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Fuoco fatuo

Fuoco fatuo
Titolo Fuoco fatuo
Autore
Traduttore
Argomento Narrativa Narrativa classica (prima del 1945)
Collana Passigli narrativa
Editore Passigli
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 128
Pubblicazione 02/2024
ISBN 9788836820450
 
14,00

 
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Agli inizi di novembre del 1929, a poco più di trent’anni, si suicidava Jacques Rigaut. Lo scrittore stava ancora tentando di disintossicarsi dall’alcool e dagli stupefacenti, ma il suo suicidio era un destino cui pareva impossibile sottrarsi. In altri tempi aveva ancora potuto scrivere: «Non ci sono ragioni per vivere, ma neppure per morire. La sola maniera che ci resta per testimoniare il nostro sdegno verso la vita è accettarla». Ma il tempo per lui era ormai venuto, e il suo suicidio venne eseguito con estrema cura, dalla scelta dei vestiti, alla cravatta intonata e ben annodata, allo scrupolo di non commettere errori prendendo le misure con un righello per essere sicuro che la pallottola centrasse il cuore. Drieu La Rochelle era amico di Rigaut e quella morte fu per lui un colpo molto profondo. Rigaut era già entrato nelle opere di Drieu quando ancora era vivo, nel racconto “La valigia vuota” del 1921; dopo la sua morte, divenne il protagonista dell’abbozzo narrativo “Adieu à Gonzague”, ma, soprattutto, costituì il modello del romanzo “Fuoco fatuo” (1931), che resta probabilmente il suo capolavoro. Rigaut torna qui nei panni di Alain, drogato, scrittore fallito, dandy perennemente squattrinato; il romanzo ne segue l’ultima parabola, nell’arco di un giorno e di una notte, un breve, intensissimo pellegrinaggio per le vie di una città sempre più deserta, alla ricerca disperata di un appiglio per continuare a vivere; così quest’ultimo atto della vita di Alain si apre ad altri personaggi, alle donne, agli amici, nei quali Alain vede ciò che a lui manca o forse non è mai stato dato, la sua analisi è impietosa quanto lucida, e il senso di diversità si trasforma sempre più in un senso di separazione cui ormai è inutile tentare di opporre un rimedio: «Il suicidio è la risorsa degli uomini la cui molla è stata corrosa dalla ruggine, la ruggine dell’esistenza quotidiana… Il suicidio è un atto, l’atto di chi non è riuscito a compierne altri». Quattordici anni più tardi sarebbe toccato allo stesso Drieu di compiere quello stesso tragico tragitto.
 
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