Che non sia né regressione patetica né sperimentazione vacua la scelta della lingua veneziana per questa raccolta Gatto lo dimostra fin dall'inizio. Nulla di velatamente memoriale, o di posa intellettuale. Bensì una poesia lucida, diretta, senza fronzoli. E la lingua del poeta di Venezia - "Seba" come lo ricorda e indica l'altra poetessa di Venezia Isabella Panfido in postfazione - adempie al compito primario di una lingua poetica. Ovvero d'esser tensione, "energia" avrebbe detto Pavel Florenskij, pari al vivente in cui si rimescola e rinasce, e anche spirituale segugio. Qui siamo dinanzi a un poeta che vivido di descrizioni e di invenzioni linguistiche si sta impegnando con il problema nel quale fisica e metafisica si incontrano, il tempo. Il problema che torce le vite e a volte le macina rendendole nuova farina per nuovo pane, è il fuoco che traversa il libro. E il poeta, lettore dialogante con Pasolini e Loi e altri, non mette in scena il tempo come ombra nostalgica o cinico reperto, ma quasi carnevale dell'Assoluto, tra un Negroni e l'Apocalisse. Non è forse un caso che proprio in un testo così meno para-sapienziale e moralisticheggiante, meno paraterapeutico di tanto verseggiare odierno, corra il brivido che segnala la presenza della vera poesia. Brivido e aperture di visioni, in una Venezia nuova che grazie a Gatto ci offre la sua vita reale, la sua sperdutezza e quel suo infinito "vorrebbe, ma non è capace di dire Grazie." Davide Rondoni.
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I dì de San Mai
| Titolo | I dì de San Mai |
| Autore | Sebastiano Gatto |
| Prefazione | Isabella Panfido |
| Argomento | Poesia e studi letterari Poesia |
| Collana | POESIA |
| Editore | Edizioni della Meridiana |
| Formato |
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| Pagine | 100 |
| Pubblicazione | 02/2025 |
| ISBN | 9788860074881 |
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