Rubbettino: Storie
Il colpo di Stato del 1964. La madre di tutte le fake news
Mario Segni
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2021
pagine: 186
Nel 1967, un clamoroso scoop su «L'Espresso» di Eugenio Scalfari a firma di Lino Jannuzzi accusava il Presidente della Repubblica Antonio Segni e il comandante dell'Arma dei Carabinieri, Giovanni De Lorenzo, di avere organizzato un colpo di Stato durante la crisi di governo del luglio 1964. Nonostante i pronunciamenti contrari del Tribunale di Roma e della Commissione d'inchiesta parlamentare, la gran parte della storiografia e della pubblicistica sposò questa tesi. A lungo è stato raccontato che la democrazia italiana era stata messa in pericolo dal cosiddetto "piano Solo", un piano eversivo ordito dai vertici dell'Arma dei Carabinieri. Negli anni successivi, una stampa e una cultura sempre più egemonizzate dalla sinistra dipinsero la Democrazia cristiana come un partito "golpista", pronto ad ogni avventura, persino a coprire e utilizzare "la violenza di Stato" pur di sbarrare la strada alla crescente avanzata del Partito comunista. Nulla di tutto questo è vero. È stata una gigantesca fake news, la prima nella storia repubblicana, e forse la più imponente. Non ha semplicemente descritto la storia in maniera sbagliata; ha inventato fatti non veri, ha convinto gran parte della pubblica opinione che era stata messa in atto un'eversione in realtà mai esistita, ha dipinto come golpista un partito che, pur con errori e difetti, ha garantito la stabilità democratica del nostro Paese nell'epoca della Guerra fredda. Questo libro, che si avvale di un'esclusiva documentazione inedita, provvede a smontare i falsi racconti della storia di quegli anni, contribuendo a riscriverla con il rispetto della verità dovuto all'opinione pubblica. Introduzione di Agostino Giovagnoli.
Storia dell'antipolitica dall'Unità a oggi. Perché gli italiani considerano i politici una casta
Roberto Chiarini
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2021
pagine: 188
Il termine antipolitica era sconosciuto fino a poco tempo fa. Non compariva nemmeno nei dizionari. Eppure da sempre contrassegna un atteggiamento assai popolare. Designa il disgusto verso la politica e la sua casta. Disgusto che di regola si rifugia in una diserzione dalle urne ma che talora osa l'azzardo di prefigurare un'utopica "buona politica". Tra rifiuto e esercizio politico del rifiuto si apre uno spazio largo in cui ci sono mille sfumature di antipolitica. Coglierle e distinguerle è la sfida che questo studio si propone seguendo l'intero corso della storia nazionale: dal disincanto del dopo-Unità all'antiparlamentarismo di fine Ottocento, dal rifiuto della democrazia liberale d'inizio Novecento al fascismo, per chiudere con la critica della "Repubblica dei partiti" culminata in quest'ultimo ventennio nel populismo antipolitico.
Garibaldipoli e altre storie di terra e di mare
Giuseppe Monsagrati
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2021
pagine: 102
Attraverso un'accurata ricerca documentaria, il volume ricostruisce alcune vicende rocambolesche e poco note dell'Italia post-unitaria. Nelle prime due è chiamato in causa Giuseppe Garibaldi: come destinatario di una spada d'onore; e come mancato nume tutelare di un paesino della Calabria che, cambiando di sito, avrebbe dovuto dar vita a un nuovo insediamento con il nome di Garibaldipoli. Ideatore di tali iniziative incompiute è un personaggio equivoco, dai tratti pirandelliani, Luigi De Negri, protagonista anche delle due storie successive, dapprima nella Napoli di fine '800, poi sul Mar Rosso agli albori del colonialismo in cerca di fortuna come imprenditore nel settore della pescicoltura: un avventuriero senza capitali, la cui costante sarà quella di avviare grandi imprese mediante la raccolta pubblica di fondi. Lo caratterizzeranno promesse non mantenute e opere irrealizzate da cui aleggerà il sospetto di una vocazione truffaldina.
Gli Aragonesi di Napoli. Una grande dinastia del Sud nell’Italia delle Signorie
Giuseppe Caridi
Libro
editore: Rubbettino
anno edizione: 2021
pagine: 304
Alfonso V Re d’Aragona, detto il Magnanimo, diede origine nel 1442 nel Regno di Napoli alla nuova dinastia aragonese, che sarebbe rimasta su quel trono sino alla fine del Quattrocento. Per un lungo periodo, con lo stesso fondatore e con il suo secondo esponente Ferdinando I, comunemente chiamato Ferrante - per i suoi natali illegittimi subentrato al padre solo in quel Regno e divenuto quindi un sovrano nazionale - gli Aragonesi ricoprirono una posizione preminente nell’ambito dei Potentati italiani. Con la scomparsa di Ferrante nel 1494 si entrò in una fase di declino, caratterizzata sul fronte interno dall’avvicendamento di tre sovrani in un biennio, e a livello internazionale dall’intenzione di Francia e Spagna di conquistare il Mezzogiorno d’Italia. Dopo il breve regno del fratello maggiore Alfonso II e del nipote Ferrandino, fu Federico, secondogenito di Ferrante, impotente a resistere all’attacco francese e spagnolo, a concludere nel 1501, con l’esilio in Francia, la dinastia.
Le grandi battaglie. Salamina e Imera alle radici dell'Europa
Gioacchino Francesco La Torre
Libro
editore: Rubbettino
anno edizione: 2020
pagine: 216
Nel 480 a.C. le battaglie di Salamina e Imera hanno visto prevalere, rispettivamente, i Greci della madrepatria sui Persiani, e i Greci di Sicilia sui Cartaginesi. Attraverso l'analisi delle cause, dei protagonisti e, soprattutto, degli esiti, La Torre dimostra quanto quegli avvenimenti abbiano segnato la sensibilità individuale e collettiva dell'Occidente. Un momento cruciale in cui i Greci hanno saputo, sia nella politica che nella cultura, superare le rigidità del periodo arcaico e dare avvio ad una delle stagioni più prospere che l'umanità abbia mai attraversato, della quale siamo ancora tributari e dalla quale possiamo ancora trarre utili insegnamenti.
Alle origini della nuova 'ndrangheta. Il 1980. Le reazioni del PCI e le connivenze della politica e della magistratura
Enzo Ciconte
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2020
pagine: 208
La Calabria del 1980 è una regione dove succedono tante cose. C'è una trasformazione della 'ndrangheta, una mutazione dei suoi caratteri originari che erano legati al mondo agricolo. Oramai la mafia calabrese ha molti interessi in città e nel campo dell'edilizia, partecipa al contrabbando delle sigarette estere, al traffico di droga, ai sequestri di persona. Adesso è arrivato il tempo di avventurarsi nei marosi dell'economia e di affrontare in termini nuovi il rapporto con la politica. I mafiosi tentano di affrancarsi dal vassallaggio con la politica e candidano propri rappresentanti al Consiglio regionale e al Consiglio comunale di Reggio Calabria. Muta il rapporto con i partiti: il Pci entra nel mirino dei mafiosi che uccidono rappresentanti autorevoli di questo partito nel giro di una manciata di giorni: Peppe Valarioti a Rosarno e Giannino Losardo a Cetraro. Cos'è la 'ndrangheta: frutto di arretratezza o di modernizzazione? Su questo interrogativo si scontrano il Pci e la corrente del Psi facente capo a Giacomo Mancini. È un anno che vede emergere posizioni diverse dentro la magistratura dove c'è uno scontro tra vecchio e nuovo, e dentro la Chiesa dove accanto al prete-padrone di Africo don Stilo c'è la Chiesa di don Natale Bianchi e gli appelli di monsignore Agostino vescovo di Crotone e di monsignore Sorrentino vescovo di Reggio. Infine, c'è tutta la questione sociale con il fallimento del pacchetto Colombo e le crisi industriali dal Quinto centro siderurgico a Gioia Tauro, alla Sir di Lamezia Terme, alla Liquichimica di Saline Joniche.
Partigiane liberali. Organizzazione, cultura, guerra e azione civile
Rossella Pace
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2020
pagine: 264
Esiste una faccia ancora in gran parte nascosta della Resistenza italiana: quella costituita dalle donne appartenenti alle grandi famiglie dell'aristocrazia liberale. Colte, raffinate, ma anche dotate di notevoli capacità organizzative, cresciute in salotti aperti ed anticonformisti prima e durante il ventennio fascista, dal 1943 esse furono animatrici di varie reti logistiche alla base della guerra partigiana. Il volume ricostruisce le vicende di alcune di loro, che svolsero ruoli rilevanti nell'organizzazione Franchi di Edgardo Sogno, come in altri nuclei resistenziali attivi in Italia settentrionale. Donne che, in gran parte, nel dopoguerra tornarono alla vita privata, nella generale crisi delle vecchie élites davanti all'avanzata dei partiti di massa.
Addio rivoluzione. Requiem per gli anni Settanta
Maurice Bignami
Libro: Libro in brossura
editore: Rubbettino
anno edizione: 2020
pagine: 384
"Addio rivoluzione" racconta il lungo autunno caldo della Repubblica, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta del secolo scorso e rende anche conto degli antecedenti storici, sociali e culturali che hanno portato a quel periodo. Seguendo l’autore – dalla Parigi degli anni Cinquanta, in una famiglia di comunisti italiani di professione, alla Bologna degli anni Sessanta e Settanta, vetrina del buon governo PCI – vengono ricostruiti il clima intellettuale e i percorsi politici di allora: la FGCI, i primi gruppi extraparlamentari, il Sessantotto, ma anche i riflessi del Movement americano, la Beat Generation, l’amore per la poesia. E poi Potere Operaio, l’Autonomia, Prima Linea, fino alla dissociazione politica, all’opzione per la democrazia e, a metà degli anni Ottanta, alla rottura radicale con il marxismo e l’idea di rivoluzione. Un saggio che si legge come un romanzo, una biografia che si snoda attorno ai momenti cardine di quel periodo, e che sa cogliere tutte le suggestioni di pensiero (filosofiche e politiche) che giustificarono ogni scelta, anche quella estrema. Una mappa che accompagna il lettore nei meandri di quegli anni: sia il lettore che li ha vissuti e poi, spesso, dimenticati; sia quello che ne ha sentito solo l’ormai sbiadita narrazione e non li ha mai realmente percepiti portando entrambi alle soglie di una scelta di campo. È uno schietto mea culpa, una critica feroce dell’ideologia e del totalitarismo; soprattutto, è un’ode ragionevole a ciò che oggi è inviso ai più: la politica e gli ideali della democrazia rappresentativa e del liberalismo. Un po’ di pathos, parecchia ironia, nessuna compiacenza, molta pietà. Per tutti.
Quando eravamo liberali e socialisti. Cronache familiari di una bella politica
Guido Compagna
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2020
pagine: 242
È la cronaca, anche familiare, di una grande passione, quella per la politica. Comincia quando l'autore, allora bambino, si vede passare davanti per la prima volta volantini, schede fac-simile, autoadesivi, manifesti, annunci di comizi. L'occasione sono le campagne elettorali (1952 e 1953) del padre candidato e dirigente del Partito liberale, peraltro alla viglia di una scissione. Insomma gli ingredienti della lotta politica ci sono e dal principio. E si svilupperanno poi, nel corso della narrazione, con la partecipazione di personaggi noti e meno noti e le descrizioni di eventi anche drammatici (i giorni del rapimento di Moro e non solo) che hanno fatto la Storia della nostra Repubblica. Il tentativo di spiegare, in tempi di antipolitica, i pregi e la grandezza della bella politica, che l'autore ha avuto la fortuna di poter frequentare in punti di osservazione privilegiati: la scuola, la sezione, il giornale di partito e, soprattutto la famiglia. Una famiglia nella quale i punti di convergenza superavano quelli di divergenza. Questi ultimi però erano oggetto anche di dolorosi contrasti a conferma dell'asprezza di tutto ciò che è politica. Prefazione di Stefano Folli.
I Florio. Storia di una dinastia imprenditoriale
Orazio Cancila
Libro: Libro in brossura
editore: Rubbettino
anno edizione: 2019
pagine: 483
La storia dei Florio, prestigiosa famiglia siciliana del secondo Ottocento e dei primissimi anni del Novecento, con collegamenti con i più alti vertici della finanza e dell’industria internazionale e rapporti con regnanti di tutta Europa, è espressa molto bene dal sarcastico aforisma degli americani nei confronti di quelle famiglie di immigrati «che iniziarono in maniche di camicia e, nel corso di tre generazioni, si ritrovarono in maniche di camicia». È purtroppo così! Oggi il loro nome in Italia e all’estero è ricordato soltanto da una marca di liquori e da una corsa automobilistica su strada, la Targa Florio, tra le più antiche d’Europa. Ma per l’immaginario collettivo siciliano e meridionale in genere i Florio da tempo sono entrati nella leggenda e nel mito. Rappresentano gli uomini simbolo delle capacità imprenditoriali del Sud, i tempi nostalgicamente sempre rievocati in cui anche al sud fiorivano iniziative industriali vincenti. Allora, nella seconda metà dell’Ottocento, il nome Florio equivaleva nel campo della navigazione mercantile a quelli, nei decenni successivi, degli Agnelli nell’industria automobilistica o di Berlusconi nel settore televisivo. Ed era noto in Italia e all’estero, perché i loro cento piroscafi solcavano tutti i mari del mondo e i loro prodotti (vini e tonno in scatola) conquistavano i mercati italiani e stranieri. Cancila ricostruisce le vicende della famiglia Florio da storico, senza nessuna concessione agiografica né indulgenza regionalistica, ma con rigore scientifico e rifuggendo da interpretazioni romanzesche. E tuttavia, sebbene si avvalga di una ricchissima documentazione d’archivio, più che un’opera storica, la sua sembra la storia romanzata di una famiglia, una favola antica cui manca soltanto il lieto fine.
L'omicidio di Pompeo Panaro. Omertà, omissioni e connivenze
Ennio Stamile
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2019
pagine: 121
«In Italia spesso preferiamo andare avanti così, senza sapere di chi è la colpa. Questo racconto, solo in parte romanzato, intende spezzare questa tendenza irresponsabile, non per condannare qualcuno. Sono gli organi preposti a doverlo fare. L'impegno quotidiano a riconoscere e a dare un nome al male, ad individuare le nostre responsabilità, serve a tutti a provocare un serio esame di coscienza e a domandarci se potevamo fare di più per le vittime innocenti, per i loro familiari, per gli imprenditori ed i commercianti che denunciano il pizzo o l'usura, per i testimoni di giustizia, per le nostre comunità. Nella triste vicenda di Pompeo Panaro, imprenditore lungimirante, onesto lavoratore, buon padre di famiglia e uomo appassionato di quella politica alta, il cui unico obbiettivo è servire la comunità, sono in molti ad essere responsabili. A parte chi ha sparato ed occultato il cadavere, sono ugualmente responsabili dal punto di vista morale, i tanti inquirenti che con superficialità, distrazioni ed omissioni si sono susseguiti nel corso delle varie fasi processuali e non. Responsabili anche coloro, e sono in tanti, che sapevano sin dall'inizio ciò che era successo e non hanno parlato, come il pastore Luigi Chianello ad esempio, che addirittura ha rinvenuto il cadavere. Ma sono ugualmente responsabili quei cosiddetti "onesti" cittadini paolani che sapevano ed hanno preferito nascondersi dietro il vile gesto della telefonata o della lettera anonima. Sì, ne sono più che convinto, la malapianta della 'ndrangheta la si può sradicare dando ascolto al dolore dei familiari delle vittime innocenti. Solo questo ascolto attento e non superficiale, sporadico o momentaneo provoca quel sano sussulto di coscienza che ci spinge ad osare di più».
Chi ha paura di Giovanni Paolo II? Il papa che ha cambiato la storia del mondo
Giacomo Galeazzi, Gian Franco Svidercoschi
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2019
pagine: 131
Chi ha paura di Giovanni Paolo II? E perché c'è ancora, fuori e soprattutto dentro la Chiesa, chi rifiuta l'eredità di questo Papa che ha cambiato la storia della Chiesa e del mondo? Trent'anni fa ci fu la caduta del Muro, una vicenda nella quale il Papa polacco - il primo Papa non italiano dopo quasi cinque secoli - ebbe un ruolo decisivo. E non solo. La sua azione, grazie anche ai numerosi viaggi, fu determinante per il ritorno di molti Paesi latino-americani alla democrazia, per ridare voce e dignità ai popoli del Sud. E spesso, nei momenti di crisi dell'umanità, con i grandi della terra pavidi e silenziosi, fu soltanto lui, Wojtyla, a parlare, a intervenire, a denunciare. Soltanto lui a testimoniare la speranza in un futuro che poteva essere diverso. "Tutto può cambiare", ripeteva. E allora, come si fa a dimenticare un Papa così? Chi ha paura del progetto geopolitico che questo Papa aveva disegnato per un mondo più giusto, più pacifico? E dove, naturalmente, non ci sarebbe stato posto per potenze dominanti, né per populismi e sovranismi? È stato il Papa che ha realizzato concretamente diversi documenti conciliari: la centralità del popolo di Dio, la libertà religiosa e i diritti umani, i rapporti con l'ebraismo e con l'islam. Il Papa che ha creato le Giornate mondiali della gioventù E allora, come si fa a dimenticare un Papa così? Chi ha paura di quel "modello" di Chiesa che Giovanni Paolo II aveva proposto? Questo libro vuole essere un invito a riscoprire l'eredità del pontificato di Wojtyla, ripercorrendone i tratti salienti. E a far sbocciare questa eredità in una rigogliosa primavera per la missione della Chiesa.