"Se si segue lo spirito di Blake nelle varie fasi del suo sviluppo poetico è impossibile considerarlo un naif, un selvaggio, il selvaggio prediletto degli ipercolti. Svaporata la stranezza, la sua peculiarità si dimostra quella di tutta la grande poesia: qualcosa che si trova (non sempre) in Omero, in Eschilo, in Dante e in Villon, e profondo e nascosto nell'opera di Shakespeare; e anche, sotto forma diversa, in Montaigne e in Spinoza. Si tratta, semplicemente, di una peculiare onestà, un'onestà che, in un mondo troppo timoroso di essere onesto, risulta particolarmente terrificante. È un'onestà contro cui cospira tutto il mondo, perché è sgradevole. La poesia di Blake ha la sgradevolezza della grande poesia. Niente che si possa dire morboso o anormale o perverso, niente di tutto ciò che testimonia la malattia di un'epoca o una moda, ha queste qualità; la possiedono solo quelle cose che, dopo uno straordinario travaglio di semplificazione, rivelano l'essenziale debolezza o la forza essenziale dell'animo umano." (Thomas Stearns Eliot)
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Canti dell'innocenza e dell'esperienza. Che mostrano i due contrari stati dell'anima umana
Titolo | Canti dell'innocenza e dell'esperienza. Che mostrano i due contrari stati dell'anima umana |
Autore | William Blake |
Curatore | R. Rossi Testa |
Collana | Universale economica. I classici, 106 |
Editore | Feltrinelli |
Formato |
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Pagine | 172 |
Pubblicazione | 06/2014 |
Numero edizione | 4 |
ISBN | 9788807901065 |