Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina

Einaudi: Supercoralli

Donald. Storia molto più che leggendaria di un Golden Man

Donald. Storia molto più che leggendaria di un Golden Man

Stefano Massini

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 224

Sembra che l’esistenza di ogni essere umano si giochi su un totale di dieci minuti, la somma di quei fatidici istanti in cui nelle nostre vite succede qualcosa di decisivo. Questo libro è la storia dei dieci minuti di un uomo che da quando ha avuto coscienza di sé ha sempre desiderato una cosa soltanto: il dominio. Una biografia dunque? Semmai una ballata, vorticosa e trascinante, picaresca, onirica, graffiante eppure terribile. Narrata dalla voce inconfondibile di Stefano Massini, che con “Lehman Trilogy” ha portato per la prima volta un italiano al trionfo negli Stati Uniti, ecco l’odissea inesorabile di un bambino che diventa ragazzo d’oro e poi imprenditore senza scrupoli, fino all’attimo esatto in cui decide di indossare la maschera che tutti, oggi, conosciamo come Donald J. Trump. Si può narrare l’uomo più potente della terra come lo farebbe un cantastorie dei secoli passati, intrecciando la storia e la leggenda, la cronaca e il mito, l’orrore e la parodia? Nel raccontare la vita del suo ingombrantissimo, esagerato, predestinato protagonista, Stefano Massini parte dal principio: una famiglia di origini tedesche, un vialetto curato che attraversa un prato tagliato perfettamente, una casa immersa nella quiete idilliaca del Queens. Per stemperare la leggenda nell’umorismo e sabotare la mitologia con il sarcasmo, la parola incantatrice di Massini scende nei dettagli infinitesimali e li annoda alla traiettoria di un’esistenza affollata di personaggi: i genitori, il preside, l’autista, la Golden Wife. E poi l’avvocato, colui che di Donald annusa il potenziale e per primo ne percepisce il fluido, che gli insegna il disincanto e l’utilitarismo. Che lo spinge verso il successo, fino alla conquista di New York, fino alla torre più alta di tutte che porta il suo nome. Nel mondo, intanto, la storia continua a scorrere: i discorsi incendiari di Malcolm X, Lee Oswald che esce di casa armato di fucile, Elvis Presley e Frank Sinatra, Muhammad Ali che vola come una farfalla... Ma mentre accade tutto questo, i nostri occhi sono rivolti esclusivamente alle avventure di quel ragazzo con la pelle arrossata e i capelli biondi che velocemente diventa uomo, si fa chiamare «Golden Boy», seduce le ragazze e non rispetta l’autorità degli altri. Accarezziamo l’erba dei campi da baseball dove gioca, lo vediamo indossare il primo vestito elegante e salire su una Cadillac, lo scortiamo lungo la sua scalata trionfale del mercato immobiliare… Finché vediamo prendere forma l’ultima grandiosa idea: la politica come “exit strategy”. Al disastro finanziario, all’inattualità, alla vecchiaia, forse alla morte. Stefano Massini ha scritto la “chanson de geste” di un personaggio opaco, inafferrabile, che fa della menzogna un’arte e del successo un’ossessione. Ecco a voi la storia dei dieci minuti cruciali e delle fatalità che hanno reso Donald J. Trump l’antieroe del secolo scorso e il grande terrore del millennio appena iniziato.
18,50

Cose umane

Cose umane

Antonio Pascale

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 224

«Uno vive tutta la vita in un modo, e alla fine scopre che era in un altro modo». Quali saranno, al termine del nostro viaggio, le cose degne di essere ricordate? In un agosto che svuota le città e le popola di fantasmi, un figlio tenta di sbrogliare i fili della memoria famigliare, e si trova a riannodare anche quelli della propria vita. Con la sua irresistibile, scanzonata vena malinconica, Antonio Pascale percorre la distanza che ci separa da com’eravamo una volta per misurare chi siamo oggi, raccontando di genitori che invecchiano, di giovinezze sognanti, di amori che iniziano prestissimo, finiscono male o non finiscono mai... Insomma, di cose umane. Strade assolate, deserte, che sembrano svanire all'orizzonte, le saracinesche chiuse, un silenzio granitico - e dire che al mondo siamo otto miliardi, ma a Caserta, ad agosto, sembra non ci sia nessuno. A casa dei genitori di Antonio il sole non entra quasi mai: colpa di sua madre che vorrebbe sempre stare al buio, e nel buio dormire, e dormendo, possibilmente, andarsene all'altro mondo. Antonio va e viene da Roma per starle accanto, ma si sa: viaggiare - anche se lo fai su un Frecciargento, avanti e indietro lungo la stessa tratta - è un ottimo modo per mettere in moto l'ispirazione. Quale occasione migliore, allora, per lavorare su una nuova opera? Non un libro, ma un'installazione - come quelle che faceva con Caterina, l'amore tormentato della giovinezza - per raccontare la rivoluzione che in qualche decennio ha trasformato l'Italia: dal paese di Pinocchio, segnato dalla fame e dalla miseria, a MasterChef, il regno dell'abbondanza. Manco a farlo apposta, nella sua storia c'è tutto quello che serve: un nonno contadino che puzza di letame e uno capomastro che odora di acquaragia, i parenti minatori in Belgio, una prozia mezza strega che sembra uscita da un libro di Ernesto De Martino, un padre che si è emancipato dal lavoro dei campi ed è finito all'Ispettorato agrario, una madre maestra che ha insegnato a scrivere a mezzo quartiere e che oggi della sua vita non ricorda quasi nulla, e allora modifica, arrangia, inventa, peggio di un romanziere. E poi ci sono gli amici emigrati al Nord, quelli che sono rimasti in città e quelli che sono rimasti sotto all'eroina, gli speculatori, gli strunz' e gli sfaccimm', le ragazze camorriste e quelle amate, offese, contese. E infine c'è Susanna, la figlia poco più che ventenne, che studia l'intelligenza artificiale e (alla faccia della storia famigliare) vuole vivere in campagna. La sua voce ironica - o forse quella di un bot che le somiglia - fa da contrappunto alle idiosincrasie del padre, obbligandolo ad affacciarsi sul futuro che ci aspetta quando anche l'era di MasterChef sarà tramontata. Implacabile e piena di sentimento, la scrittura di Pascale ci consegna una galleria di personaggi teneri, meschini, violenti, vulnerabili, impossibili da dimenticare perché veri.
19,00

Rosarita

Rosarita

Anita Desai

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 104

Una studentessa indiana siede su una panchina del Jardín di San Miguel de Allende, in Messico, quando una sconosciuta le si avvicina con entusiasmo, certa di riconoscere in lei la figlia della sua vecchia amica Rosarita, la pittrice, incontrata lì tanti anni prima. C’è un errore, protesta la giovane, sua madre non si chiamava Rosarita, non è mai stata in Messico e non ha mai dipinto. La sconosciuta è forse un’imbrogliona? Per scoprirlo dovrà lanciarsi in un viaggio trasognato fra passato e presente, realtà e mistificazione, fin nel cuore dei segreti che possono separare, o unire, una madre e sua figlia. Bonita è una giovane studentessa di Delhi in viaggio in Messico per imparare lo spagnolo. Seduta su una panchina del Jardín di San Miguel de Allende, all’ombra della maestosa cattedrale, si gode l’estraneità di un luogo mai visitato. Non conosce nessuno li, e nessuno la conosce. Eppure un’anziana donna in abiti tradizionali, loquace ed eccentrica, l’avvicina con accalorata familiarità, affermando di rivedere in lei la figlia della sua cara amica, Rosarita, conosciuta proprio lì tanti anni prima, quando Rosarita era arrivata dall’India, come ora sua figlia, per seguire la sua vocazione di pittrice sotto la guida dei maestri locali. Bonita prova a dirle che si sbaglia: sua madre si chiamava Sarita, non Rosarita, non era mai stata in Messico e soprattutto non aveva mai dipinto in vita sua. Ma la Sconosciuta non intende ragioni e le sue melodrammatiche perorazioni aprono una breccia nelle certezze della giovane. Bonita è ora costretta a scandagliare i suoi ricordi famigliari in cerca di indizi: lo schizzo di una donna e di una bambina in un luogo non dissimile da San Miguel, scatoloni carichi di fogli poi andati perduti, una lunga assenza materna. E, benché ormai sospetti che la Sconosciuta non sia che un’Imbrogliona, accetta di lasciarsi trascinare in un viaggio dalle nuove traiettorie, attraverso la capitale e fin sulle coste del Pacifico, sulle tracce di quei maestri della pittura murale che avevano saputo ritrarre la violenza della Rivoluzione messicana proprio come i pittori indiani avevano fatto con gli orrori della Partizione. Storia e fantasia, realtà e mistificazione, memoria e invenzione, un viaggio spazio-temporale che a ogni tappa ridisegna i suoi riferimenti e le sue verità, giù giù fino al legame forse inconoscibile, ma certo immobile, di una madre con sua figlia. A più di un decennio dall’uscita di “L’artista della sparizione”, Anita Desai torna in libreria con questo romanzo breve dalla prosa delicata ed essenziale, capace di sfruttare il potenziale dell’allusivo e dell’enigmatico e caratterizzato dalla medesima eleganza a cui la grande autrice ha abituato i suoi lettori.
16,00

Sono stato

Sono stato

Ernesto Franco

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 120

«Ho sedici anni, sono immortale, ho un amore, e non c’è mare che possa resistere alle mie bracciate, alle mie astuzie». Esistono molti modi per guardarsi indietro e raccontare cosa si è stati. Ernesto Franco ne ha messo a punto uno tutto suo, per lampi, travestimenti, epifanie. Il narratore di queste pagine ha mille forme e mille voci, a volte sparisce e a volte occupa l’intera scena: ora è un bambino travestito da Corsaro Nero, ora il padre che gioca a Batman con il figlio; ora è marito, ora amante, ora ragazzo e militante negli anni Settanta. E poi ladro, dottore, cecchino, editore, rivoluzionario russo, killer serale di topi… Attraverso questa girandola di personaggi, Ernesto Franco ci racconta tutte le persone che siamo se ci osserviamo da vicino, fondendo vita immaginata e vita vissuta in un bricolage mitico, letterario ed emozionante. Questo singolare autoritratto di fantasia è una scommessa narrativa che sfida l’esperienza individuale per farsi letteratura, trascendendo ciò che esiste di più intimo e personale, cioè il racconto della propria vita, per rivolgersi proprio a tutti. Alla base di “Sono stato” c’è l’intuizione di interrogare e ripercorrere, senza remore né pudore, i molti volti e le molte fisionomie della persona con cui l’autore ha intrattenuto negli anni la frequentazione più duratura: se stesso. E così i frammenti di un’esistenza riaffiorano e sfilano davanti ai nostri occhi in un elenco toccante di ricordi, di evanescenze sognate e di istanti vagheggiati. Su questo palcoscenico dell’immaginazione la memoria gioca a nascondino con la letteratura, tra seminari lacaniani e pomeriggi d’amore, pranzi di Natale a base di hashish e scuole di recitazione, componendo un ritratto mobile e intenso di uno scrittore, di un editore, di un uomo, a cui il destino ha consegnato la qualità rara di saper tenere insieme grazia e passione. Ernesto Franco ha convocato le moltitudini – anche quelle letterarie – che lo hanno accompagnato nel corso della sua vita, tra passeggiate a Buenos Aires, sedute di pesca subacquea, meravigliose telefonate nei panni di Batman fatte al figlio Giorgio. E mentre il mare di Genova scintilla nel blu e si confonde col cielo, ha scritto un libro in cui risuona un’eco profondamente magica. «La vita intanto passa. Questo lo sappiamo tutti. E i giuramenti, a guardarli da lontano, non sono altro che un atto di superbia di piccoli uomini di fronte all’universo immenso. Vien da ridere, ma, a pensarci bene, sono la profezia di un peccato».
17,00

La bicicletta rubata

La bicicletta rubata

Ming-Yi Wu

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 368

Il padre dello scrittore Ch’eng è scomparso da molti anni senza lasciare traccia. O almeno così sembrerebbe finché un lettore di uno dei libri di Ch’eng non si accorge di un particolare: e la bicicletta del padre, che fine ha fatto? Le sorti della famiglia sono spesso state dettate dalle biciclette, soprattutto quelle rubate, e così Ch’eng si mette a cercare la Hsing-fu del padre. Ne nasce una misteriosa e caleidoscopica caccia al tesoro, nella quale ogni nuovo personaggio possiede un indizio, in un viaggio a ritroso nei meandri del passato. Dai negozi di rigattieri allo zoo di Taipei passando per le giungle birmane, questo singolare romanzo sul tema della memoria, della perdita e dei legami familiari racconta con voce poetica e dolente un secolo di storia taiwanese. Tra le tante parole con cui si indicano le biciclette a Taiwan, la famiglia del narratore preferiva l'espressione locale thih-bé, «cavallo di ferro», e i cavalli di ferro avevano influenzato il suo destino. Il furto di una bicicletta, infatti, aveva spesso scandito nascite e morti. Così, alla scomparsa del padre, al narratore era venuto naturale pensare che, se avessero trovato la bicicletta con cui era sparito, avrebbero trovato anche lui. Ma il suo cavallo di ferro era irrintracciabile. Solo molti anni dopo, pungolato da uno dei suoi lettori, il narratore decide di riprendere quella struggente ricerca, e per prima cosa si rivolge ai collezionisti di biciclette e rigattieri. I loro negozi, stipati di tesori e vecchie cianfrusaglie, scrigni della vita materiale di un tempo, diventano la soglia di un percorso che, attraverso una serie di incontri e seguendo tracce sempre più impalpabili - fotografie, collage composti con le ali di farfalle, audiocassette e ricordi -, si addentra nella storia di Taiwan, fino al nocciolo doloroso del dominio giapponese e della Seconda guerra mondiale. Per cercare di chiarire il mistero della sparizione del padre, il narratore dovrà stabilire con ogni persona incontrata nel corso della sua ricerca un patto di fiducia, ascoltarne la storia, ricevere un indizio, lo stesso patto che Wu Ming-yi propone al lettore. Accettandolo ci si immerge in una lettura profondamente commovente e ipnotica, un viaggio intimo e meditativo nella complessità e nella ricchezza di Taiwan.
20,00

Racconti della Resistenza europea

Racconti della Resistenza europea

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 528

La Resistenza al nazifascismo non è soltanto una storia italiana. L’angoscia della scelta, gli slanci generosi, l’eccitazione degli scontri armati, il fantasma del tradimento e il rischio della morte percorrono le pagine di tutti gli scrittori che vissero quegli anni di lotta contro le tenebre, dai Pirenei ai Balcani, fino a Samarcanda. Più ancora della storiografia, forse, è proprio la letteratura che ci permette di ricomporre la grande avventura partigiana in Europa in un quadro unitario, per quanto sfaccettato e molteplice. Da Camus a Brecht, da Saint-Exupéry a Fallada, da Pahor a Duras, oltre trenta voci illuminano le passioni di una stagione al tempo stesso cupissima ed entusiasmante, facendo rivivere le palpitazioni e gli ideali, le sofferenze e le speranze di allora. Per ribadire che veniamo tutti orgogliosamente dalla stessa Storia. Nel 2005, per il sessantesimo anniversario della Liberazione, in questa stessa collana Gabriele Pedullà aveva curato i “Racconti della Resistenza”, che da allora si sono imposti come una lettura imprescindibile sull’argomento. A distanza di vent’anni esatti Pedullà prosegue quella ricerca allargando lo sguardo all’intero continente europeo. Perché la Resistenza non è stata una soltanto, o forse sì: nel quadro eterogeneo degli Stati assoggettati al nazifascismo, nonostante le mille differenze, la ribellione contro l’oppressore è riuscita a unire tutti i popoli d’Europa nel nome degli stessi ideali di pace e di libertà. Se durante la guerra non mancarono le pubblicazioni clandestine pensate per rinsaldare le coscienze dei cittadini e spingerli al sabotaggio degli occupanti, è soprattutto dopo la Liberazione che su quegli anni sono fioriti in ogni lingua romanzi, racconti, memoriali, apologhi e addirittura favole, segnando nel profondo la letteratura del secondo Novecento a mano a mano che gli scrittori più diversi ne davano la propria interpretazione narrativa. Malgrado la distanza geografica e l’estrema varietà dei registri adoperati (realistico, tragico, comico, allegorico, fantastico…), quest’antologia unica nel suo genere tenta oggi per la prima volta di tenere assieme quelle voci e quelle esperienze, e soprattutto di farle dialogare tra loro. Da Gary a Malraux, da Borowski a Grossman, da Steinbeck a Dürrenmatt, da Blanchot a Seghers, nella selezione di Gabriele Pedullà i grandi nomi della letteratura del Novecento affiancano autori meno noti e testi finora inediti in italiano. Tassello dopo tassello, prende forma così un mosaico di storie in grado di restituire ai lettori di oggi, in tutte le sue sfumature, la dolorosa ma esaltante battaglia per la libertà in cui affondano le radici delle nostre democrazie.
22,00

Un venerdì di aprile

Un venerdì di aprile

Donald Antrim

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 128

Il venerdì di aprile del 2006 in cui sale sul tetto del suo palazzo di Brooklyn, Donald Antrim ha la percezione che il mondo stia urlando. Infreddolito e senza scarpe, non sta facendo «una scelta né una minaccia né un errore». Che cosa, allora? Partendo da quel lontano pomeriggio, Antrim racconta e analizza i suoi ricoveri in ospedale, le «guarigioni, ricadute e guarigioni», i ricordi famigliari, le sensazioni di dolore, i progressi e le terapie, ma anche gli errori che da sempre facciamo nel leggere una storia come la sua. Un venerdì di aprile, la sera scende sui palazzi di Brooklyn. La gente rientra dal lavoro, il cielo vira dall'arancione al blu. Un uomo aggrappato alla scala antincendio del suo condominio si lascia penzolare nel vuoto. Questo, per Donald Antrim, non è un inizio - «sul tetto avevo la sensazione che stessi morendo da sempre» - e non è una fine, ma un punto di svolta, quello da cui sceglie di partire per raccontare la storia di una lunga malattia: «preferisco chiamarla suicidio». Antrim non elude, non edulcora, non drammatizza. Ripercorre i ricoveri in ospedale dopo il pomeriggio sul tetto, le terapie - compresa quella elettroconvulsivante, a cui si sottopone su suggerimento del collega David Foster Wallace -, le guarigioni e le ricadute, ma va anche all'indietro nel tempo; ripesca attimi dolorosamente nitidi di un'infanzia passata fra traslochi e crisi famigliari, torna a più riprese sui genitori alcolizzati, l'insonnia, la sfilza di farmaci, terapeuti, angosce, approcci, sintomi. Resoconto analitico, cronaca dal di dentro, quello di Antrim è un memoir spiraliforme che restituisce idee molto precise su che cos'è il suicidio - un male sociale - e come lo si dovrebbe trattare. È una storia di dolori e tremori che risale la corrente: «dobbiamo distinguere tra cervello e corpo? Il cuore mi batte forte per l'ansia o sono ansioso perché il cuore mi batte forte?» A guidare ogni riflessione, a innervare il racconto, è sempre l'umanità, il contatto con gli altri: eluso, inseguito, perso, ritrovato, è il fulcro delle pagine che Donald Antrim scrive, a distanza di anni, mentre guarda la scala antincendio fuori dalla sua finestra.
16,50

I mariti

I mariti

Holly Gramazio

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 360

Una sera Lauren rientra nel suo appartamento londinese e ad aspettarla c’è il marito, Michael. Sembra tutto perfetto, fatta eccezione per un piccolo particolare: Lauren non è sposata. Chi è dunque l’uomo sceso dalla sua soffitta, per poi scomparire appena vi fa ritorno? È un sogno o un incubo? Una meravigliosa opportunità o l’inizio di una spirale senza fine? È di certo l’avvio di una commedia brillante che illumina la natura delle relazioni sentimentali nel nostro tempo. Una sera Lauren torna a casa dall’addio al nubilato di un’amica e trova uno sconosciuto che sta scendendo dalla sua soffitta, solo che quello sconosciuto sostiene di essere suo marito e, incredibilmente, lo è davvero. E quando quel marito risale in soffitta, ecco scendere un altro sconosciuto, e quello sconosciuto è il suo nuovo marito. E così Lauren scopre di avere una «soffitta magica», una soffitta che fa e disfa mariti, e coi mariti fa e disfa la sua vita, a ripetizione. Impossibile resistere alla tentazione di sfruttare la soffitta magica per trovare un marito e una vita ideale, ma se cambiare marito e vita è facile quanto cambiare una lampadina, come decidere quando fermarsi? Questa arguta e sorprendente satira della generazione Tinder – a cui Holly Gramazio, affermata autrice di videogame, qui al suo primo romanzo, appartiene a pieno titolo – si presenta come uno sfrenato “divertissement” ma è di fatto una reincarnazione contemporanea del romanzo filosofico, capace di affrontare in tono lieve argomenti ponderosi: cosa significa saper amare? qual è la «persona giusta»? ed esiste, poi, la persona giusta? È quello che Lauren non può non chiedersi man mano che i mariti si succedono l’uno all’altro a un ritmo più o meno vorticoso, a volte scartati nel giro di pochi secondi («Ha le scarpe con le dita… no»), a volte tenuti per mesi, a volte rimpiazzati con gran disinvoltura, a volte difficili da mandar via (come far risalire in soffitta, ad esempio, un marito che cadendo dalla scala si è rotto la schiena?) E poi ci sono buoni mariti che producono sull’esistenza della protagonista contraccolpi complicati da gestire (cambiamenti nella sfera professionale, inattese riconfigurazioni familiari, sgradite abitudini sessuali), mariti non troppo buoni ma che le garantiscono una vita d’agi, mariti dolci e comprensivi ma che proprio non la attraggono, mariti che la attraggono ma hanno strane manie, mariti sgarbati ma divertenti, mariti impeccabili ma noiosi… Insomma, come scegliere quando tutte le scelte sembrano possibili e nessuna sembra ineccepibile? Una domanda che rende la fiabesca vicenda di Lauren e della sua soffitta un molto realistico ritratto di tutti noi consumatori compulsivi perennemente insoddisfatti.
20,00

Poveri cristi

Poveri cristi

Ascanio Celestini

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 240

Sono i destini a cui nessuno fa caso, quelli che da sempre interessano ad Ascanio Celestini. E quale luogo migliore delle periferie, microcosmi grandi e vivaci più del mondo, per indagare gli esseri umani che ci ostiniamo a non voler vedere? Con sguardo partecipe e mai retorico, Celestini setaccia le vite sradicate di donne e uomini che vagano come in un formicaio alla ricerca del loro spicchio di felicità. Un libro politico e civile, in cui trionfano le ragioni che ci portano a respingere ogni egoismo. Del resto, «Cristo non è sceso dal cielo, ma è salito dalla terra». E se san Francesco tornasse oggi a predicare, mettendo in scena un presepe nel parcheggio di un supermercato? In una periferia di Roma, che potrebbe essere dietro l'angolo, s'intrecciano le esistenze di un gruppo di poveri cristi - simili agli «ultimi» che Francesco incontrò otto secoli fa. C'è Giobbe, magazziniere analfabeta che ha messo a punto un metodo infallibile per sistemare la merce senza una sola parola scritta. C'è la Vecchia che insegna alla Prostituta che per il sapere e la cultura non serve il denaro: i libri nelle biblioteche sono gratis, e i musei un giorno al mese aprono le porte persino ai barboni. C'è Joseph, che è partito dal suo paese in Africa, ha attraversato il deserto, è stato schiavo in Libia e poi naufrago in mare: si è salvato, ma in Italia è finito in un carcere dove le sezioni hanno nomi di fiumi, però non c'è l'acqua potabile. E poi c'è la Donna con la testa impicciata, che parla con suo figlio anche se è morto da anni... La voce inconfondibile di Ascanio Celestini - sommando un'armonia di fatti apparentemente irrilevanti alle ragioni più profonde dell'esistenza - torna in queste pagine a raccontare la lotta di classe. Mostrandoci i prodigi della solidarietà tra gli umili che animano i margini delle nostre metropoli: il prodigio di chi è stato schifato, di chi è stato menato, schiavizzato, incarcerato e torturato, stuprato, ammazzato e poi dimenticato. E nonostante questo è incapace di diventare cattivo. Perché «se hai una piccola verità, devi avere il coraggio di pronunciarla».
19,00

Long Island

Long Island

Colm Tóibín

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2025

pagine: 280

La vita di Eilis Lacey a Long Island, accanto al marito Tony, ai due figli adolescenti e a una famiglia italo-americana troppo ingombrante, all’improvviso è andata in pezzi. Ma tornare in Irlanda dopo vent’anni significa per Eilis ritrovare una madre che non l’ha mai perdonata, le amicizie di una giovinezza ormai tramontata, e poi lui, Jim Farrell, l’amore che avrebbe potuto essere e non è stato. Saprà trattenerla questa volta il freddo mare d’Irlanda? Saprà trattenerla Jim? Nella casa di Eilis Lacey, a Long Island, suona il campanello. Alla porta c'è uno sconosciuto, irlandese come lei, che viene a portarle una notizia sconvolgente. La vita di Eilis negli ultimi vent'anni è scorsa piuttosto tranquillamente: i due figli ora adolescenti, Larry e Rosella, il marito idraulico Tony, e nelle casette adiacenti due dei suoi cognati, Enzo e Mauro, con le rispettive famiglie, oltre alla torreggiante suocera Francesca. Una tipica famiglia italo-americana degli anni Settanta, che lavora, mangia, dorme, decide, vive insieme, molto presente e disponibile ma almeno altrettanto voluminosa e invadente. Per quella famiglia, per quell'uomo, Tony Fiorello, vent'anni prima a Enniscorthy, in Irlanda, Eilis ha lasciato un mondo intero: una madre ora anziana che non ha mai accettato la separazione dalla figlia, i tre fratelli che le sono rimasti, Jack, Pat e Martin, dopo la morte dell'amata sorella Rose, l'amica d'infanzia Nancy, e poi quell'uomo, Jim, di cui si era innamorata troppo tardi. Ora le parole dello sconosciuto alla porta la spingono a riconsiderare le sue scelte di allora. Si avvicina l'ottantesimo compleanno di sua madre, è un'ottima occasione per tornare in Irlanda e cambiare aria per un po'. I suoi figli la raggiungeranno a breve e conosceranno quel mondo che scorre loro nelle vene e di cui nulla sanno. A Enniscorthy, Eilis ritrova un modo di vivere, di pensare e di amare che non era sopito in lei. Ritrova gli affetti di un tempo e, con una chiarezza acuita dalla distanza e dal torto subito, percepisce l'insostenibile pressione della famiglia Fiorello. E poi ritrova Jim, che non l'ha dimenticata... Con la tipica cifra stilistica di Colm Tóibín, "Long Island" riunisce Eilis Lacey ai molti lettori di "Brooklyn", raggiungendo nel contempo nuove vette di pathos trattenuto e finezza psicologica lancinante.
20,00

I demoni

I demoni

Fëdor Dostoevskij

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 752

Uscito a puntate sulla rivista «Russkij Vestnik» («Il messaggero russo») tra il gennaio 1871 e il dicembre 1872, "I demòni" nasce come immediata reazione a un fatto di cronaca, il cosiddetto «caso Necaev». Il 21 novembre 1869, a Mosca, i membri di una cellula terroristica della Narodnaja Rasprava (Giustizia sommaria del popolo), guidati da Sergej Necaev, avevano assassinato il loro compagno Ivan Ivanov, colpevole di insubordinazione e sospettato (a torto) di tradimento. Fëdor Dostoevskij, in esilio volontario a Dresda, apprende la notizia dai giornali russi e subito decide di accantonare i progetti letterari più o meno grandiosi che gli affollano la mente, per scrivere un romanzo-pamphlet ispirato proprio a quella vicenda sanguinosa. Intende mettervi in caricatura la nuova generazione dei nichilisti, fanatici e brutali, ma anche denunciare il loro legame con gli irresponsabili «padri», i «liberali idealisti», gli occidentalisti e i socialisti degli anni Quaranta per cui lui stesso aveva simpatizzato, prima dell'arresto e dei lavori forzati. «Sto scrivendo una cosa tendenziosa», scrive all'amico A. Majkov il 25 marzo 1870, «ho voglia di essere sferzante. I nichilisti e gli occidentalisti strilleranno che sono un retrogrado! E vadano al diavolo, dirò la mia, fino all'ultima parola». Ma la composizione dell'opera è tormentosa e procede tra difficoltà con l'editore e ripensamenti. Dostoevskij inventa un narratore (il «cronista») che partecipa marginalmente all'azione, la trasporta in una sonnolenta città di provincia, inserisce un complesso intrigo amoroso e una folla di nuovi personaggi, alcuni buffoneschi, altri luminosi, per ciascuno dei quali elabora un linguaggio, uno stile particolare. Cosí col tempo il libello satirico diventa potente, profetico romanzo di idee, nera tragedia. E soprattutto grandiosa riflessione sul problema che sempre tormenta l'autore, quello della ricerca di Dio e del Male. Nei demòni-nichilisti che seminano caos e violenza, il Male assume tante forme ma resta uno scandaloso mistero, poco scalfito dalle spiegazioni che Dostoevskij esplicita o suggerisce: la malattia, le ferite dell'infanzia, vizi come la superbia, la lussuria, l'accidia e la viltà, lo sradicamento dalla terra e dalla fede del popolo, «l'idea» che «divora» e toglie umanità e compassione, fino a imporre «il dovere di uccidere». È questo stesso mistero del Male che rende indimenticabili e inquietanti la figura e la sorte del demonio-principe Stavrogin, il personaggio attorno a cui tutto ruota, il più ambiguo e fascinoso, il più tragico e forse il più amato dal suo autore.
28,00

Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne

Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne

Melania G. Mazzucco

Libro: Libro rilegato

editore: Einaudi

anno edizione: 2024

pagine: 656

Dopo “L'architettrice”, Melania Mazzucco torna a raccontare un intero mondo nel destino di una donna. «Nessuno sa chi sia. Ma è unica, strana, diversa da tutte. Non la dimenticheranno». Straniera e misteriosa, la protagonista di questa storia arriva in Italia nel 1914. Nulla di ciò che racconta è vero, perché è allo stesso tempo in fuga e alla ricerca di sé. Non sa ancora esattamente cosa vuole, ma può essere tutto: scrittrice, pittrice, musicista. Diventerà invece attrice cinematografica, e col nome di Diana Karenne sarà una delle dive degli anni d'oro del cinema muto italiano: la regina del silenzio. Melania Mazzucco ha inseguito l'ombra di Diana Karenne e le sue mille identità negli archivi, nelle biblioteche e nelle cineteche di tutta Europa, e in questo romanzo l'ha raccontata con passione, divertimento, dolore e rispetto. Perché la letteratura è il contrario del silenzio. Nelle sue molte vite, Diana Karenne è stata qualsiasi cosa: straniera misteriosa, femme fatale, zingara, cantante, imprenditrice cinematografica, spia, suora strappata al convento, santa, contessa, regina, zarina. Prima che il tempo ne cancellasse ogni ricordo, fra il 1916 e il 1919 è stata soprattutto la più affascinante diva del cinema muto italiano. Ma non solo. Scrive lei stessa i soggetti dei suoi film, inizia a dirigerli, diventando una delle prime registe cinematografiche della storia, e da un certo punto in poi li produce come imprenditrice. Irrequieta e sfuggente, Diana si destreggia fra aristocratici, diplomatici, produttori dalla fama di banditi, attori a caccia di conquiste, sempre inseguita dal sospetto di essere una spia. Si sposta da Roma a Torino, da Milano a Napoli e Genova. È ammirata dalle spettatrici, che vedono in lei un modello di libertà e indipendenza, e temuta dagli uomini per l’imprevedibilità e gli amori tempestosi. Nulla rivela del suo passato, in nessun luogo mette radici. Crede per prima alle bugie che racconta, fino a creare una realtà alternativa, e una donna nuova: Diana Karenne, appunto. Nel dopoguerra però l’industria del cinema italiano entra in crisi, e nel 1921 Diana si trasferisce a Parigi e poi a Berlino. Lì ci sono gli esuli dalla Russia bolscevica, e la sua origine la costringe a fare i conti con la sua identità. A differenza delle altre stelle del cinema muto, non è tanto il passaggio al sonoro a chiudere la sua carriera di attrice, quanto l’irresistibile desiderio di scomparire, di diventare ancora un’altra donna: la musa mistica e la compagna di un poeta russo a cui sacrificare la sua arte. Sembrava destinata all’oblio, Diana Karenne, ma in questo romanzo, nato come i suoi successi più memorabili da un’indagine avvincente e lunga anni, Melania Mazzucco ce la restituisce in tutta la sua vitale contemporaneità.
24,00

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.