale. Ediz. italiana e inglese
Raffaella Morra, Maurizio Elettrico, Domenico Mennillo
Libro
editore: Fondazione Morra
anno edizione: 2011
pagine: 39
Opus infectum. Poemi (1999-2008)
Domenico Mennillo
Libro: Copertina morbida
editore: Bibliopolis
anno edizione: 2010
pagine: 56
Il volume contiene i poemi scritti fra il 1999 e il 2008 da Domenico Mennillo, nati fra performance, installazioni e spettacoli e qui recuperati cronologicamente, per un discorso incentrato sulla progettualità ("Opus") nel tempo di una scrittura poetica aperta alle sollecitazioni più disparate e ad una parola che non si vuole mai conclusa, mai esaurita nella sua messa su carta ("Infectum", come infezione vitalistica del non completabile) e attenta in primo luogo alla dimensione ritmica dei suoi rimandi e dei suoi scenari volta per volta enunciati, per una vita e un destino altro della poesia stessa.