A chi appartiene il passato? Ormai donna, se lo domanda Giulia nel nome di Abel, il padre che è morto delirando i nomi di un’altra storia alla fine di un tumore che l’ha reso irriconoscibile. Tra lei e la verità ci sono quarant’anni, un mistero lasciato a Madrid in pieno franchismo, la fuga di Abel dai parenti in Italia e una sfilza di testimoni e prove fuori posto, la musica di Chet Baker e due lettere da tradurre. I ritardi pensosi di Giulia, quasi un precipitare a ritroso nel tempo scosso dalle apparizioni notturne della mujer blanca, diventano vertigini della memoria nella scrittura fisica, affollata di gesti, di Andrea Meli, che poggia sulla realtà tangibile solo per sradicarla in un’anatomia del perturbante. Sempre dalla parte del paradosso, sornione ma incantato dagli inciampi dell’esistenza, Meli lascia parlare i suoi personaggi in attesa di sbugiardarli, li pedina nel vortice dei loro errori fino a lasciarci di colpo straniti, come se avessimo bisogno dei suoi occhi per ritrovare l’equilibrio e tornare a respirare. Ma è inutile crederci. Finché dura il passato, e qualcuno è disposto a sfidarlo e assumersi il rischio di immaginare la verità, la storia è appena ricominciata.
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Il nome di Abel
Titolo | Il nome di Abel |
Autore | Andrea Meli |
Argomento | Narrativa Narrativa moderna e contemporanea (dopo il 1945) |
Collana | Frecce |
Editore | Augh! |
Formato |
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Pagine | 150 |
Pubblicazione | 07/2021 |
ISBN | 9788893433242 |
€14,00
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