Quodlibet: Quodlibet studio. Estetica e critica
La dissoluzione dell'estetico. Adorno e la teoria letteraria dell'arte
Mario Farina
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2018
pagine: 218
Da sempre considerata come l'estremo tentativo di costruire una teoria classica dell'opera d'arte, l'estetica di Adorno ha subito nell'ultimo trentennio una decisa marginalizzazione. La sua concezione del prodotto artistico come enigma irrisolvibile, la sua idea dell'opera come speranza di fronte all'oppressione sociale, possono oggi sembrare, in effetti, residui di un'epoca ormai tramontata. Del resto, i fenomeni artistici più recenti - il pastiche di stili, il citazionismo esasperato, lo sfrangiamento dei confini fra i generi, la contaminazione tra le pratiche - sembrano sfuggire all'austerità con cui Adorno determinava la funzione dell'opera d'arte. Seguendo un percorso che attraversa i principali nodi costituitivi dell'estetica di Adorno, Farina intende invece dimostrare come la liquidazione della filosofia adorniana dell'arte sia stata eccessivamente frettolosa. Attraverso una critica serrata dei fenomeni artistici, una critica che non dà per scontato nulla di ciò che il pubblico e le istituzioni definiscono come «arte», Adorno incrocia infatti alcune delle argomentazioni chiave delle teorie estetiche del tardo Novecento, e in particolare quelle che in ambito analitico hanno decretato la fine storica delle arti e la nascita di un'arte post-storica, individuandovi una dinamica che conduce alla dissoluzione dell'estetico. A differenza delle teorie postmoderne, però, Adorno intende opporsi a tale dissoluzione. Questo libro vuole appunto illustrare in che modo la teoria di Adorno, anziché liquidare l'arte come morta, permetta una riformulazione del principio estetico - attraverso l'estetica come teoria letteraria dell'arte.
Etica dell'estetica. Narcisismo dell'io e apertura agli altri nel pensiero postmoderno
Luca Serafini
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2017
pagine: 240
Il postmodernismo è davvero il paradigma che porta a compimento la fine dell'etica comunitaria in un indiscusso trionfo dell'individualismo, inteso come «estetica dell'Io»? Tanto da destra quanto da sinistra, ne sembrano convinti quasi tutti i più importanti critici della postmodernità filosofica e culturale dagli anni '60 ai giorni nostri. La tesi è questa: con il postmodernismo, esaurite le grandi narrazioni anche in campo morale, si affermano un edonismo della sensazione e una cultura del narcisismo che non lasciano spazio alla preoccupazione per la sorte altrui, in uno scenario caricato esteticamente come quello della società post-industriale, in cui le immagini e i segni pervadono l'intera realtà. Se questa critica coglie nel segno in riferimento ad autori postmoderni come Lyotard, Maffesoli e Lipovetsky, è anche vero però che il paradigma postmoderno contiene al suo interno i presuppósti teorici per l'elaborazione di un'«etica dell'estetica» positivamente intersoggettiva. Partendo da Nancy e Derrida, fino ad approdare al concetto di «cosmopolitismo estetico» che Lash e Urry collegano al fenomeno della globalizzazione, questo libro, muovendosi tra filosofia e teoria sociale, dimostra come l'elemento percettivo e sensoriale contenuto nel termine aistbesis possa diventare vettore, nel pensiero postmoderno, non soltanto dell'espansione sensoriale illimitata dell'io, ma anche e soprattutto della sua apertura costitutiva agli altri, permettendo così di costruire su basi esistenziali ed extra-normative un'etica del «noi» di respiro cosmopolita.
Il sogno della forma. Un'idea tedesca nel Novecento di Gottfried Benn
Amelia Valtolina
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2016
pagine: 336
Si racconta qui la storia di un'idea tedesca nel Novecento: l'idea di forma una forma non già sotto il giogo della staticità caratteristica della sua versione classica e latina, bensì una forma in perenne vicissitudine. Il libro nasce con un intento polemico contro un pregiudizio consolidato nella cultura del Novecento, e ancora in auge nel dibattito contemporaneo. A che prò, si diceva già nello scorso secolo, rimpiangere totalità ideali, quando sia l'io sia il suo pensiero hanno perduto contorni definiti, e la vita, come scriveva Theodor W. Adorno in una lettera a Thomas Mann, si è rivelata "aperta e frammentaria"? Eppure mai come nel Novecento la forma ha dimostrato il proprio potere di resistenza critica. Così, nei versi di Benn, essa diventa il medium di una polemica contro il destino dell'arte nel tempo della tecnica nonché contro la cultura del divenire storico e la sua bancarotta nella Germania nazista. Per ricostruire una simile contesa, combattuta con l'arma della forma, le riflessioni qui raccolte si confrontano con scritti e opere di altri protagonisti di quell'epoca, da Paul Hindemith a Oskar Schlemmer, che con Benn, o diversamente da Benn, pensarono il gesto artistico come gesto della forma. "Qui sono uno dell'altro ieri, o forse un rinnegato, perché dipingo come un 'classicista'", confessava Schlemmer all'amico pittore Otto Meyer-Amden in una lettera inviata dal Bauhaus nel dicembre 1925.
Il problema Croce
Paolo D'Angelo
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2015
pagine: 276
Nei primi cinquant'anni del Novecento sembrava che Croce possedesse la chiave di tutti i problemi in ambito filosofico, storico e letterario. Ma oggi è Croce stesso a essere divenuto un problema per la cultura italiana. Non sappiamo come prenderlo, e finiamo per adottare nei suoi confronti criteri interpretarivi antimetodici. Non lo valutiamo per quello che ha fatto, ma per quel che non ha fatto, e continuiamo a rimproverargli la svalutazione della scienza, il fastidio per la letteratura contemporanea, il rifiuto della sociologia. Croce è sempre meno conosciuto, anche negli ambiti in cui avrebbe ancora molto da insegnare. Questo libro si sforza invece di valutare Croce per quel che ha fatto e per quel che ha pensato. Iniziando da quel campo di studi, l'estetica, in cui venne considerate un'autorità indiscussa per mezzo secolo, e dal quale è del tutto scomparso. Si comincia così con una introduzione alla filosofia crociana dell'arte, si riscopre l'attualità dell'accostamento operato da Croce tra estetica ed economia, ci si interroga sui rapporti di Croce con il Romanticismo. Il discorso si amplia poi al legame di Croce con alcuni grandi del passato: Goethe, Flaubert, Warhurg. E si estende alla storia, prendendo in esame i rapporti tra storiografia e arte e la nozione di aneddotica. Ma c'è posto anche per altri aspetti dell'attività di Croce, come la sua contrapposizione all'istituzione universitaria e agli indirizzi culturali in essa dominanti...
Vita dell'arte. Risonanze dell'estetica di Hegel
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2014
pagine: 160
Ripetutamente si è considerato Hegel il profeta di un'apocalisse culturale, il filosofo visionario che ha vaticinato una morte dell'arte che nel Novecento si sarebbe manifestata in tutta la sua drammaticità. Ma l'eredità che la filosofia dell'arte hegeliana ha consegnato al nostro tempo è veramente un'eredità luttuosa? Alcuni tra i più autorevoli interpreti di Hegel, da Dieter Henrich a Annemarie Gethmann-Siefert, da Erzsébet Rózsa a Klaus Vieweg si confrontano con questo interrogativo mostrando le suggestioni ancora vive nella filosofia dell'arte sviluppata da Hegel. Da questo confronto con lo Hegel berlinese si aprono molteplici interstizi che garantiscono all'arte nuova vita, nonostante la frammentazione e la parzializzazione che la investe nel moderno. Quando l'arte si svincola dal legame simbiotico con la religione e si secolarizza rimane infatti come elemento imperituro l'umano, quel nuovo sacro che l'arte moderna celebra nelle sue opere, spesso dissonanti. E seppure la più elevata destinazione dell'arte è ormai passata, essa continua ad essere Bildung, continua cioè a formare la coscienza umana attraverso la profonda capacità di rispecchiamento che offre agli uomini.
La costituzione tecnica dell'umano
Dario Cecchi
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2013
pagine: 154
La modernità è vista spesso come l'epoca della tecnica e in età contemporanea come l'epoca dei dispositivi. Un dispositivo in particolare sembra oggi emergere ed esercitare la sua egemonia sugli altri: la rete. Dispositivo di dispositivi, spazio senza scarti dell'agire globale collettivo, la rete si propone con sempre maggiore forza come un autentico spazio politico. Resta aperta la questione se questa sfera pubblica renda possibile la formazione di nuove soggettività plurali, di congiunzioni tra dispositivi e soggetti capaci di rendere conto di un orizzonte politico mutato profondamente. L'ipotesi che si vuole perseguire qui è che questi mutamenti vadano rintracciati e indagati a partire dai fenomeni di riestetizzazione tecnica della sensibilità umana e dalle nuove pratiche di manipolazione dell'immagine che la tecnologia ci offre oggi. I numerosi movimenti di protesta che stanno attraversando il mondo contemporaneo (Onda verde, Primavera araba e così via) restano ancora aperti sul piano politicoistituzionale, ma mostrano chiaramente l'affacciarsi di una nuova estetica politica della comunicazione globale.
Poetiche del sensibile. Le parole e i fenomeni tra esperienza esteticae figurazione
Rita Messori
Libro
editore: Quodlibet
anno edizione: 2013
pagine: 256
Può il linguaggio dire l'esperienza sensibile come forma inaugurale del rapporto con le cose, con gli altri? Come restituire linguisticamente il formarsi e trasformarsi del mondo, il suo configurarsi in unità di senso? La parola poetica, inserendosi nel passaggio tra l'ambito pre-riflessivo - in cui soggetto e oggetto sono in via di determinazione - e l'ambito riflessivo governato dal concetto e dalla definizione - riesce dove non di rado la filosofia rischia di fallire: mantenere il contatto col mondo, radicare il linguaggio e il pensiero nella spazio-temporalità dell'esperienza estetica. Ciò senza giungere a una contrapposizione tra la sfera del sentire e quella del conoscere. Secondo la fenomenologia praticata da Merleau-Ponty, Ricoeur, Dufrenne e Maldiney vi è una differenza ineludibile ma a un tempo un possibile legame tra il regno della realtà e quello del linguaggio, anche nelle sue forme più astratte. Le figure di linguaggio sono espressione del manifestarsi del mondo in ordini di apparenza sempre nuovi, sono processi figurativi, che accompagnano ed esplicitano il configurarsi stesso del mondo, il suo mostrarsi nei volti delle cose, degli altri.
Il Marxismo culturale. Estetica e politica della letteratura nel tardo Occidente
Marco Gatto
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2012
pagine: 307
Negli anni Settanta, quando in Europa se ne decreta il fallimento politico, il pensiero marxista si ritira nella prigione dorata della teoria culturale e della riflessione estetica. La letteratura, in particolare, diviene un oggetto d'analisi costante. Alla sconfitta ideologica, si accompagna un'esplosione del marxismo in mille frammenti disciplinari, che ne sancisce una pacifica aderenza allo spirito dei tempi. Il riferimento diretto ai testi di Marx diventa scarno, indebolito nella sua portata politica. Questo libro rileva la consistenza di tale involuzione, la contesta, ma si sforza anche di comprenderne i presupposti. Li coglie nella penetrazione dello strutturalismo e delle sue logiche nella concezione materialista, provando a sostenere che la crisi del marxismo vada di pari passo con la tentata distruzione del pensiero dialettico. Da qui una proposta teorica tesa a riabilitare la matrice hegeliana e totalizzante della riflessione di Marx e a suggerire il ripristino di un'istanza critica che ragioni sui processi sociali dell'odierno capitalismo. Senza trascurare l'importanza politica della sfera estetica, che, in un mondo sempre più assediato da immagini e simboli, si scopre come un nuovo terreno d'interrogazione critica.
Dissonanze contemporanee. Arte e vita in un tempo inconciliato
Francesca Iannelli
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2010
pagine: 268
Le contraddizioni che lacerano il nostro tempo e le aritmie storico-artistiche che con la loro imprevedibilità turbano qualsiasi attesa elevano la dissonanza a emblema del contemporaneo. L'intento principale del volume è quello di accompagnare il lettore nella tempesta di motivi e suggestioni disarmoniche che scuotono la vita e l'arte di oggi. La storia dell'estetica fungerà da bussola nel panorama dell'arte contemporanea, in cui rivivono in forma rinnovata antiche categorie estetiche. Dal bello al sublime, dal kitsch all'orrore, dall'interessante al brutto fino alle soglie del terrore. Le autorevoli voci di sette filosofi e sette artisti dei nostri giorni, impegnate a chiarire lo stato attuale della riflessione artistica ed estetica, risuonano infine in appendice al volume, offrendo un nuovo bagaglio di pensieri preziosi per la prosecuzione dell'analisi e della rappresentazione dell'esistenza umana. Con testi di Karin Andersen, Giampaolo Bertozzi, Remo Bodei, Romano Cagnoni, Pappi Corsicato, Stefano Dal Monte Casoni, Gillo Dorfles, Annemarie Gethmann-Siefert, Ágnes Heller, Dieter Henrich, Jeong-Im Kwon, Ennio Morricone, Otto Pöggeler, Ha Schult, Federico Severino.
Confini del racconto
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2009
pagine: 280
Se il racconto è un genere letterario autonomo, la cui ricchezza è tale che nessun tentativo di classificarlo risulta mai completamente convincente, schemi narrativi o para-narrativi emergono negli ambiti più diversi dell'esperienza umana, nella vita quotidiana come nell'immaginario collettivo, nella pittura, nel cinema e nella musica, ma anche nella religione, nella filosofia o nella storiografia. Modalità dell'evento, della sua presenza o della sua assenza e soprattutto della sua possibile o impossibile appropriazione da parte di un soggetto, il racconto ha confini incerti e permeabili: sia all'interno - la distinzione fra i generi letterari - che all'esterno - il discorso dei vari saperi che respingono e tuttavia non riescono a eludere la narrazione. I saggi raccolti in questo volume esplorano questi confini misurando la tensione tra verità e finzione, filosofia e mito, storie e silenzi, trasformazioni, sopravvivenza e declino di quella che Benjamin chiamava la "capacità di scambiare esperienze".
Deleuze e i concetti del cinema
Daniela Angelucci
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2012
pagine: 158
Sul rapporto tra cinema e filosofia, oggi sempre più analizzato e frequentato, Gilles Deleuze si era pronunciato già nella prima metà degli anni Ottanta, scrivendo due testi ancora oggi molto attuali e discussi. Soltanto la filosofia, egli afferma, può arrivare a "costituire i concetti del cinema stesso". Ripercorrendo questi concetti, dieci in tutto, ed evitando, come diceva lo stesso Deleuze, la doppia ignominia dell'eccessiva erudizione e di un'esagerata familiarità, questo libro intende ricostruire i contenuti e l'atmosfera del suo pensiero sul cinema. Senza rinunciare a proporre, a partire dalle categorie filosofiche deleuziane, letture di particolari autori e di film significativi.
Estetiche dell'eccesso. Quando il sentire estremo diventa «grande stile»
Aldo Marroni
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2012
pagine: 164
"La grandezza di un artista non si misura dai 'bei sentimenti" che egli suscita: lo credano pure le donnette. Bensì dal grado in cui si avvicina al grande stile, dal grado in cui è capace di grande stile. Questo stile ha in comune con la grande passione il fatto che disdegna di piacere, che dimentica di persuadere, che comanda, che vuole 'Dominare il caos che si è, costringere il proprio caos a diventare forma: a diventare logico, semplice, univoco, matematica, legge: è questa, qui, la grande ambizione. Con essa si respinge; niente eccita più l'amore per tali uomini della violenza intorno ad essi si forma il deserto, un silenzio, una paura come di fronte a un grande sacrilegio'" (Nietzsche, "Frammenti postumi". 1888-1889)