Libri di Heymann Steinthal
Ermeneutica e psicologia del linguaggio. Testo tedesco a fronte
Heymann Steinthal
Libro: Libro rilegato
editore: Bompiani
anno edizione: 2013
pagine: 890
"Ermeneutica e psicologia del linguaggio" restituisce, attraverso una scelta degli scritti più importanti di Heymann Steinthal, i risvolti fondamentali del suo pensiero. La prima sezione mette a fuoco i gangli costitutivi della sua filosofia del linguaggio (1855). L'autore vi argomenta, sulla scia dell'opera di W. von Humboldt, l'autonomia della lingua dalla logica nel processo di costituzione dell'esperienza. La tesi di Steinthal scompagina il dibattito ottocentesco sulla conoscenza e la rappresentazione ed esercita una sotterranea influenza su studiosi della statura di Croce, Benjamin e Cassirer. Nella seconda sezione è presentato il programma di ricerca della psicologia dei popoli, steso assieme a Lazarus nel 1859. La "Völkerpsychologie" si configura come un'alternativa alle filosofie della storia ottocentesca, volta a individuare un punto d'equilibrio tra sguardo sintetico e analitico sullo sviluppo spirituale dei popoli. La terza sezione riscopre una pagina singolare e poco conosciuta dell'ermeneutica del XIX secolo, già segnalata da Gadamer. Il processo dell'interpretazione è indagato da Steinthal in chiave psicologica e in rapporto alle principali proposte dello filologia e della filosofia del linguaggio coeve (Schleiermacher, Ast, Dilthey, Böckh).
La scienza della lingua di Wilhelm von Humboldt e la filosofia hegeliana
Heymann Steinthal
Libro
editore: Guida
anno edizione: 1998
pagine: 264
Nelle riflessioni di Steinthal, il più appassionato interprete ottocentesco di Humboldt, sono formulati per la prima volta intuizioni e concetti il cui risultato più rilevante consiste nell'aver indicato nella "Kultur" il nuovo soggetto quasi-trascedentale e, al contempo, il prodotto della capacità umana di dare forma alla sua esperienza. L'uomo che si contraddistingue per la capacità di plasmare il proprio mondo in forme che trae da se stesso non è più il soggetto individuale e trascendentale di Kant, ma l'essere sociale nella pienezza delle sue interazioni, la comunità in tutte le sue manifestazioni (linguaggio, mito, religione, costume, comportamenti sociali, istituzioni).