Libri di Andrea Tarabbia
Bute
Pascal Quignard
Libro: Libro in brossura
editore: Italo Svevo
anno edizione: 2025
pagine: 96
Pascal Quignard, autore di culto in Francia eppure da noi così poco noto, sceglie una figura marginale delle Argonautiche di Apollonio Rodio per indagare le origini e il significato della musica e, nel contempo, accompagnarci a osservare più da vicino il mistero della natura umana. Bute è l’unico marinaio che non resiste al canto delle Sirene. Anziché tapparsi le orecchie o fuggire, si getta in acqua dalla nave Argo, attratto da una voce che lo chiama verso la notte. Diventa dunque l’eroe di un abbandono, il simbolo di un desiderio che ignora la prudenza e che si compie nel rischio estremo. Questo piccolo libro, densissimo, ci spinge a seguire Bute, a fare come lui, a lasciarci trascinare fino al luogo dell’origine, quel grembo oscuro da cui siamo stati separati e verso il quale la musica ha il compito di ricondurci. Prefazione di Andrea Tarabbia.
Parlare per immagini. Le figure retoriche nella comunicazione quotidiana
Andrea Tarabbia
Libro
editore: Zanichelli
anno edizione: 2019
pagine: 104
Spesso non ce ne accorgiamo, ma quasi ogni cosa che diciamo o che scriviamo, dal messaggio WhatsApp all’email, contiene una figura retorica. Se una sera d’inverno torniamo a casa ed esclamiamo “Sono un pezzo di ghiaccio!” non siamo diventati un pezzo di ghiaccio, nemmeno dei bugiardi, ma abbiamo usato una metafora. Le figure retoriche sono strumenti potenti e se impariamo a usarle bene possono diventare nostre alleate. Ci aiutano a esprimere meglio quello che vogliamo comunicare, danno forza ai nostri discorsi e creano immagini che sorprendono chi ci ascolta. "Parlare per immagini" presenta 50 figure retoriche, da quelle che lavorano sul senso delle parole e lo usano in modi a volte imprevedibili, come l’iperbole e la perifrasi, a quelle che giocano con le lettere, le fanno confliggere o mimano il mondo attraverso i suoni, come le onomatopee e le allitterazioni.
Indagine sulle forme possibili. Le strutture della scienza in letteratura. Alcuni casi esemplari
Andrea Tarabbia
Libro: Libro in brossura
editore: Aracne
anno edizione: 2010
pagine: 308
Il progresso scientifico ha avuto e continua ad avere una grande influenza sui temi, i personaggi, le ambientazioni, il linguaggio e la struttura delle opere letterarie. Partendo da questo assunto, il volume si articola in due parti, una teorica nella quale vengono comparate alcune "visioni del mondo" proposte dalle discipline scientifiche e umanistiche, e una di analisi del testo, in cui vengono esaminate opere letterarie che nella forma ripropongono alcune teorie scientifiche: dal Quartetto di Alessandria di Lawrence Durrell, debitore alle idee di Einstein, a Copenaghen di Michael Frayn, strutturato sul principio di indeterminazione di Heisenberg; dalla prosa di Andrej Belyj, che riflette il pensiero scientifico di Pavel Florenskij, all'opera di Andrej Platonov, il meno conosciuto tra i "classici" del Novecento, che interroga il potere sovietico secondo un "metodo" scientifico.
Il cimitero degli anarchici
Andrea Tarabbia
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2012
pagine: 144
Aristide è un anziano enigmatico, cui un tempo era affidata la manutenzione dell'ex ospedale psichiatrico di Mombello. L'uomo, dal profondo della sua cecità, sa riconoscere ogni corridoio, ogni stanza, ogni giardino che circonda l'ex manicomio. Ma sa soprattutto distinguere tutte le voci che lo popolano, come spiega al fotografo giunto a Mombello in cerca di materiali per il suo nuovo libro. Una di queste voci è quella di Diavolindo Latini, un giovane anarchico, disadattato e ingenuo, che in una cupa giornata del gennaio 1921 esplose cinque colpi nel centro di Milano, uccidendo un suo compagno di militanza e ferendo un ufficiale di polizia. E le voci del Cimitero degli anarchici rievocano quei giorni e gli anni che seguirono: il processo, la perizia psichiatrica, l'internamento e la liberazione dell'anarchico, e sullo sfondo la sua ossessione per una figura materna desiderata e assente. Ciò che ne scaturisce è un quadro vivo, in cui la storia, i documenti e l'immaginazione si incontrano, si fondono e si fanno testimonianza di un'epoca, ma soprattutto di un'anima.
Diavoliade
Michail Bulgakov
Libro: Libro in brossura
editore: Voland
anno edizione: 2012
pagine: 97
"Diavoleide (...) è un racconto scritto in modo furioso, pullula di verbi di moto, di ripetizioni martellanti, di dialoghi rapidi (...) So bene che è facile parlare con il senno di poi - di lì a tre anni, nel 1928, Bulgakov avrebbe iniziato a elaborare uno dei più grandi romanzi del '900 e di sempre: tuttavia, non riesco a non pensare che Mutandoner sia una versione primitiva di Voland, che le sue gesta racchiudano una prima idea delle peripezie di Azazel, Behemot e gli altri, che la sala con il colonnato in cui Korotkov (un Berlioz ante litteram?) incontra Jan Sobesskij sia un'anteprima della magnifica sala dove si svolge il Gran Ballo di Satana e che la trafila di segretarie che popolano Diavoleide siano il laboratorio dove Bulgakov perfezionò i personaggi femminili del romanzo che non sono Margherita. Forse è proprio con Diavoleide che il 'seme del diavolo' si impossessa definitivamente di Bulgakov: è da qui, da questo piccolo libro, allora, che bisogna partire per entrare nel mondo allucinato e grottesco di uno dei massimi scrittori del XX secolo." (Andrea Tarabbia)
La buona morte. Viaggio nell'eutanasia in Italia
Andrea Tarabbia
Libro: Copertina morbida
editore: Manni
anno edizione: 2014
pagine: 171
In occasione del dibattito sul caso Englaro, nel 2008, alcuni intellettuali stendono il proprio testamento biologico. "Io ho trent'anni e ho paura della morte. Ho paura della malattia, della non autosufficienza, della sporcizia", scrive Andrea Tarabbia nel proprio. E racconta, in questo libro, della vita di suo nonno dopo un ictus; dell'incontro con il presidente di Exit, che aiuta gli italiani che fanno richiesta di morte volontaria assistita in Svizzera; parla con Mina Welby di eutanasia clandestina e di leggi, e con padre..., favorevole alla "buona morte", del potere ecclesiale. Accompagnano questo viaggio i libri e gli autori che hanno scavato nel rapporto che c'è tra la letteratura e la fine della vita. Chiesa, morte, tecnica, libertà, dolore, medicina, autodeterminazione (del malato), identità, diritto di proprietà del proprio corpo, infine giustificazione: sono i poli attorno cui ruota questo reportage narrativo, delicato eppure intransigente, su uno dei temi più scottanti e attuali del nostro paese.
Il peso del legno
Andrea Tarabbia
Libro: Libro in brossura
editore: NN Editore
anno edizione: 2018
pagine: 208
Prima c'è Simone di Cirene, che torna dai campi e viene fermato da un centurione per aiutare Gesù a portare la croce sul Golgota. Non sappiamo cosa abbia pensato, né cosa gli sia successo dopo, ma solo che quell'azione involontaria ha avuto terribili conseguenze sui suoi figli. Poi c'è Gesta, che cerca di essere salvato da Gesù e, invece, si ritrova con la sua croce sulla stessa via Dolorosa che porta alla morte. In mezzo ci sono Lazzaro, Giuda, Pilato, e tutti gli scrittori - da Borges a Simone Weil, da Camus a Elias Canetti - che si sono interrogati su quel racconto, cercando il senso della croce in parole come colpa, fede, giustizia e amore. Tra tutti loro c'è anche Andrea Tarabbia, che raccoglie queste domande per tuffarle nel nostro presente.
Madrigale senza suono
Andrea Tarabbia
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2019
pagine: 377
Un uomo solo, tormentato, compie un efferato omicidio perché obbligato dalle convenzioni del suo tempo. Da lì scaturisce, inarginabile, il suo genio artistico. Gesualdo da Venosa, il celebre principe madrigalista vissuto a cavallo tra Cinque e Seicento, è il centro attorno a cui ruota il congegno ipnotico di questo romanzo gotico e sensuale. Come può, è la domanda scandalosa sottesa, il male dare vita a tale e tanta purezza sopra uno spartito? Per vendicare l’onore e il tradimento, il principe di Venosa uccide Maria D’Avalos, dopo averla sposata con qualche pettegolezzo e al tempo stesso con clamore. Fin qui la Storia. Il resto è la nostalgia che ne deriva, la solitudine del principe: è lì, nel sangue e nel tormento, che Andrea Tarabbia intinge il suo pennino e trascina il lettore in un labirinto. Questa storia − è ciò che il lettore scopre sbalordito − ci parla dritti in faccia, scollina i secoli e arriva fino al nostro oggi, si spinge fino a lambire i confini noti eppure sempre imprendibili tra delitto e genio.
La calligrafia come arte della guerra
Andrea Tarabbia
Libro: Libro in brossura
editore: Transeuropa
anno edizione: 2020
pagine: 224
In una scuola posta al confine tra due Stati in guerra, alcune bambine imparano «l’arte del messaggio, della disciplina e dell’amor patrio» calligrafando messaggi bellici sopra le testate dei missili. Sono orfane di una guerra di cui non si vede la fine, e le guida un maestro di calligrafia dal passato oscuro, Horatio. Come in una spietata partita a scacchi, gli abitanti della città attendono la prossima mossa dell’avversario: un missile inoffensivo, che una notte porta al di qua del confine un misterioso messaggio. Il compito di interpretarne il contenuto è affidato a Horatio, ma non tutto andrà come dovrebbe.
Lika
Ivan Bunin
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Medhelan
anno edizione: 2025
pagine: 200
Quinta e ultima parte de "La Vita Di Arsen'ev", "Lika" fu pubblicato autonomamente nel 1939 con un titolo che non rinvia in maniera diretta al grande romanzo dai forti toni autobiografici del primo Premio Nobel russo, Ivan Bunin. In "Lika" bunin affronta il tema dell'amore, ricalcato sulla sua tormentata relazione giovanile con Varvara Pashchenko. Conosciuta quando Bunin era vice direttore di un giornale di provincia, la famiglia di Varvara non acconsentì al loro matrimonio. Vissero pertanto in povertà fino a quando lei non lo lasciò. Ma in "Lika" con il caratteristico lirismo nostalgico di Bunin riecheggiano voci di molteplici donne, e I loro profili si allontanano progressivamente dal primo grande amore, in un racconto romantico e doloroso di incontri e separazioni, di quella vita felice in un'unione che avrebbe potuto essere e non fu. Lika è un grande capolavoro dimenticato della letteratura russa del Novecento, per la prima volta tradotto in italiano con, in appendice, una breve selezione poetica di Bunin con testo russo a fronte.
Vite maledette. Autobiografie apocrife
Vito Molinari
Libro: Libro in brossura
editore: Gammarò Edizioni
anno edizione: 2020
pagine: 180
Vito Molinari ci propone cinque autobiografie apocrife di artisti maledetti, geni privi del dono di saper vivere. Gesualdo da Venosa (1566-1613), musicista sommo, assassino della moglie e del suo amante; Caravaggio (1573-1610), genio e assassino; Alessandro Stradella, "il Caravaggio della musica" (1643-1682), donnaiolo impenitente, assassinato per vendetta; Amedeo Modigliani (1884-1920), principe della bohème, morto povero e drogato; Antonio Ligabue (1899-1965), una vita tra manicomi e capolavori. Come scrive Andrea Tarabbia, premio Campiello 2019, nella sua prefazione: "Vissuti male, morti peggio; scrivono la propria vita oltre la vita. Non c'è quasi nulla di più straordinario, e di più letterario, di questo". Prefazione di Andrea Tarabbia.
Il demone a Beslan
Andrea Tarabbia
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2021
pagine: 384
Il primo settembre 2004 un commando di terroristi fece irruzione nella Scuola n. 1 di Beslan – una cittadina dell'Ossezia del Nord, nel Caucaso – sequestrando oltre mille persone tra studenti, genitori e insegnanti e tenendole segregate in una palestra. Per tre giorni, il mondo restò con il fiato sospeso finché, il 3 settembre, un commando di teste di cuoio fece irruzione nella scuola. Nello scontro morirono trecentotrentaquattro persone, tra cui centottantasei bambini e trentuno dei trentadue terroristi. A quello sopravvissuto, Andrea Tarabbia ha cambiato nome, dato una biografia immaginaria e un compito, terribile eppure necessario: quello di raccontare, dalle viscere di un carcere dal quale non uscirà più, quei tre giorni. Così Marat Bazarev, questo il nome del narratore, scrive di sé, delle sue illusioni, delle rabbie e dei delitti; non chiede perdono; viene attraversato da paure, follie, allucinazioni, sogni, e noi li attraversiamo con lui, ascoltiamo le voci che lo tormentano e le sue ragioni che, per quanto inascoltabili, sono e restano umane. "Il demone a Beslan" torna in libreria dopo dieci anni e, oggi come allora, si fa carico di raccontare l'irraccontabile, facendo dire il Male da chi ha osato compierlo. E lo fa senza paura di guardare in faccia l'orrore e facendo leva sulla cronaca, sulla storia più recente e sul grande potere di trasfigurare la realtà che ha la grande letteratura.

