Libri di Stefano Agosti
La parola della poesia. Da Leopardi ad Augusto Blotto
Stefano Agosti
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2024
pagine: 352
“La parola della poesia” è un’indagine critica su quella parte di mondo che si nasconde tra le pieghe di un verso, che viene risvegliata da un accento, che mostra le sue contraddizioni grazie alla metrica. Progettata dallo stesso Agosti come volume unico, questa raccolta di saggi è il tentativo di individuare, a partire dalle opere di autori noti e meno noti, che cosa sia quel territorio cangiante e alchemico che da millenni chiamiamo «poesia». La parola poetica è forse la parte del linguaggio che più di tutte unisce pulsioni viscerali e significati raffinati, simbologie sonore e associazioni inattese. Per capire però che cosa la differenzi dalle altre forme di espressione umana e perché alcune idee ed emozioni possano essere descritte con esattezza solo attraverso di essa, in queste pagine Stefano Agosti percorre un itinerario inedito tra le liriche di classici e contemporanei, inseguendone gli echi dentro e fuori dal canone: ecco allora che l’Infinito di Giacomo Leopardi, in cui ogni lemma sfida l’indicibile, si giustappone ai grafemi di Giorgio Orelli; la lingua mimetica delle onomatopee di Giovanni Pascoli si proietta nelle deflagrazioni semantiche di Edoardo Sanguineti; le creature verbali di Arthur Rimbaud trovano eredi nei tentativi di Augusto Blotto di trascrivere «quanto sta fuori dall’ordine del discorso». “La parola della poesia” è il lascito intellettuale di un critico che prima di tutto si è avvicinato alla poesia per amore: il racconto delle infinite capacità della parola di piegarsi e brillare, sporcarsi e abbagliare, evocare e tacere. Perché solo imparando a riconoscerne, verso dopo verso, la potenza, possiamo riuscire a provare lo stupore di sentirci compresi e circoscritti; di sentirci, per la prima volta, «detti».
Il testo visivo. Forme e invenzioni della realtà da Cézanne a Morandi a Klee
Stefano Agosti
Libro: Libro in brossura
editore: Marinotti
anno edizione: 2006
pagine: 230
In uno dei suoi aforismi Georg Christoph Lichtenberg afferma che allo specialista spesso sfugge il meglio. Quasi a ricordare che le cose vanno osservate dall'esterno e che solo un esercizio siffatto consente di cogliere contorni e sostanza delle cose. Francesista e teorico della letteratura, Stefano Agosti, da sempre alle prese con i meccanismi della poesia (Petrarca, Mallarmé, Zanzotto), ma anche costantemente attratto da quelli della figurazione, consegna a questo libro le sue pagine dedicate all'arte. Essendo prevalentemente dedito alla critica testuale, Agosti assume l'opera d'arte come testo e ne decifra il senso attraverso i segni, ne svela le potenzialità, ne configura regole e funzioni. I capitoli che formano il libro sono collegati attraverso una fitta rete di riferimenti letterari e culturali e mirano a proporre l'idea di un'esperienza dell'arte visiva tutta raccolta intorno ad uno spiccato rapporto di prossimità tra il soggetto e l'opera contemplata. Tale rapporto, sostanzialmente fondato sulle capacità del soggetto di penetrare nei singoli universi espressivi sottoposti alla sua attenzione, appare teso a circoscrivere le caratteristiche formali attraverso le quali si articolano le diverse visioni del mondo, esterno o interno, di cui le opere prese in esame sono depositarie.
Il romanzo francese dell'Ottocento. Lingue forme genealogia
Stefano Agosti
Libro: Libro in brossura
editore: Il Mulino
anno edizione: 2010
pagine: 320
L'Ottocento è la stagione di maggior fulgore del romanzo francese e con ciò verrebbe da dire - del "romanzo" in assoluto. Ma quali sono le caratteristiche di forma, di lingua e di stile della "forma romanzo"? Qual è la linea genealogica che la collega alle esperienze letterarie del passato o, soprattutto, alle grandi narrazioni novecentesche? Dopo una lunga carriera come appassionato e raffinato studioso di letteratura, Stefano Agosti torna a confrontarsi con le grandi letture di una vita per sottoporre a nuova indagine ravvicinata gli autori massimi dell'Ottocento francese: Chateaubriand, Hugo, Stendhal, Balzac, Flaubert e Zola, tra gli altri. Articolandosi intorno a figure maggiori distribuite per raggruppamenti tematici forti (le istanze dell'Io, l'invenzione del tempo, il monologo interiore), il libro intende fornire al lettore non un manuale di storiografia letteraria, ma una semiologia del romanzo dagli inizi alla fine del secolo.
Varietà
Paul Valéry
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2019
pagine: 342
Con la presente antologia di "Varietà", a cura di Stefano Agosti, il lettore potrà farsi una idea sufficientemente completa dell'aspetto "pubblico" del pensiero di Valéry: e cioè del pensiero non più volto alla speculazione interiore, bensì applicato ai diversi oggetti (letterari, in primis) in cui si è imbattuto e che è stato sollecitato ad assumere. Ovviamente, dietro ogni applicazione, si profila e insiste la massa dell'ininterrotta speculazione in proprio (i "cahiers", appunto), di cui talvolta vengono portati direttamente sulla pagina pubblica i lacerti mobilissimi e variegati. E sarà proprio la tensione inesausta dell'esercizio conoscitivo che il lettore potrà ammirare anche qui, e non solo in argomenti o temi che le sono congenialmente affini (si veda, per il piano della riflessione pura, l'"Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci" o il saggio su Descartes, e, per il piano più specificamente poetico, il testo su Mallarmé), ma anche là ove l'oggetto mentale sembra - o di fatto si pone - agli antipodi di Valéry. A questo proposito, nulla sarà più istruttivo dello scritto su Pascal, ove l'intelligenza di Valéry passa di provocazione in provocazione, in un deflagare continuo di sorprese e di paradossi della più incandescente sostanza concettuale.
Arte visiva e teoria dell'enunciazione
Stefano Agosti
Libro: Copertina morbida
editore: Monte Università Parma
anno edizione: 2012
pagine: 48
Le pagine di Stefano Agosti contenute in questo volume riservano al lettore, pur nella loro brevità, continue sollecitazioni, aperture di pensiero, stimoli utilissimi per tracciare un nitido e significativo quadro dei numerosi secoli di storia dell'arte che hanno accompagnato il cammino dell'uomo. Prendendo a prestito dalla linguistica un approccio risalente alla scuola dello studioso francese (di origine lituane) A. Julien Greimas, Agosti riesce a dominare da par suo una materia, quella della critica d'arte, alquanto proteiforme, ovvero ricca, come ben si sa, di tante sfaccettature e proposte di interpretazione: basti ricordare al proposito l'ampio affresco, ancora oggi molto attuale, che Lionello Venturi ne fece anni fa con la sua celebre "Storia della critica d'arte". Ma queste pagine di Agosti possono essere lette in filigrana anche come un'occasione in grado di interpretare non solo fatti (e immagini) di storia dell'arte, ma pure di storia tout-court, proprio come sosteneva in un suo aureo testo, dal titolo non casuale "Le immagini della storia", Johan Huizinga: "Non si tratta di desumere dall'arte come fenomeno considerato separatamente un'immagine del passato, o di vedere nell'arte l'unica chiave per capire l'indirizzo dello spirito del tempo, ma di vedere riflesse nell'arte immagini ricavate da uno studio multilaterale della tradizione, o di vederle illuminate dall'arte".
La frase, il racconto. Le sperimentazioni di Flaubert nei «Trois Contes»
Stefano Agosti
Libro: Libro in brossura
editore: Libreria Editrice Cafoscarina
anno edizione: 2013
Penultimo esemplare della calcolatissima produzione flaubertiana, i "Trois Contes" rappresentano altrettante modalità di quella che si può benissimo designare come l'insaziabile volontà di sperimentazione dell'autore: non opera minore, non opera di rilassamento creativo, ma un vero e proprio vertice della prosa di Flaubert, cumulativo dello sperimentare pregresso, di cui sarà proprio il successivo "Bouvard et Pécuchet" a testimoniare l'istanza terminale e, probabilmente, anche l'esaurimento. Ognuno dei tre racconti esibisce dunque una particolare forma di organizzazione verbale, della quale vengono qui fornite le esemplificazioni esaustive, inerenti ai diversi piani del testo. Di questa prosa, la cui "lavorazione" si presenta come un unicum nel pur vario panorama della narrativa ottocentesca, si può ricordare quanto ebbe ad affermare Proust: "Flaubert trova sin dall'inizio quella forma che è forse la più nuova che esista in tutta la storia della letteratura francese".
Una lunga complicità. Scritti su Andrea Zanzotto
Stefano Agosti
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2015
pagine: 189
Ci sono occasioni nelle quali l'incontro intellettuale fra un artista e un critico - per separare artificialmente due ruoli spesso inscindibili - si realizza nel segno di una concordanza che è vera corrispondenza di intenti e sensi, capace di generare un circolo virtuoso creativo destinato a lasciare duratura impronta di sé. Il Novecento ci ha consegnato luminosi esempi di legami simili, da quello che unì Gianfranco Contini a Eugenio Montale allo stretto sodalizio fra Maurice Blanchot e Georges Bataille, passando per la familiarità talora turbinosa di Emilio Cecchi e Mario Praz e l'affinità davvero elettiva fra Jean-Paul Manganaro e Carmelo Bene. La "complicità" fra Stefano Agosti e Andrea Zanzotto è, fra queste intese, una delle più feconde e durature, se è vero che il primo saggio dedicato da Agosti al poeta suo conterraneo - Zanzotto nasce a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso; Stefano Agosti a Caprino Veronese, accanto al lago di Garda - risale al 1969, solo un anno dopo la pubblicazione di quella "Beltà" che della poesia italiana contemporanea rappresenta un autentico spartiacque: al suo apparire la raccolta di Zanzotto sovvertì l'ordine tradizionale della letteratura facendo propria non solo la nozione di arbitrarietà del segno linguistico - introdotta da Ferdinand de Saussure nel "Corso di linguistica generale", che proprio in quegli anni sconvolgeva le nozioni acquisite del linguaggio -, ma anche quella proposta da Lacan, genuinamente rivoluzionaria...
Gadda ossia Quando il linguaggio non va in vacanza
Stefano Agosti
Libro: Copertina rigida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2016
pagine: 86
La "voce" di Gadda diventa il luogo di una parola infinitamente plurale, mobile, diffratta, intrecciata e sovrapposta ad infinite parole e, per ciò stesso, liberamente e incessantemente creativa: vale a dire, senza direzione e senza origine, sottoposta alla pulsione del senso e non alle istanze del significato.
Rimbaud. Le vocali, la parola notturna
Stefano Agosti
Libro: Copertina rigida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2017
pagine: 70
«L'enigma del sonetto delle Vocali si propone nelle forme ostentate di un eccesso di visibilità, che comporta una sorta di accecamento, un po' come succede nella Lettera rubata del racconto di Poe. Nel nostro caso, la "lettera rubata" non riguarda una lettera da corrispondenza ma proprio la lettera dell'alfabeto di un determinato, specifico idioma.»
Tre lezioni a Ca' Foscari
Stefano Agosti
Libro: Libro in brossura
editore: Libreria Editrice Cafoscarina
anno edizione: 2018
pagine: 80
Baudelaire. Dal fango all'oro
Stefano Agosti
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2019
pagine: 161
«Mi hai dato il tuo fango e io ne ho fatto oro» scrive Baudelaire nell'"Ébauche d'un épilogue", un unico verso a custodire un'intera dichiarazione di poetica: la scoperta dell'oro della poesia nel cuore del prosaico - negli inferi dei bassifondi, fra i demoni celesti delle città-, l'immersione negli abissi dell'eros e dell'ebbrezza, in una noia fisica e metafisica che trova il suo atroce riscatto nella bellezza. Soprattutto, la ricerca del verso come parola alchemica, formula filosofale per le infinite metamorfosi della materia: metafore, sinestesie, comparaisons che tramutano lampade in sguardi sanguinanti, parole in fate dagli occhi di velluto, languidi baci in liquidi cieli disseminati di stelle. Grazie a un'eccezionale contiguità con il testo di Baudelaire, Stefano Agosti mostra come questa sostanza mutante - scaturita da una delle più potenti pulsioni emotive mai registrate dalla letteratura - si riversi in una struttura geometricamente ordinata, segnando l'ingresso della poesia lirica nella modernità. Leggere questo testo, che di "Les Fleurs du Mal" costituisce un indispensabile contrappunto critico, significa ripercorrere la nervatura portante del grande Canzoniere dell'era moderna: «l'istanza flagrante, dirompente, grondante del "moi"» che governa gli itinerari pseudobiografici del poeta, i momenti in cui il significante si solleva alle più pure manifestazioni di musicalità e in cui una violenza espressiva inedita si infiltra nei moduli di una suprema elaborazione formale. È un movimento nelle profondità di un'opera scritta da Baudelaire con tutto il suo cuore, tutto il suo odio, tutta la sua religione e la sua tenerezza, che nella lettura di Stefano Agosti giunge intatta al lettore contemporaneo.
Ciò che resta del fuoco. Testo francese a fronte
Jacques Derrida
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2019
pagine: 69
Riprendendo e sollecitando una frase indecidibile e forse senza appartenenza posta a sigillare, commemorativamente, una delle precedenti opere di Derrida, "il y a là cendre" (là, vi è cenere; vi è la cenere: nella "Dissémination"), questo "polylogue" dipana, intreccia, annoda e disperde - attraverso un intersecarsi di voci maschili e femminili, anche responsive o rivolte alla voce dell'autore - il motivo della cenere in quanto resto sia di ciò che "fu" (feu) sia di ciò che è stato "dato al fuoco" (feu): così già nel titolo, anch'esso indecidibile e intraducibile, "Feu la cendre". Resto che non serba traccia né di sé né di niente, emblema della "traccia" in quanto cancellazione progressiva del percorso, la cenere, nel polylogue, è anche ciò che si consuma e si disperde di un grande rogo (di un olocausto), fatto di parole e di nomi (nomi comuni e nomi propri), di lettere rubate e di cartoline ("cartes postales"), di firme e di dediche: polvere del fuoco, ma per ciò stesso "polvere innamorata".