Comprare i fiori per un ricevimento diventa per Clarissa Dalloway un’occasione per dare voce alla propria interiorità. In un flusso di coscienza ispirato all’esempio dell’Ulisse di Joyce, da lei definito un «grande, orribile libro», Virginia Woolf riesce a tessere in un’unica trama, e a concentrare nel breve arco di una sola giornata e in un solo luogo – Londra –, passato e presente, realtà e immaginazione. I gesti, il passo, l’aspetto delle persone che incontra sono piccoli avvenimenti quotidiani che come vere e proprie epifanie risvegliano in Clarissa impressioni e ricordi, e le restituiscono i frammenti di un’esistenza in continuo divenire. Con La signora Dalloway, pubblicato nel 1925, Virginia Woolf ha firmato il suo capolavoro: un romanzo che, come scrive Attilio Bertolucci, non si potrebbe immaginare «più pieno di vita e di verità», e capace di immortalare, in un sapiente gioco di luci e di ombre, la fragilità e la precarietà della condizione umana.
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La signora Dalloway
| Titolo | La signora Dalloway |
| Autore | Virginia Woolf |
| Introduzione | Attilio Bertolucci |
| Traduttore | Alba Bariffi |
| Collana | I grandi libri. Novecento |
| Editore | Garzanti |
| Formato |
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| Pagine | 256 |
| Pubblicazione | 10/2019 |
| ISBN | 9788811603764 |
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