«Chiamate, vi prego, il mondo "la valle del fare anima"»: a queste parole del poeta John Keats si ispirò James Hillman quando, negli anni Settanta, rivoluzionò i dogmi della psicologia e della psicoterapia junghiana con la sua "psicologia archetipica". Da lui stesso definita "movimento culturale", questa "re-animazione" della psicologia analitica intendeva oltrepassare l'ambito degli studi clinici e i modelli scientifici per collocarsi più diffusamente nel solco della cultura dell'immaginazione occidentale, tessendo legami con le arti e la storia della società. Ma a differenza delle principali psicologie del XX secolo, che hanno le loro fonti – la lingua tedesca e la Weltanschauung monoteistica ebraico protestante - nell'Europa del Nord, la revisione di Hillman ha origine in quel Sud, in quel mondo mediterraneo che, oltre a essere luogo geografico, culturale, etnico, è anche luogo simbolico, con le sue immagini e i suoi riferimenti, la sua umanità sensuale e concreta, i suoi dei e i loro miti, le cui metafore sono i principali veicoli espressivi degli archetipi, le forme primordiali e irriducibili della psiche. Con un saggio di Silvia Ronchey.
Psicologia archetipica
| Titolo | Psicologia archetipica |
| Autore | James Hillman |
| Collana | Voci |
| Editore | Treccani |
| Formato |
|
| Pagine | 144 |
| Pubblicazione | 11/2021 |
| ISBN | 9788812009367 |
€10,00
0 copie in libreria
Libri dello stesso autore
Il lamento dei morti. La psicologia dopo «Il libro rosso» di Jung
James Hillman, Sonu Shamdasani
Bollati Boringhieri
€16,00

