Quodlibet: Quodlibet studio. Città e paesaggio. Saggi
Urbanistic projects. The next generational paths: a European perspective
Carlo Pisano, Giambattista Zaccariotto
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 272
Moving in a narrow space. Towards a new mobility
Federico Parolotto
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2024
pagine: 144
I cento disegni di Leonardo Savioli. Luogo, tracce, città ideale
Luca Barontini
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 188
Il volume indaga il corpus delle circa cento tavole disegnate da Leonardo Savioli nei primi anni Quaranta sull'ambizioso tema della Città Ideale. Il punto di partenza è la distruzione della città reale a causa della Seconda guerra mondiale e dei suoi bombardamenti, che spinse allora tanto Savioli quanto il suo collega Leonardo Ricci e il loro comune maestro Giovanni Michelucci a guardare insieme verso il futuro con una rinnovata speranza. Savioli continuerà a lavorare per tutta la vita a questo ciclo di disegni, prodotti, come scrive Barontini, «ad un ritmo frenetico e spontaneo, che spesso spaventano lo stesso autore, il quale vi legge, come in uno specchio, le proprie paure e il riflesso del proprio stato fisico e mentale». Una ricerca carsica, che si è nutrita nel corso del tempo del confronto con i maestri internazionali – soprattutto il Le Corbusier di Chandigarh – e del dialogo quotidiano con gli amici architetti e storici dell'arte, da Lara Vinca Masini fino agli allievi, gran parte dei quali formeranno lo storico gruppo dei radicali fiorentini.
Otto lezioni per architetti e designer. Riflessioni epistemologiche
Luigi Zanzi
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 206
Le lezioni di epistemologia di Luigi Zanzi, qui raccolte per la prima volta, riflettono molto bene la sua Weltanschauung, quella di un divulgatore scientifico che – attraverso l'esperienza diretta dei luoghi e il dialogo con comunità diverse – ha costantemente portato avanti una propria personale maieutica filosofica: «Educare, ex-ducere, significa condurre fuori da qualcosa, portare fuori ciò che uno ha dentro e che adagio, adagio riesce a concepire, elaborare». Nasce da qui la sua affinità con l'atelier di architettura e design di Riccardo Blumer presso l'Accademia di architettura di Mendrisio, dove si è sempre alla ricerca della difficile ed esaltante strada della partecipazione diretta degli studenti all'elaborazione del progetto, senza cioè separare teoria e pratica, ma piuttosto tenendo insieme esperienza e riflessione, come avviene nell'ardua arte della traduzione o in quella, diversa ma simile, dell'alpinismo. Non deve stupire dunque che l'analisi del territorio, ad esempio, implichi lo studio dell'attività casearia perché come nota l'autore «i Romani differenziavano i formaggi e al formaggio stagionato che veniva dalle montagne davano un nome speciale – non lo stesso che riferivano al pecorino, che era il grande formaggio romano –, lo chiamavano alpinus. Grande intelligenza nel sapere che i formaggi hanno a che fare con degli ambienti concreti». Le lezioni di Zanzi trattano sia questioni teoretiche (tempo, entropia, silenzio) sia temi o pratiche estremamente concrete e ordinarie (l'architettura del formaggio, la città di Varese, la processione, il ghiacciaio) senza soluzione di continuità e in modo scopertamente autobiografico. Come scrive Blumer, «Luigi non solo era un esperto di storia della montagna, uno storico, un filosofo, in parte un matematico, un fisico e un chimico, ma appunto anche uno scalatore e un ciclista, era una persona del pensiero e dell'azione».
Spazio tra. Un tema per modificare il costruito
Giovanni Rocco Cellini
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 200
Il tema affrontato dal saggio è la potenzialità connettiva dell'interfaccia in quanto modalità alternativa di considerare lo spazio nel progetto di architettura, e in particolar modo negli interventi di trasformazione del costruito. Interpretato come un'evoluzione del concetto di in-between realm sviluppatosi nel quadro dell'ambiente culturale del Team x del secondo dopoguerra, per l'autore «Lo spazio tra — come interfaccia — è un dispositivo interattivo che instaura delle connessioni con il contesto, apre a nuove possibilità di esperienza e favorisce la rigenerazione della preesistenza che interagisce con il corpo del nuovo intervento». Da questo punto di vista, il "tra" può essere finalmente considerato non uno spazio residuale, bensì uno strumento spaziale progettato intenzionalmente per favorire relazioni e connessioni prima latenti, o addirittura inesistenti, con i vari contesti — da quelli più vicini e visibili a quelli più lontani e invisibili, sia nello spazio che nel tempo. Il "tra" viene così a manifestarsi come uno spazio che, amplificando il grado di complessità del sistema, permette di configurare un'architettura co-evolutiva: dal progetto del nuovo intervento possono emergere dinamiche e processi che reinterpretano, gestiscono e rivalorizzano la preesistenza, arricchendone in tal modo le potenzialità di uso e l'esperienza dello spazio nel contesto di riferimento. La prima parte del volume approfondisce maggiormente i fondamenti teorici e l'apparato progettuale dello spazio tra come interfaccia rintracciando radici e confrontando il lavoro di illustri architetti come Aldo van Eyck, Alison e Peter Smithson, Colin Rowe, Peter Eisenman e Bernard Tschumi; la seconda parte, invece, delinea possibili strategie di connessione attraverso una serie di progetti contemporanei (Ensamble Studio, Steven Holl, OMA, Lacaton & Vassal, Herzog & de Meuron, Carrilho da Grava, Emanuele Fidone e altri), ridisegnati criticamente dall'autore.
Le shrinking cities nella Germania Est riunificata
Kërçuku Agim
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 277
Il volume esplora il rapporto tra il fenomeno dello shrinking – ovvero della contrazione demografica e urbana – e la cultura progettuale spaziale. È un tema che ha avuto una fortunata stagione di studi, a partire dalle ipotesi su Berlino "arcipelago verde" di Oswald Mathias Ungers e Rem Koolhaas fino agli studi più recenti sulla decadenza e sulla rinascita di Detroit. I centri storici e le "città nuove" dell'ex Germania dell'Est, studiate in pionieristici saggi da Carlo Aymonino e dal suo Gruppo Architettura veneziano intorno al 1970, sono oggi completamente cambiate. L'analisi di Agim Kërçuku procede attraverso sei diverse "scene", che illustrano il modo in cui i piani, i progetti e le politiche si sono misurati con il fenomeno dello shrinking a partire dagli anni Novanta. Si tratta di una sequenza che tenta di individuare i caratteri principali, le dinamiche, le ragioni e le ambiguità delle trasformazioni della città nel corso di una lunga transizione. La prima scena racconta la demolizione e la trasformazione dei caseggiati di edilizia sociale a Leinefelde-Worbis. La seconda si confronta con le pratiche temporanee di appropriazione di edifici abbandonati a Halle-Neustadt. La terza scena mostra gli esiti di alcuni progetti di spazi verdi nei vuoti urbani di Lipsia. L'analisi della quarta situazione tematizza la scala del paesaggio, e illustra, nella Lausitz, gli straordinari sforzi di rinaturalizzazione di un territorio fortemente sfruttato dall'estrazione della lignite. La quinta scena si apre su Hoyerswerda, dove l'emigrazione della popolazione giovane e il progressivo invecchiamento di quella rimasta hanno portato a ridurre e demolire lo stock abitativo e l'infrastruttura sociale. La città doppia di Görlitz/Zgorzelec, nella sesta e ultima scena, affronta le politiche di ripopolamento che attraggono i pensionati "occidentali" nella città tedesco-polacca.
Le ville di Ludwig Mies van der Rohe
Michele Caja, Renato Capozzi, Luca Lanini
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2023
pagine: 233
Questo volume ha per oggetto il ri-disegno su base cronologica delle ville progettate da Ludwig Mies van der Rohe (Aquisgrana, 1886 - Chicago, 1969). Secondo una linea ormai consolidata, sia nella critica sia nell'opinione comune, il nucleo problematico dell'opera miesiana risiede specificamente nell'abitare. Il ri-disegno critico-analitico di questi edifici, alla stessa scala (1:400) e secondo le medesime condizioni grafiche, vuole manifestare così il proprio carattere di "costruzione logica" e dunque di replicabilità di un processo progettuale. Da questo punto di vista, l'architettura delle ville dell'architetto tedesco è esemplare: un unico principio spaziale, associato alla forma della vita domestica, viene messo in opera attraverso l'iterazione di elementi architettonici coincidenti con quelli della costruzione (pilastri, setti, muri liberi, pareti vetrate, pavimenti e solai) e sperimentato attraverso la produzione di un gran numero di variazioni di questo tema. Come afferma acutamente Dietrich Neumann nella Prefazione, attraverso il ri-disegno gli autori «dimostrano con sicurezza che gli strumenti dell'architetto possono rivelare intuizioni diverse rispetto a quelli dell'archivista o dello storico». Mettere in sequenza le tappe di una fra le più straordinarie esperienze artistiche del Novecento significa non solo creare una tassonomia miesiana, ma anche disvelare le linee di continuità e quelle di faglia di una ricerca paziente fino al limite dell'ossessione, e soprattutto mettere in luce alcune tecniche compositive, a essa sottese, che sondano e incrociano princìpi antichissimi (assialità, proporzioni auree, rapporti tra pieni e vuoti, tra parti coperte e scoperte dell'edificio) con quelli enunciati dalla "nuova tradizione" del Moderno (slittamenti, smaterializzazione, essenzialità, trasparenze, riflessioni e velature). In definitiva, secondo gli autori, siamo di fronte a una ricerca della relazione tra forma e vita che si sviluppa in una dimensione assolutamente autonoma: per usare le parole di Peter Eisenman, l'opera di Mies van der Rohe «manifesta certamente delle tendenze che si possono descrivere soltanto come interne al lavoro dell'architettura». Postfazione di Paul Kahlfeldt.
Studiare Roberto Gabetti
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 112
Studiare una personalità come Roberto Gabetti significa cercare di comprendere e restituire i tratti di una figura che si muove tra professione, studio e ricerca, vivendo stagioni molto diverse. In latino, studēre significa – prima ancora che studiare – dedicarsi, applicarsi e amare. Lo studio, quindi, in quanto atto d’amore per la conoscenza, non è altro che filo-sofia: amore per il sapere. Il volume raccoglie gli interventi ampliati presentati al seminario accademico intitolato Studiare Roberto Gabetti, tenutosi nel 2020 in occasione dei vent’anni dalla scomparsa dell’architetto torinese. Il seminario, curato da Carlo Olmo, apre un passaggio – non solo generazionale, ma soprattutto storiografico – sulla figura di Gabetti, e rappresenta il punto di inizio per nuove indagini sulla sua poliedrica attività. I saggi esplorano il lavoro del maestro torinese sotto accezioni diverse: allievo di Giovanni Muzio e poi assistente di Carlo Mollino, progettista capofila del Neoliberty quindi precursore – insieme con Aimaro Isola – della sensibilità ambientalista, cittadino militante, professore universitario, studioso di Le Corbusier, saggista e personaggio storico. I diversi contributi restituiscono in tal modo un quadro ricco e complesso, ripercorrendo carriera, professione e insegnamento di Gabetti, mettendone retrospettivamente in luce il lascito. Le memorie si conservano solo a patto di rielaborarle. È perciò vitale chiedersi cosa sia tuttora vivo del progetto culturale di Gabetti come architetto e docente, quale sia il significato attuale della lunga carriera di una figura fondamentale tanto per il Politecnico di Torino quanto per la storia dell’architettura italiana del XX secolo. Ed è importante porsi tali domande per mettersi in condizione di gestire l’eredità di un grande architetto, destinata comunque a diventare oggetto di studio per le generazioni future.
Bertolucci, Ghirri, Zermani. Un'officina italiana
Edoardo Cresci
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 102
Nel 1984 Luigi Ghirri fotografa il Teatrino di Varano, appena costruito da Paolo Zermani vicino a Parma. Pochi giorni dopo Attilio Bertolucci lo visita e lo commenta. Nasce, intorno a quest’opera, un intreccio di amicizie e consuetudini che coinvolge e lega tre generazioni e tre arti: poesia, fotografia e architettura, che possono, come sottolinea l’autore, «essere occasioni di riattivazione di sensibilità capaci di instaurare rapporti dialettici con il paesaggio e con le cose che ci circondano, permettendoci di abitare con più pienezza i luoghi». Sullo sfondo dell’appartenenza alla vicenda dell’Emilia occidentale si delinea la consapevolezza di una radice comune, condivisa con figure che da Wiligelmo e Benedetto Antelami fino a Giorgio Morandi, lungo i secoli, hanno plasmato questo «paesaggio d’anima» in un disegno riconoscibile. Nel solco tracciato dal racconto di Roberto Longhi e ripreso da Francesco Arcangeli, all’interno di una riaperta «officina» emiliana – o forse sarebbe meglio dire italiana –, Bertolucci, Ghirri e Zermani, soffiando parole, imprimendo immagini e modellando lo spazio, sembrano respirare al ritmo di un antico e medesimo palpito, portando avanti un lavoro collettivo che è lenta e umana riedificazione del carattere di una terra. Premessa di Carlo Olmo.
The project of the real. Six writings, one sense on the perpetual crisis of architectural and social conditions
Alessandro Gaiani
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 136
Form follows structure. La struttura delle forme prodotte dall'uomo
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 117
Da cosa dipende la forma di un'architettura o di un'infrastruttura? Che cosa, in ultima analisi, la determina? Una possibile risposta, ancora diffusa e radicata nel sentire comune, è quella sintetizzata dal celebre motto modernista «Form Follows Function», un principio spiccatamente pratico e razionale che lega la forma di un oggetto o di un manufatto alla sua funzione. Nel De architectura, ovvero nel trattato di teoria dell'architettura più antico di cui disponiamo, Vitruvio aveva associato già più di duemila anni fa il concetto di bellezza (venustas) a quello della destinazione d'uso (utilitas). Tuttavia, il celebre teorico romano aveva inserito questa coppia di princìpi in una triade, associandola all'idea di solidità e stabilità strutturale (firmitas). Non sarebbe dunque corretto affermare che la modernità (o, meglio, una certa versione stereotipata e funzionalista dell'architettura) abbia attribuito un'eccessiva enfasi al concetto di funzione, ma si dovrebbe prendere atto del fatto che essa ha dimenticato o dato per scontato il terzo elemento che sosteneva la teoria vitruviana, ovvero la struttura. Nessuna forma può esistere o rimanere in piedi se non viene in qualche modo sostenuta. Ma c'è di più: il principio strutturale che sorregge un oggetto quasi sempre determina in maniera sostanziale anche la sua forma. In questa prospettiva, il presente volume raccoglie alcune riflessioni che affrontano il tema del rapporto tra forma e struttura. Emerge così un intreccio di spunti, basati su esperienze diversificate nei campi della ricerca storica e della pratica professionale, attraverso i quali è possibile delineare una modalità altra di concepire la forma a partire dalla struttura, e forse persino un'idea alternativa di modernità.
Borgofuturo+. Un progetto locale per le aree interne
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2022
pagine: 219
Le questioni legate alle cosiddette aree interne acquisiscono un rilievo sempre maggiore nel dibattito accademico e politico. I temi dell’ambiente e delle culture locali sono una chiave di lettura prioritaria e distintiva, proprio in virtù della loro pervasività e del ruolo che assumono nel determinarne i caratteri identitari e le specificità territoriali. I territori oggetto del presente studio sono quelli dell’Alto Maceratese nelle Marche, dove nel 2010 è nato Borgofuturo, un progetto legato al borgo di Ripe San Ginesio, una scommessa che, partendo dal festival della sostenibilità a misura di borgo, ha prodotto un nuovo immaginario del luogo, e ha promosso una concreta opera di rigenerazione. Nell’estate tra i due lockdown dovuti all’emergenza Covid-19, l’edizione celebrativa del decennale di Borgofuturo+ ha trasformato il quadro: quella che era un’isola di rinascita diventa un fattore d’influenza nel macro-territorio della Val di Fiastra, generando nuove reti e nuovi processi di trasformazione condivisa. Al centro della presente pubblicazione, dunque, sta un processo partecipato che mira alla definizione del progetto locale lungo tutta una serie di vettori di sviluppo: infrastrutture per la rigenerazione, educazione all’ambiente e alla conoscenza del territorio, programmazione culturale ed enogastronomica. È un disegno geograficamente circoscritto, ma che va letto, secondo la visione di Alberto Magnaghi, come un’«opera d’arte corale costituita nel dialogo vivo tra essere umano e natura». Nel diffuso senso di sradicamento suscitato dalla globalizzazione, si intende qui restituire centralità al luogo fisico delle comunità che lo abitano (e alla loro relazione), riordinandolo «collettivamente» sulla base di principi di consapevolezza e auto-sostenibilità. La specifica esperienza della Val di Fiastra può, dunque, essere un modello per altri territori. I contributi di oltre cinquanta autori e autrici che hanno partecipato alla scrittura di questo lavoro fanno emergere i propositi del confronto, i temi operativi, la metodologia utilizzata e le proposte di azione.