Libri di Gaëlle Josse
La vertigine dell'aquila
Gaëlle Josse
Libro: Libro in brossura
editore: Solferino
anno edizione: 2022
pagine: 160
Quando Isabelle rimette piede dopo anni nella casa dov’è nata, trova esattamente quello che suo fratello le aveva annunciato: la memoria di suo padre è pian piano inghiottita dall’oblio, e le cose non possono far altro che peggiorare. Per questo Olivier le ha chiesto di tornare, interrompendo la sua lunga assenza da quel piccolo villaggio sulle Alpi, il silenzioso teatro della loro tormentata infanzia che lui, a differenza della sorella, non ha mai abbandonato. Entrambi sanno che è l’ultima possibilità per lei, l’ultima speranza, se non di una riconciliazione, almeno di un contatto con quell’uomo così duro, così impenetrabile, così innamorato della montagna da sembrare in pace solo sulle vette. Certo non in famiglia, non con lei, che non si è mai sentita capita, abbracciata, amata: si è presa la sua rivincita allontanandosi, diventando documentarista subacquea, trovando in un ambiente del tutto opposto quella stessa libertà, quello stesso conforto che suo padre cercava altrove. Ma quello che Isabelle non può sapere è che anche suo padre, in montagna, fuggiva. Da fantasmi incombenti, da cicatrici mai rimarginate che lo imprigionavano a un passato esigente e inflessibile. L’ombra lunga della Storia, come il volteggio minaccioso di un rapace, lo aveva seguito ovunque, pesando sui suoi figli implacabile come una maledizione. "La vertigine dell’aquila" è un romanzo a tre voci che ci porta al cuore dei rapporti famigliari, della loro intrinseca doppiezza: un sistema invisibile di forze che, per percorsi tortuosi, condiziona desideri e scelte, ci lega a ciò che non possiamo mai, di noi stessi, lasciare indietro.
Una donna in controluce
Gaëlle Josse
Libro
editore: Solferino
anno edizione: 2020
pagine: 208
Raccontare Vivian Maier significa raccontare una vita invisibile, cancellata. La vita di una bambinaia. Ma quella bambinaia era una fotografa di genio destinata a diventare una leggenda. Raccontare Vivian Maier vuol dire immaginare un'americana di origini francesi che ispeziona infaticabile le vie, gli angoli delle città in cui vive, rubandone fotogrammi con una Rolleiflex da cui non si separa mai. Significa cercare di ricostruire i frammenti di una biografia in cui lei, Vivian, sfugge, sfuma sempre in un fuori fuoco, una dissolvenza impossibile da afferrare, in cui si perde anche il suo nome. Vivian o Viviane? Maier, ma anche Von Meyer, Meyer, Mayer, oppure Meier. Tutto intorno a lei sembra fluttuare, adattarsi a un'inquadratura, un taglio di luce che non riesce a persistere più di un istante. Raccontare Vivian Maier significa far rivivere il suo sguardo attento agli umiliati e offesi, i perdenti del sogno americano, cui lei stessa apparteneva. Significa ritrovare nei suoi celebri autoritratti quegli stessi volti pieni di fatica, dolore, dignità, destinati a fare la storia della street photography. Capolavori ritrovati per caso in un fondo di magazzino. Ammucchiati come oggetti senza importanza, lascito di un'indigente che nessuno avrebbe mai rivendicato, si sarebbero rivelati un'opera d'arte di un'assolutezza espressiva così portentosa da imporsi al mondo. Lei, l'autrice, sarebbe morta senza averli mai visti stampati. A poco più di dieci anni dalla morte di Vivian Maier, Gaëlle Josse ci consegna un suo ritratto delicato e potente: un'istantanea che cattura l'immagine di una donna libera, una magnifica esclusa, che ha scelto di vivere con gli occhi bene aperti, mentre nessuno poteva vederla.
L'attesa
Gaëlle Josse
Libro: Copertina rigida
editore: Solferino
anno edizione: 2019
pagine: 201
Quanto a lungo può aspettare una madre? Fino a che limite può sostenere il peso di un'assenza, il senso di colpa per i gesti mancati, per le parole non dette, per quello che non ha saputo comprendere in tempo? Anne de Quémeneur, vedova Le Floch, scruta l'orizzonte, quel mare che, per un piccolo borgo di pescatori in Bretagna, è l'estremo giudice della vita e della morte, un giudice ancora più minaccioso e spietato in tempi di guerra. Dopo la resa dei tedeschi, nel 1945, non si combatte più, i soldati nemici hanno abbandonato il paese, ma le ferite che hanno lasciato dietro di sé, nelle vite di uomini, donne e bambini, bruciano ancora. Anne ha perso Yvon, suo marito, e ha lottato insieme al figlio Louis, prima per sopravvivere, poi per ricominciare. Con un nuovo matrimonio, più agiato e confortevole del precedente, consacrato dalla nascita di altri figli, Gabriel e Jeanne, adorati. Fino a che, in un giorno d'aprile, Louis scompare senza una parola. Imbarcato, chissà per dove, e per quanto tempo. Anne non smette di guardare la fine del cielo, di sperare, di progettare una festa per il suo ritorno. Mentre ogni giorno si affanna per non far mancare niente al marito Étienne e ai bambini, il suo cuore è lontano, la sua solitudine assoluta, il pensiero costantemente rivolto al figlio perduto.
L'ultimo guardiano di Ellis Island
Gaëlle Josse
Libro: Libro in brossura
editore: Gremese Editore
anno edizione: 2015
pagine: 187
3 novembre 1954: John Mitchell, direttore del Centro d'Immigrazione di Ellis Island - nei primi decenni del Novecento luogo di approdo per milioni di immigrati arrivati da tutta l'Europa, compresa l'Italia - è rimasto solo nei grandi ambienti della struttura ormai deserta: tra pochi giorni il centro verrà definitivamente chiuso, non resta che attendere l'imminente arrivo dei funzionari dell'Ufficio immigrazione. In quel poco tempo rimasto, Mitchell mette su carta i ricordi di quasi cinquant'anni trascorsi sull'isola: le migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini venuti dal mare, pieni di paura e di speranza, tutta la loro magra vita in un fardello stretto con lo spago, ma anche la moglie Liz, morta troppo presto, e Nella Casarini, la giovane emigrante sarda che lo ha fatto dubitare delle sue certezze e ha messo a dura prova la sua dirittura morale. Oggi, nel tempo di nuovi e sempre più drammatici esodi di massa, di una geografia umana che ovunque nel mondo deve riaggiornare di continuo i propri confini, il romanzo straordinariamente attuale di Gaëlle Josse ci riporta alla memoria l'epoca in cui anche noi italiani eravamo "quelli venuti dal mare"... La grande Storia, il Sogno americano infiammato dalla fiaccola di Miss Liberty rivive qui attraverso i ricordi e i rimpianti di un'anima solitaria in preda ai suoi fantasmi. E John Mitchell appare non solo come l'ultimo custode di Ellis Island, ma anche come il suo ultimo prigioniero.
Le ore del silenzio
Gaëlle Josse
Libro
editore: Skira
anno edizione: 2014
pagine: 96
"Mi chiamo Magdalena Van Beyeren. Sono io di spalle nel dipinto. Sono la moglie di Pieter Van Beyeren, direttore della Compagnia delle Indie orientali di Delft, e la figlia di Cornelis Van Leeuwenbroek. Pieter ha ricevuto l'incarico da mio padre." Così inizia il diario segreto di Magdalena, la donna ritratta alla spinetta in uno dei dipinti più famosi del Seicento olandese firmato da Emanuel de Witte. Magdalena prende forma e racconta la vita di una donna capace che avrebbe potuto succedere al padre nella direzione della Compagnia se il commercio non fosse stato appannaggio degli uomini. Così come nel dipinto era assorta nella musica, così nel diario si chiude in se stessa, e affida alla scrittura le brevi gioie dell'adolescenza e della maternità, i ricordi familiari, un'angoscia che la perseguita al calar della sera - ha assistito a un delitto in giovane età - e le amarezze degli ultimi anni.
Le ore del silenzio
Gaëlle Josse
Libro: Copertina rigida
editore: Skira
anno edizione: 2012
pagine: 96
"Mi chiamo Magdalena Van Beyeren. Sono io di spalle nel dipinto. Sono la moglie di Pieter Van Beyeren, direttore della Compagnia delle Indie orientali di Delft, e la figlia di Cornelis Van Leeuwenbroek. Pieter ha ricevuto l'incarico da mio padre." Così inizia il diario segreto di Magdalena, la donna ritratta alla spinetta in uno dei dipinti più famosi del Seicento olandese firmato da Emanuel de Witte. Magdalena prende forma e racconta la vita di una donna capace che avrebbe potuto succedere al padre nella direzione della Compagnia se il commercio non fosse stato appannaggio degli uomini. Così come nel dipinto era assorta nella musica, così nel diario si chiude in se stessa, e affida alla scrittura le brevi gioie dell'adolescenza e della maternità, i ricordi familiari, un'angoscia che la perseguita al calar della sera - ha assistito a un delitto in giovane età - e le amarezze degli ultimi anni.