Bonanno: Intersezioni
Il romanzo dell'infinita molteplicità. Carlo Levi e il ritratto
Dario Stazzone
Libro: Libro in brossura
editore: Bonanno
anno edizione: 2023
pagine: 260
A lungo l'opera di Carlo Levi è stata oggetto di letture limitanti. L'immediata fortuna di cui ha goduto il romanzo confinario, "Cristo si è fermato a Eboli", ha determinato paradossalmente una valutazione unidimensionale di questo scrittore ricco e poliedrico, ritenuto a torto un auctor unius libri. Ben prima del Cristo egli aveva composto tre fondamentali opere teoriche, Le note dedicate al ritratto" (1935), "Paura della libertà" (1939-40) e Paura della pittura" (1942). Lo studio delle opere teoriche a partire dalle note dedicate al ritratto, vergate in carcere nel 1935 e riprese nel 1968, permette di ripercorrere l'intera opera del torinese, i suoi romanzi maggiori, il Cristo, "L'orologio" e Paura della libertà, e testi meno noti che meritano di essere riscoperti, come il libro fotografico Un volto che ci somiglia". "Ritratto dell'Italia, i reportages di viaggio" e l'ultimo, magmatico "Quaderno a cancelli".
La memoria e lo specchio. Parole del Petrarca nella poesia di Sereni
Pietro Russo
Libro: Libro in brossura
editore: Bonanno
anno edizione: 2013
pagine: 168
Nel 1974, nel corso di una conversazione tenuta a Lugano in occasione del sesto centenario della morte di Petrarca, Sereni si chiedeva: "Petrarca, la poesia del Petrarca, agisce ancora o non agisce più in noi?". L'interrogativo, solo in apparenza retorico, attraversa in effetti tutto il novecento poetico italiano di cui Vittorio Sereni rappresenta una delle voci più nitide e originali. Dagli esordi di "Frontiera" e "Diario d'Algeria", ancora segnati da certe suggestioni legate alla stagione ermetica, fino a "Gli strumenti umani" e "Stella variabile", capolavori della maturità in cui la dizione poetica si apre al registro narrativo e dialogico, la "memoria" della poesia del Petrarca in Sereni assume le forme di una presenza costante. Il colloquio che si instaura così tra i due poeti non si esaurisce al livello della parola isolata (inseguita grazie all'uso sistematico delle concordanze), ma si sostiene su un tessuto di motivi, dinamiche e nodi psicologici che trovano nel nesso esistenza-scrittura un fertile terreno d'incontro.
In forma di lettera. La scrittura epistolare di Verga tra filologia e critica
Antonio Di Silvestro
Libro: Libro in brossura
editore: Bonanno
anno edizione: 2012
pagine: 312
La scrittura epistolare di Verga, osservata nella duplice realizzazione della lettera e del racconto, viene qui attraversata per la prima volta in una prospettiva filologica e linguistica, ma anche nelle sue dinamiche di 'innesto' narrativo. L'epistolario alla madre e ai fratelli, indagato nella sua tradizione manoscritta e a stampa e nella sua facies linguistico-stilistica, presenta una serie di problematiche testuali riscontrabili anche in altre 'sezioni' di quello che rimane uno dei più magmatici e proteiformi archivi ideologici e affettivi del nostro Ottocento narrativo. Da qui la necessità di verificare la 'credibilità' testuale delle lettere più vulgate (ad esempio quelle d'amore), o di riesumare 'capitoli' tuttora inediti del carteggio familiare (le lettere al fratello Mario precedenti e successive alla stagione del Gesualdo).
Ceux qui cherchent en gémissant. Crepuscolo e nascondimento di Dio nella scrittura letteraria
Antonio Sichera
Libro
editore: Bonanno
anno edizione: 2012
pagine: 488
La citazione pascaliana che gli fa da titolo trova la propria ragion d'essere in una zona vitale di questo libro: ad essa allude infatti Leonardo Sciascia, nel Contesto, quando sceglie di interrompere con "un gemito" il naturale respiro del suo personaggio-creatore per eccellenza, l'ispettore Rogas, appunto, di fronte all'arguta, atea arroganza di Riches, anch'egli lettore (ma inautentico) di Pascal. Emblematico, questo passaggio (così come il Dürer della Beweinung in copertina), perché riunisce idealmente, in un unico drappello, tutti gli scrittori convocati in questi saggi a "dire" la condizione umana dentro un evo moderno trovatosi a fronteggiare l'inatteso crepuscolo della cristianità ed il progressivo nascondimento di Dio, nonché i suoi imprevedibili sviluppi. Il paesaggio della storia dell'Occidente da una credenza "ingenua" ad una "riflessività" che rende la fede sempre meno scontata è stato raccontato sul versante letterario soprattutto da grandi testimoni collocati in partibus infidelium (da Foscolo a Leopardi, da Hawthorne a Flaubert, da Tolstoj e Dostoevskij a Joyce, da Pirandello a Sciascia, da Montale a Caproni, da Sinisgalli a Pasolini, da Pavese a Fenoglio, solo per citarne alcuni), con un pathos ed una verità ancora capaci di parlarci.
Lettere alla famiglia (1851-1880)
Giovanni Verga
Libro: Libro in brossura
editore: Bonanno
anno edizione: 2011
pagine: 528
Le lettere familiari hanno costituito finora la più frammentaria e trascurata sezione dell'epistolario verghiano. Il corpus qui raccolto, relativo alla fase fondamentale della vicenda umana e letteraria dello scrittore catanese (dal 1851, anno della prima lettera nota di un Verga 'puer', al 1880, anno di conclusione del lavoro sui Malavoglia), si presenta come un'edizione critica conservativa, arricchita da un ampio commento biografico e storico-linguistico. Vengono recuperati numerosi inediti alla madre e ai fratelli, ma anche acquisite (con pazienti ricerche d'archivio) significative lettere dei familiari dello scrittore (padre, madre, fratelli). L'insieme può assurgere legittimamente alla coerenza di una testimonianza epistolare fra le più significative della letteratura ottocentesca, e ciò sia per la sua priorità e specificità rispetto al resto delle lettere verghiane note, che per l'interesse oggettivo dei testi. Essi infatti ci presentano un Verga sostanzialmente inedito, sempre alle prese con i problemi della quotidianità e della gestione economica di sé lontano e della famiglia a Catania.
L'idillio e il dramma. Tecchi tra ritratto e racconto
Giuseppe Fontanelli
Libro
editore: Bonanno
anno edizione: 2013
pagine: 216
"L'idillio e il dramma" rappresentano la cifra costruttiva di un'opera che, proiettata su Civita di Bagnoregio, la "città che muore", rifonda il significato dei due termini, caratterizzandolo su quello che Tecchi, tra crete e burroni, qualificò come il "senso di orrido grandioso tragico che s'accoppia con un'impressione strana d'intimità e dolcezza": un immaginario che condurrà alla complementarità delle due voci. L'una sotto gli echi di Grillparzer, coinvolta a custodire la radiografia delle origini, l'altra, su istanza di Goethe, sollecitata a fissare le regole di una consacrazione al pericolo.
Della visione e dell'enigma. Umberto Saba da Petrarca all'Europa
Bartolo Calderone
Libro: Libro in brossura
editore: Bonanno
anno edizione: 2012
pagine: 192
"Di chi è figlio Saba? Perché tutti in arte come nella vita siamo figli di qualcuno". È una delle prime domande di Storia e cronistoria del Canzoniere. Il primo enigma che trova una soluzione nelle pagine di un altro Canzoniere. Quello petrarchesco, che ha segnato e accompagnato Saba fino al tentativo di sincronizzarsi con la cultura europea. Fino a quando non peserà su Lina la sorte 'materna' che era toccata a Laura, l'enigma di una sua Scorciatoia. Subito dopo il triestino è pronto ad allontanarsi da Petrarca. Col sostegno di Freud, egli tenterà un edipico atto sacrificale per eliminare simbolicamente il primigenio padre poetico, dal quale eredita, per il suo Canzoniere, il fatale totem onomastico. Ma da Petrarca il poeta infine riparte per ridisegnare, tra esitazioni, ripensamenti e dissimulazioni, nuove trafile genealogiche per la propria poesia, già costituzionalmente esposta alle potenzialità plurinazionali della cultura triestina.