Nell'autunno del 1920, due ex militari inglesi si ritrovano a chiacchierare su come sono sopravvissuti alla guerra. Humberstall è un parrucchiere "saltato in aria due volte", con "gli occhi da cane da riporto un po' confuso" e racconta ad Anthony, un tassista piccolo, scuro e con la gobba, del suo provvidenziale incontro con due commilitoni appassionati di Jane Austen, a lui completamente ignota, membri di una società segreta fondata in suo onore, i Janeites. Nel corso della narrazione, tutta pervasa da un fine umorismo, i romanzi dell'autrice — chiamata sempre e solo "Jane", a rimarcarne la grandezza — diventano un antidoto agli orrori della guerra, un escamotage per riuscire a guardare oltre, verso un futuro monotono e bello. "Credetemi, fratelli, non c'è nessuno pari a Jane quando ti trovi in una brutta situazione. Dio la benedica, chiunque sia stata", afferma Humberstall, e possiamo presumere che Kipling fosse il primo a sposare questa convinzione. Nel 1917, provato dal recente lutto del figlio disperso nel conflitto, era solito leggere ad alta voce alla moglie e alla figlia proprio i romanzi di Jane Austen, autrice di cui scrisse "più la leggo più l'ammiro, la rispetto e m'inchino a lei".
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I Janeiters. Il club di Jane Austen
Titolo | I Janeiters. Il club di Jane Austen |
Autore | Rudyard Kipling |
Curatore | Giuseppe Ierolli |
Argomento | Narrativa Narrativa classica (prima del 1945) |
Collana | Lampi |
Editore | Elliot |
Formato |
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Pagine | 46 |
Pubblicazione | 07/2017 |
ISBN | 9788869934315 |
€7,50
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