Libri di Vladislav F. Chodasevic
Non è tempo di essere. Testo russo a fronte
Vladislav F. Chodasevic
Libro: Copertina morbida
editore: Bompiani
anno edizione: 2019
pagine: 400
Secondo Nina Berberova "ci sono dieci nomi senza i quali la poesia russa non esisterebbe". Chodasevic è l'undicesimo. Era il più giovane tra coloro che esordirono all'inizio del ventesimo secolo e ha conosciuto fulgore e declino: per età apparteneva alla generazione che non ebbe il tempo di esprimersi appieno prima del 1917 e che, ammutolita dall'Ottobre e dall'emigrazione, non poté poi più farsi ascoltare. Considerato da Nabokov uno dei maggiori lirici russi del secolo scorso, è stato riscoperto tardi dai giovani poeti degli anni settanta e solo con la perestrojka la sua opera è potuta tornare a essere letta in patria. Questo volume costituisce la più ampia scelta finora offerta al lettore italiano dell'opera poetica di Vladislav Chodasevic.
Quarantun poesie. Testo russo a fronte
Vladislav F. Chodasevic
Libro: Libro in brossura
editore: Giuliano Ladolfi Editore
anno edizione: 2014
pagine: 138
A Chodasevic si potrebbe applicare l'aforisma di Kafka: aveva trovato il punto archimedico, a patto di usarlo contro se stesso; esso si sostanzia nell'analisi spietata alla quale sottopone tanto il proprio io quanto il mondo che gli scorre dinnanzi; la sua cifra è la franchezza, che non è solo pulizia morale, ma doloroso bisogno di verità. Egli contempla la faccia ippocratica del proprio universo, cercando di mantenere alto, nel suo palpito lieve, il vessillo della poesia.
Festa notturna (Lettera da Venezia)
Vladislav F. Chodasevic
Libro: Libro in brossura
editore: Damocle
anno edizione: 2021
pagine: 36
Questo breve racconto è stato scritto nell’estate del 1911, durante il primo soggiorno in Italia di Vladislav Chodasevič (1886—1939). La riflessione dell’autore spazia verso quel passato di ricchezza culturale e artistica del popolo italiano che ha affascinato e ispirato generazioni di intellettuali russi. Passato che per Chodasevič è stato dimenticato dall’italiano moderno, e la cui pallida imitazione viene svenduta per poche lire a folle di turisti. Il racconto contiene una fotografia dinamica di Venezia di inizio Novecento: il turismo parte dalle spiagge del Lido e i segni del crollo del campanile sono ben visibili in piazza San Marco. Eppure è difficile, leggendo il testo più di un secolo dopo, non estendere le parole di Chodasevič verso i giorni nostri. Nonostante l’umorismo amaro che pervade la descrizione della festa, nelle righe finali l’autore esprime solidarietà con i veneziani e sembra suggerire che la memoria e la cura del patrimonio del passato siano condizioni necessarie per vivere un presente dignitoso, nel rispetto del dono della bellezza che da sempre colpisce gli artisti russi in visita in Italia.