Libri di Pietro Russo
Tutte le ossa cantano la canzone d'amore
Pietro Russo
Libro: Libro in brossura
editore: Pequod
anno edizione: 2024
pagine: 90
Raccolta di poesie.
Eppuru i stiddi fanu scrusciu
Pietro Russo
Libro: Libro in brossura
editore: Le Farfalle
anno edizione: 2022
pagine: 48
C'è un'urgenza non procrastinabile in questa raccolta di Pietro Russo. L'esigenza di lasciare «scapicollare le parole» condensandole dal riverbero della lingua madre catanese – sopraggiunta improvvisa e indiretta da accumuli di momenti, di persone, di ricordi – all'interno di un universo poetico che, se da un lato è scandito dalle certezze insormontabili delle leggi di Natura, dalle disillusioni di un «cuore che si spaventa della luce» – deluse oramai tutte «le speranze e i cori» di matrice leopardiana –, un mondo entro cui l'io lirico riversa pure gli echi amari delle sue letture bibliche (L'Ecclesiaste su tutte); dall'altro è invece animato dall'Amore – «l'ombra che cresce più alta» – che si piega per la sua stessa forza a criterio di ogni cosa, sostenuto da una forza espressiva in cui si insinuano però anche la Storia e le vicende degli ultimi, e inclina questa poesia verso esiti fortemente civili pur seguitando a sfolgorare e ardere dentro una passione in cui la parola, genuinamente impastata dentro il ripido dettato ritmico del dialetto, riesce a dare straordinaria testimonianza di sé: finalmente «casa in questa lingua». (dalla prefazione di Giuseppe Condorelli)
A questa vertigine
Pietro Russo
Libro: Libro in brossura
editore: Italic
anno edizione: 2016
pagine: 67
Qual è esattamente la genesi di una vertigine? I Greci avevano una parola, 'kairos', che specificava un istante, unico e irripetibile, all'interno del fluire incessante del tempo (kronos) ma che dal dominio di questo, in un certo modo, si sottraeva. Era loro intenzione infatti designare l'attimo in cui lo spazio e il tempo normalmente percepiti collassano e, senza più nessun appoggio di riferimento, frana la misura umana delle cose: l'attimo della vertigine. Questo, e non altro. Ora e qui. Solo in questo ab-saluto si esperisce, in tutto il suo fulgore e dramma, l'attrito del corpo e dell'intelletto con il reale. A questa vertigine tutto ci appare indubitabile; l'evidenza intangibile dell'universo come di quelle relazioni fragili che ogni giorno intessiamo come ragni laboriosi e che noi solitamente chiamiamo storia.
La memoria e lo specchio. Parole del Petrarca nella poesia di Sereni
Pietro Russo
Libro: Libro in brossura
editore: Bonanno
anno edizione: 2013
pagine: 168
Nel 1974, nel corso di una conversazione tenuta a Lugano in occasione del sesto centenario della morte di Petrarca, Sereni si chiedeva: "Petrarca, la poesia del Petrarca, agisce ancora o non agisce più in noi?". L'interrogativo, solo in apparenza retorico, attraversa in effetti tutto il novecento poetico italiano di cui Vittorio Sereni rappresenta una delle voci più nitide e originali. Dagli esordi di "Frontiera" e "Diario d'Algeria", ancora segnati da certe suggestioni legate alla stagione ermetica, fino a "Gli strumenti umani" e "Stella variabile", capolavori della maturità in cui la dizione poetica si apre al registro narrativo e dialogico, la "memoria" della poesia del Petrarca in Sereni assume le forme di una presenza costante. Il colloquio che si instaura così tra i due poeti non si esaurisce al livello della parola isolata (inseguita grazie all'uso sistematico delle concordanze), ma si sostiene su un tessuto di motivi, dinamiche e nodi psicologici che trovano nel nesso esistenza-scrittura un fertile terreno d'incontro.