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Libri di Alberto Folin

Governance. Il management totalitario

Governance. Il management totalitario

Alain Deneault

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2018

pagine: 187

Nell'ultimo quarto del XX secolo per descrivere e regolamentare il funzionamento delle organizzazioni e delle strutture aziendali i teorici delle imprese ricorrono a un termine che, sin dal lontano XVI secolo, era un semplice sinonimo di governo: «governance». All'inizio degli anni Ottanta il termine viene introdotto nella vita pubblica col pretesto di affermare la necessità di una sana gestione delle istituzioni dello Stato e diventa il «grazioso nome» di una gestione neoliberale dello Stato, caratterizzata da deregulation e privatizzazione dei servizi pubblici. Negli anni successivi attraverso questo sintagma si fa strada quello che qualcuno ha definito un vero e proprio «colpo di stato concettuale». La governance infatti non è soltanto un termine che indica la necessità di adattare le istituzioni alle necessità e ai desiderata dell'impresa, ma qualcosa di molto più rilevante. È un'espressione volutamente indeterminata che esprime la nuova arte della politica «senza governo», senza quella pratica, cioè, che presuppone una politica dibattuta pubblicamente. Strappato il vecchio contratto sociale alla base di ogni «governo», la governance inaugura «l'età felice» - per tecnocrati, finanzieri e imprese - della contrattazione plurale, una mutazione che promuove «il management d'impresa e la teoria della tecnica aziendale al rango di pensiero politico». Nelle pagine di questo libro Alain Deneault mostra le conseguenze di questa radicale trasformazione della gestione governativa: la politica muore e si muta in «un'arte della gestione» in quanto tale, priva di ogni registro discorsivo. «Nessuna agorà è richiesta per discutere del bene comune». E questo fenomeno è «tristemente corroborato dalla monotonia del discorso politico e dalla mediocrità dei partiti politici di governo». La «mediocrazia» diventa l'orizzonte stesso del ceto politico.
16,00

Pensare per affetti. Leopardi: la natura, l'immagine

Pensare per affetti. Leopardi: la natura, l'immagine

Alberto Folin

Libro

editore: Marsilio

anno edizione: 1996

pagine: 176

A lungo si è sostenuto che la natura secondo Leopardi si configuri come qualcosa di contraddittorio: madre benefica e matrigna crudele. Negli ultimi decenni la critica ha messo in luce il carattere semplificatorio di tale opposizione. Dietro le immagini di folgorante bellezza della natura, sta una meditazione frammentaria, ma non priva di una sua logica profonda. E' necessario infatti intravedere la natura di Leopardi cercando quale nesso intercorra tra il "pensiero" e gli "affetti" e facendone emergere i sensi impliciti nell'immagine evocata.
16,53

Leopardi e il canto dell'addio

Leopardi e il canto dell'addio

Alberto Folin

Libro: Libro in brossura

editore: Marsilio

anno edizione: 2008

pagine: 215

L'uomo contemporaneo è abituato a considerare il saluto come un gesto di cortesia puramente convenzionale. Basta tuttavia soffermarsi sul senso incastonato nella parola stessa "saluto", per accorgersi che esso nasconde e custodisce un'antica tradizione cristiana la quale - innestatasi nella cultura biblico-greca - ha poi trovato la sua consacrazione letteraria nel mondo medievale della poesia romanza. Salutare significa, essenzialmente, augurare all'amico (e all'amore) la salvezza dal nulla. E per questo che l'addio ha il senso di un arrivederci di fronte all'ultima soglia: a-dio (ad-deum). Ma quando, con l'illuminismo, si inaugura quel particolare processo che condurrà alla "morte di Dio" che ne è del saluto? Che ne è dell'addio? Questo libro scandaglia i numerosi sostrati di senso che tale gesto, rivolto al viandante o recepito nella voce viva del canto, acquista in uno scrittore come Leopardi, la cui opera, così cruciale nella modernità, attraversa tutti i temi che più intimamente ci riguardano.
22,00

Costellazioni del pensiero. Scritture poetiche dell'Occidente

Costellazioni del pensiero. Scritture poetiche dell'Occidente

Alberto Folin

Libro: Copertina morbida

editore: Moretti & Vitali

anno edizione: 2009

pagine: 157

Una "costellazione" è figura perché l'uomo gliela assegna. È, in realtà, qualche manciata di stelle gettate lì come per una scommessa. Allo stesso modo, i temi dell'ospitalità, dell'eresia e della poesia pensante, trattati in questo libro - se di libro si può parlare e non di pagine strappate al tempo -, si configurano secondo un disegno non progettato, ma che ha acquistato senso solo nel frattempo. La prima parte - quella dedicata all'ospitalità nasce in occasione di un corso universitario. Vi si parla di amicizia, di estraneità e di identità. Il mondo antico e quello moderno vengono qui messi a raffronto sulla base di una lettura di testi antichi e antichissimi e di testi poetici moderni: i poemi omerici, la Bibbia, i Vangeli canonici e gnostici costituiscono l'intelaiatura di un percorso che giunge fino a Leopardi e a Edmond Jabès. La seconda parte è divisa in due sezioni, entrambi ruotanti in qualche modo attorno alla questione della "poesia pensante": centrale vi appare la figura di Martin Heidegger, non per quanto questo filosofo - tra i maggiori del Novecento - sia stato come uomo (come ormai è di moda discorrere), ma per i problemi radicali che la sua meditazione ha sollevato nella modernità. Il libro si congeda con un viaggio che percorre, nei secoli, le trasformazioni della nozione di eresia, per giungere al nostro presente ove essa sembra del tutto oscurata da un'irreversibile eclissi.
14,00

Triste America. Il vero volto degli Stati Uniti

Triste America. Il vero volto degli Stati Uniti

Michel Floquet

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2016

pagine: 204

L'America riempie il nostro immaginario come nessun altro paese. Non vi è giorno in cui, in Europa e in altri luoghi del mondo, non venga celebrata la più grande democrazia del mondo, il paese della libertà dove tutto è possibile, la terra di principi dove tutti sono uguali davanti alla legge. Ma le cose stanno davvero così, oggi, a distanza di secoli da quel 4 luglio 1776 in cui nacque questo grande paese? Michel Floquet ha attraversato in lungo e in largo gli Stati Uniti d'America e, armato di fonti, testimonianze, documenti, ha scritto un libro che è il ritratto di un paese sull'orlo del disastro. I più ricchi, negli Stati Uniti, non sono l'1 ma lo 0,1 per cento della popolazione. Centosessantamila famiglie circa, che detengono da sole quasi un quarto della ricchezza nazionale. Una casta di nababbi che è unica al mondo, e ha equivalenti soltanto all'inizio del secolo scorso. Secondo il principio tutto americano «Meno pago le tasse, più sono ricco e più posso dare», i ricchi pagano tra il 15 e il 20 per cento delle tasse, mentre i loro dipendenti e i salariati in generale tra il 25 e il 30 per cento. Ogni giorno, nella vita quotidiana del paese, manca un milione e mezzo di uomini neri. Sono in prigione o morti prematuramente, per lo più per omicidio. Nella fascia d'età tra i venticinque e i cinquantaquattro anni manca addirittura un uomo su sei. È praticamente il tasso di perdite di un conflitto. In America, un adulto su cento si trova in carcere. Un prigioniero su quattro, nel mondo, è americano. Nessuno fa meglio di così. Né la Cina, né la Corea del Nord e neppure l'Iran.
16,50

Gli antimoderni. Da Joseph De Maistre a Roland Barthes

Gli antimoderni. Da Joseph De Maistre a Roland Barthes

Antoine Compagnon

Libro: Libro in brossura

editore: Neri Pozza

anno edizione: 2017

pagine: 720

Non vi è forse epoca che non sia stata attraversata dal rifiuto del cambiamento e dal rimpianto della tradizione perduta. Tuttavia, ed è la tesi che alimenta queste pagine, se i tradizionalisti ci sono sempre stati, lo stesso non si può dire degli antimoderni. Gli antimoderni non sono figure semplicemente mosse dall'eterno pregiudizio contro il cambiamento, e dunque fantasmi del passato che si aggirano in ogni tempo. Gli antimoderni, nel senso proprio, moderno, della parola, hanno una data di nascita precisa: il 1798, l'anno in cui la Rivoluzione francese segna una rottura decisiva e una svolta fatale; hanno una casa: la letteratura; e posseggono un'attitudine tutta loro: una relazione particolare con la morte, con la malinconia, con il dandismo, con il disincanto che li fa sembrare più moderni dei moderni, come eroi ultramoderni dell'antimodernità. Da Joseph de Maistre a Roland Barthes, passando per Francois-René de Chateaubriand, Charles Baudelaire, Leon Bloy, Marcel Proust, Pierre Drieu la Rochelle, André Gide, Jacques Rivière, Jean Paulhan,Julien Gracq, André Breton, Maurice Blanchot e tanti altri, il genio antimoderno si è rifugiato, per Antoine Compagnon, nella letteratura, ma non nella letteratura genericamente intesa, bensì in quella «che noi qualifichiamo moderna, nella letteratura che è diventata canone della posterità», e «la cui resistenza ideologica è inseparabile dalla sua audacia letteraria». Così, diversamente dalla vita politica, in cui, dalla Rivoluzione francese in poi, trionfa una candida apologia del moderno del tutto priva di modernità, la vita letteraria degli antimoderni, di coloro che hanno perso l'innocenza del moderno, appare, in questa importante opera dedicata alle figure più rilevanti della letteratura francese, segnata da una «reale e duratura modernità».
28,00

Il celeste confine. Leopardi e il mito moderno dell’infinito

Il celeste confine. Leopardi e il mito moderno dell’infinito

Alberto Folin

Libro: Libro in brossura

editore: Marsilio

anno edizione: 2019

pagine: 192

Per tutta la sua breve ma intensissima vita, Leopardi non smise mai di pensare al mito, concependolo non soltanto come un modo di manifestarsi della sapienza antica, appartenente all'infanzia del mondo e innervante il procedere epocale della storia umana (come pensava ad esempio Gian Battista Vico), né solo come una semplice espressione della soggettività volta a esorcizzare il terribile della natura, ma piuttosto come una modalità ontologica di darsi delle cose stesse, potendo sopravvivere solo in un paesaggio in penombra, non abbagliato da alcuna illuminazione diretta. Dopo aver tracciato per linee essenziali il dibattito su mito e mitologia nell'Europa del XVIII secolo, l'autore avanza una nuova lettura dell'"Infinito", collocando questo capolavoro assoluto della letteratura universale all'interno di un duplice contesto: quello della formazione poetica e filosofica di Leopardi e quello dell'epoca romantica italiana ed europea in cui il poeta visse. Se nella modernità i fenomeni sono diventati oggetto di studio delle scienze della natura, perdendo così la loro vitalità irriducibile al concetto, il sentire persuaso degli antichi non potrà più essere riproposto per evocare l'apparire delle cose nella forma di figure mitologiche non più credibili, come i fauni o le ninfe, Dafne o Procne ecc. Mentre nel corso del XIX secolo sta avviandosi al tramonto la grande stagione del sublime riesumata dalla tarda antichità, Leopardi – attingendo alle radici più profonde dell'Umanesimo italiano – pensa la sopravvivenza del mito nella rappresentazione di quella sottile linea impalpabile, ma intensamente viva – «il celeste confine» divenuto poi «l'ultimo orizzonte» – che separa e unisce il visibile e l'invisibile, per evocare l'irrappresentabile proprio dell'arte e del pensiero moderni.
19,00

Rallentare o morire. Per un’economia della post-crescita

Timothée Parrique

Libro: Libro in brossura

editore: Marsilio

anno edizione: 2025

pagine: 288

«Crescita verde, crescita circolare, crescita inclusiva; cinquanta sfumature di crescita, ma sempre crescita». Siamo talmente immersi in questa ideologia che è più facile immaginare il pianeta in ogni sorta di distopia in stile Black Mirror, che un’economia in cui si produca meno. Nata negli anni trenta del secolo scorso come concetto contabile – il famigerato pil – è diventata un mito, un contenitore simbolico in cui facciamo rientrare progetti collettivi e individuali. Se però un tempo ha avuto una funzione ben precisa – rilanciare l’economia dopo la Grande depressione, debellare fame e povertà, ricostruire l’Europa – oggi l’indicatore coincide con l’obiettivo, una crescita senza scopo che ha conseguenze drammatiche. Esponente di una nuova generazione di studiosi, salito alla ribalta in Francia come teorico militante, fautore di un’«economia della post-crescita», in una forma accessibile e stimolante Parrique ci invita (e ci aiuta) a prendere parte alla svolta storica che cambierà le sorti del nostro futuro e le cui alternative impietose sono tracciate nel titolo di questo libro. Per abbattere la pervasiva «mistica della crescita», spiega i complessi meccanismi che la legano alla natura, all’occupazione, al debito pubblico, alla coesione sociale e al benessere. Descrive la nascita e la trasformazione della teoria della decrescita, i luoghi comuni che inquinano il dibattito e le critiche costruttive che lo rinvigoriscono. Propone un piano concreto per andare oltre e imboccare una delle tante strade possibili che aspettano solo di essere prese in considerazione. Questo libro è la rivoluzione gentile dell’economia di cui avevamo bisogno, la prova che la crescita non è un destino ineluttabile. Saremo in grado di riconoscerlo e cambiare il nostro modo di pensare?
19,00

Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato

Uno straniero con, sotto il braccio, un libro di piccolo formato

Edmond Jabès

Libro: Libro in brossura

editore: SE

anno edizione: 2019

pagine: 145

"Che cos'è uno Straniero? Ecco la domanda posta in questo libro. Quale responsabilità abbiamo verso di lui? Ecco la seconda domanda posta in questo libro. Ma questo libro non è un saggio. Questo libro è invece la storia di una vita, di cui non si può dire, con certezza, dove incominci e dove finisca. A lungo sono stato abitato da questo libro, prima di abitarlo a mia volta e di condurlo, così, a leggermi là dove io stesso lo leggo. Libro di un incontro essenziale che mi ha segnato nel profondo. Ma, soltanto, ha avuto luogo? Ritratto, in un certo modo, di uno Straniero di cui un giorno ho perso le tracce, ma che, sebbene immaginario, potrebbe anche essere, senza che io lo sappia, il mio." (Edmond Jabès)
20,00

La notte delle beghine

La notte delle beghine

Aline Kiner

Libro: Libro in brossura

editore: BEAT

anno edizione: 2020

pagine: 299

Parigi, 1310. Nel quartiere chiamato il Marais, sorge un'istituzione unica in Francia: il grande beghinaggio. Fondato da Luigi IX, l'edificio ospita una comunità di donne inclassificabili, sfuggenti a qualunque definizione: sono le beghine che hanno scelto la vita monastica ma senza i voti. Il claustro dove lavorano, studiano e vivono affrancate dall'autorità degli uomini, è un'oasi all'interno della città, un'isola ben protetta dal mondo esterno. In un freddo mattino di gennaio la vecchia Ysabel, che da anni veglia sulla pace del luogo, sta svolgendo i consueti preparativi per l'Officio quando ode un grido proveniente dalla strada. Addossata contro il vano dell'entrata all'esterno, appare una figura coperta da una mantellina sudicia, il volto nascosto sotto un cappuccio. Maheut, questo il nome della ragazza, è in fuga da un matrimonio impostole con la violenza. Sfinita, malata e inseguita da un sinistro frate francescano, ha bussato alle porte del beghinaggio in cerca di protezione. Ysabel non esita ad accoglierla, benché l'inquietudine serpeggi tra le beghine nell'istante in cui il laccio che lega i capelli di Maheut si scioglie e, davanti ai loro occhi sgomenti, srotola una gran massa di capelli rossi. Rossi come i capelli di Giuda e Caino. Rossi come le fiamme dell'inferno che bruciano senza far luce. L'ombra di tempi bui sta, del resto, per abbattersi sul cielo di Parigi. Il processo ai Templari, accusati dei crimini più nefandi, accende l'animo di molti in città, e lo spettro dell'eresia e della stregoneria si aggira nel Regno a seguito dell'arresto di una beghina proveniente da Valenciennes, Marguerite Porete, colpevole di aver scritto un libro, "Lo specchio delle anime semplici", in cui si prende la libertà di criticare chierici e teologi. Abbandonare al suo destino Maheut, quella giovane dallo sguardo aspro come smeraldo grezzo, o combattere e difenderla per difendere, insieme, la propria indipendenza e libertà? Questo è il dilemma che agita le coscienze e turba la pace nel grande beghinaggio del Marais. Intrecciando i momenti salienti del regno di Filippo il Bello e il destino di personaggi reali e immaginari, Aline Kiner ci conduce in un momento cruciale della Storia, in cui eroine solidali e sovversive non esitano a fare propria la battaglia contro l'oscurantismo e per la libertà delle donne.
11,00

Malaparte. Vite e leggende

Malaparte. Vite e leggende

Maurizio Serra

Libro: Libro in brossura

editore: Marsilio

anno edizione: 2021

pagine: 592

Nazionalista e cosmopolita. Pacifista e bellicista. Elitista e populista. Scrittore politico dalla prosa essenziale e romanziere dall’immaginazione barocca. Mitomane, esibizionista, gelido dandy che flirta con fascismo, marxismo e anarchia, attratto di volta in volta dall’Italia di Mussolini, dall’Urss di Stalin, dalla Cina di Mao e dall’imperialismo americano. Seduttore inveterato, esibizionista, “camaleonte” pronto a servire (e a servirsi di) ogni potere. Tutto e il contrario di tutto, in apparenza, Curzio Suckert detto Malaparte (1898-1957) sfidò solitario le convenzioni della sua epoca. Questa poderosa biografia di Maurizio Serra – basata su un’ampia documentazione, su corrispondenze e testimonianze anche inedite – ci restituisce le sfaccettature di una vicenda umana e letteraria che non può ridursi ai luoghi comuni che ne hanno imprigionato la memoria. Emerge così la modernità di un Malaparte visionario interprete della decadenza europea, che non smette di stupire perché aveva, potente e inconfessato, il gusto dello scacco: «Malaparte o le disavventure di Narciso».
14,00

Dal deserto al libro. Conversazione con Marcel Cohen

Dal deserto al libro. Conversazione con Marcel Cohen

Edmond Jabès

Libro: Libro rilegato

editore: Edizioni degli Animali

anno edizione: 2021

pagine: 214

Per Edmond Jabès, ebreo e scrittore (come lui stesso amava dire), cresciuto in un paese arabo, di nazionalità italiana, e di madre lingua francese, antifascista, costretto poi all’esilio in Francia, l’essere straniero e l’inquietudine dell’ospitalità sono un destino, un cammino. Il deserto è per lui uno spazio senza tempo, vuoto, immenso. Luogo della presenza dell’assenza. Di una parola stregata dal silenzio che la abita. Il desiderio di un Libro assoluto e impossibile precede il mondo. L’esilio, l’erranza talmudica, l’interrogazione che ogni libro di Jabès suscita in noi, riaffiorano in questa intervista che «non è né solo scritta né solo orale», con Marcel Cohen. I temi di Jabès compaiono qui, come figure che si avvicinano al lettore dai margini bianchi della pagina. Non si può scrivere su Jabès, ma per e con Jabès. È da questo chemin des sources che il poeta proviene. «Dove il rischio è assente, non può esserci scrittura».Questo grande poeta sembra guidarci, prendendoci per mano, con la sua voce dolce e i suoi occhi chiari, là dove «è il linguaggio, soltanto, a dare l’esistenza». Quel luogo deserto dove: «lo scrittore scrivendo non è diventato singolo. È diventato anonimo». Prefazione di Antonio Prete.
14,00

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