Se c'è un libro dove Manganelli ha mostrato, nella forma più radicale ed estrema, che cosa intendeva per letteratura, è questo. Ed è senz'altro una concezione allarmante rispetto a quelle correnti. Per Manganelli, la letteratura è qualcosa di ben più temibile ed enigmatico di quel che pensano quanti si sforzano «di mettere assieme il bello ed il buono». A costoro la letteratura non può che rispondere «con sconce empietà». Perché il suo compito non è di interpretare, documentare, esprimere idee, semmai di disorientare, inquietare. Di ridere - astratta e solitaria. È il riso antico di Dioniso, senza il quale non ci sarebbero parole. Cadono così, sotto i colpi di Manganelli, molte certezze: persino la fiducia che riponiamo nella figura dello Scrittore. Che in realtà è solo un «passacarte», un Grande Mentitore, agito dalle parole. La scrittura, infatti, accade, e lo attraversa e parla per suo tramite. Ma anche i lettori non hanno di che stare tranquilli. Devono finalmente rendersi conto che coltivano una «dolce e ritmica demenza».
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Discorso dell'ombra e dello stemma
Titolo | Discorso dell'ombra e dello stemma |
Autore | Giorgio Manganelli |
Curatore | Salvatore Silvano Nigro |
Argomento | Poesia e studi letterari Saggistica |
Collana | BIBLIOTECA ADELPHI, 673 |
Editore | Adelphi |
Formato |
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Pagine | 208 |
Pubblicazione | 09/2017 |
ISBN | 9788845931956 |
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