Lampi di Stampa: Lampi di memoria
I ratti d'Europa
Mario Lunetta
Libro
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2012
pagine: 192
Pubblicato dagli Editori Riuniti nel 1977, "I ratti d'Europa" esce mentre si sta esaurendo la spinta antirealistica delle neovanguardie: il romanzo di Mario Lunetta (poeta e finissimo critico, oltre che narratore) risente delle tendenze contrapposte di un realismo e di un impegno politico severi e di un desiderio costante di novità stilistica e letteraria. Lo segnala già quel titolo, nell'ambiguo "ratti" (topi o rapimenti?). Il suo protagonista, Omar Nepero (Omar, anagramma di Roma, Nepero forma italianizzata del nome del matematico scozzese Napier), esce di casa a Roma per una serie surreale di avventure, incontri, spettacoli orridi che sembrano mimare il peggio della società del secolo scorso, ancora molto attuale.
Sdraiati sulla linea
Marcello Venturi
Libro: Libro in brossura
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2011
pagine: 160
"Indimenticato autore di culto, Marcello Venturi viene scoperto da Vittorini sul "Politecnico" nel 1945. Diventa autore di libri realisticamente e politicamente impegnati. Giornalista de "L'Unità", poi redattore di casa editrice, presto lo scrittore si sente deluso dall'affievolirsi delle speranze politiche e decide di abbandonare l'impegno diretto per ritirarsi in un'azienda agricola. La sua attività di scrittore continuerà con libri-verità di impegno non più politico ma sociale. Soltanto trent'anni dopo il suo addio all'editoria e al partito, nel 1991, Venturi pubblica "Sdraiati sulla linea", un'autobiografia come un romanzo, in cui il protagonista in prima persona rievoca la vita culturale e politica degli anni del dopoguerra. Venturi aspirante scrittore che attende con ansia la posta; Venturi nel giornale di partito; Venturi che lotta contro il conformismo e trova appoggio in direttori illuminati come Davide Lajolo (Ulisse); Venturi che dalla condanna staliniana di Tito comincia a capire la realtà del comunismo; ma soprattutto il Venturi maturo a cui, come a tanti "compagni" di allora, vengono aperti gli occhi dalle tragiche vicende ungheresi del 1956 e dalla condanna kruscioviana dei delitti di Stalin: sono le tappe di un vissuto non solo personale." (Gilberto Finzi)
Il senatore
Giancarlo Buzzi
Libro: Libro in brossura
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2010
pagine: 176
"Il senatore", di Giancarlo Buzzi, è uno dei primi documenti di quella che veniva chiamata "letteratura industriale": prevalentemente fondata sulle situazioni di lavoro, su vicende e personaggi destinati oggettivamente a scontrarsi mostrando il senso dei rapporti reali nella società italiana che stava difficoltosamente emergendo dal dopoguerra. Nel romanzo di Buzzi il protagonista che racconta in prima persona è un giovane impiegato che diventa dirigente. Il neodirigente, che svolge egregiamente i suoi compiti, rivela fin dall'inizio una sua ossessione: vedere il capo attuale che non si presenta mai in azienda. In una sorta di nebbia metaforica che lascia in disparte (ma non elimina) la realtà, tra fantapsicologia e vita vissuta, una sera si materializza davanti a lui come persona viva la figura del mitico Senatore, fondatore dell'azienda e padre dell'attuale, fantomatico capo. Non vuol credere che il dirigente non conosca suo figlio, perciò in successivi colloqui propone al dirigente stesso di creare situazioni di lavoro problematiche che rendano indispensabile la presenza del Capo. Ma è proprio in questa scelta di azioni, anche perverse, che si rivela la vera natura dei rapporti aziendali: balza agli occhi a realtà del neocapitalismo che sospinge i dipendenti al limite del sopportabile. Ed è qui che si rivela lo scopo di Giancarlo Buzzi: lo svelamento delle relazioni d'industria e la loro disumanità.
Esame di coscienza di un candidato
Giuseppe Cassieri
Libro: Copertina morbida
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2009
pagine: 127
In questo romanzo, l'autore immagina che un professore di storia delle tradizioni popolari venga contattato da un nuovo movimento politico. Chi gli propone la candidatura è Marica di cui, anni prima, è stato innamorato e compagno. Ciro, il professore, attraversa un momento di crisi intellettuale, e chiede una breve dilazione prima di rispondere. Il periodo di riflessione si carica di tutti i problemi rimasti insoluti, a partire da una strana forma di somatizzazione che lo ha colpito e che nessuna autorità medica riesce a risolvere, fino al pensiero della moglie Milla che ha deciso di andarsene in Brasile per adottare un bambino (ma anche per sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica). In questa situazione, dal suo rifugio in una località del golfo di Gaeta, mentre continua a selezionare e ordinare gli ex-voto su cui al momento sta lavorando, Ciro incontra vecchi amici, ma soprattutto ripensa alla sua esistenza. Gli scorrono davanti le morgane del passato, le irresolutezze e le difficoltà, i problemi che lo hanno visto esitante. Anche il tema dell'amore lo assilla, ingrandisce la crisi del matrimonio e il ricordo, vivo e appassionato, della passata storia con la conturbante Marica oggi ritrovata.
Per partito preso
Giuseppe Bonura
Libro: Copertina morbida
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2009
pagine: 214
"Quando viene pubblicato, nel 1978, "Per partito preso" è giudicato un romanzo dalla violenta figurazione metaforica: siamo negli anni della contestazione, del centrosinistra, del delitto Moro. Giuseppe Bonura narra di una profonda crisi personale e generale che si approfondirà in quello che potremmo definire "un futuro senza futuro". Il protagonista in prima persona è un senatore comunista (sono evocati, oltre a un inequivocabile "Enrico", vari politici noti) che, raccontando a uno psicoanalista la propria vita, rimescola nel presente e intreccia nel ricordo le vicende più recenti. È un eroe della Resistenza che deve misurarsi con la dura realtà: un terremoto accentua e affretta la frana o smottamento dell'intero paese; il partito sospinge lui, recalcitrante leader della zona, a convincere all'esodo gli abitanti; la moglie lo lascia per unirsi al sindaco democristiano. C'è anche un misterioso uomo-ombra che lo spia e lo segue. Completano lo scenario i neofascisti che lo insultano e all'opposto i giovani democratici che operano per una nuova società." (Gilberto Finzi)
La mafiosa
Alberto Denti Di Pirajno
Libro: Copertina morbida
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2008
pagine: 299
"La mafiosa" è un romanzo in cui la protagonista è la mafia, soggetto della vicenda, invece, è Mara Lumera, una donna di straordinaria bellezza e intelligenza. La storia, anticipatrice di un potere criminale femminile oggi attuale, è divisa in tre parti. La prima è quasi un lungo antefatto: la giovane Mara, il suo amore per il giovane, affascinante Puddu Lumera, l'ostilità dei genitori di lei, il matrimonio; quindi l'ascesa di Puddu nei ranghi della mafia, le invidie e infine l'assassinio. Mara rimane vedova, e nella seconda parte si assiste alla sua presa del potere che era del marito, la sua abilità sia di fronte ai "carusi" suoi dipendenti sia con i compari, i complici e gli avversari. Qui, nella seconda parte, oltre alla presa del potere assistiamo alla preparazione della vendetta che puntualmente Mara mette in atto nella terza parte, cui segue un inatteso finale a sorpresa. Ma tutte e tre le parti contribuiscono a disegnare un quadro veritiero della particolare realtà siciliana, in cui risaltano le ansie, i timori, i voltafaccia, i sospetti di un vivere difficile: i personaggi sono inventati ma possibili e con i loro comportamenti costituiscono il modo di "leggere" la mafia come autentico fenomeno sociale. L'autore, anzi, della mafia traccia un breve profilo storico e sociologico. In questa storia emergono anche i legami con la politica, forse all'inizio non compresi e sottovalutati, così come gli accenni a una "cupola" che tutti regola e comanda. (Gilberto Pinzi)
Il re del magazzino
Antonio Porta
Libro: Libro in brossura
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2008
pagine: 139
Pubblicato da Mondadori per la prima volta nel 1978, "Il re del magazzino" è presentato come "romanzo". La situazione di partenza è quella classica del manoscritto ritrovato: in un piccolo magazzino di una cascina diroccata della campagna lombarda, in un fustino di cartone accanto a un cadavere si trovano dei fogli, è una specie di diario in prima persona. Nei trentadue giorni che hanno preceduto la sua fine, l'uomo ha cercato di descrivere sia quanto lo circondava, sia il mondo e la vita vissuti in precedenza: verità e passato, presente e immaginazione si fondono e confondono mescolando il già visto, il pensato, il solamente sognato di una vicenda che si rivela presto senza uscita. Ritroviamo in queste note talune situazioni tipiche e persino la cronaca di quegli anni, paure e aspirazioni umane e sociali di cui oggi possiamo prevedere le conclusioni, la tragicità come l'inconsistenza. Il racconto di ciò che ha fatto, pensato e ricordato nei trentadue giorni che precedono la sua inevitabile fine è inframmezzato da 30 lettere in forma di poesia, che il narratore in prima persona scrive per i figli ma che non spedirà mai. Sono lettere che riprendono il vissuto e gli accadimenti di quell'anno (1976) in cui sono scritte, e sembrano coinvolgere emotivamente non solo il protagonista della storia, ma lo scrittore stesso.
Mio splendido disastro
Edith Bruck
Libro: Copertina morbida
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2011
pagine: 190
È nel 1979 che presso Bompiani esce "Mio splendido disastro" di Edith Bruck, una tranche de vie che in forma di romanzo raccoglie tracce ed episodi di un'esistenza femminile-difficile ma tutt'altro che insolita. Il personaggio che parla in prima persona, Nina, descrive la propria realtà così com'è, cruda, senza abbellimenti, capace solo di sorriderne per una sorta di autoironia. Perché proprio questo accade, che mentre si trova a parlare di situazioni complicate, attese stancanti, delusioni cocenti, un velo sottile di quasi comica indifferenza, quasi una "distanza" da quel che va raccontando renda leggere le sue parole. Le vicende di questa donna non sono diverse da quelle di tante altre: i maschi monomaniaci vengono spesso illusi o delusi, ma si vendicano a modo loro, talvolta pesantemente, approfittando del fatto di trovarsi di fronte una donna sola. È sposata, Nina, ma non vive col marito; di comune accordo hanno deciso (lei ne è ancora Innamorata) di vivere separati pur continuando a vedersi e a frequentarsi in libertà. La situazione descritta dall'ossimoro del titolo riguarda evidentemente la vicenda matrimoniale ma tocca anche, e forse più, tutti gli imbrogli della vita, tutte le storie meschine in cui il personaggio femminile si trova invischiato: la sua stessa esistenza. Solo la forza dell'ironia può salvare, solo la leggerezza delle parole dà le ali al discorso e condisce con un filo di sorriso i dialoghi che, tenui e realistici nella loro semplicità, esaltano il procedere delle vicende.
L'approdo invisibile
Grazia Livi
Libro: Copertina morbida
editore: Lampi di Stampa
anno edizione: 2010
pagine: 210
"Una Londra rivisitata circa venti anni dopo il primo viaggio, compiuto dalla Livi allora giovane giornalista che aveva scoperto in una città il mondo, anzi che leggeva il mondo attraverso l'immagine di una città e della sua gente. Ma in questo secondo viaggio la scrittrice vede una realtà diversa, resa tale non solo dagli anni trascorsi e dalle nuove costruzioni ma anche dalla sua propria "diversità", in sostanza una maturazione, un disincanto. Sembra qui di ritrovare un'idea di Cesare Pavese: si conoscono le cose veramente soltanto la "seconda volta". Solo che spesso questa seconda volta è grigia, è triste, è finale: sono gli amici rivisitati, ormai vecchi senza discrezione, capaci di conservarsi nonostante le persone perdute, le mogli scomparse, i figli lontani. Sono le botteghe trasformate o chiuse, ma sono anche i nomi del passato che aleggiano nel ricordo e non esistono più. È la vecchia signora a cui vengono dedicate pagine dense di attenzione e di passione, per la sua vita, per la forza di esistere che le resta, per la sua gloriosa vecchiaia. Proprio episodi come questo, e altri simili, danno la misura della forza di osservazione narrativa del libro. L'approdo invisibile spiega qui il suo titolo, che rappresenta una precisa volontà di riconoscersi negli altri, nel passato come nelle cose presenti: e forse la speranza, qui come altrove, rimane un trepido fantasma della vita." (Gilberto Finzi)