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Libri di Giulia Ammannati

Raffaello tra gli sterpi. Le rovine di Roma e le origini della tutela

Raffaello tra gli sterpi. Le rovine di Roma e le origini della tutela

Libro: Libro rilegato

editore: Skira

anno edizione: 2022

pagine: 296

Rinnovando il testo e l'analisi della celebre Lettera a Leone X, questo libro individua in essa l'origine della moderna tutela del patrimonio culturale La Lettera a Leone X (1519-1520) non fu mai completata né mai raggiunse il destinatario, eppure continua a sollevare interrogativi e dubbi. Chi ne fu l'autore? Il principale manoscritto (a Mantova) è interamente di mano di Baldassarre Castiglione, ma chi si rivolge al Papa dicendo "io" è sempre e solo Raffaello, che studiava le rovine "per molti lochi pieni de sterpi inculti e quasi inaxessibili". La morte precoce del grandissimo artista (6 aprile 1520), del cui lavoro sul testo resta traccia in un manoscritto di Monaco, spiega perché uno scritto così impegnativo rimase incompiuto. Ma quale fu la parte di Raffaello e quale il ruolo del Castiglione? Perché tante correzioni e varianti nei manoscritti? Si può identificare il gioco delle parti fra i due co-autori? A chi spetta l'idea di ricostruire in disegno Roma antica e di tutelarne i monumenti? Al Papa, a Raffaello o a Castiglione? Della Lettera non esiste "il" testo in forma compiuta, ma varie stesure successive: Raffaello tra gli sterpi ne propone una nuova edizione fondata su un attentissimo esame paleografico e filologico. Il lettore troverà in questo libro non solo il testo critico dei due principali manoscritti ma anche un confronto sinottico e genetico, che evidenzia la stratificazione di bozze, correzioni, versioni alternative, individuando in parallelo sia la stesura del Castiglione sia la forma testuale su cui Raffaello lavorò negli ultimi mesi di vita. Il saggio di apertura affronta questi temi alla luce di un'accurata ponderazione delle circostanze documentarie e della storia culturale e istituzionale: le rovine, le raccolte di antichità, i provvedimenti di salvaguardia (prima e dopo il 1519-20) dei Papi e del Comune. Ne riusciranno illuminati lo scenario culturale della Roma di Leone X, lo sguardo di Raffaello su Roma antica, il suo rapporto con Castiglione, l'audace progetto che prese forma negli ultimi mesi di vita dell'artista, e infine l'eredità intellettuale che questa lettera non spedita lasciò alle generazioni successive, e fino a noi.
28,00

Menia Mira Vides. Il Duomo di Pisa: le epigrafi, il programma, la facciata

Menia Mira Vides. Il Duomo di Pisa: le epigrafi, il programma, la facciata

Giulia Ammannati

Libro: Libro in brossura

editore: Ist. Editoriali e Poligrafici

anno edizione: 2019

pagine: 168

Il XII secolo fu il secolo d’oro per Pisa, che raggiunse l’apice della sua potenza grazie al dominio sui mari. Nei primi decenni del secolo il nuovo Duomo di Buscheto si ergeva maestoso. Sulle sue mura di marmo, sulla facciata in particolare, la città esplicò un imponente programma epigrafico di autocelebrazione, scolpendo iscrizioni che esaltavano l’opera del geniale architetto, onoravano la memoria delle contesse Beatrice e Matilde di Canossa, grandi benefattrici, magnificavano la gloriosa ascesa della forza pisana. Il libro illustra questi testi affascinanti e fondanti della storia pisana, esaminandoli nei loro contenuti, nella loro forma materiale, nei rapporti che li legano al contesto artistico e alle fasi costruttive della Cattedrale. Accanto al Duomo anche la Torre: restituita al suo architetto Bonanno Pisano, che ci ha lasciato la ‘firma’ nei frammenti di un’iscrizione dissotterrata ai piedi del Campanile nell’Ottocento. Prefazione di Gian Biagio Conte
34,00

Il latino e il «volgare» nell'antica Roma. Biondo Flavio, Leonardo Bruni e la disputa umanistica sulla lingua degli antichi romani

Il latino e il «volgare» nell'antica Roma. Biondo Flavio, Leonardo Bruni e la disputa umanistica sulla lingua degli antichi romani

Giulia Ammannati, Giuseppe Marcellino

Libro

editore: Scuola Normale Superiore

anno edizione: 2016

Come facevano nell'antica Roma i macellai, i pescivendoli e gli incolti di ogni tipo a comprendere e addirittura a parlare una lingua difficile e complessa come il latino? Nella primavera del 1435 Biondo Flavio e Leonardo Bruni, riprendendo l'argomento di un dibattito svoltosi poco tempo prima a Firenze nel Convento di Santa Maria Novella, si confrontarono per iscritto sulla questione. Il De verbis Romanae locutionis di Biondo e la lettera di risposta di Bruni (Ep. VI, 10), qui presentati per la prima volta in traduzione italiana e corredati di commento puntuale, segnano un momento decisivo nella storia della lingua latina e della filologia romanza. Questo volume, oltre ad affrontare uno studio storico-letterario sulle prime fasi della disputa umanistica sulla lingua parlata dagli antichi Romani, fornisce una dettagliata indagine della tradizione manoscritta del De verbis e della missiva di replica di Leonardo Bruni.
30,00

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