Libri di Giovanni Faccenda
L'enigma nella pittura. Giorgio De Chirico
Giovanni Faccenda
Libro: Cartonato
editore: Bandecchi & Vivaldi
anno edizione: 2008
pagine: 124
La lunga ombra del metafisico
Giovanni Faccenda
Libro: Libro in brossura
editore: Bandecchi & Vivaldi
anno edizione: 2008
pagine: 76
Nino Tirinnanzi. Magnifiche eloquenze di un predestinato del Novecento. Capolavori della collezione Alpa. Catalogo della mostra (Luino, 12 ottobre-3 novembre 2024)
Libro: Libro in brossura
editore: EDIFIR
anno edizione: 2024
pagine: 96
Venti anni parrebbero un tempo adeguatamente lungo per assistere all’attesa chiarificazione esegetica, almeno nelle sue linee principali, dell’opera di un artista. Evidentemente, però, per un autore controverso quanto geniale, quale Nino Tirinnanzi, tale scadenza necessita di ulteriori dilazioni, che ci auguriamo, già in coincidenza di questa mostra antologica, possano favorire le dovute riflessioni e qualche sostanziale – e ormai improcrastinabile – ravvedimento. Al netto di pregiudizi stantii e stucchevoli fraintendimenti, l’intero percorso creativo di questo eccellente pittore appare contraddistinto da una ricerca incessante, estranea a ogni forma di appagamento, sia nel versante della tecnica che in quello espressivo (mai disgiunto, quest’ultimo, da una vocazione narrativa continuamente costellata da esiti sorprendenti). L’infanzia e la giovinezza di Tirinnanzi, sapientemente seguite e indirizzate dal suo padrino, Domenico Giuliotti, e dai colti frequentatori della casa grevigiana del noto letterato, furono caratterizzate dalla pregiata vicinanza di questi e di altri fondamentali interlocutori e da un amore per l’arte – e una innata predisposizione al disegno – che lo distinsero subito, agli occhi dei suoi più maturi e celebri sodali, come un autentico enfant-prodige. Arduo e impervio è certo l’itinerario nell’arte di chi si trovi a iniziarlo con simili premesse e non poche gravose attese. E allora guardandolo adesso, nella sua interezza, con il distacco doveroso che deontologicamente si debba all’attività di qualunque artefice, questo itinerario, così ampio non soltanto dal punto di vista cronologico, compiuto da Tirinnanzi uomo e pittore, a fianco, sempre, di poeti, scrittori, intellettuali e uomini di cinema famosi – della sua generazione e di quella prima della sua –, non possiamo che ritenerlo un cammino degno di nuovi ordini interpretativi, considerazioni più pertinenti e oggettive, e, magari, qualche inedito – e ci auguriamo in tal senso utile – contributo. Nel Catalogo Generale delle Opere, primo volume, del 2015, cit., p. 9: «Ricordo una conversazione estiva con Mario Tobino, mentre rubavamo l’ombra ai muri risalendo la via Vecchia Fiesolana. A un certo punto, guardando la città che si distende oltre gli ulivi, il viso dello scrittore assunse una smorfia irrequieta e lui sospirò parole di una malinconia amara: «Non credere che Firenze abbia costretto all’esilio soltanto chi se ne è andato, perché è accaduta la stessa cosa anche a chi vi è rimasto. Uguale, infatti, è stata l’emarginazione, la solitudine, la gelida indifferenza. Pensa a un pittore come Tirinnanzi: incompreso, svilito, confuso, per quello che ha fatto e per come lo ha fatto meriterebbe davvero un premio alla resistenza. E certo non basterebbe». Già, perché altro, oggi, è il debito da saldare con questo protagonista della «Generazione del Venti» e della pittura italiana del secondo Novecento, uno dei pochi, autentici punti di riferimento in una stagione avara di ingegni e di bella pittura. Così, mentre mi accingo a concludere la mia sommaria riflessione, realizzo di non aver detto che il minimo indispensabile sulla rarefatta ricercatezza dei suoi ritratti e delle sue nature morte, dei paesaggi, dei vicoli, delle misteriose strade che piegano sempre verso una curva, dietro la quale, sovente, un gruppo di ragazzi gioca spensierato. Forse il Tirinnanzi più noto. Quello delle beatitudini del paesaggio toscano, ma anche dell’infinito fascino dell’Oriente. Il pittore che non si è fermato a Rosai. E neppure a Firenze.» (Giovanni Faccenda)
Gene. Signa artis
Philippe Daverio, Giovanni Faccenda, Vittorio Sgarbi
Libro: Libro rilegato
editore: Editoriale Giorgio Mondadori
anno edizione: 2020
pagine: 127
«La natura viva non è mai stili life Serve ancora dipingere oggi? Certo che serve! Serve per un motivo che all'occhio anche distratto può apparire evidente e immediato. Si può infatti rappresentare un paesaggio con fotografie accurate e precise, eppure l'immagine che ne proviene restituisce una percezione troppo precisa, così esatta da allontanarsi dalla natura stessa. L'occhio non basta; la natura comunica con sensazioni ben più complesse, con la temperatura dell'aria, con l'umidità che assorbe o libera, con la percezione sommata d'una serie complessa di sensi stimolati. La natura non può essere quindi rappresentata ma solamente evocata; e lo è col movimento dell'aria, con gli effluvi dei profumi, con la temperatura, con il senso vitale delle stagioni. La natura viva non è mai stili life, cioè natura silente o come si dice in italiano "natura morta". Ecco la sfida che affronta in modo innovativo assai Gene Pompa in arte Gene. E lo fa con una intuizione inattesa: la natura per lui è anzitutto pulsione poetica. Essere nati ad Alessandria d'Egitto era una volta una fortuna ben particolare in quanto quel mondo offriva sin dalla culla una rara combinazione di influssi. Si era inconsapevolmente internazionali, ci si declinava allora ancora fra magie arabe, citazioni colte francesi, avventure britanniche e profumi d'Italia. Ed è forse per questo motivo genetico che Gene è tuttora amante della luce come gli impressionisti, delicato come i pomeriggi britannici, attento alle tessiture che lo portano a stendere sulle sue tele trame spesse, palpabili come le annodature dei tappeti d'Oriente. La luce trasversale dei suoi paesaggi toscani richiama quella dei nabis di Francia quanto quella della stagione macchiaiola. E di tutto il bagaglio raccolto fa un'esperienza sommata, plasmata dove appare talvolta l'assonanza con quel Carlo Mattioli, suo confinante delle colline emiliane, anch'esso affascinato dalla forma delle colline e dalla muta presenza degli alberi che ne segnano il ritmo. Il dipingere la natura può apparire oggi un'esercitazione di puro stile, una ricerca formale. L'anacronismo di questa pratica è invece una fortunata opportunità per chi desidera superare l'astrazione senza dovere necessariamente declinare un'obsoleta figurazione. Dipingere la natura è una scelta determinata di poetica pura. È una pulsione romantica. Ed è al romanticismo diventato simbolista, a questa corrente profonda del sentimento vissuto, che si deve la potente rivoluzione delle sensibilità che stimolò l'evolversi dei sentimenti e dei comportamenti nel secolo diciannovesimo...»(Philippe Daverio)
Catalogo generale delle opere di Sergio Nardoni. Volume Vol. 1
Libro
editore: Editoriale Giorgio Mondadori
anno edizione: 2024
pagine: 224
Nino Tirinnanzi. Tante vite e infine una
Giovanni Faccenda
Libro: Libro in brossura
editore: EDIFIR
anno edizione: 2023
pagine: 112
«Venti anni parrebbero un tempo adeguatamente lungo per assistere all'attesa chiarificazione esegetica, almeno nelle sue linee principali, dell'opera di un artista. Evidentemente, però, per un autore controverso quanto geniale, quale Nino Tirinnanzi, tale scadenza necessita di ulteriori dilazioni, che ci auguriamo, già in coincidenza di questa mostra antologica, possano favorire le dovute riflessioni e qualche sostanziale — e ormai improcrastinabile — ravvedimento. Al netto di pregiudizi stantii e stucchevoli fraintendimenti, l'intero percorso creativo di questo eccellente pittore appare contraddistinto da una ricerca incessante, estranea a ogni forma di appagamento, sia nel versante della tecnica che in quello espressivo (mai disgiunto, quest'ultimo, da una vocazione narrativa continuamente costellata da esiti sorprendenti)». (Giovanni Faccenda)
Catalogo generale delle opere di Xavier Bueno. Volume Vol. 3
Libro: Libro rilegato
editore: Editoriale Giorgio Mondadori
anno edizione: 2022
pagine: 191
Il terzo volume del Catalogo Generale delle Opere di Xavier Bueno viene finalmente a colmare una grande lacuna, un lavoro lasciato incompiuto per più di venti anni, quando fu pubblicato il secondo volume. Dopo una lunga ricerca, l'Associazione Culturale Bueno ha raccolto quasi trecento opere, molte delle quali inedite e mai esposte, che si sono rivelate delle scoperte a volte sorprendenti per la raffinatissima tecnica di esecuzione e per la rarità dei soggetti rappresentati. Un capitolo del volume è riservato alle pitture murali, opere di grandi dimensioni alle quali Xavier si è dedicato nei primi anni Cinquanta; dipinti sconosciuti e quindi totalmente da scoprire e ammirare nella loro raffinata maestosità. A queste opere la studiosa Giovanna Lambroni ha dedicato uno studio particolarmente approfondito riportato a fine Catalogo. Introduzione di Maria Isabella Bueno, testo critico di Giovanni Faccenda, testo sugli affreschi di Giovanna Lambroni, postfazione di Raffaele Bueno.
Remo Squillantini. Amarcord. Alba e tramonto di un'epoca. Catalogo della mostra (Firenze, 4-30 novembre 2021)
Libro: Libro in brossura
editore: Polistampa
anno edizione: 2021
pagine: 72
È il catalogo della mostra ospitata dal 4 al 30 novembre 2021 all'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze e dedicata a Remo Squillantini (Stia, 20 novembre 1920 - Firenze, 6 agosto 1996), di cui è proposta una selezione rappresentativa di opere realizzate tra gli anni Settanta e i Novanta del Novecento. Scrive Giovanni Faccenda: “il modo con il quale seppe concretare un singolare caleidoscopio sociale ed esistenziale, circoscritto, nella cronologia, a due decenni (1975-1995) – il torno di tempo, ovvero, fra la drammatica stagione degli «anni di piombo» e quella, sconcertante, di Tangentopoli, con la lunga, ingannevole illusione di benessere e opulenza coltivate nel periodo di mezzo –, conferisce all'opera di quest'autore, attento e ispirato, il pregio del documento, diresti persino della testimonianza storica: schietta, pertinente, puntuale e nondimeno disincantata”. Presentazione di Cristina Acidini, testo critico di Giovanni Faccenda.
Catalogo generale delle opere di Claudio Cargiolli
Libro: Libro rilegato
editore: Editoriale Giorgio Mondadori
anno edizione: 2020
pagine: 208
Atteso da tempo, il primo volume del Catalogo Generale di Claudio Cargiolli presenta 450 opere abbracciando un arco temporale di oltre mezzo secolo, dal 1968 ai giorni nostri. “Essenza per palati fini”: così definisce la pittura di Cargiolli il curatore del volume Giovanni Faccenda, un’affermazione comprovata dalla produzione di un artista dotato di tecnica insuperabile, che dipinge utilizzando uno speciale visore per realizzare particolari quasi invisibili a occhio nudo. Surrealismo e metafisica collimano nell’opera di Cargiolli, che secondo il curatore trova le origini di una figurazione abitata dall’incanto nel Realismo magico di Donghi, di Cagnaccio di San Pietro, di Oppi e nell’aristocratica stagione degli anni Venti di Casorati. Sospensione temporale, aura, nitore dell’immagine e bellezza evocativa costituiscono, per Cargiolli, ordini imprescindibili e invitanti viatici mentali, luoghi di visite elette piuttosto che di sterili emulazioni. Testi di Giovanni Faccenda, Massimo Bertozzi, Guido Oldani, Pier Carlo Santini, Cesare Orler.
Rosai. Capolavori fra le due guerre (1918-1939)
Giovanni Faccenda
Libro: Libro in brossura
editore: EDIFIR
anno edizione: 2020
pagine: 144
La guerra, la prima "grande" guerra mondiale, aveva trasformato lui, Ottone Rosai, e una moltitudine di ragazzi suoi coetanei in uomini fatti, definitivamente adulti, nonostante l'apparenza fisica e l'età, giovane, ormai soltanto per l'anagrafe. Nel suo caso, lo spilungone ardimentoso che, prima di essere arruolato e partire per il fronte, si era guadagnato fama di teppista nella Firenze "diladdarno", il mutamento comportamentale, originato da quell'annoso conflitto, non era parso ai più così evidente. Sebbene la guerra, vissuta da protagonista, lo avesse segnato profondamente, non aveva tuttavia modificato i caratteri distintivi di un'indole, la sua, ove continuavano a risiedere le passioni, i turbamenti e le inquietudini di sempre. Era diventato uomo in fretta, Rosai, al pari di una generazione. I tempi delle bravate, delle cazzottate e degli accapigliamenti, invece, svaniti da un pezzo. Fra il 1918 e il 1919 aveva ripreso a dipingere in modo saltuario: qualche quadro di tardivo vezzo futurista (Follie estive, n. 1 in cat.) e, soprattutto, piccole - per dimensioni - nature morte: risultanze nelle quali è già possibile apprezzare ricercatezze artigianali negli impasti e talune gradazioni cromatiche dal sapore antico. Ora l'amicizia, il conforto, gli incoraggiamenti di Soffici, suo interlocutore preferito, gli sono basilari: «I consigli non erano mai troppi e più di una volta, senza palesarlo a nessuno, partendo da Firenze verso le tre della notte, e cioè dopo essere stato in compagnia di uomini intelligenti, ma scarsi di umanità, andavo a trovare il mio maestro al Poggio a Caiano... In quella geniale fucina passai i giorni più belli della mia giovinezza. Il più delle volte, entrato accorato e deluso, ne uscivo leggero fino a sentirmi tentato di volare. Ognuna di quelle spinte è valsa a darmi le possibilità, sia pure minime, che oggi sento di avere.» In coincidenza di un legame cimentato da affetto reciproco, ordini condivisi e orientamenti comuni, non è difficile fra l'altro intravedere l'inizio di quel genere di modernità che assurge, risalendovi, alla lezione di Cimabue, Giotto e Duccio di Buoninsegna, per trovare, infine, nel realismo di Masaccio - almeno per Rosai - una più palpitante discendenza artistica.
Verso Itaca. Miti, eroi e sublimi astrazioni. Da Giorgio de Chirico a Elena Rede. Catalogo della mostra (Alassio, 20 luglio-15 settembre 2019)
Libro: Libro in brossura
editore: Ubi Maior
anno edizione: 2019
pagine: 48
Galleria comunale d'arte contemporanea di Arezzo. Opere scelte. Donazioni 2000-2010
Giovanni Faccenda
Libro: Copertina morbida
editore: Polistampa
anno edizione: 2011
pagine: 144
Il volume è il catalogo della mostra allestita ad Arezzo dal primo aprile al primo maggio 2011 ed incentrata sulle donazioni pervenute alla Galleria Comunale d'Arte Contemporanea negli ultimi due lustri, affiancate da alcune acquisizioni più datate. Il saggio di Giovanni Faccenda su Arezzo e la sua collezione contemporanea introduce un ampio catalogo ragionato, curato dal critico stesso, con riproduzioni a colori delle 62 opere esposte. Fra i molti celebri artisti italiani e stranieri presenti figurano personalità come Bernard Aubertin, Venicio Berti, Galileo Chini, Amalia Ciardi Duprè, Enzo Faraoni, Renzo Grazzini, Carlo Levi, Silvio Loffredo, Mino Maccari, Quinto Martini, Aligi Sassu, Venturino Venturi, Greg Wyatt.