Libri di Marco Cini
Un laboratorio economico del fascismo. La «Scuola di Scienze corporative» dell’Università di Pisa (1928-1944)
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2023
pagine: 302
Il volume raccoglie i risultati di un progetto di ricerca finanziato dall’Università di Pisa che si è proposto di studiare, in una prospettiva interdisciplinare, l’articolazione della prima “Scuola di Scienze corporative” creata in Italia, la quale costituì il modello al quale si ispirarono le esperienze successivamente replicate in numerose università italiane. Fondata a Pisa nel 1928 – su iniziativa di Giuseppe Bottai, Giovanni Gentile e Armando Carlini – fu il primo tassello di un’istituzione dall’architettura più complessa che assunse una fisionomia compiuta nei primi anni Trenta con la fondazione del “Collegio nazionale di scienze corporative”, l’avvio del corso di laurea in Scienze politico-corporative, la pubblicazione della rivista Archivio di Studi Corporativi e l’attivazione di un “Osservatorio economico”. Finalizzata alla formazione di una classe dirigente che avrebbe dovuto operare nelle istituzioni politiche, economiche e corporative dell’Italia fascista, fin dalle origini rivolse particolare attenzione alle discipline di carattere economico teorico e applicato e di carattere giuridico impartite da un gruppo di docenti – G. Bottai, W. Cesarini Sforza, A. Volpicelli, F. Carli, U. Spirito, C. Arena, F.M. Pacces, G. Bruguier Pacini – non omogeneo sotto il profilo culturale e accademico, e la cui interpretazione del corporativismo fu tutt’altro che univoca. L’approccio interdisciplinare adottato dagli studiosi che hanno partecipato alla ricerca ha consentito di pervenire a una ricostruzione articolata della proposta scientifica e culturale della Scuola pisana – la quale, peraltro, costituì uno dei canali attraverso i quali il dibattito italiano si raccordò alla riflessione che si svolse in Europa tra le due guerre sui problemi e sulle contraddizioni delle moderne società industriali – così come dell’ambiente universitario nel quale si formarono due generazioni di studenti che, in numerosi casi, avrebbero assunto ruoli di rilievo nell’Italia fascista e in quella repubblicana. Contributi di: Fabrizio Amore Bianco, Massimo M. Augello, Fabrizio Bientinesi, Marco Cini, Marco P. Geri, Daniela Giaconi, Marco E.L. Guidi, Francesca Dal Degan, Simone Lazzini, Daniela Manetti, Alice Martini, Simone Misiani, Paolo Nello, Letizia Pagliai, Giovanni Pavanelli, Alberto Pench.
Un'integrazione nazionale imperfetta. Élite e culture politiche in Corsica nella prima metà dell'Ottocento
Marco Cini
Libro: Copertina morbida
editore: Viella
anno edizione: 2022
pagine: 248
La Corsica ha costituito un'area "cerniera" fra la Francia e l'Italia in un periodo storico, il XIX secolo, denso di trasformazioni per entrambi i Paesi. Acquisita dalla Francia nel 1768, l'isola ha conservato per circa un secolo solidi legami di carattere politico-culturale ed economico con la penisola italiana, e i suoi ceti dirigenti hanno a lungo condiviso con le élite italiane una cultura politica che presentava significative alterità rispetto al liberalismo francese, in particolare riguardo ai concetti di "nazione" e di "popolo", circostanza che ha condizionato i processi di integrazione dell'isola nell'ensemble nazionale transalpino, trasformandola in un "laboratorio" politico affatto originale.
Curtatone e Montanara. Una battaglia e il suo mito
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2022
pagine: 180
La battaglia di Curtatone e Montanara rappresenta uno dei pilastri su cui, dal 1848 alla seconda metà del Novecento, è stato costruito un canone patriottico che si è intrecciato con la narrazione di una peculiare, ma mai pienamente condivisa, identità nazionale. Nel volume si analizzano i principali snodi politico-culturali e le vicende di alcuni protagonisti di questo episodio apparentemente secondario dell’epopea risorgimentale, così come le metamorfosi subite dalla trasmissione della sua memoria e dell’uso pubblico che ne è stato fatto in Italia nel periodo risorgimentale e nell’età liberale e, successivamente, negli anni del fascismo e fino al periodo repubblicano. Con la progressiva nazionalizzazione della memoria della battaglia, le ambiguità semantiche e politiche che accompagnarono l’interpretazione e la narrazione dell’evento confluirono inevitabilmente nel tortuoso processo di formazione dell’idea di “nazione” italiana, condizionando altresì la costruzione del patrimonio valoriale su cui si è cercato di edificare un modello identitario collettivo.
Luciano Della Mea. Un inquieto intellettuale nell'Italia del secondo '900
Libro: Libro in brossura
editore: Pisa University Press
anno edizione: 2021
pagine: 176
Nel movimento socialista italiano degli anni ‘50 e ’60 Luciano della Mea (1924-2003) ha ricoperto un ruolo affatto originale, segnalandosi fra gli esponenti più attivi di quell’ambito politico-culturale che si è soliti identificare con il termine “socialismo di sinistra”. Una categoria, quest’ultima, che non si estrinseca unicamente entro i confini dell’esperienza del socialismo partitico dei primi decenni del dopoguerra, come ben dimostra l’esperienza di Della Mea. Giornalista, organizzatore e ispiratore di riviste, scrittore e saggista, autore di inchieste, costruttore di reti sociali e politiche – ma anche volontario ed attivista dentro le esperienze di frontiera della politica, quelle del disagio mentale e della tossicodipendenza – Della Mea è stato protagonista in stagioni politiche tra loro assai diverse, varcando il confine tra gli anni ’50-‘60 e gli anni ’70, tra la sinistra tradizionale e la “nuova sinistra”. Tale percorso gli ha consentito di costruire una “narrazione” in grado di rendere esplicito il legame tra quei socialisti che, negli anni ‘50, hanno tentato di elaborare una “terza via” tra stalinismo e riformismo e le nuove generazioni che si stavano facendo strada tra movimento studentesco e lotte operaie. Da qui la funzione di “mediatore” ricoperta da Della Mea nel corso dei decenni e per diverse generazioni, ma anche la ragione dell’influenza che i suoi scritti hanno esercitato, e continuano a esercitare, sugli studi dedicati alle culture politiche italiane del secondo Novecento.
Alla ricerca della terza via. Politica, economia, istituzioni
Libro: Libro in brossura
editore: Pisa University Press
anno edizione: 2019
pagine: 140
In tempi recenti la locuzione “terza via” è tornata in auge nel dibattito scientifico e politico italiano e internazionale grazie al noto volume pubblicato da Anthony Giddens negli anni Novanta – "Beyond Left and Right. The Future of Radical Politics" – con il quale l’autore ha tentato di formulare una teoria politica che conciliasse neoliberismo e socialdemocrazia. I contributi raccolti in questo volume riflettono su alcuni meccanismi istituzionali e su soluzioni economiche che hanno qualificato, in Italia, la “terza via” fascista e corporativa, l’effimero e velleitario esperimento della Repubblica Sociale Italiana, ma anche il primo dopoguerra repubblicano, quando emersero o si consolidarono culture politiche che si richiamavano a soluzioni “terze” rispetto agli assetti liberali orientati a confermare la superiorità assoluta dell’economia di mercato, o al modello istituzionale ed economico pianificato, come la cultura cattolica e quella, apertamente ispirata alle radici risorgimentali del Paese, che permeò il repubblicanesimo di sinistra.
Addio mia bella addio. L'Università di Pisa e la memoria di Curtatone e Montanara
Libro: Libro in brossura
editore: Pisa University Press
anno edizione: 2018
pagine: 167
La battaglia di Curtatone e Montanara, combattuta il 29 maggio 1848 nei pressi di Mantova fra l'esercito austriaco e quello tosco-napoletano - e alla quale prese parte anche il Battaglione Universitario Toscano - ha prodotto una "memoria" che si è intrecciata intimamente con l'identità della Toscana, della città di Pisa e con quella della sua Università: ha modellato i profili civici e culturali di queste comunità e, assai precocemente, è confluita nel complesso processo di formazione dell'identità nazionale. Il tempo trascorso da questo episodio della prima guerra d'indipendenza consente oggi di articolare una riflessione più attenta e ponderata intorno alla "memoria" della battaglia e all'uso pubblico che ne è stato fatto nel corso dei decenni, dal Risorgimento al Fascismo, fino alla costituzione della Repubblica, e di restituire alla società italiana contemporanea la consapevolezza di un rilevante elemento costitutivo della propria identità, dei meccanismi di costruzione dell'immaginario politico-culturale nazionale e delle aporie che hanno contrassegnato tale processo.
Le avventure delle «Aventures». Traduzioni del «Télémaque» di Fénelon tra Sette e Ottocento
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2018
pagine: XX-306
Pubblicate all’insaputa dell’autore nel 1699, "Les Aventures de Télémaque, fils d’Ulysse di Fénelon" divennero immediatamente un best seller europeo, anzi, di gran lunga il maggiore best seller europeo per quasi due secoli. Erano state scritte per insegnare al Delfino di Francia come doveva governare un re saggio e virtuoso, ma vennero lette, a seconda dei gusti e delle sensibilità delle epoche, come un trattato di politica e di economia in veste letteraria, un romanzo pedagogico avvincente, un’appassionata introduzione all’epica classica, un capolavoro di lingua e di stile, e molto altro ancora. Frutto di un progetto di ricerca interdisciplinare realizzato dall’Università di Pisa, il presente volume offre per la prima volta una catalogazione bibliografica rigorosa e uno studio approfondito delle traduzioni del Télémaque nelle principali lingue europee, ricostruendo nei dettagli le dimensioni e le vicissitudini di un viaggio straordinario, grazie al quale, tra il XVIII e il XIX secolo, lettori di ogni età formarono le loro idee sulle virtù e sui doveri del Principe e dei cittadini, si avvicinarono ai principi dell’economia politica, modellarono i loro canoni estetici e appresero tanto la lingua francese quanto, grazie alle numerose edizioni plurilingui, le altre lingue europee: un’impresa che ha consentito di portare alla luce e di schedare più di quattrocento diverse edizioni, in inglese, tedesco, olandese, italiano, latino, spagnolo e portoghese, restituendo le esatte dimensioni di un successo senza frontiere. Questa opera costituisce, dunque, uno strumento di consultazione per le biblioteche umanistiche e per gli storici delle idee politiche, economiche, linguistiche e pedagogiche, nonché per gli studiosi delle letterature europee. Con contributi di: Giulia Bianchi, Fabrizio Bientinesi, Alexandre Calvanese, Federica Cappelli, Elena Carpi, Marco Cini, Carolina Flinz, Marina Foschi Albert, Daniela Giaconi, Laura Giovannelli, Marco E. L. Guidi, Marianne Hepp, Monica Lupetti, Luca Mi-chelini, Letizia Pagliai, Alessandro Russo, Gertjan Schutte, Barbara Sommovigo.
Antico regime e finanza pubblica: gli stati preunitari italiani
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2016
pagine: 223
Il binomio Stato-finanza pubblica ha rappresentato a lungo uno snodo di primaria importanza per la ricerca storico-economica. Negli ultimi decenni, il ruolo svolto dallo Stato in campo finanziario è stato posto al centro di numerose ricerche che hanno analizzato i molteplici nessi fra l'azione delle istituzioni pubbliche e una pluralità di fenomeni economici. Un ambito di particolare rilevanza storiografica, in varia misura affrontato anche nei contributi raccolti nel presente volume per il periodo moderno fino alla soglia dell'Unità nazionale (XVI-XIX secolo), concerne il grado di efficienza conseguito dalle varie tipologie di organizzazione amministrativa e finanziaria dello Stato. Il problema dei riflessi che le strutture politico-istituzionali degli Stati preunitari hanno avuto sulla sfera economica è stato affrontato appurando in quale misura esse hanno incentivato la crescita e l'efficienza del sistema economico attraverso una bilanciata distribuzione del carico fiscale, un'adeguata azione tributaria, la promozione dell'integrazione dei mercati e la politica monetaria. In tale prospettiva, un indicatore particolarmente significativo che è stato posto al centro della riflessione di numerosi autori che hanno contribuito al volume è l'andamento del debito pubblico in alcuni specifici momenti storici e la congruità delle politiche poste in atto per consentirne l'ammortamento.
Alla ricerca del socialismo libertario. Scritti scelti 1962-2003
Luciano Della Mea
Libro: Libro in brossura
editore: Pisa University Press
anno edizione: 2015
pagine: 240
Luciano Della Mea (1924-2003) è stato, in primo luogo, un intellettuale atipico, uno scrittore e un pensatore "irregolare". Formatosi politicamente all'interno di un'area specifica del Psi milanese - quella che ebbe fra i suoi esponenti più significativi intellettuali come Raniero Panzieri, Gianni Bosio, Giovanni Pirelli - della Mea è stato un interprete originale del marxismo critico e un protagonista della vita culturale e politica della sinistra italiana del secondo dopoguerra. Redattore dell'"Avanti!", dei "Quaderni rossi", di "Nuovo Impegno" e di numerose riviste di base, ha preso parte all'intensa stagione dei movimenti che hanno contrassegnato la scena politica e sociale italiana negli anni Sessanta e Settanta, ponendosi come trait-d'union fra l'originale elaborazione teorico-politica del "socialismo di sinistra" e le pratiche politiche e sociali dei movimenti della Nuova Sinistra. La cifra dell'apporto dato da Della Mea alla cultura della sinistra italiana può essere sintetizzata nella costante tensione che ha contraddistinto il suo impegno politico nel superare la separazione esistente fra pratica e teoria operando all'interno del conflitto sociale: come osservatore partecipante, rifiutando quindi il ruolo di intellettuale esterno. Il volume raccoglie una silloge di scritti pubblicati da Della Mea fra il 1962 ed il 2003 relativi a una pluralità di tematiche: l'operaismo, l'imperialismo, la struttura del capitale, il disagio psichiatrico...
Finanza pubblica, debito e moneta nel Granducato di Toscana (1814-1859)
Marco Cini
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2011
pagine: 276
Nella prima metà dell'Ottocento, i processi economici del Granducato di Toscana risultarono sensibilmente influenzati dalle modalità attraverso cui le istituzioni formali ed informali concorsero a plasmare i dispositivi monetari e le dinamiche finanziarie regionali. Il sistema monetario, rappresentando l'anello di congiunzione fra la finanza pubblica e l'economia reale, costituì indubbiamente il canale principale attraverso cui si propagarono le tensioni che periodicamente si manifestavano nelle due sfere sopra accennate. Un soccorso alle imperfezioni del mercato monetario fu apportato dall'edificazione di un articolato sistema bancario, che incise efficacemente sulle condizioni generali della liquidità, dando ordine al sistema dei pagamenti, riducendo il costo del denaro e favorendo le transazioni commerciali. A conferire stabilità al sistema economico concorse anche la politica fiscale del governo, la cui moderazione permise agli operatori economici di disporre di livelli di liquidità più elevati. L'equilibrio realizzatosi negli anni della Restaurazione - conseguito tuttavia al prezzo di incrementare notevolmente l'indebitamento statale - fu irreversibilmente alterato dall'irrompere della crisi del 1848-1849, in seguito alla quale lo Stato e i molteplici attori economici iniziarono ad esercitare congiuntamente sul mercato monetario regionale una crescente pressione, che il medesimo, per come era strutturato, non era assolutamente in grado di sostenere.
Volterra francese. Finanze pubbliche, imposte e produzione negli anni napoleonici
Marco Cini
Libro: Libro in brossura
editore: Plus
anno edizione: 2007
pagine: 220
Quando la Toscana fu ridotta a provincia dell'Impero napoleonico furono avviate importanti trasformazioni che lasciarono un profondo segno nelle strutture economiche e giuridiche della regione. Il caso di Volterra, è paradigmatico dell'impatto avuto dall'ordinamento amministrativo e fiscale francese sulle città di medie dimensioni. Il rapporto simbiotico tra la nobiltà volterrana e la città risultò sconvolto dall'oggettiva carica eversiva che il nuovo ordinamento esercitò nei confronti della vecchia organizzazione del potere nobiliare. Per una città come Volterra, caratterizzata da un'endemica fragilità economica, da una scarsa densità demografica, e nella quale la capacità di tenuta del ceto dirigente locale poggiava in larga misura sulla possibilità di controllare il territorio e le sue risorse, l'introduzione della normativa amministrativa e fiscale francese era destinata a mettere a dura prova proprio quegli equilibri consolidati che avevano permesso alle vecchie élites di perpetuare la loro presa egemonica sulla società locale.