CEDAM: Problemi attuali della giustizia penale
Dai decreti attuativi alla legge «Orlando» alle novelle di fine legislatura
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2018
pagine: 544
In prossimità del suo traguardo naturale, la XVII Legislatura ha portato a compimento alcuni importanti interventi di riforma del sistema penale, sia sostanziale, che processuale. È ben difficile ravvisare nel prodotto normativo finale l’espressione di un progetto unitario, trattandosi di un potpourri di contenuti eterogenei. Non si può negare, tuttavia, l’importanza complessiva dell’impatto riformatore. Sul piano sostanziale, accanto a innovazioni, forse pretenziose - come il tentativo di restaurare, attraverso la riserva di codice, un modello di normazione disarcionato dall'entropia imperante - spiccano l’introduzione di nuove figure di reato (come quella della tortura, lungamente reclamata), il potenziamento delle misure di prevenzione antimafia e, nella direzione deflattiva, la sinergia tra l’estensione della procedibilità a querela e l’estinzione per condotte riparatorie. Non meno incisive sono le riforme processuali, che spaziano dalle intercettazioni alle impugnazioni, dalla cooperazione giudiziaria all'ordine europeo di indagine penale. Molte altre ancora sono le novità, di dettaglio o meno, che per via del numero non possono adesso ricordarsi. Quale che sia il giudizio (difficilmente esso potrà essere unitario), si tratta di innovazioni complesse, che impongono all'operatore un onere di aggiornamento ineludibile e impegnativo. Temi affrontati nel volume: riserva di codice; modifica della procedibilità; intercettazioni; impugnazioni; condotte riparatorie; tortura; crimini domestici; misure di prevenzione; cooperazione giudiziaria; ordine europeo di indagine; testimoni di giustizia.
La rifusione delle spese legali sostenute dall'assolto. Un problema aperto
Lucia Parlato
Libro
editore: CEDAM
anno edizione: 2018
A prescindere dai suoi esiti, il processo penale può generare per chi ne è il protagonista una serie di conseguenze pregiudizievoli. Le dinamiche che esso sottende originano, in certi casi, un sacrificio capace persino di snaturare le funzioni dell'accertamento, trasformandolo da strumento per l'applicazione della sanzione in elemento, esso stesso, afflittivo. Nel quadro dei "danni da attività giudiziaria" – riconducibili al noto paradigma del "processo come pena" – si inscrivono le spese sostenute dall'accusato per la propria difesa tecnica. Rese più onerose dalla durata e dalla struttura del rito penale, tali spese rimangono a carico della persona sottoposta al procedimento, anche qualora risulti innocente. Possono essere coperte, in alcune ipotesi, dagli "antagonisti" privati dell'assolto, senza che tuttavia in favore di quest'ultimo sia contemplato un intervento pubblico in chiave "riparatoria". Ne deriva una contraddizione che non può essere risolta sul piano del patrocinio a spese dello Stato, necessariamente riferito a un ambito circoscritto. Andrebbe, invece, affrontata alla luce di diversi canoni costituzionali, tra i quali spicca il principio di solidarietà. Il peso economico del processo, per molti versi inevitabile, in caso di proscioglimento dovrebbe, infatti, essere distribuito anche parzialmente sulla collettività. Una lacuna del nostro ordinamento, evidenziata negli ultimi anni da un crescente dibattito, può essere colmata traendo spunto dalle scelte normative adottate in vari Paesi, dove sono regolati strumenti di rifusione delle spese ad opera dello Stato. Il confronto con la disciplina di altri sistemi processuali, in particolare quelli tedesco e austriaco, si rivela prezioso per assumere maggiore consapevolezza del problema e prospettarne de iure condendo possibili soluzioni.
Diritto e procedura penale degli enti negli USA
Gaetano Galluccio Mezio
Libro
editore: CEDAM
anno edizione: 2018
pagine: XIV-331
L’introduzione della responsabilità da reato delle imprese organizzate in forma societaria appare il fattore di più incisiva innovazione dei sistemi penali contemporanei. Dalla prospettiva dell’ordinamento italiano, il profilo di maggiore risalto di questo processo evolutivo va individuato nella responsabilità dipendente da reato prevista dal D. Lgs. 8 giugno 2001, n. 231, la cui introduzione costituisce non soltanto una rivoluzione del tradizionale modo di concepire la funzione stessa del diritto penale ma, altresì, una vera e propria sfida per lo studioso del diritto processuale. Muovendosi in un orizzonte di tale ampiezza, il lavoro propone uno studio sul processo penale contro gli enti nell’ordinamento statunitense, con l’obiettivo di guidare il lettore alla scoperta di un’esperienza giuridica più consolidata nel settore della responsabilità ex delicto delle persone giuridiche e del procedimento de societate, nella consapevolezza che, in un mondo sempre più integrato, nulla di quel che accade oltreoceano, a maggior ragione nel settore della procedura penale d’impresa, può dirsi ininfluente nel disegnare gli assetti futuri del diritto e della cultura europei.
Convincimento giudiziale e ragionevole dubbio
Gaspare Dalia
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2018
Ad oltre dieci anni dalla introduzione nel nostro ordinamento, la clausola dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" continua a porre delicati problemi ermeneutici con i quali il giurista e l'operatore del diritto sono chiamati a confrontarsi, anche alla luce di una prassi interpretativa che persevera nel voler quantificare, secondo criteri matematici o addirittura probabilistici, il criterio di giudizio inserito nell'art.533 c.p.p. Muovendo dalle origini storiche e culturali di una "formula" che, nel delicato equilibrio tra autorità e libertà, assume chiara matrice garantista, gli esiti della ricerca inducono a sostenere che soltanto la massima valorizzare della regola assicura un'autentica protezione della presunzione d'innocenza. E per tale motivo, la clausola dovrebbe operare in ogni momento del procedimento in cui il giudice è chiamato ad esprimere un giudizio sull'imputazione, al fine di restituire alla giurisdizione – se ben dosata – il suo valore di effettiva garanzia.
Il contraddittorio dopo il giudicato
Francesco Trapella
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2018
pagine: 529
Obiettivo dell'indagine è comprendere quali spazi l'ordinamento assicuri alla dialettica inter partes nei frangenti successivi al giudicato. Tradizionalmente associato al processo di cognizione, quello dell'audiatur et altera pars va, invece, concepito quale principio ispiratore (anche) dei giudizi sull'impugnazione straordinaria, di esecuzione e di sorveglianza: tema centrale è, quindi, il giudicato, inteso come attributo di una pronuncia da sovvertire - per il gravame non ordinario - o come punto di partenza, necessario ad applicare una pena rispettosa dei principi costituzionali. Ogni prassi che tradisca un assunto siffatto riduce il dialogo attorno al giudicato ad un semplice simulacro di contraddittorio, con successivo svilimento delle prerogative dell'interessato e dei caratteri più autentici del momento applicativo della sentenza penale. Il taglio prescelto si propone di esaminare le previsioni di codice che regolano il coinvolgimento dell'interessato nel dialogo sulle quaestiones post rem iudicatam, comprendendone i limiti effettivi e gli altri, derivanti da prassi giurisprudenziali che deviano gli effetti di un testo normativo non sempre chiaro e talora foriero di esegesi problematiche.
Principio di proporzionalità e misure cautelari
Giuseppe Tabasco
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2017
Il principio di proporzionalità integra un principio di teoria generale, che impone che ogni misura adottata dai poteri pubblici sia proporzionata, ossia idonea al perseguimento dei risultati conseguiti, garantendo un adeguato bilanciamento di valori, di guisa che le libertà, i diritti e gli interessi di privati siano incisi nella misura minima possibile. Nel campo del diritto viene applicato in quasi tutti i settori, trovando, tuttavia, il suo campo di elezione nel diritto pubblico. Nel sistema delle cautele disciplinato nel codice di rito penale il legislatore precisa che la misura da applicare al singolo soggetto deve essere correlata all'entità del fatto per cui si procede ed alla sanzione che è stata o si ritiene possa essere irrogata. Nell'esercizio del potere cautelare, personale o reale, rappresenta, pertanto, per l'autorità giudiziaria, un ineludibile canone ermeneutico affinché vi sia sempre la necessaria corrispondenza tra le ragioni cautelari del caso concreto e la misura adottata, onde evitare o ingiustificate restrizioni della libertà personale dell'imputato, o, al contrario, l'applicazione macroscopicamente sproporzionata ed inadeguata alle esigenze di cautela, di guisa che la sua connotazione principale può trasfondersi nella identificazione con un giudizio di valore sul merito cautelare. Il volume affronta le delicate problematiche afferenti alla formulazione del giudizio di proporzionalità cautelare ed alle conseguenze processuali della sua inosservanza.
La cooperazione investigativa in ambito europeo
Giovanni Barrocu
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2017
Il tema della cooperazione investigativa all'interno dello spazio giudiziario europeo è un argomento la cui rilevanza e attualità derivano dal notevole aumento delle esigenze collaborative riconnesse ai fenomeni criminali trasnazionali. I recenti interventi normativi europei e nazionali, che hanno modificato il quadro esistente sia con riferimento ai "soggetti" sia per quanto attiene agli "strumenti" investigativi, rendono necessaria un'analisi rivolta ad approfondire le competenze attribuite agli organismi europei, l'impatto delle nuove modalità di indagine con le regole processuali interne, nonché sino a che punto gli Stati membri abbiano realmente rinunciato a porzioni della propria sovranità, nella prospettiva del riconoscimento reciproco e dell'attribuzione di reali funzioni a Eurojust ed Europol.
Accertamenti medici coattivi legalità e proporzionalità nel regime della prova
Carlo Bonzano
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2017
Il tema degli accertamenti coattivi sulla persona continua a restare privo di una disciplina organica ed esaustiva, tant'è che perdurano preoccupanti incertezze persino in ordine alle operazioni legittimamente praticabili (ivi compreso il prelievo ematico): a fronte delle recenti modifiche aventi ad oggetto le attività da compiersi in caso di omicidio stradale e lesioni stradali, le divaricazioni esegetiche finiscono per tradursi nelle disomogenee indicazioni operative fornite al riguardo dalle circolari delle Procure. In attesa di un intervento legislativo autenticamente calibrato sulla rilevanza dei valori in gioco, l'interprete resta obbligato al rispetto dei princìpi cardine dell'ordinamento, potendosi giovare delle indicazioni offerte in tal senso dalla Consulta e dalla Corte europea. Ad agevolare il tentativo di un riordino sistematico (rispondente anche alle sollecitazioni indotte dalla nuova disciplina sull'ordine europeo di indagine) contribuisce il canone della proporzionalità: colto nell'imprescindibile dimensione della legalità, esso appare idoneo tanto a valorizzare il necessario rapporto tra autorità giudiziaria, medico e "paziente" nella individuazione dell'atto da compiere e delle relative modalità esecutive, quanto a definire l'intimo legame funzionale tra la cosiddetta diagnostica strumentale (cui vanno ricondotti pure i prelievi di materiale biologico) e la categoria "tipica" degli accertamenti medici. Dal microsistema di riferimento, ovviamente, resta esclusa ogni surrettizia elusione delle garanzie comunque poste dal legislatore a tutela dell'individuo.
Recenti riforme in materia penale
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2017
pagine: 680
Nel volgere di pochi mesi hanno visto la luce numerosi interventi legislativi capaci di incidere in maniera significativa sul sistema penale italiano: vengono in rilievo sia le modifiche sul fronte sostanziale (d.lgs. n. 7/2016 e d.lgs. n. 8/2016), sia quelle - a più ampio spettro - sul versante processuale (l. n. 103/2017, nota come “Legge Orlando”) e relativi decreti attuativi. Invero, si tratta di interventi che, per quanto largamente preannunciati e frutto di un prolungato dibattito (anche extra-parlamentare, come sempre più spesso accade), hanno finito per rispondere alla logica delle esigenze contingenti (non sempre strettamente giuridiche), piuttosto che a quella di un riordino autenticamente sistematico. I contributi raccolti nel presente volume sono volti a offrire una ricognizione analitica e puntuale delle modifiche normative, valorizzandone tanto le immediate ricadute sul piano pratico operativo, quanto le implicazioni, talvolta disomogenee, sul più ampio contesto ordinamentale.
Il corpo umano fonte di prova
Teresa Alesci
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2017
pagine: 236
Lo studio prende in esame il contributo fornito dalla persona, con il proprio corpo, alle esigenze di accertamento del reato. In tale prospettiva, invero, l'analisi trascende dalla qualifica del soggetto nel processo, sebbene la posizione soggettiva della persona offesa, dell'indagato e del terzo estraneo al procedimento declini i suoi effetti in chiave di garanzie riconosciute. Nella prima parte si analizzano i profili statici. La tutela dei diritti inviolabili della persona, infatti, rappresenta la premessa indispensabile per verificare la legittimità dell'accertamento corporale. La seconda parte, invece, è dedicata all'analisi, secondo una linea di progressiva incidenza sul corpo, dei singoli accertamenti esperibili nel procedimento penale, strumentali alla ricostruzione del fatto e all'accertamento della responsabilità.
Legalità della pena e poteri del giudice dell'esecuzione
Barbara Nacar
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2017
pagine: 344
Negli ultimi anni, il diritto vivente, nel riscrivere le regole che disciplinano il procedimento esecutivo, ha attribuito, al giudice che governa la fase, la legittimazione a ripristinare la legalità della pena, pure in assenza di una espressa previsione normativa che gli riconosca la funzione. Gli innovativi principi, coniati in materia dalle Sezioni unite, recepiscono i dicta provenienti dalla Corte di Strasburgo, la quale colloca la legalità penale nell'alveo dei diritti fondamentali della persona, non derogabili neppure in tempo di guerra o di altro pubblico pericolo che minacci la Nazione. Oggi, dunque, il giudice può intervenire sul trattamento penale - oltre che nei casi indicati dal codice e in quelli già ammessi dalla giurisprudenza più remota - quando la sanzione sia divenuta illegale per effetto di una pronuncia della Consulta che abbia ablato dall'Ordinamento la norma utilizzata per determinare il debito punitivo; quando sia la stessa Corte di Strasburgo a ritenere che la pena contrasti con i principi convenzionali; nonché qualora la illegalità sia dovuta ad un errore commesso nel giudizio cognitivo. Il presente studio, dunque, partendo dall'analisi delle vicende storico-processuali che hanno indotto il Supremo consesso a tali originali affermazioni, mira a chiarire quale sia la pena illegale emendabile dal giudice dell'esecuzione, per trarne coerenti regole comuni da applicare in casi non direttamente considerati dalla giurisprudenza, sebbene riconducibili alla medesima ratio. L'operazione è necessaria non solo per evitare soluzioni eterogenee delle prassi giudiziarie di fronte a fattispecie omologhe; ma anche per rileggere le disposizioni codicistiche che consentono al giudice dell'esecuzione, sia pur in ipotesi eccezionali, di modificare la pena comminata con sentenza divenuta irrevocabile.
La conservazione dell'atto processuale penale
Francesco Vergine
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2017
pagine: XIX-238
Il principio di conservazione esprime una regola esegetica che si identifica nella esigenza generale di non privare di validità ed efficacia atti e comportamenti solo perché difettosi od oscuri, optando, ove possibile, per il contenimento degli errori processuali, in un'ottica di economia processuale ed efficienza del sistema. Discetta un rapporto di proporzione fra mezzi e fini processuali, consentendo di raggiungere l'esito del processo con il minor dispendio di energia possibile, che non va, però, inteso quale incentivo alla "giustizia sommaria", ma ad una celerità dei tempi processuali, garantendo, congiuntamente, il rispristino della legalità processuale. In assenza di una disposizione normativa di principio da parte del legislatore del rito penale, il presente lavoro tenta di delineare i contorni del paradigma di conservazione, nella sua duplice manifestazione, e cioè quale canone interpretativo dell'atto giuridico, ovvero come istituto applicativo. I tratti differenziali tra i rimedi conservativi che si analizzeranno, renderanno evidenti i punti di contatto tra le figure di recupero che possono intervenire nel corso del procedimento penale e le coordinate di tale principio, a cui fare appello (ove il legislatore lo consenta), al fine di evitare il dissipamento dell'attività giuridica e preservare la volontà della parte che sia incappata nell'errore, sbrigliandola dalle sicure catene di un rigido ed ingiustificabile formalismo.