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Passigli: PASSIGLI POESIA

Il tempo di mettermi in cammino

Il tempo di mettermi in cammino

Emilio Coco

Libro: Copertina rigida

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 144

«Mai, Signore, la morte / mi ha fatto assaporare tanta vita»: si apre così, con un settenario e un endecasillabo (le due misure cardine dell'intera raccolta), il nuovo libro di Emilio Coco, poeta dei luoghi e degli affetti, che tanto ci aveva commosso anni fa con i versi in mortem per l'amatissimo fratello. Si apre, il libro, su uno scenario cimiteriale, e con due versi che farebbero pensare, se presi alla lettera, a un memorabile componimento de L'allegria. Ma qui, tra le case dei morti, la prospettiva appare subito rovesciata: «È tutto così fresco, così intimo / che mi viene la voglia di godermi / una vita più sana accanto a loro». E benché il poeta cammini assorto in tristi pensieri, e il verbo che campeggia nel titolo alluda a un ben altro camminare, questo è un libro tutt'altro che elegiaco come la materia cimiteriale imporrebbe... Ciò che lo spinge verso il luogo dei morti non è dunque il venir meno di un impulso vitale, ma lo stato di degrado, di miseria morale in cui versa la città dei vivi: una città su cui incombe il peso di una modernità arida, disumana, maligna... (Dalla prefazione di Giancarlo Pontiggia)
16,00

La forza prigioniera

La forza prigioniera

Anna Ruchat

Libro: Copertina morbida

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 87

«...Se teniamo presenti i legami della chimica come quell'insieme di forze che si stabilisce fra atomi di specie diverse o anche identici in grado di consentire la formazione di molecole, allora dobbiamo convenire che i legami sono indispensabili. Ma ogni legame prevede un vincolo, una sorta di stretta che il più delle volte è disposta ad allentarsi a tal punto da spezzarsi. In un legame, si chiede all'altro di legarci alla sua vita. Legami significa lègami. Quello che spesso mi turba dei legami è il fatto che ricordano i cordoni, e dall'ombelico all'inconscio passa un niente. Ci nutrono. E nello stesso tempo ci chiedono qualcosa in più. In qualche modo ci ricattano. Anche spezzati continuano a legarci. Raggiungono le sembianze di radici. Le radici di Anna Ruchat attraversano l'aria. Ogni verso sembra ripercorrere il cammino dei legami. Anche quando la morte vorrebbe dichiararne la fine. La parola mantiene la promessa: chiamare per nome ciò che esiste per sempre. Leggere è avverarsi». (Dalla nota di Domenico Brancale)
12,50

Ponti sdarrupatu. Il crollo del ponte

Ponti sdarrupatu. Il crollo del ponte

Alfredo Panetta

Libro: Copertina morbida

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 192

«... Perfettamente integrato nell'hinterland milanese, Panetta coglie nell'esercizio della lingua che più non si sa l'esigenza di una restituzione senza sconforto. La memoria in lui diventa possesso mitico, ed è stato Giancarlo Pontiggia a notare quanto - fin da principio - il suo verso sembri fatto "di calcinacci, di terra, di grumi, di grondanti umori", ma - ribadisco - non di tradizionali lamenti più o meno cupi. C'è sempre, insomma, nei versi dialettali di Panetta, la concretezza estrusa di una parola incarnata, che coltiva gli schianti e che pare sporgere dalle rughe o dalle crepe profonde del vivere... Ma qui, nell'ultimo libro, c'è qualcosa di nuovo, qualcosa che muove da un tragico fatto di cronaca e che su quel fatto concepisce un intero e ben connesso, e laicissimo oratorio, cui tendo a dare un vero e proprio significato musicale, non foss'altro che per via di quei recitativi che ci parlano di vite perdute, di una Spoon River d'altri tempi e d'altra misura, ma sia ben chiaro: non imitativa... A colpire, poi, è un intero mondo di cemento e di catastrofe, un mondo di tondini che arrugginiscono, di malta che si sfarina, di stalli e pilastri che cedono di schianto. Un mondo così apparentemente lontano dalla poesia e così, invece, coraggiosamente convocato in un libro di forte configurazione morale...» (dalla prefazione di Giovanni Tesio)
18,50

Alle cinque della sera. Lamento per Ignacio Sánchez Mejías. Testo spagnolo a fronte

Alle cinque della sera. Lamento per Ignacio Sánchez Mejías. Testo spagnolo a fronte

Federico García Lorca

Libro: Copertina morbida

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 96

Tragico eroe della tauromachia spagnola, divenuto figura mitica nell'Olimpo letterario grazie al celebre Lamento di Federico García Lorca, e autore drammatico egli stesso, Ignacio Sánchez Mejías era intimo amico non solo di Lorca ma di tutti i più grandi poeti della cosiddetta "generazione del '27", al cui interno operò come un illuminato e carismatico mecenate. Anche se il Llanto por Ignacio Sánchez Mejías resta senza alcun dubbio il testo più famoso e importante, Lorca non fu l'unico poeta della cerchia degli amici di Ignacio a volerlo ricordare in occasione della sua tragica scomparsa, due giorni dopo la fatale corrida dell'11 agosto 1934 a Manzanares. Il presente volume riunisce così per la prima volta, oltre ad una nuova traduzione del Llanto lorchiano, le poesie dedicate a Ignacio da tre altri grandi protagonisti di quella straordinaria stagione della poesia spagnola: Rafael Alberti, Gerardo Diego e Miguel Hernández. Prefazione di Gabriele Morelli.
9,90

Aspettando i barbari. Poesie civili. Testo greco a fronte

Aspettando i barbari. Poesie civili. Testo greco a fronte

Konstantinos Kavafis

Libro: Copertina morbida

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 208

Dopo la raccolta completa delle "Poesie d'amore", pubblicata in questa stessa collana, con il titolo di una delle più celebri di esse, "Aspettando i barbari", viene raccolto in questo volume l'intero corpus delle poesie 'storiche', o meglio 'civili', di Kavafis, che offrono al lettore un'immagine un po' differente e più complessa dell'ispirazione di questo grande poeta neogreco, uno dei massimi del Novecento. Kavafis, solitamente considerato uomo chiuso in se stesso e indifferente ai fatti sociali, in realtà, come dimostra in queste sue poesie, prende una sua personale posizione in difesa dei valori che gli premono maggiormente; e così vediamo che la scelta operata da Kavafis dell'età ellenistica e greco-romana non è mera opera di archeologia o solo capriccio di poeta chiuso nelle sue invalicabili 'mura', ma anche volontà di attuare un processo di avvicinamento, anzi, di osmosi fra passato e presente, che possa dar ragione di una situazione esistenziale sì, ma inserita, a ben vedere, in una cornice storica precisa, così da legittimare anche l'autodefinizione di Kavafis che si diceva «storico-poeta». Storico, dunque, e grande appassionato della Storia, ma anche 'politico', se si vuole, perché egli stesso cosciente dell'inarrestabile declino del proprio mondo, uomo e cittadino immerso, volente o nolente, nella situazione politico-sociale del suo tempo.
14,00

In mani fidate. Poesie 1981-2020. Testo russo a fronte

In mani fidate. Poesie 1981-2020. Testo russo a fronte

Evgenij Solonovic

Libro: Copertina morbida

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 144

«Come altri, in una tradizione riconoscibile, anche Evgenij Michajlovic Solonovic potrebbe dichiarare la propria Musa modesta, priva di enfasi, familiare quasi, di certo ostile ai sovrattoni. Eppure, dal maggiore fra i traduttori russi di letteratura e soprattutto di poesia italiana, sarebbe plausibile attendersi citazioni, incursioni nel territorio della nostra cultura (...) Nulla di questo traspare né affatica la poesia meditativa e insieme colloquiale di un tardivo esordiente, che ha quasi atteso di esaurire il proprio debito con la letteratura italiana, per scrivere ora parole proprie sul mondo, su ciò che abbiamo intorno e su ciò di cui la vita ha lasciato tracce (...) La sobria poesia di Evgenij Solonovic ha il disincanto dell'età, del tempo vissuto, solcata a tratti dal secco lampeggiare che è stato di certa poesia montaliana, così prossima al suo "traduttore giurato", "goffo scassinatore di metafore", screziata da locuzioni familiari, proverbi, prosaismi, allusioni rapidissime alla tradizione letteraria russa...» (Dalla prefazione di Caterina Graziadei)
17,50

A. L'abbandono

A. L'abbandono

Fabio Scotto

Libro: Copertina morbida

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 120

«...Questo nuovo libro di poesia di Fabio Scotto è sorprendente, perché la ferita straziante prodotta nell'anima dall'abbandono da parte della donna amata stilla dolore in gocce di poesia pura. Si potrebbe dire che esso rappresenta il versante disforico della raccolta 'In amore' pubblicata qualche anno fa dallo stesso autore, ma bisogna avvertire subito che il testo ha una completa autonomia. Anzi, più che di una aggregazione di liriche, si tratta di un libro vero e proprio, strutturato come un lungo prologo costituito da una lettera in versi d'ispirazione dichiaratamente majakovskiana, seguito da una serie di più o meno brevi frammenti lirici, che penetrano nell'animo come una sequenza di punte tanto luminose quanto lancinanti. Ciò conferisce al macrotesto un carattere in certo senso poematico che trascende la naturale empiria del testo lirico, sicché il libro si legge come un continuum, uno sbocco o sgorgo inarrestabile di sofferenza sublimata in parola. I versi non servono, nella fattispecie, a esorcizzare la pena, non hanno sapore dolciastro e consolatorio. La successione delle poesie ha semmai l'intensità di una serie di trafitture appunto, tanto è cocente il senso della perdita e del passato irremeabile...» (Dalla prefazione di Stefano Carrai)
15,00

Gli eroi sono partiti

Gli eroi sono partiti

Francesca Mazzotta

Libro: Libro in brossura

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 96

“Che cos’è la felicità lirica? Accade quando suoni e significati si sposano armoniosamente per generarla, nel farsi di un corpo amoroso di parole per offrirlo alla compresenza dell’ascolto. Questa la beanza – dove i criteri vaporosi del sonno ci orientano nei crateri annebbiati del senno alla ricerca della perfezione luminosa – del sacrificio che qui interpella poeta e lettore nell’offerta eroica di un corpo di parole. Come insegnano Cristina Campo e i numerosi padri letterari di ogni tempo delle lingue toscane di cui questa poesia si nutre, la felicità lirica è imperdonabile, perché fa del dolore alcunché di cantabile in endecasillabi, settenari, novenari perfetti da opporre al silenzio, per risalire dal buio condotti dal canto. La poesia di Francesca Mazzotta piange senza stonature, «è rito e ritmo, ovvero solamente / misura che cadenza la paura», con mestizia elegiaca, con nostalgia malinconica. Il criterio eroico è non perdere il ritmo di una versificazione minuziosamente cesellata e ricercata durante l’esercizio della parola. Un esercizio muscolare e raffinato, ma non estetizzante, affettivo piuttosto, che allontana lo sguardo dal limite del sé e si apre.” (Rosaria Lo Russo) Prefazione di Stefano Colangelo, con una nota di Rosaria Lo Russo.
12,50

Lavorare stanca e altre poesie

Lavorare stanca e altre poesie

Cesare Pavese

Libro: Copertina morbida

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 192

«È questa la forma definitiva che dovrà avere "Lavorare stanca" se mai sarà pubblicato una seconda volta. Ciascuno dei titoli dei gruppi andrà scritto in occhiello»: così scriveva Cesare Pavese l'8 aprile 1940 licenziando il manoscritto della seconda edizione della sua raccolta, che sarebbe uscita presso l'editore Einaudi tre anni dopo. La prima edizione aveva visto la luce nel 1936, presso Solaria; una prima edizione tormentata, sia per ragioni di censura, sia perché nel frattempo Pavese era stato spedito al confino a Brancaleone Calabro con l'accusa di antifascismo. La seconda edizione non solo recuperava le poche poesie che non erano uscite a causa della censura; il numero delle poesie era ormai decisamente aumentato, e Pavese le aveva riorganizzate in una nuova successione non cronologica ma suddividendole in sei sezioni, o gruppi tematici: "Antenati", "Dopo", "Città in campagna", "Maternità", "Legna verde" e "Paternità". Questa nostra edizione ripropone dunque "Lavorare stanca" nella «forma definitiva» voluta dal suo autore, comprese le due importantissime prose critiche che la accompagnavano e le sei poesie che invece Pavese aveva espunto dall'edizione del 1943; a queste va ad aggiungersi il ciclo di poesie "La terra e la morte", apparso su rivista nel 1947, a completare così l'intera produzione poetica pubblicata in vita da uno dei nostri scrittori più amati e che ancora oggi ha tanto da rivelarci. Prefazione di Bruno Quaranta.
18,00

Libro de poemas-Libro di poesie. Testo spagnolo a fronte

Libro de poemas-Libro di poesie. Testo spagnolo a fronte

Federico García Lorca

Libro: Libro in brossura

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 272

“Libro de poemas” (Libro di poesie) rappresenta l’esordio poetico di Federico García Lorca. Uscito nel 1921, quando il poeta aveva ventitré anni, non ebbe allora una particolare risonanza se non nelle persone a lui più vicine. Eppure, ben oltre i limiti connessi in genere con un'opera giovanile, “Libro de poemas” è già pienamente rappresentativo del mondo poetico di García Lorca e comprende senza alcun dubbio alcune fra le sue più belle poesie. Se dunque, come è stato sostenuto, è ancora in parte un poeta alla ricerca della propria voce, quello che scrive queste poesie, in parte molto più cospicua assistiamo qui al prorompere di un talento poetico straordinario e incontenibile, generoso e profondamente vitale, legatissimo alla musicalità del verso, caratteristica costante, quest'ultima, di tutta l'opera lorchiana; né va dimenticato a questo proposito che proprio la musica è stata alla base della prima formazione artistica di Federico. Un’opera dunque giovanile e «azzardata, una pubblicazione improvvisata a caldo, di quelle che, se non sbocciano a un certo punto, poi non nascono più», come scrive Valerio Nardoni nella prefazione; ma anche e soprattutto il geniale prodotto di un inimitabile stato di grazia che qui diamo nella sua completezza, e che ci permette di osservare da vicino il laboratorio di uno dei più grandi poeti del Novecento.
18,50

Azzurro esiguo

Azzurro esiguo

Marco Onofrio

Libro: Copertina morbida

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 112

"Siamo al cospetto di una poesia che non lascia spazio alle pause, alle cospirazioni irrazionali, alle dispersioni del senso in direzione del risaputo. Onofrio s'immerge in una dimensione che salta il Novecento e l'Ottocento e si colloca, ma con istanze e progetti nuovi, verso un Settecento di furori che ha il passo di un Voltaire degli anni Venti del nostro secolo: «Il suono del passato / e quello del futuro / sono uguali». O ancora: «Il suono, padre della terra». Si legga con calma questo libro, lo si mediti con attenzione, non si abbia fretta, si misuri intanto la portata musicale che ha qualcosa di torbido e di scomodo (Onofrio adopera spesso la parola suono) e poi si ragioni attraverso le metafore e le similitudini, attraverso il "clamore" che viene preteso come chiave introduttiva per comprendere le "necessità" espressive, filosofiche, estetiche e direi anche politiche..." (Dalla prefazione di Dante Maffìa)
14,00

Trentacinque sonetti. Testo inglese a fronte

Trentacinque sonetti. Testo inglese a fronte

Fernando Pessoa

Libro: Libro in brossura

editore: Passigli

anno edizione: 2021

pagine: 96

“Nel 1918 usciva a Lisbona una piccola raccolta di poesie inglesi di Fernando Pessoa. Il suo titolo era semplice e al tempo stesso evocativo: 35 Sonnets. Lo scrittore vi aveva raccolto i suoi sonetti shakespeariani, che aveva iniziato a comporre dal 1910. Perché Fernando Pessoa, per la sua prima pubblicazione autonoma, sceglie come modalità poetica il sonetto elisabettiano? Egli lo elegge a suo mezzo espressivo perché in sé esso racchiude molto di ciò che Pessoa voleva far conoscere della sua poesia nel momento del suo esordio ‘pubblico’. I giochi di parole, le iperboli, i preziosismi e le subtilezas, suprema espressione del desengano secentesco, immediatamente riconducono i suoi versi novecenteschi nell’alveo, appunto, di quel ‘disinganno’. La scelta del metro dei poeti ‘metafisici’ elisabettiani permette al portoghese di connotare la sua poesia fin dal primo sonetto, di disancorarla dalla riflessione amorosa o dei sensi, per dirigerla verso l’espressione dell’inconciliabile divergenza tra essere e sembrare, alla volta di quella che potremmo definire la poetica della maschera…” (dalla prefazione di Ugo Serani)
9,90

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