ABE: Dissertazioni & conferme
Amicizie e potere sul fine Medioevo: i Castriota di Atripalda e altri casi di Eliseo Danza da Montefusco e Nicolò Franco beneventano e diplomatico a Roma ma perseguitato dal papa per eresia
Virgilio Iandiorio
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 128
"Il rapporto che si stabilisce con la città, o il paese, d'origine non è sempre scontato. Si va via da esso e poi si ha voglia di ritornarvi. Il rimanere stabilmente in un posto, a volte assume il sapore di un domicilio forzato; per cui si ha voglia di andare via. Il luogo di nascita, di residenza o di domicilio è parte di noi, ne siamo formati e ne riceviamo le impronte. Quando un luogo è magnificato da quelli che non vi sono nati o che non ci vivono stabilmente, la lode acquista un valore doppio. Perché, si presume, fatta senza motivi affettivi (un figlio che ami i genitori è la regola), senza altri interessi velati o palesi, la lode di un estraneo, di un forestiero, è più significativa e importante di quella di un abitante. Ho suddiviso questo lavoro in due parti: 1) la lode della città di Atripalda, fatta dall'avvocato Eliseo Danza nella prima metà del XVII secolo; 2) le lettere di Nicolò Franco indirizzate, nella prima metà del XVI sec., a Costantino Castriota, marchese di Atripalda, a testimonianza degli interessi culturali che coinvolgono non solo quella nobile famiglia, ma anche la città. Nell'una e nell'altra parte, l'attenzione è rivolta alla città sul fiume Sabato. La sorte non fu benevola con i Castriota di Atripalda, perché nello spazio di mezzo secolo finirono tutti i discendenti. Le lettere di Nicolò Franco, ci restituiscono un personaggio che fece parlare di sé nella difesa di Malta dai Turchi; non solo, ma anche per i suoi interessi letterari testimoniati dalle sue pubblicazioni. Cinque secoli fa, il poeta e scrittore beneventano Nicolò Franco, per intingere la sua penna nella satira contro famiglie potenti del suo tempo, finì non in tribunale ma sulla forca a Roma per oltraggiose offese. Nel suo epistolario, raccolta di lettere su vari argomenti indirizzate a personaggi noti e meno noti, un genere letterario molto in voga nel secolo XVI, l'autore beneventano ne scrive una indirizzata alla Lucerna, la lampada ad olio, con la preghiera di illuminare la sua esistenza con la luce della sapienza e della verità: "Deh cara lucerna mia, se iniquo vento non spiri mai contrario a la tua luce, e se con la vista ci sia concesso da i fati sormontare al cielo, al pari del più rilucente occhio, che tiene il giorno". E dalla Lucerna il poeta riceve una lunga risposta. La Lucerna, cioè Nicolò Franco, narra il suo viaggio non nei regni dell'oltretomba, alla maniera di Dante, ma sulla terra, dove l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso si ritrovano nelle forme quotidiane della vita. In questo viaggio nel mondo notturno, la Lucerna incontra per prima le donne, muse ispiratrici dei poeti, ma di bellezza solo esteriore. Che dire degli osti, dei sarti, dei mercanti. Ma la lista è lunga. Ci sono tutte le categorie sociali a combinare nottetempo imbrogli nelle loro attività. Il potere politico con in testa Carlo V e una schiera di nobili, uomini e donne, amici stimatissimi del poeta. Ma è all'altra schiera, quella guidata dall'eternità e dalla fama, che il poeta si indirizza. "La leggenda lavora, anche in maniera inconsapevole, sul dato storico o sociale per innalzarlo a valore rappresentativo del gruppo in cui prende forma. Non avere "lègende" è come non avere più una identità, non avere un'anima, non avere aspirazioni. Patrice De La Tour Du Pin, volutamente mette la "leggenda" accanto alla gioia. Come la gioia che provava Eliseo Danza nel tessere le lodi di Atripalda, ricercandole nella storia della città; e Nicolò Franco nel coltivare l'amicizia con il marchese Castriota. V. I." (l'autore). Con brani e lettere tradotti dal latino.
L'abbazia di san Silvestro in oppido S. Angelo a Scala: i 12 abati mitrati di Sannio e Molise rifondati dall'obituario del S. Spirito in Benevento. Volume Vol. 2
Arturo Bascetta
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 120
Il Chronicon S.Sophie, a dire di Berteaux, porta «in testa un obituario che va fino all'anno 1137, in cui gli ultimi anni, dopo il 1119, son dovuti ad una mano diversa da quella che scrisse le altre note. Non si tratta punto di un obituario, ma di tabelle di anni nelle quali son registrate alcune note cronologiche e alcuni avvenimenti storici importanti».1 Le carte giunte fino a noi, purtroppo, si riferiscono solo al periodo della nuova Urbe, quello seguito alla rifondazione della città e dei paesi, da una parte all'altra della diocesi, dopo il catastrofico sisma del 1348. Assistiamo cioè al solo riassetto post nascita di più arcidiocesi, compresa quella napoletana, che diede vita al nuovo Regno di Napoli, quando finalmente anche la Signoria della Regina di Sicilia Ultra e Citra, Giovanna I d'Angiò, divenne sede metropolitica. Berteaux diceva infatti che l'archivio del monastero di S.Spirito si conserva «in gran parte» nell'Archivio Comunale di Benevento, ma che «le carte cominciano dal 1356», essendo andate perdute quelle precedenti.2 In buona sostanza, l'Obituario Beneventano, pur rifacendosi a notizie che nel concreto partono dal 1160, osservando la frammentaria documentazione pervenuta, sembra apparecchiato in una forma più vicina a noi, che ci riporta alla solita data della rifondazione post sisma, cioè dal 1349 in poi. Esso «consta in tutto di centundici carte (le ultime due non numerate), le quali sono riquadrate e rigate e misurano mm 185 di larghezza per 260 d'altezza».3 Sebbene siano state spostate di posizione e ricucite ora alla rifusa, ora secondo un nuovo schema che ruotasse intorno alla nuova Benevento e non più all'ex urbe Vetere, lo studioso affermò che anche la numerazione «fu fatta con molta probabilità nel sec.XVII, quando fu nuovamente rilegato il volume, come può desumersi dalla scrittura». Così Garufi: - Nessuno indizio ho potuto rinvenire che faccia pensare ad una numerazione più antica.4 «Oltre i fogli di risguardo, si notano otto quaternioni, un ternione e tre quinternioni, la c. 3 è rilegata per mezzo d'una striscetta di pergamena. E' da ritenere però che originariamente ques a c. 3 abbia avuto la sua rispondente nella c. 28 che manca, in modo da riunire i primi tre quaternioni. Questa congettura, a mio avviso, non ammette alcun dubbio. La datazione dei mesi, che comincia colla c 411, procede regolarmente». 1. S.Agata [Gothorum, cui unitus episcopatus Sessule]. 2. Avellino [suffraganea cui nunitus episcopatus Fricenti aeque principaliter, cum episcopatibus Aqua putrida, e Quintodecimo]. 3. Larino [suffraganea]. 4. Monte Corvino. 5. Volturara [unita a M.Corvino, suffraganea]. 6. Monte Marano [suffraganea]. 7. Lesina. 8. Limosani. 9. Bovino o Bivini [suffraganea]. 10. Auscoli [suffraganea, cui unitus episcopatus Ordona]. 11. Ariano [suffrganea, qui regie presentationis est]. 12. Frigento. 13. Trivento. 14. Bojano [suffraganea cui unito episcopo Sepini]. 15. Alife [suffraganea]. 16. Telese [suffraganea]. 17. Trivico [o Vico, suffraganea]. 18. Tortivoli [o Tortibuli]. 19. Ferentino [o Florentino]. 20. Lucera [suffraganea, cui unitus episcopatus Florentinus, ac Turtibulensis]. 21. Termoli [suffraganea]. 22. Civitate [unita a S.Severi, suffraganea]. 23. Dragonara [unita a S.Severi, suffraganea]. 24. Guardia [Alferia, suffraganea]. [25. Exemputs est Triventinus episcopus, qui concilium proovinciale Lancianense elegit. 26. Troiano vero episcopus, etiam exemptus, Beneventano provinciali concilio dumtaxat, utpoté eligens, interferre tenetur. 27. Tenetur abbas abbatia S.Lupi Metropolitano Capitulo unite 28. Abbas generalis Montis Virginis e 29. Commendatarius Oppidi Alberone sacra jerosolomitana religione. Dice De Nicastro che «reliqui, qui trigesimum ac secundum explebant numerum, episcopi, sunt»: 30. ex Tocci 31. ex Sessule 32. ex Ordona 33. ex Quintodecimi Aqua Putrida 34. ex Sepini. 35. ex Troja ac Biccari.
Forentum restituita. Ricerca archeologica nel territorio di Forenza
Pasquale Di Carlo
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 103
Impostare una ricerca archeologica sul territorio di Forenza (Pz) è risultato da sempre un'operazione urgente e prioritaria per comprendere e delineare i tratti essenziali delle società storiche che si sono evolute in rapporto ad un ambiente che, da tempi remotissimi, disponeva di tutte le premesse per favorire uno sviluppo socio-economico competitivo delle società protostoriche dell'Italia. Basterebbe questa semplice premessa per comprendere quanto sia gravosa l'assenza della ricerca archeologica in un ambito territoriale che ha in sé grandi possibilità di restituire quei dati qualitativamente utili alla ricostruzione storica. Sembra subire un torto più grande la storia di Forenza, quando, nella metà degli anni Ottanta, venne " battezzata" la Forentum-Lavello, in un celebre convegno, tenutosi a Lavello e presieduto dall'allora Soprintendente alla Archeologia della Basilicata Angelo Bottini. In effetti questo avvenimento ha smosso alcune coscienze di certi studiosi locali e ha contribuito a riaccendere l'interesse per l'indagine storica nel territorio forenzese; di fronte due mondi e due saperi a contendersi la palma assoluta dell'attendibilità scientifica, quello storico-archeologica e quello storicoletteraria. Questa dicotomia sembra essere il riflesso di un'epoca: l'indagine storica soffriva ancora la distanza esistente tra i differenti campi del sapere, mancava la collaborazione e il lavoro d'équipe. Nelle acquisizioni storiche, se le fonti letterarie vanno riconfermate dai dati archeologici, bisogna aggiungere che miserrima appare quell'archeologia, che da una parte si proclama banditrice di scientificità, mentre, dall'altra, antepone il dato interpretativo all'epistemologia; e la Soprintendenza 9 Archeologica della Basilicata di questa colpa si è macchiata: aver tentato in modo estenuante, attraverso decenni di pubblicazioni, di utilizzare un dato erroneo, derivato da un'imprecisa lettura dell'ormai noto testo epigrafico pubblicato da M. Torelli nel 1969 1 , per ricavarne un dato della geografia storica, ancor oggi per niente chiarito: l'individuazione di Forentum nel territorio di Lavello. Il peso del confronto che questo dato epigrafico deve reggere nei confronti di una ricca letteratura, orientata ad ubicare Forentum nel territorio di Forenza, è insostenibile. Questo lavoro pertanto non è tanto finalizzato specificatamente a localizzare la Forentum antica nell'area in cui ricade l'attuale comune di Forenza, quanto dare un primo passo per realizzare strategie d'indagine che questo territorio attende. Per impostare la ricerca seguente nel comune di Forenza, mi è apparso d'obbligo introdurre una breve trattazione della storia antica del comprensorio del Vulture-Alto Bradano, allo scopo di delineare i caratteri comuni e peculiari delle società storiche che hanno condiviso il medesimo territorio e che hanno riprodotto il medesimo apparato ideologico attraverso i sistemi di auto-rappresentazione in loro possesso. L'immagine di queste società sono desumibili attraverso i corredi funerari. Troppo scarse sono ancora le conoscenze in nostro possesso sugli abitati. Fare interagire le diverse discipline che possano contribuire alla ricostruzione storica, ci metterebbero di fronte a nuove discussioni e a nuove problematiche, svelandoci molte volte nuove strade che conducono spesso a risultati inaspettati; si pensi ai dati dell'antropologia fisica che la Cipolloni Sampò 2 ha spesso messo in relazione con i dati archeologici della cultura materiale, raggiungendo risultati ammirevoli per la ricostruzione delle società passate.
Fiorenza e il Giglio della Cittade di Cosimo I de' Medici: Eleonora di Toledo, il padre Viceré, la Matrigna e l'Efebo. Trascrizioni da tomi a stampa e da manoscritti inediti coevi
Arturo Bascetta
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 164
Il Duca Alessandro de' Medici fece una brutta morte e Firenze stette sull'orlo del collasso. Ci pensò il Cardinale a richiamare il Consiglio dei 48 e a condurlo su un solo nome: Cosimo I, da paggio a pupillo del defunto. E quando questo sbarbatello salì le scale trovò già pronta la sedia per firmare l'accordo e calmierare il Ducato, benché appartenesse a un ramo cadetto dell'antica famiglia della prima cinta muraria. Le relazioni degli ambasciatori si moltiplicarono come veline, e le notizie, trascritte e sovrapposte, fecero il giro delle corti e dei principi d'Italia: Papa, Re e Senato veneziano ebbero di che ragionare. Non trascorsero due anni che il novello Duca fece proposta di nozze alla figlia del Viceré di Napoli. Eleonora di Toledo, col suo ricco corredo, e l'aiuto militare del padre contro Siena, sarebbe stata la scelta più sensata per una Duchessa e un Ducato. Le nozze furono belle, e i doni anche. Cosimo divenne un tiranno, ma non tradì Eleonora finché visse, neppure quando gli morì il padre sotto gli occhi mentre traslava le fontane dei giardini di Firenze e Napoli nelle nuove piazze di Palermo per ridare vita alle regge napoletane e fiorentine, a cominciare da Palazzo Pitti, che la Duchessa fece abbellire da pittori, ceramisti e cortigiani, come Tansillo, al seguito del fratello. Firenze faceva invidia ai Principi vicini che spiavano i fatti dell'intera provincia di Toscana e della capitale. Sapevano tutte le strade di accesso, il numero dei militi nelle fortezze, il tesoro ripartito in beni e in soldi. Dalla milizia di terra all'arsenale, le ricchezze dei Medici e dei Toledo, ormai stretti parenti anche dell'Imperatore, si moltiplicavano da un'ambasciata all'altra, lasciando che l'amore fiorisse a corte, per il bello, per le donne e per l'arte. Perfino la giovane amata dal defunto Viceré, divenuta matrigna di Donna Eleonora, moltiplicò gli amori, lasciando sbizzarrire notai editi come Castaldo e inediti come Corona e Scipione Guerra. Ma Donna Vincenza, questo il nome della vedova allegra e fedifraga, arrivò a plasmare l'efebo del Cardinale Cibo, a sua volta rimasto a bocca asciutta, per scappare con Occhetto a Galatina. La guerra di Siena, pur rallentando il Rinascimento in Toscana, non frenò gli impulsi dell'amore, né la folla nelle aule e il via vai delle corti. La Firenze di Boccaccio e Guicciardini ritrovava l'unità in Europa, al pari del Regno di Napoli e più degli altri principi italiani abbarbicati sui confini come cespugli.
Rinascenza rurale, le zone interne dal medioevo all'età moderna: rinascita nella evoluzione del mondo contadino nel Sannio Agreste
Enzo Pacca
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 128
Un tempo molto, molto lontano, quando il mondo era dominato dalla magia e di notte intorno al fuoco sfavillante danzavano le janare, i boschi erano abitati dagli spiriti e nel silenzio delle tenebre si udivano gli ululati dei lupi mannari, al centro di tutto questo meraviglioso regno della fantasia e dell'incanto vi era il contadino. Il contadino era un uomo dedito al lavoro della terra, un vero custode della natura. Viveva in una piccola casetta rustica, circondata da campi rigogliosi e prati ammantati di fiori colorati. Il suo era amore per la terra e tutto ciò che essa offre era senza limiti, così come la sua saggezza e il suo spirito di osservazione. Ogni giorno, si alzava all'alba e si incamminava verso i campi, pronti ad accogliere i raggi del sole e a donare alla terra tutto il suo amore e i suoi sforzi. Piantava semi, curava le piante, raccoglieva frutti e verdure, sempre rispettando il ritmo della natura e ascoltando i suoi segreti. Ma la sua saggezza andava oltre il semplice lavoro del campo. Era un uomo di grande generosità e gentilezza, che spesso veniva consultato dagli abitanti del villaggio per i suoi consigli preziosi. La sua connessione con la natura gli permetteva di interpretarne i segni, di leggere nei venti e di comprendere i bisogni degli animali che lo circondavano. Il contadino rimane sempre umile e fedele ai suoi principi. Lavora la terra con passione e amore, considera ogni pianta e animale come un dono prezioso da preservare. Nonostante i tempi fossero cambiati e la magia iniziasse a sfumare nel mondo, il contadino rimase un faro di speranza, un ricordo vivente dell'antica connessione tra l'uomo e la natura. E così, anche quando il vento smise di portare il canto delle janare e i lupi mannari si ritirarono nel buio, il contadino continuò a diffondere la sua magia attraverso il suo lavoro e la sua gentilezza.
Il poeta amico dei cani, guide al Medioevo: Canes e altre traduzioni dal latino di Giovanni Darcio da Venosa
Virgilio Iandiorio
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 112
Mi accingo a scrivere la biografia di Giovanni Darcio, poeta venosino vissuto nel XVI secolo. Di lui sappiamo quello che ha scritto nella sua opera Canes, pubblicata a Parigi nel 1543. Era nato a Venosa, difficile stabilire l'anno; nella sua città si dedicò all'insegnamento, poi si trasferì in Francia al seguito del vescovo Andreas Richer. Di lui non sappiamo altro. Può sembrare un'impresa folle, come quella di cui parla Michel Onfray a proposito della biografia di Lucrezio: «Bernard Combeaud [amico del filosofo che aveva tradotto il De Rerum Natura] nutriva il progetto egualmente folle di scrivere una biografia di Lucrezio. Noi sappiamo che della vita di questo poeta non sappiamo nulla. Bernard però sosteneva che la frequentazione intima del testo gli aveva permesso di intravedere l'uomo e si proponeva quindi di raccontarne a suo modo la vita» (M.Onfray, Vivere secondo Lucrezio, Parigi 2021, tr. It. Milano 2023 p.12). Giovanni Darcio manifesta nella sua opera una conoscenza profonda dei cani, dell'arte di allevarli e di addestrarli, acquisita con l'esperienza diretta, come afferma in due punti nel testo (comperta loquor, cioè, io parlo con cognizione di causa). Dai suoi versi, perciò, traspaiono, come in controluce, i tratti della sua personalità. Non saprei dire quanta fede possa avere questa biografia di Giovanni Darcio, scritta alla maniera degli autori delle novelle storiche nei secoli XVII-XIX. Sul fondo di qualche verità ho tessuto una tela di parecchi avvenimenti, contemporanei e di certo patrimonio della sua cultura letteraria e della sua esperienza. Ad ogni modo potrà risultare di gradimento a chi legge vedere che le cose, che mi fingo narrate in prima persona dal poeta, poniamo che non siano realmente accadute, possono, però, risultare almeno probabili, perché i riferimenti ad esse sono avvenimenti dell'epoca del nostro poeta. Una full immersion nel passato, come ci hanno abituato a vedere con i ritrovati della più sofisticata tecnologia, e le diavolerie informatiche dei nostri giorni. Ma navigare nel tempo passato o futuro che sia e anche nello spazio vicino o lontano da noi, ha sempre attratto la fantasia dell'uomo. E penso alla Storia vera di Luciano di Samosata, vissuto nel secondo secolo d.C., un racconto fantascientifico di viaggi al di là delle terre conosciute ai suoi tempi, in cui i protagonisti arrivano addirittura a viaggiare nello spazio e ad incontrare i Seleniti, gli abitanti della Luna. Senza scomodare altri famosissimi poeti e scrittori che hanno scritto di viaggi al di là del tempo e dello spazio, ho immaginato di ascoltare dalla viva voce del poeta Giovanni Darcio momenti della sua vita, ricostruiti attraverso le poche parole che di sé ha scritto nelle sue opere, poche anch'esse. Ho immaginato di incontrare Darcio a Sens, nella cattedrale di Saint-Etienne, una delle più antiche cattedrali gotiche di Francia, di cui fu vescovo Richer, il suo patrono: ma per non disturbare eventuali funzioni religiose nel tempio, ci siamo portati nei dintorni di questo sontuoso edificio. All'esterno del capo-croce, infatti, si trova il giardino dell'Orangerie con le sue aiuole. Sono rimasto per molto tempo ad ascoltare la sua narrazione, storie della sua vita, e a registrare fedelmente le parole, come qui appresso si riportano. V. I.
Attuari beneventani. Documenti sui paesi della Montagna di San Giorgio aggregata a Montefusco nella provincia di Principato Ultra Benevento
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2024
pagine: 200
Documenti inediti anche su territori presso Torrioni, Tufo, Chianche, Chianchetella, Petruro, Pratola, San Giorgio, San Nicola. I comuni, partiti dal fortilizio di S. Angelo a Torrajoni, già prima del 1700, hanno dato autonomia politica a Castel Torrioni, Toccanise e Tufo, feudo che i Caracciolo di Avellino mantennero per secoli, onde evitare lo smembramento dello Stato feudale che aveva termine alle porte di Benevento. Cognomi di uomini che rivivono ad opera di una personale e sottile matita rossa e blu che ridisegna lunghe giornate fra vicoli e portoni, alla riscoperta delle nostre origini. Ma ciò che sono stati gli avi e ciò che avremmo voluto si confronta in una elaborazione di dati schiacciati dalla polvere caduta sui rogiti, per il non venir scrutati, pronti ad essere liberati e fluttuare nell'aria. E i risultati, sebbene di prima facie, premiano chi vuole scavare nel passato, scoprire il valore insostituibile della conoscenza e delle radici, spinto da un sapere vitale, all'affannosa ricerca di una identità che leghi l'avulso curioso al territorio, che lo intrighi al punto di immergersi nella stessa complessa articolazione del testo, diventandone protagonista, ora rinvenendo il suo nome, ora il suo cognome. Nulla di tutto ciò si avrebbe senza l'indagine investigativa condotta su cittadini, congiunti e conviventi, attraverso una breve, chiara e distinta sintesi sui beni immobili, e sull'attività esercitata, sulle tasse. Caratteristiche che non escludono la vivezza della enunciazione formale e la passionalità del piglio giornalistico, ogni volta che occorra, per annodare e poi snodare un sistema complesso, articolato, che appare ripetitivo e impossibile a studiarsi, che fornisce dati quasi mai letti e trascritti prima, secondo angolazioni asimmetriche che non si esauriscono certo in modo cronologico o con la mera elencazione, ma risultano godibili, per la ghiotta disponibilità di fatti, di evocazioni gustose e acute, annotazioni riferite alla nostra Montagna. Cosicché dalla trattazione non spunta il ventaglio delle considerazioni, non la cattiva abitudine degli storici locali dell'eccessivo consultare di libri consunti, che pure necessitano, ma la vivacità e il colore scavato nei tomi originali, fin oggi tenuti sotto chiave, ed ora tirati a lucido per l'occasione. Un merito che va tutto ad onore del nostro gruppo di lavoro, che si è sobbarcato con perizia e volentieri l'immane fatica, basato, ricordiamolo, sulla topicità e il costante scrupolo della trascrizione al fine di fornire conclusioni assolutamente di prima mano. Sono interventi, studi e note di chi ha capacità e amore per la verità, sulla scorta della primaria volontà di leggere una cosa mai scritta, senza entrare nel merito di punti problematici e magmatici. È lo spirito che ci accompagna su questi binari temporali, forse senza pathos da romanziere e con la volontà di sempre possibili e ammissibili approfondimenti, ma con la consapevolezza di aver restituito un sogno all'uomo che va alla continua ricerca delle proprie radici. È questo l'inedito pregio che siamo riusciti a cogliere e che ci ha distratto ed appagati, ma mai allontanati, solo rapiti dalla voglia di poter lanciare un fiore all'umano consorzio. È bello, anche se di rado, lasciarsi cullare da un alito di vento senza rincorrere i feticci di Papuasia e di Guinea ricordati altrove da Iannaco, a merito di coloro che non sono fuggiti, un po' per orgoglio, un po' per ideali, un po' perché prestati al servizio di valori rari. Sono quelli che insegnava senza mai stancarsi l'Antonelli, quando, qualche anno addietro, facendo un plauso a Bascetta, gli ricordò che è la rarità a ingenerare la preziosità in chi sceglie di stare dalla miglior parte.
Prontuario di genealogia per iniziare a costruire l'albero genealogico di famiglia attraverso la ricerca in Archivio, Biblioteca, sui Registri Parrocchiali e Comunali
Fabio Paolucci
Libro: Libro rilegato
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 148
Questo testo ha lo scopo di servire da "guida" per chiunque voglia affacciarsi al mondo della ricerca genealogica, indicando la metodologia di ricostruzione genealogica da adottare ed i fondi archivistici da consultare. Muovendosi con destrezza tra archivi di Stato, archivi diocesani ed archivi parrocchiali, si giunge a ricostruire un albero genealogico "rigoglioso" e ricco di "rami", fino a riscoprire le "radici" - con buona dose di fortuna - nel XVI secolo, se non addirittura prima. Per la prima parte sono stati presi come esempio rami di famiglie, e per le successive sezioni sono stati presi come esempi documenti provenienti da archivi diocesani e parrocchiali. Dopo gli esempi pratici delle ricerche svolte, è necessario schematizzare in maniera esaustiva le fasi dell'indagine archivistica, rendendo in tal modo facile al lettore realizzare il proprio albero genealogico: Come cercare in casa propria fotografie e documenti e raccogliere dagli anziani di famiglia notizie degne di nota, come mettere per iscritto i nomi e le date raccolte, come fare ricerche su comuni e enti giusti, cosa richiedere in Archivi di Stato e cosa consultare dai registri statali e cosa in quelli parrocchiali, fra elenchi infiniti di battesimi, dei matrimoni e dei morti; stati delle anime. Infine come arricchire la ricerca genealogica con lo studio dei protocolli notarili, dei catasti onciari (centinaia di sunti sono stati pubblicati da Arturo Bascetta Editore) e di altri documenti, come ad esempio le corti baronali e le corti criminali. E' così possibile approfondire la ricerca su siti specializzati, e aumentare il proprio bagaglio di conoscenze allacciando rapporti con altri familiari, ricercatori e studiosi. E' questo in sintesi il lavoro di questa brillante guida, fiore all'occhiello delle pubblicazioni genealogiche in Italia, abilmente realizzata da chi ha esperienza d'archivistica come il professor Fabio Paolucci.
Potere e nobiltà nella città dei papi. Volume Vol. 1
Virgilio Iandiorio
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 178
Vengono qui raccolte in un unico volume due momenti dell'attività di scrittore e di poeta di Nicolò Franco. Il primo capitolo è dedicato al soggiorno del Poeta Beneventano a Casale Monferrato, a contatto con un ambiente culturalmente vivace e interessante. In questo primo capitolo, in particolare, ci si sofferma su una delle opere che il Franco scrisse durante il suo soggiorno a Casale Monferrato. Il soggiorno monferrino, durato alcuni anni, consentì al nostro autore di dedicarsi alla stesura del romanzo intitolato Philena, un nome greco attribuito alla donna amata, come, prima di lui, aveva fatto Giovanni Boccaccio, chiamando con nomi greci i protagonisti di alcune sue opere. Con questo romanzo, Philena, il Franco si cimenta con gli autori che avevano trattato, in prosa e in versi, il tema dell'amore, che da passione diventa motivo di riscatto sociale e culturale. Il poeta sembra dirci che la metafora della vita come un sogno, non deve distrarci dalla speranza e dalla ricerca continua del bene, anche quando tutto sembra lasciarci in balia delle onde del mare in tempesta: - Noi siamo veramente sembianze d'onde marine, le quali mentre sospinte sono hora da prosperi, e hora da venti avversi, quando avanti si traggono, e quando indietro si chinano. La qual cosa fa, che durar non può sempre il rigor dei contrari fiati. E perciò veggiamo i mari hora con ispumose montagne alzati, e pur' hora ridutti ne le pianezze piacevolissime, cosi come e rapidi torrenti non sempre torbidissimi correre, e danneggiare i confini loro, ma solere a la limpidezza dei lor christalli, e a la lentezza dei corsi in breve spatio ritornare. Il nimico, e guazzoso Verno non è sempre intera parte de la stagione: e veggiamo similmente l'Autunno suto già spogliato de suoi honori, rinvigorirsi tantosto nel verde suo. Mal fa chi d'e vostri pari si trova nel male, e non spera il bene. I dodici libri in cui è suddiviso il romanzo Filena sono scritti in una prosa scorrevole e, oserei dire, moderna. Essi ritroviamo il pensiero del nostro autore su temi a lui cari: l'amore per la sua donna, il legame forte con la sua patria, Benevento. Il secondo capitolo è dedicato all'Epistolario, dove il nostro Beneventano fa riferimenti a luoghi e a personaggi della sua città e della provincia di Principato Ultra. Qui preme sottolineare la valenza formativa che l'epistolario ha per la ricostruzione della Storia, con particolare attenzione alla dimensione locale di essa. I cambiamenti avvenuti in questi ultimi decenni nella scuola hanno contribuito a rendere il campo di ricerca sulla storia locale, un terreno ambiguo e di scontro, perché non sono mancate rappresentazioni del passato legate anche ad esigenze politiche attuali. Sono emerse anche proposte politiche che hanno trasformato a loro uso il passato regionale e locale, mitizzando le "piccole patrie", e costruendo identità chiuse in sé stesse, col risultato di produrre contrapposizioni ed esclusioni, anche stravolgendo le vicende storiche per idealizzare il passato. Valorizzando il patrimonio culturale locale come testimonianza e rappresentazione del passato e la presenza in esso di diversificate storie di uomini e di donne, si rende significativo il legame tra il presente e il passato in tutte le sue sfaccettature. La storia non è mai univoca, perché ogni azione dell'uomo ha in sé il germe dell'ambiguità. Siamo partiti dalla scuola e alla scuola facciamo ritorno; perché anche lì si gioca il ruolo che deve avere la storia nella nostra civiltà, che sembra perdere la cognizione del tempo passato e non sa intravedere quella del tempo futuro. Una corretta nozione del rapporto tra storia locale, regionale, nazionale, europea, e possiamo aggiungere globale, diventa determinante per acquisire la consapevolezza che l'identità sociale è fatta certamente di differenze e di dissonanze, ma anche e molto spesso di somiglianze e di percorsi condivisi. (V.I.)
Abecedario di Salerno: famiglie, quartieri e genealogia del 1700 per ricostruire un albero genealogico dei salernitani alla portata di tutti
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 298
È una guida storica strepitosa con le note di Cuttrera e la storia magica che filtra dalla penna di Bascetta. C'è tutto il 1700: nomi, cognomi, indirizzi, prole e paternità di ogni singola famiglia. Vediamo gli argomenti: il Banco della Pietà e il Banco dei Poveri di Napoli, Come fare un testamento dal notaio, La riforma dei Tribunali: l'avvocato dei poveri, la fiera di San Matteo. Ma il cuore del volume è rappresentato dalla descrizione singolare di famiglie e quartieri di una città racchiusa da quattro porte con S. Marrismo e S. Lorenzo extra mura. Ecco i capitoli: Ascoltati tutti i capifamiglia, tranne una decina di assenti; Solo 22 famiglie di vedove ricche e povere, e due vergini; Extra: Castello e Torre Gentile e Distretto di S.Massimo; S.Maria dei Carmelitani nell'ex Piano S.Lorenzo; Il territorio di Sant'Apollinare e i Palazzi di via Canali- Parrocchia S.Maria d'Alimundo al Monte e Casa Prignano; S.Angelo dei Marronibus e S.Bartolomeo in Plano Montis; Due parrocchie sotto S.Maria delle Grazie dei gerosolomitani; S.Gregorio, S.Margherita, S.Eufemia e Santa Giovannella; S.Pietro à Camerellis dei Crociferi di S.Cleto e S.Ciriaco; Le Piazze di fuori: S.Agostino in S.Lorenzo e le confraternite; Palazzo Candia a S.Anna, S.Lorenzo e conservatorio vecchio; Conservatorio nuovo: ex Chiesa Annunziatella ai Canali. Salerno corpo: dentro le mura con 4 porte da capodipiazza, le strade e le parrocchie; Capodipiazza e Piazza, Cassavetere, S.Matteo e gli slarghi Dentro la Città: Dogana, Botteghelle, Mercadanti, Fontana; La Galera alla Strada de' Mercadandi; S.Francesco di Paola e d'Assisi, Celestini e Verginiani; La Chiesa Arcipretale con la Mensa. Seguono le chiese antiche e commende alla marina gli apostoli e torre s. Lucia de giudaica: Conservatorio Ospedale dell'A.G.P. alla Dogana Vecchia;Trasferimento a Via dei Canali nel Convento di S.M. della Mercede; Domenicani e Oratorio a Porta S.Maria-S.Domenico (Rosario); Cannabariis e Grisonte con S.Maria Pietà a Portanova (S.Benedetto); S.Maria della Pietà alias l'Oratorio di S.Maria Piccola dei Calzolai; SS.Martiri Crispiniani a S.Giovanni a Mare dei maltesi di Capua; Distretto Parrocchia di S.Trofimena e S.Maria dei Barbuti; Terenziani in S.Giovanni à Mare dei Capuani (S.Maria o S.Anna); Oratorio Regio del Salvatore di Drapperia a Dogana Vecchia; Il SS. trasferito in S.Salvatore de Fundaco a Dogana Nuova; Distretto Parrocchia di S.Maria ossia S.Lucia de Giudaica; Santa Maria presso la Torre di S.Lucia de Giudaica;S.Maria de Ruganova, altra chiesa presso Torre Santa Lucia. Infine vi sono le Confraternite, Oratori e Benefici fra 153 religiosi e pochi beneficiari laici: La Mensa e i 40 luoghi pii per 1500 famiglie salernitane; I benefici dei ricchi su altari e cappelle e i monti frumentari; I monti frumentari di Don Carlo Gaeta e della Carità; Oratori: S.Pietro in Vinculis (1500), Assunta e S.Martino; Confraternite dell'Avvocata e del Soccorso fatte chiese; S.Maria della Stella e S.Croce per Torrione e luoghi pii; 110 Forestieri: Chiese e ricchi possessori con beni in Salerno; Il forestiere più ricco è il Principe di Avellino; 14 non residenti senza dichiarazione e 34 Signorotti di Cava; Benefici nel Duomo da S.Mango, Acquamela e Aiello- La Commenda di Malta del Cavaliere Antinori; Beni pii di ecclesiastici e chiese forestiere come Faiano; Beni salernitani dei religiosi di Novi, Nocera, Roma, Solofra; Altri 79 da Cava, 100 da Napoli, 65 da S.Severino, 30 da Nocera. Il volume termina con una appendice che è il sunto di Salerno e Casali sul 1755, a suo tempo estratto dal Catasto Onciario da B. del Bufalo. Insomma un libro che è l'abecedario dei Salernitani e per i Salernitani, ma anche per chiunque voglia riscoprire usi, costumi, mestieri e ricchezze dei propri avi.
Abecedario avellinese: volti e nomi fra '800 e '900. La città prima e dopo il 1861
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 146
Prima di Pasqua, secondo tradizione, il Re lavò i piedi ad una decina di poveri, senza che nulla facesse presagire il peggio, mentre il 2 aprile 1860 i deputati di quattro dei sei stati dell'Italia si riunirono a Torino tranne le Due Sicilie e la Chiesa. Mancava un mese al primo tracollo, quando il 3 aprile, l'altro zio, il Conte di Siracusa Leopoldo Borbone, gli inviò una missiva che lo invitava a consolidare la politica estera adeguandosi ai tempi. Parole inascoltate, quelle del fratello del padre che preferiva essere salutato "colla bandiera allo stemma dei Savoia e non col borbonico professandosi suddito di S.M. Vittorio Emanuele II, solo Re degno di regnare sull'Italia". Così dirà all'Ammiraglio piemontese Pellion di Persano, nel ricevere, in cambio del suo tradimento, il titolo di Luogotenente della Toscana. L'ultimatum a Franceschiello avvenne ad aprile, mentre le spie piemontesi erano già in Sicilia a fomentare i liberali promettendo una anomala autonomia previa annessione al Regno sabaudo. Anche gli insurrezionali di Avellino e Benevento, nati fra i banchi del liceo, erano pronti. Ma divennero sempre più mazziniani che garibaldini, sentendosi chiamati alla giusta causa della rivolution, anticipando sul campo la discussione politica post-unitaria che darà vita ad una miriade di giornali locali. Questo libro spiega perché la questione dell'annessione al Piemonte fu un fatto di famiglia, un miserabile equivoco fra zio e nipote.
Abecedario degli avellinesi: famiglie e ricerche genealogiche sul 1700. Ricostruire un albero genealogico è alla portata di tutti. Con documenti tratti dai rogiti dell'archivio di stato di Avellino e Napoli
Arturo Bascetta
Libro: Libro in brossura
editore: ABE
anno edizione: 2023
pagine: 294
È una guida storica salernitana strepitosa con le note di Cuttrera e la storia magica che filtra dalla penna di Bascetta. C'è tutto il 1700: nomi, cognomi, indirizzi, prole e paternità di ogni singola famiglia. Risalire ai vestiti femminili per antonomasia che le donne della Valle Beneventana si tramandavano di madre in figlia attraverso la dote non è impresa facile. Possiamo però dire, alla luce delle ricerche effettuate presso gli Archivi di Stato di Napoli e di Avellino, di aver reperito, fra i volumi notarili conservati, sebbene spesso illeggibili, la raccolta di alcuni atti che si sono rivelati utili per il paragone fra i paesi della Montagna di Montefusco e del Partenio, prendendo a campione la centralità di Torrioni e di Pietrastornina, sedi di primari notai del Principato Ultra. Ricerca che potrebbe risultare non vana in un confronto fra i paesi di sopra e di sotto le due Montagne che dividono Avellino da Benevento e che frenano un'idea iniziale di similitudini storiche che non accompagnano le due valli. Stando a questi pochi, ma preziosi fogli, è stato quindi possibile capire come fossero fatti gli abiti, quelli che oggi chiameremmo costumi tradizionali, che le donne da marito, quelle definite vergini in capillis dopo i dodici anni, poi chiamate "zite" se i tempi si allungavano, portavano in dote nel giorno del matrimonio. Fin dal 1674 si conosceva il secreto del Signor Principe della Pietra Sturnina acciò partorisca subito una donna, svelato e tramandato dal notaio Gaita di Montefusco alle popolazioni della Montagna. Egli stesso suggerisce: se scrive il seguente; et potendosile la donna inghiuttire sarebbe meglio, ò vero si la lega così la donna, et vi la ponghi sopra del ventre che partorirà; et a Deus. Questa la filastrocca da recitare al momento opportuno: Anna peperit Mariam, Maria peperit Salvearem creature exi foras, quia Christy te vocat, Christy veghat, Christy venit, Christi imperat, Christi xe ab omni molo defendat. Amem. Ma il notaio aveva sperimentato anche un rimedio contro il freddo, quello che stavolta chiama secreto per la quartena Deus. Bastava bere un ottimo bicchiere di vino greco con della polvere di ventricello di gallina essiccato. Se l'esperimento falliva una prima e seconda volta lo si poteva ripetere una terza volta che sicuramente sarebbe riuscito. Garantito dal notaio Giordano di Montefusco: Dal ventre della gallina la pelle di dentro lo ventricello si secca, et si ne fà polve pestata, et poi se ne dà quanto copre un' tre cavalli al patiente dentro d'un bicchiero di greco perfetto, et si la dà all'hora quando il patiente sa conosce che sta per venire il freddo seu patere; et sì conoscendo che habbia colpito alla prima; seguiti per tre volte, è exeperimentato. Però non tutti i notai della Montagna furono così creduloni. Anzi, dagli rogiti dei notai della famiglia Leo stanziati in Torrioni, non traspare nessun commento, solo atti. Ma andiamo per ordine e vediamo, al di là del parto, quali fossero le condizioni per prender moglie e come vestiva la sposa nel distretto della Valle Beneventana e della Montagna di Montefusco. Il volume termina con una appendice che è il sunto di Avellino e Casali sul 1742-55, a suo tempo estratto da due diversi Catasti Onciari da B. del Bufalo e A. Bascetta. Insomma un libro che è l'abecedario degli Avellinesi e per gli Avellinesi, ma anche per chiunque voglia riscoprire usi, costumi, mestieri e ricchezze dei propri avi.