È in una lettera non datata, forse del ’33, e destinata a Gerhard Krüger, che Jacob Klein discorre di «nostalgia del concreto». Nostalgia che allude e come in cifra o epitome compendia la dirimente questione del simbolico, della tecnica, dell’algebra. O sia quel «mirabile inganno», scriveva Fortini, «che sosteniamo tuttavia». Ma se l’oggetto che si fronteggia è inafferrabile miraggio, occorrerà per tanto valersi di una scrittura fratturata, che non celi le proprie fratture. Di una coerenza discorsiva che passi traverso deviazioni e scarti d’un asistematico procedere. Disagevole, altronde, nel pozzo imperscrutabile del passato, riesce scernere ove l’invenzione trascolori nella realtà e questa in quella si distilli. Sì che proprio da cotesta cera persa ovvero vuoto intervallo – tra invenzione e realtà, presente e passato, nostalgia del concreto e amplesso dell’assente – certa irrealtà in questo libro sembrerà soffondersi, come se mai nulla di quel che vi è ragionato fosse accaduto, come se tutto, in fondo, e proprio per che al reale aderentissimo, fosse romanzo.
La nostalgia del concreto. Per una genealogia del simbolico
| Titolo | La nostalgia del concreto. Per una genealogia del simbolico |
| Autore | Alessandro Settimo |
| Collana | Lumen |
| Editore | Edizioni Efesto |
| Formato |
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| Pagine | 202 |
| Pubblicazione | 07/2023 |
| ISBN | 9788833814681 |
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